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Gheddafi sottoscrisse la propria condanna: progettava una moneta africana

La presenza italiana in Libia in fatto di petrolio e gas metano (Eni). Vedi il dettagio a fine articolo.

Verità storiche emergenti: Ecco perché è morto il premier libico

 

Eccoli in Libia: studiavano un modo pacifico di fruire l'uno delle ricchezze dell'altro (materie prime, know how)

Eccoli in Libia: studiavano un modo pacifico di fruire l’uno delle ricchezze dell’altro (materie prime, know how)

Berlusconi e Gheddafi a Roma

Berlusconi e Gheddafi a Roma

Gheddafi progettava di creare una moneta unica valida per tutta l’Africa. E’ stato questa sua volontà a “fare la differenza” e a determinare l’aggressione da parte degli Usa, coadiuvati da Gran Bretagna e Francia, cui negli ultimi momenti si è unita l’Italia, che ha portato alla morte del premier libico. Gheddafi era una presenza fondamentale per lo sviluppo e la cooperazione transfrontaliera nel Mediterraneo Meridionale.

L’ex Colonnello si opponeva anche alla presenza di basi militari occidentali sul suolo africano. L’intera operazione anti Gheddafi rispecchia in modo più violento il “colpo di stato” operato in Italia per far cadere Silvio Berlusconi, sostituendolo per anni con premier non votati dagli italiani.

La decisione di colpire Berlusconi, da molti considerata come conseguenza della situazione politica interna, fu invece, certamente, una decisione internazionale, conseguente alla politica estera berlusconiana. In particolare, il potere atlantico non perdonava a Berlusconi amicizie che il premier che più a lungo abbia guidato la Repubblica italiana coltivava con lo stesso Gheddafi, con Erdogan e con Putin…

A svelare i retroscena dell’attacco alla Libia sono state, però, le recenti dichiarazioni di Ahmed Gheddafi ad-Dam, cugino di Muhammar Gheddafi. Nel corso di un’intervista concessa a “Russia Today” sono emerse dalle sue parole le motivazioni che avrebbero spinto le nazioni occidentali a invadere la Libia.

Una delle cause principali è stato il tentativo del leader libico di creare una valuta africana unica per unire il continente, trasformandolo, almeno in embrione, in una sorta di “Stati Uniti d’Africa”.

Risulta chiaro ciò che dall’angolo di Palermoparla affermiamo sempre: l’Africa, tutt’altro che una riserva di povertà, è una riserva di ricchezze e costituisce il “motivo del contendere” o uno di motivi, sin dal tempo della pima guerra mondiale, per non parlare della seconda, in cui la battaglia decisiva venne combattuta ad El Alamein…

“In occidente – ha affermato ad-Dam – ritenevano che la nuova moneta avrebbe avuto un gran ruolo nel precludere la possibilità di attingere alle ricchezze dell’Africa, il che era in contrasto con gli interessi dei paesi occidentali. Per questo, ovviamente, hanno iniziato a vedere una minaccia nella figura Muhammar Gheddafi, che sarebbe potuto diventare ‘l’amministratore’ di questa Unione africana… Quello che è successo in Libia è di responsabilità dei governi occidentali”.

Occorrerebbe chiarire, a questo punto, che cosa si intenda più per “Occidente”. Visto che l’Italia non aveva nessun interesse a colpire la Libia, con la quale aveva ottime trattative in corso… Secondo Sputnik (Alexei Druzhinin) Muhammar Gheddafi è stato ucciso perché si opponeva alle basi militari occidentali in Africa.

Ma Gheddafi ad-Dam ha anche osservato che i leader occidentali, in particolare il presidente USA Barack Obama, il cui governo è stato il principale artefice, hanno riconosciuto che il rovesciamento del regime di Gheddafi sia stato – per di più – uno dei loro più grandi errori. Il presidente stesso ha richiesto un’indagine degli eventi del 2011 a livello dell’Onu. Troppo tardi, si dirà: un provvedimento da coccodrillo…

“Dal momento che questi paesi stanno esprimendosi in questi termini – ha concluso il cugino di Gheddafi – giunge il momento che siamo noi ad esprimere una precisa richiesta perché si scusino con tutto il popolo libico per la distruzioni causate al nostro Paese”.

Si dice anche che appena “poche decine di ore” dopo la morte di Gheddafi, una banca legata alle grandi banche americane (Morgan etc) riferite ai Rothschild abbia, però, aperto il suo primo sportello a Tripoli

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Quando venne in Italia, a parte il contestato arrivo all’aeroporto con la polemica foto al petto (risaliva alla colonizzazione italiana) e il montaggio della famosa tenda personale da deserto dentro Villa Panfili, Gheddafi venne ospitato per la notte, oltre che a pranzo a Villa Madama, storica dimora piena di opere d’arte, da poco tempo restaurata per ospitare al meglio i capi di stato stranieri. Venne accolto da Berlusconi e Napolitano con tutti gli onori. Un trattato assicurò all’Italia una nuova fornitura di metano, la cui condotta porta tuttora gas, prendendo terra ad Augusta. L’Italia si era impegnata a costruire l’autostrada Tripoli Cairo, proveniente da Tunisi. Questo tratto autostradale dovrà far parte, prima o poi, di un asse che si collega tramite la Sicilia e il Ponte sullo Stretto al Nord Europa, mentre verso Sud giunge fino a Città del Capo. Secondo un progetto, una galleria sottomarina collegherebbe Tunisi a Mazara del Vallo. ma questi sono programmi di pace che sono stati turbati dalle pesanti mosse di marca atlantica tendenti a destabilizzare l’intera area e a rendere difficile la cooperazione politica, economica e sociale

Ma ecco il pensiero di Gheddafi sul fenomeno dei migranti.

