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Il Presidente non usi la testa: è il Primo Comandamento alla Casa Bianca

Donald Trump il presidente che non piace a Washington: troppo intelligente

…MA A TRAPANI E’ COME IN AMERICA! – Trump sarebbe un uomo della Russia? Questa sarebbe la più grande “panzana” della storia contemporanea… E quale sarebbe la sua colpa? Il dichiarato tentativo di stabilire un dialogo con Putin e la storica nemica, la …Grande Madre, il grande paese a cavallo degli Urali fra Europa e Asia? Ma non sarebbe un merito? Magari ci riuscisse!

Continuiamo a vivere nei difficili panni di chi sta con Donald Trump. Di chi spera in lui, in una visione più illuminata della realtà. Ciò presuppone una consapevolezza dei “nuovi limiti” della potenza americana e dell’imminente crescita, non solo della Cina, ma di tutto il Far East, assieme alla Russia, all’Europa al Medioriente, in pratica al Mediterraneo e alla grande Africa…

Obama, piaceva ai ... magnati: una presidenza disastrosa in politica estera (specie per l'Italia) ma anche in quella interna...

Obama, piaceva ai …magnati. Una presidenza disastrosa, la sua, in politica estera (danneggiatissimi l’Italia , il Mediterraneo e l’Africa), rovinosa per gli stessi Usa. In Siria  gli yankee hanno perso la guerra e la dignità. La politica interna è stata invece improntata alla mera demagogia. La Obama care è un capestro per il welfare. La libera stampa lo ha definito una marionetta… ed a quella grande miniera di risorse che è l’Africa… Questo enorme blocco, che non ha già motivi per non collaborare in qualche modo e far muovere affari corrispondenti a montagne di denaro, vien già chiamato non più Eurasia, un tempo mera espressione geografica, Eurafrasia con riferimento alla nuova e grandissima realtà politica che sta crescendo…

Il suo predecessore, Barack Obama, era da una parte una marionetta nelle mani dei finanzieri e della grande massoneria Usa, dall’altra un personaggio di piccole dimensioni politiche, culturali e umane, nutrito di demagogia ed aiutato dai consiglieri (o suggeritori) messigli accanto…

Al contrario, il focoso presidente Usa Trump vuol fare di testa propria ed ha “tutti i numeri” per essere odiato dall’establishment di Washington e Manhattan. Decisamente dovrebbe essere più cauto: andarci più piano, darsi una regolata. Seppur ricordiamo in Italia un premier politico meno politico in Berlusconi, che poi – ci sembra – si è adattato al suo nuovo ruolo, Trump non sembra neppure fare politica. Prende solo decisioni. Ricorda Tito, dittatore riconosciuto, che tenne – finché fu vivo – la difficile realtà della Jugoslavia in pugno: il suo nome arieggiava alla frase slava “ho detto”.

L’ultima di Trump, prima della minaccia di impeachment  è la chiusura alle importazioni, il ritorno ai dazi e a forme di protezionismo che erano state accantonate in linea con il concetto emergente di libero mercato. Di per sé la decisione di Trump è in contrasto con la sua natura, vogliamo dire col suo pensiero, con ciò che ci si poteva da lui aspettare… Probabilmente, alla lunga, le decisioni di Trump gioveranno a restaurare le “glorie” dell’economia di mercato, per molti versi messe in crisi dalle tendenze a forme di socialdemocrazia, affiancatesi di fatto, un po’ dappertutto, sia nel cosiddetto occidente (la cui economia si basa sul mercato), sia nella sfera orientale (che in parte ha accolto per qualche decennio il socialismo reale e persino forme di comunismo) che è stato protagonista di un fenomeno contrario: l’introduzione di decise forme di liberismo in una realtà in cui il socialismo ha fatto macchina indietro come un vecchio rapace dalle ali bruciate…

Chiariamo che, secondo chi scrive queste righe, esiste una sorta di liberismo irrinunciabile, da applicare, appunto al mercato in genere. L’economia di mercato non fa che confermare la propria efficienza produttiva, a dispetto del le varie forze e degli eventi che l’hanno sottoposta ad aggressioni d’ogni sorta, a stress, a manovre finanziarie distruttive, quali quelle deflattive, alle truffe delle grandi banche e del sistema bancario anche periferico – cioè non solo quello grande, ma anche quello piccolo –  complice e persino “di iniziativa”, brillando per egoismo, egocentrismo e, peggio ancora, malcostume…

