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He won

Dunque era prevedibile: c’è stato qualcuno, fra cui noi, che si era detto certo del sì degli americani a Donald Trump for president. Controllate gli articolo recenti e quello scritto iersera… “Trump domani vincerà e…” Avevamo anche detto che eravamo di fronte ai soliti sondaggi truccati, presentati sui media per “tirare la volata” a qualcuno. Puntualmente, al voto favorevole ad una sinistra che non si scrolla di dosso la visione tardo marxista del mondo, gradita da tempo al potere di stampo massonico – probabilmente per il suo contenuto statalista – si oppongono le urne, il voto popolare di chi capisce che qualcosa ha fatto definitivamente il suo tempo.

Succede in tutto il mondo. Le idee di una destra liberale, concretamente progressista, che vuol lavorare per lo sviluppo e la crescita, con fede nell’uomo e nello stesso disegno salvifico, insito nella natura, se non – come noi riteniamo – in quello di Dio prevalgono. Vengono viste fendendo le nebbie di una visione sostanzialmente oscurantista che oggi si rifuggi in vaghi concetti ideologici legati a concetti fantasma come l’ecologismo ideologico. Ciò avviene a valle della fragorosa caduta del socialismo reale… Un dato storico camuffato in mille modi come …caduta del muro di Berlino o con peregrine accuse di populismo, contro chi non sia nostalgico del mito marxista – che ne fu il primo protagonista – oppure di anti politica. Ieri, nella notte del voto, su Rai 1 nello speciale di Vespa c’è stato un’ospite americano chi ha definito come una “massa di caproni” coloro che hanno creduto alla campagna elettorale di Trump.

La sinistra non sa perdere e non sa farlo in nessuna parte del mondo. Ha creato una realtà civile in cui tutto può essere di destra o di sinistra. Persino: “la cioccolata è di destra, la nutella di sinistra”.

I poteri fortissimi che si nascondono dietro “questa” sinistra planetaria oggi lavorano al disegno folle di una dittatura della finanza e del massimo capitalismo, mentre vagheggiano un mondo in cui la realtà sociale veda la classe medio borghese schiacciata fino a valori ridotti nelle proporzioni e spinta fin quasi al livello economico che la storia aveva circoscritto al proletariato e a ciò che ne restava…

Finalmente si interrompe in Usa la presidenza di una marionetta come Barack Obama, il peggior premier della storia americana recente, con perniciose ricadute sul mondo intero, sull’Europa e, in particolare sul Mediterraneo, l’Africa e il Medioriente. Qui i poteri fortissimi delle grandi banche Usa hanno imposto all’amministrazione Obama, che si è servito anche della Clinton come segretario di stato, una politica di potere ottusa oltre che perdente. Questa ed altro ancora ha condotto gli stessi Usa ad una condizione che non esclude più sacche popolari terzomondiste, caratterizzate da disoccupazione e da condizioni economiche che rendono difficile alle famiglie persino di disporre di un bene acquisito come l’automobile, che gli americani considerano uno status simbol della liberazione dalla condizione di povertà.

Donald Trump – come hanno detto i suoi amici ipotizzando il caso di vittoria – batte i media che lo avversavano per oltre l’80%, batte l’establishment oscuro che regna su Washington, da lui pubblicamente definito come “fango”.

Quella di Trump è anzitutto la vittoria dell’economia sulla finanza, di chi fa denaro facendo impresa su chi vuol fare denaro con altro denaro… E’ la vittoria dei cattolici, che lo hanno votato in contrasto con le raccomandazioni del Papa (per la prima volta di carattere elettorale) nel suo viaggio conclusosi in Messico. Con Trump hanno vinto gli antiabortisti. Con lui si afferma chi si accorge come il problema dei mutamenti climatici sia la truffa del secolo. Con il nuovo presidente vince quella tendenza che la sinistra “disperata” definisce come anti politica o populismo, ma che è reazione a quel modo di governare entrato nella tradizione recente come “progressista”, ma è caratterizzato dalla cultura in pillole del politically correct, dal manicheismo ateo tipico del marxismo, assunto a regola anche dal post marxismo, dal laicismo inteso come ateismo, come negazione sprezzante di Dio e di ogni approfondimento escatologico. Il tutto a favore di una visione platonica della realtà, svuotata da ogni contenuto ultra terreno e limitata ad un materialismo storico che ha inferto un danno all’umanità che difficilmente potrà esser calcolato.

Donald Trump dimostrerà probabilmente come il vero pacifismo si trovi, da tempo, nella destra liberale e si estenda anche al resto della destra, esclusi certi estremismi. Alla politica di potere, tipica del vieto imperialismo e del neo colonialismo Usa, Trump sostituirà una politica che prepone l’economia alla finanza, la trattativa alla forza.

Questa è, del resto la sola strada che la politica atlantica, guidata dagli Usa, possa oggi intraprendere, di fronte all’evolversi storico della massa continentale formata da Europa, Asia e Africa che sarebbe in condizione di schiacciare le Americhe, dopo il lungo favore di cui hanno goduto dall’indomani delle grandi scoperte geografiche.

Quello che, nonostante tutto, è ancora “Il Grande Paese” è guidato finalmente da un uomo di valore, uno che sa da dove viene il valore aggiunto, che sa moltiplicare “i pani e i pesci”, che non è cresciuto nelle sacrestie politiche ignorando la realtà del lavoro.

In politica internazionale partenariato non conflitto”, queste le parole del nuovo presidente sul podio appena eletto ufficialmente. Alla Clinton il merito di averlo subito riconosciuto tale. Concludiamo con le parole di un nostro recente titolo: God save Donald Trump.

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