E’ ridicolo pensare che sia credibile la richiesta di asilo politico di tanti africani, che giungono in Europa a seguito della “tratta” in corso, mossa da motivi economici. Essi pagano una cifra per raggiungere l’Europa. In gran parte sono persone senza identità che provengono dal cuore dell’Africa, ma non fuggono da persecuzioni politiche, se non in piccola parte. Dar loro indiscriminato asilo politico è una follia. Occorre, invece, studiare e approfondire il fenomeno intero. Perché presenta caratteristiche di estrema gravità ed è va considerato come un vero pericolo…

Con il trattato di Bengasi, concluso da Berlusconi, ma da considerare bipartisan, in quanto anche Prodi aveva iniziato a trattare, l’Italia si trovava in una posizione di grande vantaggio rispetto alla Francia e all’Inghilterra nei riguardi della ormai potente Libia. I cordialissimi rapporti stabiliti da Berlusconi con Gheddafi avevano avuto gran peso. Gli Usa di Obama temevano il rafforzarsi del Mediterraneo meridionale, che contrastarono bloccando anche l’Area di Libero scambio che doveva instaurarsi nel 2010.

Il grande bluff della democratizzazione e della “primavera”, innescata dal governo Obama si è rivelata una rovina per tutti, anche per gli Usa. Fu una scelta ottusa. Essa ignorò anche un famoso “avvertimento” che proveniva dallo stesso Gheddafi: “…fatemi guerra e vi verrà a mancare la sola persona che possa tenere in pugno la situazione e bloccare gli estremisti e i fondamentalisti che intendono impadronirsi del Nord Africa”.

La “fobia” internazionale nei confronti di Gheddafi e Berlusconi – come oggi probabilmente per Trump – si innesca evidente nei confronti di tutti quei leader nazionali (vedi anche Putin ed Erdogan) quando essi mostrano di decidere in vista della crescita e dello sviluppo della propria nazione. Incredibilmente, ciò che dovrebbe essere naturale, diviene ciò che fa la differenza in negativo”. Chi vuol dominare il mondo tramite la finanza (grandi banche), globalizando anzitutto questa, vede con astio i leader che agiscono da cani sciolti, prediligendo l’economia reale e la crescita nazionale.

Tornando a Ghedafi e Berlusconi, quest’ultimo aveva ad un certo punto concordato con il Muhammar un trattato militare, che in base alla sconfitta e al trattato “di pace” di Parigi non avrebbe potuto concludere, pur rivestendo un evidente carattere difensivo: l’Italia non avrebbe accettato sul proprio suolo basi militari di partenza in funzione anti libica e viceversa. Ciò fu decisivo per decretare la morte di Ghedafi e la destituzione di Berluconi con quello che fu, all’arrivo di Monti, prima senatore a vita e poi premier, un innegabile ed evidente golpe internazionale, accettato e reso possibile dal Presidente Napolitano… Quando La Francia e l’Inghilterra, in appoggio alla volontà Usa, aggredirono la Libia, l’Italia di Berlusconi dovette in qualche modo tradire Gheddafi, per ottenere una sorta di “perdono”, partecipando così ad un’azione, di per sé anche turpe, che avrebbe preferito mille volte non avesse mai avuto luogo. Le conseguenze hanno creato, però, un evidente e incalcolabile danno per tutti, inclusi Usa, Inghilterra e Francia.

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Nella foto grande: una “infografica” dei perduranti interessi di Eni in Libia, cui si sommano le esportazioni. Ma dalla Libia giunge ancora tanta energia, quella di cui l’Italia necessita assolutamente. Il versante più importante è quello Ovest da dove parte il gasdotto che porta la preziosa materia prima in Italia. Cominciate a fare la conoscenza di GreenStream ovvero il nome di questa serie di tubi che da Meliah in Libia porta il Gas a Gela in Sicilia (Augusta), e da lì in tutta Italia. Il gasdotto che parte da Tripoli (creato proprio da Berlusconi e Gheddafi) giunge ad Augusta. A Mazara, invece, giunge il metanodotto algerino. L’Italia, nonostante la destabilizzazione politica locale, resta ai vertici per i rapporti commerciali e industriali (in lizza con la Francia).

Finalmemente c’è chi parla ufficialmente di ritorno della “via della seta“, un simbolo che indica il sovvertimento del danno provocato al Mediterrano dalla Scoperta dell’America e il riaprirsi dei commerci diretti con l’Oriente, tramite Suez (raddoppiato) e il mar Nero (in crescita). Ciò starebbe provocando l’inarrestabile Neo Rinascimento dell’area Mediterranea quale primario centro d’imputazione di uno sviluppo che riguarda l’Eurasia e l’Africa. Si parla per questo di Eurafrasia, il massimo blocco continentale del pianeta…

(Testi e notizie storiche rielaborate da Germano Scargiali)

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