Nei ricordi di chi scrive queste righe, ce n’è uno familiare. Vi sono sempre stati, in famiglia, coloro che si disinteressano di politica, società, economia e finanza, sia quelli che si addentrano fin nei meandri del costume… Alla domanda a lungo ripetuta del perché chi scrive sostenesse ripetutamente come non si debba confondere la criminalità organizzata con la mafia (confusione mediatica, giuridica e politico sociale usuale quanto grave e …voluta), ma che il motivo della sopravvivenza e della pratica “imbattibilità” della mafia sia da ricercare altrove, ad un certo punto emerse la battuta ad effetto (ma non è solo …una battuta) che …il vero capo mafia è il denaro!

Si deduce che è laddove più denaro si trovi che potremmo “acchiappare” il vero capo della cosiddetta cupola, descritta in modo pittoresco da Mario Puzzo nel fin troppo noto romanzo Il padrino… Può darsi che in posti come la Grande Mela o la Chicago anni ’30 delle riunioni di quel tipo ci furono ed è certo e risaputo che, anche adesso, la criminalità organizzata abbia le proprie riunioni, dove si favoleggia che, da qualche tempo, il capo imiti i modi e le movenze di Marlon Brando e Al Pacino…

La stessa criminalità organizzata ama essere indicata come “tutta la mafia”. Si crogiola, anzi, in questo sogno di grandezza, com’è più probabile, se è vero che i “papi” e i “marchesi” si sono messi a fare …il Marlon Brando.

Si potrebbe credere che come capo mafia informale, ma efficiente, stiamo adesso alludendo alle banche e al sistema bancario. Ciò è relativo. La verità non è, però, purtroppo, neppure questa. Per il semplice fatto che il denaro (confermato capomafia) che si trova in banca non è “tutto delle banche” e che queste sono anche delle casseforti che conservano il denaro altrui. Ma sono anche delle “lavatrici”, come si dice a Palermo con riferimento, anche, a certe, anzi a varie, attività commerciali… Robetta da ragazzi, intendiamoci! Le grandi lavatrici sono al di là delle Alpi… Ah se passassero quel confine – ma sul serio – le indagini su…

Sarebbe, però, un ripetersi dell’errore dei cari estinti: credere – per non lasciar dubbi – di poter fare anche quello, finendo per scoprire, nomi, cognomi, origine e provenienza. perché chi credesse che “il denaro”, il capomafia, non abbia un nome e un cognome, cadrebbe in un madornale errore…

Il risultato è che “la vera cupola” è dove pochi investigatori – per decenza p timore – usualmente la cerchino. Perché è così potente che …sia meglio non toccarla.

La vera cupola riunisce ogni tanto, c’è chi sussurra, una volta l’anno – personaggi che potremmo indicare con l’espressione “uno di tutto”. La riunione avviene, probabilmente, inter pares. Almeno sul piano formale. Tutte le categorie, o quasi tutte, vi sono rappresentate. Difficile escluderne qualcuno: dalla mafia che uccide, a quella che fa uccidere, a quella che non prende mai il fucile, la pisola o il coltello, a quella che è “talmente asettica” dal non avere mai ucciso. Almeno fisicamente: perché c’è un altro omicidio, che aiuta i raffinati, quello morale, anche mediatico, che mira alla la gogna, all’esclusione, all’emarginazione del … nemico o del colpevole o ritenuto tale.

E’ presente nella società, certamente, l’azione di una grande mafia di tipo internazionale. Il liberismo che riguarda il mercato, ma è anche sostenitore dei principi liberali e libertari, che noi consideriamo irrinunciabili e indicativi di un traguardo dell’umanità intera dopo quello della democrazia (traguardi difficili ambedue, intendiamoci) avanza visibilmente ed a grandi passi un altro liberismo avversato giustamente, se adeguatamente individuato, esso è subdolo ed è giusto tacciarlo spregiativamente di neo liberismo: è quello che si presenta con un aspetto bifronte, da un lato la libertà di condizionare “in libertà, cioè senza regole”, attraverso la finanza tutta l’economia e dall’altro di ricercare al contempo quelle posizioni leonine sul mercato, anche mondiale, che si riassumono nell’accusa e nel timore di una tentata “mondializzazione” dei consumi indispensabili: energia, acqua, cereali, medicinali e persino morale e religione

