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Usa, Turchia, Siria: “media e network datevi una …regolata”

Carmela Giglio qui in Afhanistan, inviata da un capo all'altro del Medioriente e oltre. Noi nell'immagine vediamo qualcosa. Ciascuno faccia da sé

In tempi in cui i conflitti si accendono negli ambiti più disparati, uno riguarda certo l’informazione, le sue contraddizioni, le recenti discrepanze fra l’opinione mediatica (campagne preventive) e il responso contrario, sia delle urne, sia degli eventi della cronaca attinente sia alle “micro” che alle “macro realtà”. Tali contraddizioni diventano protagoniste accanto ai fatti stessi. In tal modo e per tal cagione, accade di trovarsi a scrivere qualcosa che – pur non facendo parte delle biasimate libere voci del web, dei vituperati “cani sciolti” di face book – ci fa parlare contro un tipo di informazione che vediamo decisamente “mirata” e che viene smentita anzitutto dai fatti. E tale scollamento mostra l’estremità di un filo d’Arianna. Questo conduce a scoprire verità più o meno chiare, a volte tali da poter sprofondare nelle sabbie mobili dell’inconfessabile…

I social media diffondono cultura spazzatura? Difficile a dirsi in contrasto all’apertura democraticmedia che offrono. Difficile anche perché si può ribattere: “che dire, allora, dei media tradizionali?” Oppure: “Quanto occorre leggere e ascoltare ‘tra le righe’ ciò che viene continuamente comunicato, bombardato in casa, da tv, radio e carta stampata? E’ un’autentica mitragliatrice di cultura in pillole, che sorvola sugli antefatti e sui post fatti, ma ammicca a verità uniche, preconfezionate, identiche per la maggior parte di comunicatori: esiste senza dubbio, il pericoloso “giornale unico”, servo del potere peggiore, che, in sostanza, li possiede anche legalmente e materialmente. Oppure li influenza. Il resto è …contorno. “Che cosa avverrà – si chiede una giornalista disperata quanto ingenua, dopo l’elezione di Trump o dopo la Brexit – se la pubblica opinione non seguirà più i media?” Azzardiamo: sarà venuto il giorno in cui la gente avrà cominciato a pensare con la propria testa?

Questi pensieri, più difficili da spiegare che da intuire e condividere, ci vengono in mente ascoltando le cronache da New York di Giovanna Botteri o quelle da Istanbul di Carmela Giglio. Diciamo che reazioni così nette non le provoca Gerardo Greco e non le provocava Fabrizio del Noce.

L’osservazione di base è che esista, sui temi generali e nei casi particolari, un modo univoco di atteggiarsi rispetto ai fatti e al relativo resoconto. Attenti, perché tutto si fa in nome e col tono del giornalismo dei “fatti separati dalle opinioni”. Tuttavia, c’è già un linguaggio di base, che non è solo fatto di parole, ma soprattutto di una “gabbia logica”, per cui gli accadimenti vengono presi in un certo modo e trattati in un altro modo altrettanto riconoscibile. E lì che teoremi indimostrati o addirittura indimostrabili, vere quadrature del cerchio, vengono sottintesi come altrettanti postulati degni d’essere ammessi con certezza.

C’è, nel mezzo, un giudizio secco, implicito, indefinibile fra ciò che è “risaputamente benee ciò che è “risaputamente male”. Il che è peggio di quell’assurdo taglio fuori da ogni realtà fra il bene e il male. Perché le due realtà solo per eccezione (più unica che rara) camminano del tutto scevre l’una dell’altra… Ciò serve anche al male nel compiere la sua operazione più subdola: travestirsi da bene!

Chi ha un’esperienza “colta” della vita queste cose, in qualche modo, le sa. Non altrettanto la “fascia degli incerti”, tanto importante – fra l’altro – al momento del voto. Ma, nel bel mezzo, ci sono soprattutto i giovani e i giovanissimi: come destreggiarsi, per loro, in quel mare composito che è la realtà, con una cultura che discende da quella visione dicotomica, a fronte di una serie contemporanea di dati e news forniti a mitraglia, aolo per far notizia, scandalo o per …riempire? Siamo, quindi, davanti a un vero e proprio reato contro l’informazione per “i grandi” e contro ciò che dovrebbe contribuire al giusto acculturamento dei giovani.

