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Irreversibile l’Euro? Quindi ne moriremo? E lo chiamavan Draghi…

"Attenti europei, dovete anche rinunziare ad "un altro po' di lussi" per salvare l'Euro. E' un male? Tutto da dimostrare! Di certo è ...irreversibile!"

Irreversibile, una parola triste del linguaggio medico, vocabolario da ospedale: irreversibile è un male sinonimo di morte. Mario Draghi è un tecnico, è un uomo dall’aspetto distinto del quale – almeno – non c’è da vergognarsi, come spesso capita all’Italia… Non è un “impresentabile” come altri ne abbiam sempre avuti. Tuttavia non si distingue dai comuni politici per mancanza di senso dell’opportunità e dell’humor…

L’euro è irreversibile? Dunque siamo destinati a morire. Nessuna medicina potrà, quindi, salvarci? Si potrebbe facilmente obiettare che “la grane innovazione della moneta unica” venne adottata – con notevole intempestività, quando l’Europa e il mondo ad essa vicino stavano già male. Si mettono in atto riforme così costose, imprevedibili e radicali in momenti in cui economicamente non si sta già in piedi? No!

Val la pena di ricordare uno dei concetti espressi da Maffeo Pantaleoni, il padre degli economisti in Italia, nei primi decenni del 1900: “non ci vuol niente a cercare di risollevare lo stato imponendo nuove tasse, il difficile è farlo senza togliere denaro al popolo e stando attenti a non penalizzare i servizi”. Tutto ciò con un secolo di anticipo: non c’erano i computer e a mala pena le prime rudimentali macchine da scrivere, i registratori di cassa meccanici si azionavano a manovella e le auto non avevano ancora del tutto sostituito le carrozze…

Il discorso del Presidente della BCE (ma questa non era una diavoleria accordata sottobanco dagli Usa ai tedeschi, quale compenso per stare nella gabbia di matti chiamata Ue?) è, però, ancora più ridicolo.

Ne diamo un resoconto, preso in prestito, a stralci, da una fonte “togata”. Quella del Sole 24 Ore…

L’irreversibilità dell’euro – si afferma – è un aspetto fondante dei trattati con cui è stata creata la valuta condivisa. E …l’uscita di uno Stato membro dell’euro (il riferimento è alla Grecia, ndr) non è prevista dai trattati. Questa (dunque) la nuova drastica presa di posizione del presidente della Bce Mario Draghi, contro le speculazioni su una possibile fuoriuscita della Grecia, o di altri Paesi, dall’euro. Un messaggio affidato ad una lettera formale di risposta ad una interpellanza di diversi parlamentari europei, datata 7 maggio.

Ma perché l’Ue ha rispettato i trattati?

“Non intendo prestarmi a speculazioni sugli scenari descritti nella vostra lettera – continua Draghi secondo il Sole – e lasciatemi sottolineare che l’irreversibilità dell’euro ha fatto parte dell’architettura dell’Unione Europea fin dal Trattato di Maastricht”.

“…E, come ho affermato ripetutamente – conclude il “capo” (così lo chiama il Sole) della Bce – anche di fronte al parlamento europeo, il ritiro di uno Stato membro dall’euro non è previsto dai trattati”.

Vien da ridere: val la pena di anticipare che l’UE i trattati …se li è mesi sotto i piedi quando e come ha voluto! Però se ne ricorda dopo, quando vuole imporli agli stati che …dice lei! Ma continuiamo.

A quanto pare, la Banca centrale europea è …concentrata sulla “piena attuazione” delle misure prese per contrastare la debolezza di inflazione e crescita. “Ma non ha provocato essa stessa, con dichiarate manovre anti inflazionistiche questa perniciosa deflazione? non avrebbe dovuto essere una panacea? Abbiamo dimenticato quando disse “basta con l’inflazione”?) Al momento l’Ue per voce di Draghi non ravvisa problemi di mancanza di titoli sul suo massiccio piano di “quantitative easing”. Così risulta abbia affermato ancora il presidente nelle lettere di risposta a interpellanze di parlamentari europei.

Una presa di posizione che sembra allontanare le ipotesi di “tapering”, ovvero di una revisione al ribasso del piano di acquisti di titoli della Bce che erano serpeggiate nei giorni passati sui mercati.