Le decisioni protezionistiche di Donald Trump – bisogna riconoscerlo, per capire la lunga divagazione – danno dato luogo ad un’immediata serie di riflessioni, ma che non sono certo uni direzionali…

Da una parte Trump può dare una “sveglia” all’eccessiva larghezza con cui si sono aperte le porte ai prodotti stranieri in genere e cinesi in particolare nella realtà detta un tempo “occidentale” (ora il termine si va svuotando di significato e valore) che è prettamente liberale e liberista. Ciò perché “il mercato” è stato protagonista della Industrial revolution, in proficuo contrasto come il determinismo economico del rigoroso dirigismo fisiocratico delle monarchie ottocentesche. Queste, in pratica erano state “consegnate” alla storia e alla società europea dal medio evo. Nel frattempo, era nata la classe sociale ch ha dominato la fine dell’800 e tutto il 900: la borghesia. In essa convivevano i fumi della mentalità mercantilistica (vecchia maniera) e fisiocratica, in modo che le idee che facevano del mercato il protagonista assoluto in termini di liberismo, di marketing, promotion, pubblicità, ma anche organizzazione del lavoro, rappresentavano il nuovo che avanza.

Per inciso: non sono bastati i 150 anni tecnologicamente e civilmente più importanti della storia per cancellare la mentalità ottocentesca, gli errori madornali di Malthus, Fala, Marx…

Liberalizzare, però, ad oltranza (sarebbe un bene), ma può significare oggi che i prodotti provenienti da aree del mondo in cui la mano d’opera, soprattutto per il poco costo di addetti sottopagati e socialmente poco garantiti, canalizzandoli verso i paesi “progrediti” che rispettano minimi salariali e gli accantonamenti per il welfare danneggino – con evidenza plamare – l’economia dei secondi. Attenzione: anche questo non è sempre vero.

Può mai dirsi, comunque, in tal senso, che la strigliata di Trump sia del tutto peregrina, vana, inutile? Bisogna tener presente che i dati di un problema, che ha risvolti umani e socio civili, non rimangono fermi: vogliamo dire che quei paesi a basso costo di manodopera si evolveranno di certo e si …imborghesiranno, anche. E neppure troppo tardi: già il fenomeno è in corso, spesso è plateale.

Dall’altra parte, nei confronti dell’Italia, la stretta di Trump serve anche a scoprire il velo sulla realtà di una nazione – il Bel Paese appunto – che si ostina a professarsi povera, anche per interessi nascosti. Ad esempio, dire che si vive in un ambito povero serve a tutti i debitori. Lo Stato è sempre il primo e più indebitato dei debitori sul suolo nazionale. Lo è soprattutto nei confronti della Nazione: a molti è poco chiaro ma, per non lasciar dubbi, lo è esattamente nei confronti dei cittadini, rispetto ai quali vanta certamente anche dei crediti e li crea imponendo imposte e tasse sempre nuove, difficilmente facendo …macchina indietro.

Ma i cittadini possiedono la maggior parte dei buoni del tesoro, pezzi di carta che sono crediti. Aspettano il pensionamento, la buonuscita, come chiamava il Tfr chi quasi lo “inventò” introducendolo in Italia, prima al mondo, nell’anteguerra…

Si dice – ma, attenti, è solo una verità da caffè – che l’Italia potrebbe vivere di solo turismo, si parla anche di Italian Style e di moda, vagamente di alcuni prodotti alimentari, di “sole, piazza, amore”… Poco più. Tutto vero? No, solo in parte. In piccola parte… Da molti anni l’Italia è già ben altro… Non per fare i “benaltristi: questi giorni sono serviti a scoprire un velo sulla realtà produttiva nazionale. Esistono interessi generici e specifici perché ciò non avvenga… Anzitutto un grande paese – come l’Italia – non potrà mai vivere di solo turismo. Lo provano la Grecia e l’Egitto che di turismo, in proporzione, ne hanno a bizzeffe. E restano poveri. Il turismo da solo non basta. E’ possibile che basti per le piccole isole: Baleari, Lipari, Malta… Non basterebbe neppure alla Sicilia, che è una vera nazione, anche se di breve estensione…

