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Siria, l’Isis alle corde, le vittorie di Assad e …i gas

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Anche Napolitano capiva l'importanza di Assad e della sua Siria

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Asma al Assad la moglie europea

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La Siria fu grande già nell'antichità. La Russia progetta di guidare il Rinascimento del Mediterraneo

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Hafez al Assad, il padre che introdusse in Siria crescita e sviluppo

Hafez al Assad, il padre che introdusse in Siria crescita e sviluppo

Giungono sui media, Tv inclusa, le foto scandalose sugli ultimi eventi bellici in Siria: di solito alcune immagini vengono evitate in tv, forse anche questa volta, ma comunque ora …si abbonda. Ed ecco Bashar al-Assad, che era un tempo considerato il più occidentale dei capi di stato dell’area musulmana, di nuovo sul banco degli imputati. “E te pareva!” Direbbero così a Roma… Ma avete visto la posizione della Siria sulle rive del Mediterraneo? Ma avete notato che Assad è stato il quarto “capo da buttar giù” nell’arco di quella grande e dannosa opera di destabilizzazione di cui è stato fatto oggetto il vasto territorio che corre dalla Tunisia al Medioriente? Per non parlare della demonizzazione di Erdogan…

Q qual è il premio in palio di questa ordalia? Diciamolo chiaro una volta per tutte: non le grazie della figlia di un Re, bensì quelle di ben “due belle dormienti” da risvegliare con il bacio del progresso e del know how: l’Africa e quella culla di civiltà e novello business che è il Mediterraneo.

Ma dalla certezza, o quasi, di Giovanna Botteri, “brillante” nemica di Assad e di Trump da sempre, protagonista “made in Italy” del coro dei media, del giornale unico – felice definizione dell’impertinente Travaglio – alla certezza vera ne corre…

Perché mai Assad avrebbe dovuto usare i gas, rispolverando le vecchie accuse contro di lui, quando la battaglia è quasi vinta e, dopo che della Russia, gode ora del tardivo appoggio degli stessi Usa, che erano sul campo i suoi veri grandi nemici? Già con lo stesso Obama – grande amore dei comunicatori stile Botteri – che goffamente cercava di ascriversi impossibili meriti nella inevitabile – ormai – sconfitta dell’Isis, ma ora tanto più con l’intelligente affarista Trump, gli Usa si sono da poco vantati di essere lì. Dalla parte di chi? Ma di Bashar al-Assad, signori miei! Paradossale quanto mirabile momento: ci libereremo, almeno in Africa e Medioriente del nostro più odioso nemico? Di chi dunque? Ma di chi se non dell’Isis e di Al Qaeda!

Se ci mettiamo a discutere su chi abbia lanciato i gas a Khan Sheikun, rischiamo di cadere nell’ennesima trappola mediatica. Le convinzioni le lasciamo a quel coro di benpensanti ‘politicamente corretti’ che, lanciando anatemi, puntano il dito contro Assad. Nessuno può sottrarsi, è il bersaglio più facile. I gas si diffondono con vari mezzi: aerei, granate speciali (obici e mortai), oppure, come nelle “artigianali” battaglie sul Carso, generatori posti sopra vento. Nella Coalizione che non solo combatte quella parte dei ribelli non presente agli accordi di Astana, ma fa anche dell’altro, gli aerei li hanno tutti. I siriani, i russi, i turchi, i sauditi e i qatarioti. I ribelli no, né i ‘buoni’ né i ‘cattivi’. Le armi terrestri gassificanti, quelle, per intenderci, sparite in massa nel 2011 dagli arsenali di Gheddafi, con alta probabilità sono in mano ai ribelli jihadisti non-Isis. Sembrano nella disponibilità dell’ex Al Qaeda, ex Al Nustra e oggi Jahbat Fatah al-Sham.

Quindi riflettiamo, partendo da Astana: cui prodest? Cioè a chi giova? Lo scacchiere viene descritto dalle fonti che troviamo così: I ribelli del Free Syrian Army (quelli ‘buoni’) possono aspirare ad un loro limitato spazio a Nord, con tutela turca. Assad e Putin mirano a distruggere (con la sporadica partecipazione degli Usa) tutti i gruppi jihadisti, concentrati ormai nella provincia di Idlib. Se perdono quell’area, quei gruppi nemici sono praticamente finiti. Assad, se – come sembra inevitabile – l’avanzata prosegue, ha già la vittoria in tasca.