Ci si infuria perché tutto ciò non è uno scherzo. Anzi, badiamo bene: qui non si tratta solo di disinformare gli ascoltatori radio e i telespettatori su “questo” o “quel” fatto. Bensì di spargere una nebbia diffusa su ciò che più si auspica in pedagogia: si dice da tanto come occorra una cultura slegata dalla nozione e inerente, invece, alla capacità di capire, giudicare e pensare la realtà, in modo obiettivo, sereno e interdisciplinare. Ma dove e quando rintracciarla?

Viene, invece, perpetuato l’errore, marchiano ed elementare, dei libri di scuola primaria e secondaria – se non oltre – che, per supposto desiderio di necessaria brevità, affermavano, ad esempio, che la Francia era invisa al Metternich oppure che l’Austria Ungheria era invisa al Talleyrand. Era meno chiaro che due politici così intelligenti non soffrissero di così facili “antipatie”…

Su tali basi culturali e mediatiche, la signora Botteri ha tifato contro Trump, fino ai giorni seguenti al suo trionfo elettorale, attribuendo agli americani e al mondo una antipatia per il personaggio che si è rivelata ben poco scontata. Il contrario di come risultava a lei ed anche, evidentemente, “fosse” per lei. Altro che fatti separati…

La signora Giglio da Istanbul si dispera fra le righe, perché – a titolo personale e generale – cercherebbe una logica costante, che non c’è, nel comportamento di Erdogan. Ma ci potrebbe mai essere? E’ indispensabile e usuale che ci sia? Lei vorrebbe un premier turco “fedele” a una linea, non si capisce se di natura politica o morale…

Avanziamo alla Giglio appena 2 osservazioni. La prima è che la politica non è stata mai il regno della coerenza a principi precostituiti: come le famose simpatie e antipatie attribuite ai ministri dell’8OO dai nostri libri da ragazzi. Se guardiamo all’Italia, regina del voltafaccismo, all’interno e all’estero, ci sarebbe da farsene una bella idea… Quella giusta? Chi sa? Quella vera, certo! Eppure la Giglio è una meridionale italiana…

Per inciso, si “apprendeva” in questi giorni che non so più quale pratica internazionale (di Putin) fosse contraria al diritto internazionale. Si sa – meglio se si è stati al primo anno di scienze politiche, giuridiche, economiche – che il diritto internazionale sia una mera convenzione, che non possa paragonarsi a un vero “diritto”, per il semplice motivo che manca un’autorità unica che lo rappresenti al di sopra delle parti e, tantomeno, una che ne imponga il rispetto… Tutto ciò, come dicono i giovani: non esiste. I giapponesi se ne fregavano del Trattato di Ginevra e gli americani a quel cattivo “pane” risposero con la poco morale “focaccia” di due atomiche. Non sapevano neppure esattamente quali sarebbero stati i reali effetti “fisici” di quelle esplosioni: esperimentarono su due città vere e i loro “cives” inconsapevoli.

Basti pensare alle acque territoriali autonomamente estese dalla Libia, non solo di quella di Gheddafi, m anche di quella “senza governo” oltre le convenzioni. Conclusione: uno stato senza governo si fa gioco del diritto internazionale e ha più governo di un mondo che è senza governo da sempre…

Altro inciso: il diritto internazionale funziona fra stati che “vogliono” in un determinata circostanza farlo rispettare e se ne fanno reciproca promessa (non vincolante). Visto, però, che giornalisti affermati a livello internazionale, inviati in tutto il mondo, anche in quello più difficile da anni, tanto da far pensare a dei senza famiglia, devono saper bene queste cose e il tempo e il modo di impararle l’hanno avuto, non può non sospettarsi che siano in malafede.

Gli ammiccamenti, i silenzi, gli impliciti giudizi, le prese di campo della Botteri e della Giglio ci danno sinceramente fastidio ancor prima di suscitare la nostra reazione. Fino a spingerci, dal nostro angolo alla stesura di queste righe. Tante?

