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Trump bandiera del molteplice e del divenire

La Scuola di Atene con Parmenide ed Eraclito. Affresco (770×500 cm circa) di Raffaello Sanzio, databile al 1509-1511 nella Stanza della Segnatura, una delle quattro "Stanze Vaticane", all'interno dei Palazzi Apostolici

L’UMANITA’ E’ DIVISA FRA CHI CREDE NELL’UNITA’  E NELLA STATICITA’ E CHI NELLA MOLTEPLICITA’ E NEL DIVENIRE: QUI SI ATTESTA LA DESTRA LIBERALE E STA CRESCENDO NEL MONDO

In tanti si arrovellano – è evidentissimo sulla carta stampata e in tv – su questo o quel particolare, sui vari fattori e sui vari ” espedienti” che avrebbero consentito la cosiddetta “sorpresa” dell’elezione di Trump. Noi possiamo parlare diversamente, perché nel nostro articolo della sera prima avevamo scritto chiaro e concluso con le parole “Trump vincerà”, precedute dal perché e seguite anche da ciò che probabilmente il nuovo presidente farà e ciò avverrà con lui. Sempre che non gli diano in piena testa – abbiamo detto – la vanga con cui vuol spalare il …fango di Washington D.C.

Il “guaio” maggiore è, però, è che l’accorato, spesso disperato, vagolare alla ricerca del perché contiene alla base un errore fondamentale e qualche malaugurato corollario …

Bisogna – diciamo noi – aver presente una nozione. In contrasto a chi le dà per morte, le ideologie, queste – o meglio le due fondamentali – sono ben presenti nella società e sono, certo. lontane dal tramontare. Seppur non sono strettamente legate alla figura di “un partito” o più partiti, di segno opposto, esse non si sono neppure “sfumate” nei rispettivi contorni. Chiamiamole anche “mentalità”… La nozione del sopravvenuto tramonto è emersa nel dì della cosiddetta caduta del muro di Berlino, e rappresenta la consolazione i chi ha subito quel colpo gravissimo nei confronti della “propria” ideologia. Quella, cioè, crollata per implosione: un evento previsto da Einaudi, ma ancor più scontato di altri come la recentissima “salita” di Trump. L’ideologia social comunista, per sua intima natura, si basava su un’apodittica convinzione, con chiari risvolti manichei, cioè di rifiuto e condanna per qualunque altro punto di vista… Ancor oggi vediamo quanta gente è pronta a mostrarsi indignata ed a protestare quando la vede contraddetta nient’altro che dalla realtà dei fatti, peggio che dall’opinione altrui: un atteggiamento che non ammette.

Tale situazione, per inciso, nasce – lo diciamo subito – dalla visione platonico – idealista del mondo, filtrata da Hegel, gran statalista, anche per opportunismo nei confronti del Re di Prussia. Essa sfociò nelle due principali correnti di pensiero che hanno dominato l’ambito socio civile degli ultimi due secoli: la destra e la sinistra hegeliana.

Tale sottofondo di pensiero, che ha dato luogo alla fine alle esasperazioni del fascismo e del comunismo, è passato attraverso la storia moderna, prima in parallelo con la Rivoluzione francese e poi con il movimento romantico e il Risorgimento, pregno appunto di ideali, anch’essi apodittici. Gli ideali di ambedue le correnti – in linea col pensiero platonico – hanno legittimato e provocato guerre, suicidi e guai d’ogni genere. Peggio, li provocano ancora. Tuttavia la dicotomia del pensiero umano di cui parliamo affiorò molto prima.

Il pensiero umano è probabilmente “nato” con tale divisione. Essa risale alla storica disputa presocratica innescata dalla scuola di Elea (Città della Magna Grecia nell’odierna Campania) e venne sostenuta da Parmenide e dal suo epigono Zenone: grandi uomini, intendiamoci, di cui ancor oggi, infatti, parliamo. Contro tale visione si schierò per primo Eraclito. Ebbene quella disputa rimane e rimarrà a lungo in petto all’umanità. Consapevolmente o inconsapevolmente…

La scuola “eleatica” partiva dal presupposto che Dio (i greci non conoscevano ancora il Dio di Abramo), essendo perfetto, non poteva che aver creato un mondo perfetto. Da qui consegue che il concetto dell’unità assurga fino a rappresentare l’intera realtà. Cosicché il movimento sia solo apparente, all’interno dell’unum. E che non vi sia, quindi un vero divenire nel cosmo e che lo stato naturale sia il migliore.

Platone accetta in pieno tale visione. Aggiunge, seguendo una logica apparentemente ferrea, che solo le idee siano reali, perché solo di quelle non possiamo dubitare, al contrario di ciò che appare, cioè “il fallace” per eccellenza. Concetto su cui concordava la filosofia giunta fino a Socrate… Ci si potrebbe subito chiedere: “fino a che punto sono fallaci le impressioni e fino a che punto vere le idee?” L’idealismo ha avuto, infatti conseguenze disastrose nella storia.

