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La storia “a caldo”: democratici in Usa fra delusioni e menzogne

Immagini della campagna elettorale: un ricordo, ma i conformisti "di sinistra" non si danno pace...
Quanto si vogliono bene: gli sconfitti

Quanto si vogliono bene: gli sconfitti

Attenti a quei due?

Attenti a quei due?

Nel corso delle recenti elezioni americane i democratici, assieme ai loro rappresentanti, politici e mediatici, hanno creduto alle loro stesse bugie, hanno nutrito le illusioni da loro stessi …coniate: “per ogni operaio democratico che noi perdiamo nella Pennsylvania occidentale – affermava Schumer, uno stratega democratico, a luglio 2016 – noi conquistiamo due o tre repubblicani moderati nei sobborghi di Filadelfia”.

“Voglio dire a voi sostenitori di Bernie – twittava Terry, un altro stratega – che non appoggerete Hillary alle presidenziali: non abbiamo bisogno di voi. Dico davvero. Credetemi: non ne abbiamo bisogno”.

Non è andata come questi pensavano. Non è andata così… Trump non ha vinto solo in Pennsylvania, dove proliferano i liberali, liberisti e libertari più accaniti d’America. Ha vinto anche dove partiva battuto… All’indomani del risultato i democratici e i loro “stenografi”, gli apologisti di fatto del disordine globale neoliberista (ossia: The Guardian) hanno sputato fuori la favola della “supremazia bianca” della Pennsylvania. Altra menzogna: questa elezione non riflette alcuna questione di razza. La maggior parte degli elettori di Trump sono stati bianchi e quelli di Obama erano neri, ma questa è “divisione raziale” non razzismo. Come ha scritto Cohn sul New York Times “…La Clinton ha subito le proprie sconfitte più pesanti nei luoghi dove Obama, a suo tempo, era andato meglio tra l’elettorato bianco. Non c’è una mera storia di razzismo”.

E’ ovvio, comunque, che né il partito Repubblicano né i Democratici servano al vertice gli interessi degli americani e del mondo. Deve sorprenere, non da oggi, invece, come i grandi media, in mano alle lobby, siano tanto schierati con i democratici, definrndoli tout court “progressisti”. Da un punto di vista progressista, prima ci liberiamo della illusione che i democratici siano in qualche modo “migliori”, più socialdemocratici, più keynesiani, meglio è. Ma non leggerete questo sul Guardian (figuriamoci su Repubblica n.d.r). Voi leggerete di “una crisi senza precedenti del sistema politico” …dell’emergere del fascismo o del “populismo”, di una “rivolta degli incompetenti” e del partito Democratico come la personificazione della ragione e della civiltà. Gli americani, questa volta, non avrebbero dimostrato personalità contro il “coro dei media”, ma avrebbero votato con …la pancia.

Siamo certi che abbiano perso il cervello di cui disponevano alle precedenti elezioni? Questa è ideologia! Nessuno quanto una persona o un gruppo ideologicamente “caratterizzato” è più bravo nel nutrire illusioni. Ad esempio quelle dello stesso Obama: bei discorsi, parole dopo parole, una impressione di decoro umano, liberalismo, valori “progressisti”, diritti civili, eguaglianza, crescita, lavoro, sanità sostenibile, progresso, comunità, democrazia per il mondo, libertà, globalizzazione buona, risposta al cambiamento climatico…

Ma questo è solo il disco rotto di un sistema corrotto e criminale. Tanto quanto il sistema in Italia è colluso e venale. Massoneria, mafia, alta finanza incombono senza soluzione di continuità l’una dall’altra sia in America, sia in Italia e in Europa: il “regno della ragione” non è dell’altro mondo, ma si fa largo fra quelle pieghe e il mondo procede come un’auto con le marce basse…

Ancora, dopo l’ascesa del nuovo presidente gli ideologi continuano a scrivere la loro spazzatura condiscendente sugli “idioti” di Trump con la tipica arroganza “liberale” dei meglio istruiti che confondono una laurea con il diritto di insultare le vittime delle politiche che hanno sempre sostenuto ideologicamente. Il loro discorso malato è tutto a indirizzato contro i cafoni, bigotti, razzisti… Non parla delle élite malate, delle banche, del sistema politico corrotto o del perché, se ci sono, i cafoni esistono ancora. No. Ma, come disse Abraham Lincoln, non potete – essi non potranno – mentire a tutti e per sempre. Tanti americani non ne possono più di questi scrivani conformisti, delle loro menzogne senza fine, della loro arroganza e della loro ipocrisia. Non ne possono più del neoliberalismo – dell’alta finanza – e della guerra.