Quanto al giudizio su Erdogan, il premier decisionista turco non farà – come qualcuno dice – rivoltare nella tomba le ossa di Atatürk. Per il fatto che Erdogan, come il suo illustre predecessore ed eroe nazionale, vuole la grandezza della Turchia, condizione non altrettanto vera per molti nostri …politici e capi di stato, italiani ed esteri, che tirano di più “alla loro”. Erdogan le prova tutte, di momento in momento, corregge anche i propri errori. Ma c’è una circostanza di fatto, non da nulla, che ci fa amico questo “capo popolo” e altri che si stanno coagulando attorno a lui.

Tirano per il Mediterraneo” e vogliono cacciarne via gli Usa. E’ significativo che proprio l’Isis abbia organizzato l’attentato. Segno che, se questi “capi” sono infidi, lo sono contro il male.

Tutto questo ne fa degli amici: “nostri”, ma non di chi, anche fra noi, fa il gioco del potere massonico atlantico.

Erdogan “tira” la volata al Rinascimento del Mediterraneo, che ci porterà pace e prosperità. Il fenomeno, questo processo storico, è già in atto, mentre una massa di turpi oscurantisti tenta di ostacolarlo quasi ad ogni livello, ritenendo che questo coincida con il proprio personale interesse. Perché? A cagione di una errata e turpe convinzione. Per i componenti di una lunga ordata è una certezza: in questo stato di guerra e di parziale sottosviluppo, essi stessi, nella condizione attuale, godono di una posizione di “gradevole eccezione”. Non è un fenomeno nuovo, neppure nelle micro realtà: secondo loro – da luogotenenti e viceré del peggio e del nemico – nel pieno degrado, grazie alle rendite di posizione che tengono strette, se la passano …bene. Mantengono in vita un mondo “pessimo” anche per i loro stessi figli, ma…  (Gesse)

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Aggiornamento. A conferma di quanto sopra esposto, stamane 4 gennaio 2017 a Uno Mattina, presso l’ottimo Franco Di Mare, vediamo ospite una carina ragazza dell’apparente età di 20 anni o poco più, molto per bene. L’aspetto di un piccolo angelo. Qualifica: esperta da Oxford di Isis e politica mediorientale. Il tema è: “Perchè gli attentati contro la Turchia”. La ricercatrice conferma ciò che tutti riteniamo, cioè che l’Isis è delusa dal voltafaccia di Erdogan nei confronti della sharia. Poi, con la massima disinvoltura, piazza fra le altre una breve frase che è una conclusione e ci fa dire: ah, ecco che è venuto …il bello! Gli attentati provano il fallimento della politica di Erdogan che parte dalla sua volubilità e giunge ad abbandonare gli alleati…

Appena una osservazione: in tutti questi commenti – sopra e qui – vorrenno sapere perchè non si parla degli interessi degll’Italia e dei paesi come l’Italia. Il voltafaccia di Erdogan è, infatti, provvidenziale per quello che un giorno poteva definirsi l’occidente, ma oggi potremmo dire …il Mediterraneo civile e il mondo cristiano. Erdogan ha capito con la sua lungimiranza che non può fare una politica filoaraba e anticristiana. Perciò ha promesso, in questi mesi – come già avava fatto in tempi precedenti – di governare da laico. L’Italia dovrebbe esserne felice. Erdogan, che era stato accusato di fondamentalismo dalle stesse fonti di chi oggi lo accusa del contrario, sta concludendo gli accordi “pro Mediterraneo” con Putin e l’Iran. Tutto può dirsi tranne che la sua politica sia un fallimento. Chi fallisce, invece, è la politica anglo americana, assieme alle speranze di quella massoneria vassalla, valvassora e valvassina di chi, dalle “nostre parti”, la appoggia. Per inciso, la ragazza era di Oxford quanto Regeni era di Cambridge. Ovvero, è italiana.

Ataturk non disapproverebbe Erdogan

Ataturk non disapproverebbe Erdogan

 

2 Comments on "Usa, Turchia, Siria: “media e network datevi una …regolata”"

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