Platone cerca l’uomo, come Diogene, ma lo trova dentro una simbolica caverna. Lo esorta a venirne fuori, a girarsi, come compiendo un rossiniano tournedos, per scoprire subito l’immediata perfezione del pianeta in cui vive: il cosmo era così alla creazione e lo sarà fino alla fine. Che cosa sono le difficoltà e le disgrazie? Meri incidenti di percorso per la realtà e la storia, apparenza, colpa in qualche modo dell’uomo, dei suoi peccati e dei suoi errori. Sul problema del male i platonici, però, si smarriscono. Ma glissano… Il loro mondo risulta ugualmente affascinantissimo. Purtroppo.

Qual è …il problema? Se ne accorsero anche Platone e il suo epigono Sant’Agostino, ma Hegel e gli idealisti tedeschi – quel che è peggio, con i nostri Croce e Gentile – non se ne presero atto. Il “problema”, anzi il guaio, è che l’azione umana si appiattisce fino a non contar nulla: come essere cristianamente, secondo il grande idealista cristiano Agostino, responsabili e responsabilizzati di fronte al bene e al male? Il cristianesimo è esigentissimo: pensieri, parole, opere e…omissioni. Un bene e un male così molteplici che cosa mai hanno da fare con l’unità supposta del Cosmo?

Al fascino del platonismo cedettero tuttavia, ancora, i tanti seguaci di Hegel, fra cui Marx e i Marxisti, anche se nel mezzo c’era stato persino qualcosa come il Rinascimento, con Galileo, Newton e poi anche la crisi morale del Barocco. C’erano gli Arabi col Corano, abbramici anch’essi, maniaci del continuamente difforme.

Ma rieccoci a Parmenide. Già ai suoi tempi, chi la pensava al contrario ebbe i suoi …eroi. Il primo fu Eraclito. Assieme e dietro a lui Democrito, che intuì l’atomo inventandone la parola. Ma anche Empedocle e lo stesso Archimede. Disse: datemi un punto fermo e vi solleverò il mondo. Ma quel che intuiva da genio era che non vi fosse un sol punto fermo in tutto l’universo. Per questo è un precursore di Galileo e Einstein.

Per Eraclito la caratteristica del mondo è la molteplicità. E lo sono il movimento e il divenire. Tutto nel cosmo, fit, diviene, ghignetai …per i greci. Ghignetai, ghignetai, ghignetai, fit, fit, fit…

Quindi l’umanità pensante si schiera – consapevolmente o inconsapevolmente – dall’una o dall’altra parte. Anche perché, già prima, la dicotomia l’avevano dentro i rispettivi cervelli, se non nel cuore. Si noti appena che chi pensa che la scelta Trump sia stata inspiegabile la attribuisce anche spregiativamente alla pancia.

I sostenitori della staticità riducono la realtà ad 1. I più accaniti non contano fino a 2, perché dal 2 in poi vi sono tutti gli altri numeri: l’abborrita molteplicità.

La virtù per chi la pensa con Parmenide consiste, a questo punto, nell’accettare il più possibile il cosmo, il pianeta: la natura com’è. Eliminare gli elementi fuorvianti, ricercare invece ciò che è uno. Ciò fa la differenza…. La statistica, il marketing, la stessa sociologia, con essi il mercato e il liberismo, sono pericolosi, persino ripugnanti. La statistica che conta è solo quella del pollo. Hanno difficoltà ad interfacciarla con il divenire sociologico, con ciò che è trendy e continuamente mutevole. Purché non ci si limiti a notare che trendy è “la regola”.

Per chi sta con Eraclito, la virtù consiste invece nell’accettare la molteplicità del cosmo, della vita, del pianeta e nel gestirla. Dio avrebbe creato il mondo regalandone il bene e il bello all’umanità, ma affidando ad essa il dovere di gestire il male (l’errore, la malattia, la catastrofe), quel margine di miglioramento che vede davanti a sé. Viceversa peccherebbe Egli stesso di omissione e sarebbe il colmo. Migliorare è la regola di Dio e lo pretende dagli uomini, cui ha donato la vita e la natura. Se non è Dio l’autore, tutto ciò è insito nella Natura stessa. I non strettamente credenti si trovano sia a destra che a sinistra. Per inciso, secondo un’autorevole opinione, gli atei al 100% sono un’invenzione…

Certo, la visione statica e unitaria, nonostante parta dal Dio perfetto, finisce per credere in una natura, se non perfetta, immutabile: essa è “quello che è” . Finisce, così per propendere per un laicismo spesso antireligioso, quindi anch’esso confessionale… Colpa della inazione che consegue al concetto base. Vi è persino un sorprendente punto d’incontro fra atei assoluti e cristiani fondamentalisti o bigotti. Che possono essere platonici.