“Guardando avanti – dice Draghi al socialista Jonas Fernandez, in una missiva datata 7 maggio – ci concentreremo sulla piena attuazione delle nostre misure di politica monetaria. Tramite queste misure, contribuiremo ad un ulteriore miglioramento delle prospettive economiche, ad una riduzione della debolezza e a una ripresa della crescita di credito e moneta”. A noi viene da ridere, non so a voi…

Forse – diciamo noi – sarebbe opportuno cercare soluzioni politiche, cioè intervenire politicamente su un problema che – posto nei termini dell’Ue – appare, anche questo, anzi questo sì, irreversibile. Ebbene, non lo sarà: qui il malato guarirà a dispetto delle cure!, perché il default di paesi come Grecia, Portogallo, ma specialmente l’industriosa e industriale Italia dei mega appalti industriali di grande know how (vedi appena la centrale geotermica in Nevada) , della Ferrari, della Fiat, degli elettrotreni, del maggior acceleratore di particelle del mondo è improponibile, impossibile: chi dovrebbe dichiarala fallita? Chi non avrebbe interesse a salvarla?

Per dar ragione a Draghi – momentaneamente, per assurdo – si potrebbe solo osservare, scusateci la volgarità: “è vero l’Ue, in conseguenza del regime dell’euro, ci tiene tutti per i …coglioni!” Non è certamente bello: la vediamo come una sorta di Maramaldo. La fortuna, però, potrebbe riapparire se, con un’improvvisa rabbiosa contromossa, tipo judo o karate, la mandiamo in tanti a quel paese!

Al conservatore catalano Ramon Tremosa, Draghi – ormai un evidente Viceré alla F. De Roberto – risponde invece che il piano di acquisti di titoli di Stato, che costituisce la colonna portante del Qe …sta filando liscio e i volumi degli acquisti sono in linea con la soglia annunciata di 60 miliardi di euro al mese. A questo stadio non appaiono giustificare le preoccupazioni sulla scarsità di bond. In ogni caso …sebbene non vi sia motivo per modificare al momento la composizione deli acquisti, il programma – dice ancora – è sufficientemente flessibile per essere aggiustato ove le circostanze lo richiedessero”.

Già, i trattati… Ma Draghi dimentica – ed anche il Sole 24Ore a quanto pare – che i trattati, in testa quello di Lisbona, ben più importante di quello Maastricht, prevedevano tante altre cose e l’Ue se n’è decisamente “impipata”.

L’Ue non rispetta alcuna logica che non coincida con la convenienza delle multinazionali cattive: se vieta la pesca o la limita non è certo per salvaguardare il pesce azzurro, di cui il mare è stracolmo, ma per favorire la vendita, su un marcato gran consumista di pesce, del prodotto surgelato che viene da lontano e non certo da un pescatore con la nassa, né col palangaro, né con la ferrettara, la piccola rete d’alto mare a circuizione, vietata, permessa, nuovamente vietata dopo, che permetteva al pescatore mediterraneo di …campare: di prendere alalunga ed altri piccoli tunnidi…

Provateci il contrario! Prima fra tutte è stata fatta “saltare” la nascita dell’Area di libero scambio del 2010 nel Mediterraneo meridionale. Questa doveva essere preceduta e accompagnata da una fitta collaborazione fra le “regioni”, non le nazioni, rivierasche: qualcosa di estremamente buono e giusto. Niente di tutto questo.

Per quale mattana ora torna la massima che recita “pacta servanda sunt”. E qui, diciamolo, non sono neppure patti ma trattati, statuizioni fondanti. L’Europa evidentemente rispetta i patti che convengono ai forti e seppelliscono o seppellirebbero Grecia, Portogallo, Meridione d’Italia (e forse tutta la Penisola) e Mediterraneo.

Sapete perché ciò avviene? Come disse il giornalista palermitano Roberto Ciuni di fronte alla strage che del Palermo calcio facevano gli arbitri: perché siamo più belli.

Ed è così. Infatti il nord Europa, la Mitteleuropa, quella Atlantica, la maggior “nemica”, sono già sconfitte. Non si potrà più evitare – lo si è visto a Taormina al G7 – la crescita dell’Africa e del Medioriente e questi, accanto al ritorno delle vie della seta e delle spezie, alla ripresa in chiave moderna della antiche carovaniere, porranno il Mediterraneo meridionale in quella posizione di privilegio che determinò nell’antichità il semplice “fatto” che qui nacque la civiltà umana.

