Hot Topics

Ora Trump vuol rompere il giocattolo: la vittoria di Putin e Assad sull’Isis

Rami Abdul Rahman: l'osservatorio in Siria "sono me"

Adesso la Siria è più che mai una matassa intricata. Noi abbiamo un’ipotesi su questo nodo gordiano: Trump, oltre alle doti di decisionista, sta rivelando inattese doti politiche? Ma, certo, gioca come può la partita per l’America…  Sembra che, dichiarandosi a sorpresa contro Assad, che personalmente aveva difeso in funzione anti Obama, voglia “rompere il giocattolo” che la Siria aveva creato assieme Putin. Qual è il giocattolo? Chiaro: che la Russia e la Siria avevano reso un servigio al mondo liberandolo del grosso dell’Isis. Niente hai detto!

A questo punto, ricordiamo il punto fermo del nostro piccolo Palermoparla: c’è un premio in palio di inestimabile valore, è il vaso di Pandora, il pomo della discordia. Si chiama Mediterraneo.

Come spieghiamo nel numero 103 di Palermoparla da ieri nelle migliori edicole palermitane, nel Mare Nostrum è già iniziato il Neo Rinascimento intuito alla vigila del 2000 da alcuni commentatori fra cui l’italiano Saverio Vertone. E’ conseguenza del ritorno delle vie della seta e delle spezie di cui si è “accorto” anche Sergio Mattarella da poco. Il concetto è stato celebrato (vedi il nostro N.103 cartaceo pag 5, ma sfoglia tutto il numero scritto precedentemente) dal Convegno su Maritime economy tenutosi a Palermo a marzo. Anche la Sicilia e i suoi porti, con Mattarella, hanno “mangiato la foglia”. Tanta previsione storica ed economica ha riscosso negli anni recenti un mega “segnale” dal raddoppio del Canale di Suez. Ripetiamo fino alla noia: fra Suez a due corsie e gli arrivi dal Mar Nero, i traffici del trasporto intermodale e del transshipment dall’Est e per l’Est sono una realtà enorme.

Quanto sopra serve a farci comprendere che l’America e tutta la realtà atlantica (G.B. e Londra con la sua Borsa) abbiano lo spasmodico desiderio di mantenere i piedi dentro il Mediterraneo e il sacro terrore di venirne cacciati (finalmente?) via. Secondo noi sta già avvenendo, avverrà comunque…

Donald Trump si trova in mano l’America disastrata lasciatagli da Obama, che ha saputo collezionare solo riconoscibili cattive a zioni e, soprattutto, amare sconfitte politiche e militari. A valle di “tutto è perduto, anche l’onore”, Trump, maestro di sorprese aveva tentato di schierarsi con Assad e non dimentichiamo che tende – grazie al suo senso del concreto – la mano a Putin.

La tentazione di rompere il giocattolo “tutto Mediterraneo” di aver dato “da est” un uppercut da KO all’Isis è stata forte. Trump, ricordando la lezione del “Lupo e l’agnello” ha deciso di trovare anche lui una colpa addosso ad Assad. E non conta che l’acqua scorra al contrario e che siano stati i suoi a sporcarla come il lupo la sporcava all’agnello…

Forse è la prima volta che il piccolo Palermoparla trema per una guerra di grandi dimensioni. Già coltiva la triste teoria che gli Yankes abbiano attraversato due volte l’Atlantico negli ultimi due conflitti per strozzare l’Europa che stava per godere dell’apporto delle provvidenziali materie prime dall’Africa “e dintorni”. Adesso si profila agli amerikani una realtà da impazzirci sopra: E’ tutto il continente antico, il Mondo e ciò di cui si erano fatti un tempo gendarmi che gli sfugge di mano. Stanno sulle rive del New England a vedere la grande massa di terra emersa da cui nelle ere geologiche il loro continente aveva preso le distanze, allontanarsi politicamente ed economicamente in modo forse irreparabile. Se fossero intelligenti – speravamo che Trump lo fosse e qualche speranza permane – non resta loro che “trattare” alla pari con tutti coloro che un giorno guardarono altezzosamente dalle rive su cui fa bella mostra la Statua della Libertà. Il monumento, con i migliori auspici, fu inviato loro dalle coste della Vecchia Europa che adesso presenta il conto, neppure dall’Oceano, ma dal cuore del Mediterraneo.