Si noti appena che la pigrizia alberga più nella scelta platonica e contiene anche il comun denominatore di tutti i peccati. Si pensi che il ladro e l’assassino sono dei pigri, che abbreviano, nelle intenzioni, il lavoro che implicherebbe l’affrontare la scelta giusta: Adamo con un solo gesto – cogliere il frutto – contava, su suggerimento del Diavolo (il male presente, purtroppo, nel mondo) di affrancarsi di ogni problema, il solo dei quali sarebbe stato nel paradiso terrestre la sudditanza verso Dio… Tale peccato è quello “originale”, anche perché lo si commette ancora, in quanto l’uomo indugia attorno ad esso. Vedi già l’esempio della Torre di Babele. Anche in quella occasione la torre era una e si voleva che quella sola opera raggiungesse il Cielo… Dio colpì gli uomini, nel racconto biblico, imponendo loro altra molteplicità: tanti linguaggi, tali da non capirsi più tra loro. Il potere massonico con la globalizzazione intesa come mondializzazione ci ricade. Cerca un …nuovo ordine mondiale, una realtà “ordinata” e, per questo, vista come più perfetta, più unitaria. E’ il colmo: progettano il monopolio mondializzato di energia, acqua, cereali e farmaci, ma si credono anche morali.

Gli eccessi di chi ama la molteplicità consistono nel darsi a dispersive stravaganze: dal Gotico circestense si passa al gotico fiorito, niente di male ancora, finché non si giunga al Coppedé. Dal Barocco, che soffre per il limite delle certezze rinascimentali, si degenera nella figura dell’artista genio e sregolatezza, finché non si sfocia nel mero gusto per l’ornato e nelle pacchianate del rococò. Il Liberty degenera nelle …cose di pessimo gusto additate da G. Gozzano.

Dopo la parentesi idealista, parmenidea, platonica, hegeliana e marxista, decollata al tempo della Rivoluzione francese e dalla sua grande illusione, il mondo ora ritorna alla visione più tecnologica e scientifica che vede nella nano realtà e nella mega realtà fisica, dei sistemi atomici e di quelli planetari, lo specchio corretto della realtà morale e …politica. Torna vincente quella che qualcuno chiama “la destra”. Ma è una destra liberale, liberista e libertaria che insegue insieme i tre traguardi tipici della storia: combattere il male, conquistare la democrazia e una vita più libera da condizionamenti. Infine la crescita, anche robotica e  interplanetaria, contro la “decrescita felice”.

Il Vangelo, con i mille aneddoti variegati e pratici di Gesù, è improntato alla molteplicità del mondo. Il Dio dei Vangeli è pronto a dare una grossa mano, da Padre, all’umanità, ma dev’esser questa a vincere la battaglia contro il Male. A quel punto gioirà e la vittoria sarà comune.

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Pur definendosi progressista il pensiero socialista, condizionato dall’indole marxista, è tutt’altro che tale. E’ prigioniero dell’unum: Il progresso è visto unicamente come marcia della dialettica storica in direzione del traguardo social comunista. Una storia di cui si è certi della fine non è una storia: il progresso lungo un percorso già noto non è tale. La molteplicità, ben visibile nella variegata realtà quotidiana si scolorisce. L’ultima pagina del libro della storia diviene uguale alla prima, il ruolo dell’umanità cessa di esistere. Questo era già il limite del pensiero di Platone e Agostino. Se ne accorsero ambedue con amarezza: il loro era un castello di carte, in cui per gli esseri umani la scelta fra il bene e il male diventava un gioco dentro un circolo chiuso: la spinta a migliorare vana e in contrasto apodittico con il messaggio evangelico.

Chi non vede nell’ottica che abbiamo inquadrato sopra la realtà di ciò che avviene alle urne non capisce perché le stesse persone che hanno tifato per la Brexit tifano per Trump e voteranno no al referendum. Ma plaudono anche al ritorno del partito di Rajoy in Spagna, al permanere di Orban in Ungheria, di Erdogan e di Putin, colui che ha fatto cambiare la visione di ciò che avviene attorno agli Urali a chi la pensa in un certo modo. Questa grande “fazione” oggi vincente nel mondo e rabbiosamente, quanto erroneamente, definita “populista” vede in queste affermazioni delle variazioni nel ritmo unitario (del tutto apparente) del  progressismo di questa – tutto sommato recente – sinistra storica che continua a condizionare sia la sinistra che una certa destra “influenzabile” e poco cosciente di sé..

Sempre per questo Nigel Farage, leader della Brexit, è andato a congratularsi subito con Donald Trump…

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