Germano Scargiali

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Aggiornamento: ma ecco l’idea di un Ministro all’Euro.

Funzionerà meglio la moneta unica? Ci si accorge che così non va? Forse… La sommaria “battuta” di Mario Draghi sta rivelando, forse, tutto il valore di una mera “boutade“. Che cosa significa ma una frase come “l’euro è irreversibile“? Il medesimo discorso vale per l’UE: è irreversibile anch’essa? Dovrebbe esser chiaro, anzi chiarissimo che niente e nessuno in politica è irreversibile. Perché la politica è come la storia. Più che mai vive una realtà eraclitea: fit, ghignetai, cioè diviene… La cultura comune ama ricordare oggi la frase “panta rei”. Ebbene, sappiamo benissimo come non esista norme, neppure costituzionale, per la quale non ne sia prevista un’altra che serva ad abrogarla, modificarla, aggiornarla…

Sa di finzione, suona proditorio, oppure è stupido, che si opponga ad ogni e qualunque critica all’Ue e all’Euro che …non si debbano o non si possano abolire. Ma chi sarebbe contro l’Europa unita o contro una moneta unica, forte, che semplifichi gli scambi, che abbia unico nome e unica voce nel contesto internazionale? Solo un idiota. Ma perché dare dell’idiota a chiunque voglia dire: “diamo un’occhiata a come abbiamo fatto questa Europa. Diamo una “guardata” a come funziona questo euro”.

Allora, di fronte a quelle drastiche obiezioni – irreversibile, irresponsabile, impossibile, da pazzi – sorge spontaneo il sospetto che qualcuno lassù ci odia: ci voglia fregare, si faccia viceré di un tiranno cattivo ed abbastanza occulto, perché tale vuol risultare, che abbia un qualunque interesse a …fregarci.

La prova della pochezza della battuta di Mario Draghi e della drammatica realtà europea, causata “anche dall’Euro, emerge adesso dalla volontà di creare – è di oggi – un Ministro del Tesoro,e delle Finanze europeo, volendo un Ministro all’Euro che veda, almeno, di far funzionare la moneta unica …un po’ meglio!

Un solo sospetto getta un’ombra sull’iniziativa: è sostenuta adesso con una certa foga da Germania e Francia: la più prepotente e la sua stretta …compagna. L’Ue ha aperto sin dall’inizio un canale privilegiato per la Germania  e questa sembra a molti dare una fettina i torta all’ex nemica Francia per farla contenta ed averla amica…

I fatti. Nel luglio scorso, per la verità, era stato già un membro del comitato esecutivo della Bce, Benoît Cœuré, a premere per questa strada…

“Così l’Ue non funziona bene – aveva testualmente dichiarato a Le Monde – i singoli stati pensano ai propri interessi e non a quelli comuni”

L’uomo politico aveva sottolineato come fosse inefficiente il meccanismo decisionale che governa la zona Euro: “…si basa su un principio intergovernativo che non è più appropriato”.

Lo stesso Mario Draghi ha messo ripetutamente in evidenza la necessità di un ministro del Tesoro unico che rappresenti i 19 paesi dell’eurozona che adottano l’Euro.

Adesso c’è chi spera che l’accelerazione impressa dalla Germania e dalla Francia possa portare dei risultati concreti. A Bruxelles, l’11 e il 12 febbraio sono attesi l’Eurogruppo e e l’Ecofin e a questo punto non è da escludere che i ministri delle Finanze dei 19 Stati possano cogliere l’occasione per ridiscutere il tema. L’unione fiscale è infatti un polo fra i più longevi della storia comunitaria: nell’ormai lontano 1989 si discuteva di questa necessità, ma, a complicare la partita, si sono frapposti interessi particolari politici dei singoli paesi. Un ministro delle Finanze europeo al Tesoro, alle Finanze, più semplicemente al buon funzionamento del regime dell’Euro, comporta anche una cessione di sovranità su questioni che possono essere ritenute anche “di importanza strategica” dai singoli governi.

Si deve, comunque, sempre tener presente che i contrasti non riguardano di regola mere posizioni di principio, blocchi concettuali e simili. Dietro i contrasti si muovono interessi che ricordano quelli di cui si diceva qualche secolo fa caratterizzavano l’atteggiamento dei re di Spagna e di Austria: la sola cosa in cui erano d’accordo era che “ambedue volessero la Francia”.

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