______________________

 

Fermi sulla posizione di sempre, noi siamo ancora con Assad. Pubblichiamo pertanto una testimonianza tratta dal blogger Francesco Filini, segnalataci dall’amico e parente Generale Sergio Fucito dei paracadutisti della Folgore.

…A denunciare l’uso di armi chimiche da parte di Assad è stato l’Osservatorio Siriano per i diritti umani. Le prime pagine delle testate di tutto il mondo hanno riportato con grandissima enfasi la notizia data da quest’osservatorio. Eppure il New York Times già nel 2013 aveva denunciato la grande bufala che sta dietro questa organizzazione:

L’Osservatorio ha sede a Londra ed è costituito da una singola persona, si chiama Rami Abdul Rahman. Rami è l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani. Rami è finanziato dalla UE e dalla Gran Bretagna, è di fede islamica con simpatie per gruppi estremisti come Takfiri e Salafiti, e in 6 anni di guerra d’aggressione “Texano-Saudita” alla Siria ha rappresentato l’unica fonte di informazione sul conflitto e sulle presunte atrocità del “dittatore” Assad. Rami è un propagandista ben remunerato ed ha un potere enorme: ha il potere di far diffondere falsità al sistema dell’informazione mondiale, ha il potere di giustificare attacchi e bombardamenti, ha il potere di far convocare l’ONU e far discutere le Nazioni sulle sue illazioni. Rami Abdul Rahman porta sulla coscienza centinaia di migliaia di vite, comprese quelle di quei bambini colpiti dal gas Sarin, detenuto illegalmente dai suoi amici terroristi che grazie a lui fanno la guerra ad Assad con le armi dell’Occidente. Rami è l’emblema di quanto sia malata la nostra civiltà, terribilmente malata di ipocrisia e menzogna.

__________________________

 

Ultimo commento. Si dice che il bugiardo debba avere buona memoria. La contraddittoria politica Usa, prima con Obama e adesso con lo stesso Trump, inchioda la realtà americana alle proprie responsabilità, come se non bastasse lo scandalo dei derivati, creati dalle banche Usa per salvare se stesse e l’America dal default.

Ma c’è chi si chiede di nuovo: “A quando il nuovo collasso del sistema bancario americano?” A parlare è Micheal Snyder su The Economic Colapse Blog. Il columnist, specializzato in economia e finanza, non ha dubbi e per rispondere ha compiuto un’interessante analisi sul mondo dei derivati negli Stati Uniti: gli istituti “troppo grandi per fallire” nel paese hanno ancor oggi, singolarmente, oltre 40 trilioni di dollari di esposizione ai derivati​.

Noi del piccolo Palermoparla siamo convinti – controcorrente – che i problemi della moneta siano essenzialmente cartacei, a fronte di macchine produttive (gli stati tecnologicamente evoluti) talmente potenti da rendere risibile ogni crisi valutaria. O per lo meno: un problema molto tecnico e poco concreto. Ma questo sarebbe vero in mondo assistito da politici, tecnici e amministratori, probi e ragionevoli…

La nostra tesi sarebbe suffragata, però, dall’evidenza di un benessere, a dispetto di tutto, che non viene meno. Se un demone cattivo avesse voluto danneggiare il sistema economico come avviene da quasi 50 anni a questa parte – in pratica dopo il boom, un termine, molti non danno, coniato nel mondo per la ricostruzione in Italia – non avrebbe potuto far di meglio. Cioè, chiariamo ancora, far meglio il peggio…

Be the first to comment on "Ora Trump vuol rompere il giocattolo: la vittoria di Putin e Assad sull’Isis"

Leave a comment

Your email address will not be published.


*