L’Italia, ribadiamo, è da moltissimo tempo ben altro. Lo dimmostrò quando produsse bombe e cannoni per combattere sul Carso e vincere la battaglia di Vittorio Veneto sconfiggendo l’Austria Ungheria, che era un colosso industriale e lo era anche in fatto di organizzazione… Qualcosa in cui gli italiani non brillano di certo, supplendovi, però, con fantasia e improvvisazione…

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Ma tutti dovrebbero riflettere per capire di che tipo – anche industriale – siano le esportazioni italiane. E perfino quelle siciliane, che spaziano anch’esse dall’agricoltura all’enologia certo, ma persino fino all’industria e alla metallurgia… Quanto alle risorse, grandi imprenditori esteri sono disposti ad acquistare i dritti di sfruttamento delle miniere in Sicilia. Ciò per i ali potassici (la chiusa e diffamata Pasquasia, con tutte le storie da Ken Follet…)m il salgemma e lo stesso zolfo. Senza, cioè, neppure il petrolio del “canale”. La Regione, però, ha liquidato l’Ente Minerario.

A partire dalla Vespa e dal numero di unità vendute, per seguire all’acqua San Pellegrino che quasi nella Penisola non beviamo più… Frattanto la Vespa risponde – come altre volte – con una risata ad un provvedimento americano: invierà gli scooter dalla sua sede in Corea. Dunque, la Piaggio è una multinazionale. Oppure, c’era bisogno di citare Mamma Fiat che produce la Jeep in America ed altrove, avendola acquistata in package con la mitica Chrysler?

La verità è che questi sono solo i casi più eclatanti. Ridurre il problema, falsificare la realtà, restringere la visione della consistenza dell’economia nazionale giova a molti, politici e Stato in testa, datori di lavoro, cl assi privilegiate appresso…

L’Italia produce per sé ed esporta di tutto nel settore manufatturiero ed agroalimentare: dalle calze da uomo e da donna ai prodotti aerospaziali, fino ai cibi d’ogni tipo, anche quelli pronti confezionati, lo scatolame di qualità etc. L’Italia è una potenza di assoluto valore – ai vertici mondiali – nei grandi appalti. Nel dopoguerra, anche sulla scia di ciò che era stato “fondato” prima, ha presto costruito la diga di Assuan, ha ospitato a Roma la prima Grande Olimpiade e, di recente, ha svolto un ruolo centrale nell’ampliamento del canale di Panama (Impregilo, quella del ponte sullo Stretto) collaborando al raddoppio di Suez. Ha costruito una centrale geotermica in Nevada (la massima al mondo), ma non ne realizza in Italia (Etna etc).

Ma c’è un’altra osservazione di politica internazionale. Se ci si aspetta che l’America faccia una politica filo europea e filo mediterranea, non potrà venire “barba di presidente Usa” che ci accontenti. Sarà, però, difficile che Trump faccia più danni all’Italia e alla Sicilia, oltre che alla politica mediterranea, di quanti ne abbia fatti Obama. Da qui le nostre “speranze”. Gli anni di questo regime “democratico” in Usa, gli anni formalmente di Obama e della consigliera Clinton, di fatto quella degli Amerikani peggiori e più camaleontici, sono stati quelli della destabilizzazione dell’Africa e del Medioriente, dell’uccisione di Gheddafi, della guerra ai grandi interlocutori economici dell’Italia e dell’Europa. Sono già adesso partner di riguardo dell’Italia e dell’Europa, cresceranno e lo diventeranno molto di più in anni prossimi. L’America verrà sconfitta, economicamente ed anche militarmente, specie se si ostina, come già avviene, anche per mano della realtà della Russia e dell’Asia. Forze più nuove e fresche, sommate a più ingenti capitali sono già imbattibili. Da che cosa viene il nostro ottimismo: l’Europa sopravvivrà perché venderà la propria immagine, la propria cultura, il proprio eccellente, invidiabile e invidiato, stile di vita…

Occorre capire che l’Occidente disegnato dopo la fine dell’ultimo conflitto non è più quello: non esiste più di fatto. Una volta che l’America ha attaccato Gheddafi e nociuto tanto al Mediterraneo ha gettato definitivamente giù la maschera. Il suo è un volto fatto di preoccupazione, perché il Mediterraneo si sta rivitalizzando mentre è già boom in estremo oriente e lo sarà anche nel Mediterraneo meridionale.