Non esiste in giro un punto di vista “espresso” in cui l’elezione di Trump non sia …un disastro. Ma, se è per questo, quando mai una elezione americana non sarebbe stata un disastro? Troppo imperialismo sempre. La recente presidenza di Obama, la cui miglior definizione è quella che lo vede come un burattino nelle mani delle lobby bancarie e degli aspiranti monopolisti del peggior neo liberismo… Obama ha fabbricato armi, decretato guerre, provocato morti a non finire. Danni, specie per l’Italia e il Mediterraneo, incalcolabili.

Questa elezione americana, secondo una verosimile interpretazione, è sembrata la scelta tra due disastri: Clinton o Trump. Trump ha detto in una delle pubblicità di chiusura nella campagna elettorale “il nostro movimento sta nel rimpiazzare un establishment corrotto e fallimentare con un nuovo governo controllato da voi, dal popolo americano”, ma tale annuncio era immediatamente seguito da immagini flash di K street (la strada di Washington dove lavorano i lobbisti n.d.t) Wall Street e del CEO di Goldman Sachs, Lloyd Blankfein. Il team di transizione presidenziale di Trump è anch’esso una summa di lobbisti, che coinvolgono le Industrie Koch, Disney, Goldman Sachs, Aetna e Verizon. Probabilmente un presidente americano non può non calare la testa davanti a certi poteri.

Ma nel mondo c’è chi spera ugualmente: in che misura Donald Trump potrà migliorare le cose? La sua mano tesa verso Putin è quella che ingenera la maggiore speranza… L’apertura verso Assad (non più simile alla Cartagine di Catone) è come il capovolgimento di una clessidra di quella politica americana che tanto danno ha fatto a tutto il Mediterraneo. Forse, persino la sua visione meno rigida sui cambiamenti climatici – sui cui eccessi pesa il sospetto di una truffa planetaria – può portare ad una visione più equilibrata del problema. Trump affronta il tema con l’immancabile veemenza… Il nuovo presidente mira allo sviluppo, alla crescita, al valore aggiunto e questo non può venire a senso unico. Oggi non si arricchisce “da soli” ma in un coacervo, anche internazionale, di crescita generale.

Occorrerà vedere che cosa realmente Donald Trump farà. Il Vice presidente eletto Pence è definito da alcuni come un fondamentalista cristiano. Ma i cristiani, perseguitati in tutto il mondo a causa della loro espansione non hanno bisogno di un paladino?

Insomma non ci si può esimere dal pensare che ci siano anche delle buone notizie. In una intervista al Wall Street Journal, Donald Trump ha ipotizzato un allontanamento dalla politica dell’attuale amministrazione Obama di cercare dei gruppi di opposizione “moderata” siriani da sostenere nella cosiddetta “guerra civile” in Siria. Difficilmente potrà fare peggiori danni di Obama, ma neppure avvicinarsi…

“Fino ad ora – afferma Trump – stiamo sostenendo dei ribelli contro la Siria e non abbiamo idea di chi siano… Io ho avuto una visione opposta rispetto a molti sulla Siria”. Ha ipotizzato una maggiore attenzione al combattere l’ISIS, in Siria, piuttosto che avere come priorità il defenestramento di Assad. Credo si tratti di un miglioramento, molto meglio di qualsiasi cosa il Nobel per la pace abbia mai fatto. Che cosa si leggerà riguardo a questa intervista sui giornali, in particolare sul New York Times e The Guardian, che hanno descritto a modo loro la guerra in Siria in questi anni e sostenuto poi la Clinton, imitati per interesse o conformismo dal …coro internazionale dei media? Siatene certi: un bel nulla. La guerra siriana contro Assad si è conclusa con una delle maggiori “magre” che gli Usa ricordino nella propria storia. La Clinton vi ha avuto notoriamente parte e responsabilità…

Christopher Taylor

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