Un evento come quello dei gas equivale ad “avvelenare i pozzi”, una volta perso il territorio: l’offensiva di Siriani e Russi, quindi, va delegittimata agli occhi del mondo con ogni mezzo. Indovinello: chi può aver interesse a farlo?

Quanto resta del conflitto in atto?

Nella provincia di Idlib rimane un presidio ancora accanito da parte di un’alleanza di ribelli tra cui ex affiliati di Fateh al Sham, legato ad al Qaeda. Il governo siriano, frattanto, ha ufficialmente aderito alla Convenzione sulle armi chimiche e consegnato il proprio arsenale chimico nel 2013, come parte di un accordo per dissuadere gli Usa dall’azione militare.

Ciononostante il governo di Damasco, è stato poi accusato di 3 attacchi al cloro nel 2014 e il 2015. Il governo nega l’uso di armi chimiche e a propria volta accusa i ribelli di usare armi illecite. Il comando dell’esercito siriano ha appena negato di aver condotto l’attacco con armi chimiche a Khan Sheikhoun, nella provincia di Idlib: “Neghiamo del tutto l’uso di un qualsiasi materiale chimico o tossico a Khan Sheikhoun. L’esercito non ne ha usato, né le userà in alcun luogo o momento, nel passato o nel futuro”.

I sostenitori occulti dell’Isis…

Chi sono – invece – i sostenitori occulti di Isis e delle altre organizzazioni ribelli e terroristiche, nel ruolo acclarato di “nemico pubblico numero 1” in Africa e dintorni, ma – peggio ancora – in tutta Europa? E’ questa una domanda giusta da porre.

Con il “beneficio dell’inventario” per ciò che farà il più ragionevole (è incredibile che lo definiamo così?) D. Trump, in testa stanno gli Stati Uniti, gran suggeritori, ispiratori, spesso presenti in prima persona sotto varie forme in tutta l’opera di destabilizzazione in quella grande zona a Sud del Mare Nostrum. Seguono l’Arabia Saudita, il Qatar e un po’ a sorpresa Israele. Questi ultimi due svolgono un ruolo mascherato. Ad essi si è accodata come a mezzo servizio la Turchia. Tutti temevano Assad e lo temono ancora: sono contrari a che la Siria divenga una nazione colta e felice come si avviava a fare dopo i governi di Hafez al Assad, il notissimo “padre” di Bashar e padre della patria siriana, di origini modeste (se ne vantava), mancato medico, ex pilota di caccia bombardiere, che negli anni 60 aveva messo in riga uno stato dalla lunghissima storia, una potenza dell’antichità, da tempo preda di disordini politici…

Bashar al Assad giunge al potere con il tratto di un occidentale e sposa un bellissima europea, che si distingue in opere di bene e nella presenza presso il popolo. Assad jr si conquista il soprannome di “dittatore per caso”. Il popolo siriano è quello con la miglior cultura scolastica e con più professionalità disponibili nell’intero mondo musulmano. Assad, però, è uno di quelli che “ragionano con la propria testa”: da lui ci si può attendere qualunque decisione, qualunque alleanza.  E’ qui che scatta l’avversione Usa per Assad.

C’è chi sostiene strenuamente che non ci sia mai stata rivoluzione in Siria, ma solo un’opera di destabilizzazione dall’esterno, per far capitolare il governo di Assad, come era già avvenuto con gli altri ipotetici “despoti”: Ben Alì, Gheddafi, Mubarak… I cittadini di Aleppo liberati hanno inneggiato ad Assad (vedi nel motore di ricerca il ns articolo sulla testimonianza di Suor Guadalupe missionaria in guerra ad Aleppo).

Un effetto collaterale, ma non da nulla? Evitare che questo “fronte” in crescita possa giovare all’economia europea e all’atteso Rinascimento del Mediterraneo. Come scriviamo nell’edizione cartacea (Palermoparla N.103) è acclarato che le grandi navi del transshipment e dei trasporti intermodali disertano Panama e passano dal nuovo Canale di Suez, oggi a due corsie, per giungere sia in Mediterraneo, sia nell’Europa atlantica (Rotterdam, Amburgo etc). Frattanto altro gigantismo navale naviga avanti e indietro attraverso il mar Nero e i Dardanelli (leggi Turchia) portando con sé verso lontani paesi frontalieri merci e prosperità.

Con questa nuova realtà – come abbiamo scritto altre volte – non resta all’America altro che trattare. A pochi mesi dall’elezione D. Trump ha affermato di non voler più “detronizzare” Assad. E’ mai possibile che questo accorto ed anche eroico capo di stato, figlio d’arte, combatta con i gas tossici proprio adesso?

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