Una forza centrifuga allontana il Mediterraneo dall’Atlantico. Al contempo una forza centripeta lo avvicina agli Urali, a tutta l’Asia e al Far East. Ciò è dovuto al fatto incontrovertibile che la storia sta cambiando: l’asse dell’economia mondiale adesso si sposta dagli oceani al vecchio ombelico del mondo, il mar Mediterraneo. E’ questo che fa paura agli Usa, gli mette addosso la tremarella e la spinge a sbagliare: in Siria Obama e gli Usa hanno subito in Siria una sconfitta impossibile da dimenticare.

Trump ha, forse, l’intelligenza per capire come la sua unica scelta sia quella di trattare, tendere – ad esempio – la mano a Putin, pima che questi lo sbaragli e faccia letteralmente “fuori” gli Usa, collaborato, direttamente o indirettamente dalla Cina e da tutto il Far East, sia che queste potenti realtà lo vogliano, sia che si adeguino per altri variegati motivi…

Rispetto a questa magmatica realtà “uno come Trump”, certamente più sveglio e più “avvezzo alle grandi cose ed ai grandi confronti di denaro, base d’ogni trattativa”, rispetto ad un travet come Obama, vale a smuovere la acque. E’ questo ciò che chiede il popolo – votando al contrario – in questo mondo la cui macchina produttiva produce “per il magazzino” di tutto e di più, ma in cui tanta gente ha fame di tutto: ma specialmente di giustizia, di certezze, persino di cibo… E questo, in relazione all’enorme quantità di ricchezza e di beni prodotti, è proprio il colmo.

Germano Scargiali

 

Anche a Trapani I comandamento: nessuno faccia di testa propria

Il poeggio è ch nche a Trapani vige la stessa regola. L’ex sidaco Fazio, artefice del rin novato centro storica e della Louis Vuittom Cup (vedi Coppa America) trappanese e il senatore Dalì, suo mentore nella stessa occasione (ma anche protagonista del rilancio delle saline e del sale marino), Ettore, non l’eroe non di Troia, ma il giovane figlio di …gà non di Priamo, ma di Re Vittorio Morace, artefice del rilancio industriale trapanese, presidente del miracolo “Trapani Calcio”: tutti incriminati. Quando? Alla vigilia delle elezioni cittadine.

Speriamo chela gentecapisca da che parte stia in tutto quello che “fu” l’Occidente la “veru mafia”, la mafia veritable, quella doc, quella cattiva!

Non è un caso: la mafia si trincera da anni, ormai, dietro la cosiddetta “sinistra”, vestendosi, come amiamo dire da lustri, dietro …le penne del pavone.

Perché ciò non è casuale? Perché la stessa bandiera rossa fu adottata dai Soviet nel coso della rivoluzione, perché Lenin venne finanziato nientemeno che dal gruppo Rothschild – Rockefeller, sembra un paradosso: i banchi dei pegni che allora gli ebrei avevano in Germania erano contrassegnati da una tabella rossa. Fra le 3 religioni abramitiche, la religione ebraica è quella più tollerante nei confronti del social comunismo, anche se al tempo della “caccia alle streghe” anche i grandi banchieri ebrei di Wall Street capirono di essere andati fuori misura e furono protagonisti dell’anticomunismo. Allora censurarono anche il comico Charlot… Successivamente, preferendo lo statalismo caratteristico delle sinistre al liberismo diffuso, caratteristica scelta “di dstra” si schierarono stabilmente con le sinistre in tutto il mondo, detto, appunto, Occidente.

Tutto, però, adesso rischia di crollar loro addosso. Perché l’Occidente come nucleo formatosi coscientemente dopo la seconda guerra mondiale è venuto meno. Il Mediterraneo “si rivolta” contro gli oceani maggiori, portandosi appresso l’Asia e l’Africa.

Quel modo di dominare il mondo sta fallendo ad una velocità inarrestabile e la “veru mafia” annaspa ed esce persino allo scoperto: un atto, per il suo habitus, di estrema debolezza. Compie anche atti inconsulti dalla illogicità e impudenza tali da rendersi riconoscibili…

 

 

 

 

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