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Lo stato idiota e le sue insopportabili tasse

Francobollo commemorativo di Maffeo Pantaleoni, assieme a Vilfredo Pareto e poi a Luigi Einaudi, pietra miliare dell'economia in ItaliaFrancobollo commemorativo di Maffeo Pantaleoni, assieme a Vilfredo Pareto e poi a Luigi Einaudi, pietra miliare dell'economia in Italia

Qui l’errore non è da poco!” Questa frase la ripeteva chi scrive queste righe già prima del 1990. E allora le cose andavano ancora “molto” bene… Hanno un bel dire di crisi recenti: la vera crisi iniziò allora, addirittura uno o due anni prima. Non è più finita. Iniziò quando la tassazione nei confronti di chi produceva valore aggiunto divenne abnorme. Altri “espedienti” sembrava fossero stati già messi in atto, da prima, per “porre un freno” alla crescita che il regime economico di libero mercato. Ma “il mercato”, che molti moralisti già criticavano – dal loro punto di vista – per le implicazioni “morali” che comportava e perché induceva al “consumismo” aveva dimostrato una capacità di resistenza al di sopra di ogni “speranza”. Diciamo che le dimostra tutt’oggi, ma certamente, appare fiaccato sotto i duri colpi di sempre nuove misure. Chi abbia – in alto – interesse alla decrescita è difficile da capire. I moralisti, invece, temono che l’innescarsi di un boom, proporzionale a quello degli anni ’60 – ’80, scateni nel mondo una sorta di spirale vorticosa e incontrollabile, nella difficoltà – anche – di adeguare le strutture esistenti

E’ necessario affermarlo, in un continente in cui l’Iva, figlia della Tva (Taxe sur la valeur ajutée) francese, che il fisco ha assunto il peso di una vera croce? E’ indispensabile sottolinearlo in un’Italia in cui l’Imu blocca per riflesso l’edilizia che è un settore che fa da pilastro ad un enorme indotto e a tutta l’economia nazionale?

L’imposta sul valore aggiunto (Iva) va a colpire proprio “quello” che è il meglio – dal punto di vista materialistico – che si possa individuare nella società civile. Il valore aggiunto NON è la ricchezza di chi tiene i soldi nel materasso e neppure quella di chi riscuote rendita da beni immobili (ma ricordiamo che questo si occupa di preservarli, con la manutenzione, mantenendo ciò che è comunque un patrimonio nazionale), né è l’interesse da capitale (che è comunque risparmio, denaro non speso, diviene azionariato e, quindi, va ad alimentare la produzione e non è neanche questo da cestinare…). NO, il valore aggiunto è il frutto di chi compra merci o “materiali grezzi”, li trasforma o li rivende rendendo un servizio a chi compra (ad esempio al dettaglio): quel valore che si aggiunge, essendo ricchezza aggiunta – praticamente nella dinamica dell’economia moderna, creata – prende forma di denaro. Non potrebbe essere diversamente perché il denaro è il mezzo di pagamento e la misura del valore. Il valore aggiunto “crea” ricchezza se – per necessaria finzione umana – si può ammettere che l’uomo “crei” qualcosa. Ed è così: la ricchezza si può creare molto più verosimilmente di come si creino” i posti di lavoro: eppure si dice: vero?

L’Iva colpisce, insomma proprio chi “crea” ricchezza e non lo colpisce con un’imposta minima ed “evadibile”, bensì con un tasso del 22% che è più del doppio delle comuni provvigioni che chi produce paga ai rappresentanti e spesso ai concessionari…

Se a questo si aggiungono le imposte dirette (Irpef e Irpeg), le altre imposte minori che si era promesso di abolire, ma sono uscite dalla porta rientrate alla finestra, se si aggiunge l’anti costituzionale Imu, tassa (contro l’art.1) che ha ucciso l’edilizia, dobbiamo meravigliarci d’essere ancora vivi.

Ma non è solo questo: si parlò di ridurre la settimana di lavoro a 36 ore e meno, quando i tempi erano ben lungi dall’essere maturi per le 40 che già si applicavano… Ma molte attività, specie a carattere artigianale o semi artigianale, equiparate a quella dei metalmeccanici nelle grandi fabbriche di automobili, non possono svolgersi con operaio che lavorano solo 36 ore…

A ciò si sommano imposizioni d’ogni genere all’industria al commercio… La conseguenza è stata che le cosiddette aziende marginali, quelle che lavoravano con margini limitati di “attivo” hanno dovuto chiudere: era matematico, era prevedibile. È economia spicciola, elementare.

E’ venuta meno una enorme fascia dell’auto occupazione. Non meravigliamoci se tanti disoccupati bussano alla porta del governo, quando non bussano a quella dell’ospizio.

I governi parlano di “creare” posti di lavoro, ma hanno distrutto il lavoro. L’economia di mercato dimostra una vitalità infinita se è vero che “sopravvive”…

Non si può non sospettare che qualche forza “men nota” abbia manovrato tutto ciò, per creare un mondo schiavizzato. A quanto descritto si sommino i discorsi populisti sulla crescita compatibile, sulle illazioni relative – anche da fonti molto autorevoli – agli “eccessi consumistici”, proprio in un momento in cui proprio la ripresa dei consumi sarebbe la sola leva in grado di risollevare l’economia…

Nonostante questo, “insigni uomini politici” affermano in Tv che starebbero lavorando per “risanare il debito e al contempo rilanciare l’economia”, trascurando he i due concetti sono incompatibili. C’è stupidità, come diceva Maffeo Pantaleoni o – da parte di qualcuno – anche malafede o, comunque, l’inganno?

Anche gli stati e gli enti pubblici vengono sottoposti dalla politica internazionale (vedi UE) a stress economici superiori a quelli che, al livello di sviluppo attuale, potrebbero affrontare… In realtà si è assistito ad un vero bombardamento di mastodontici sprechi e provvedimenti errati e controproducenti in tutto il mondo, ma particolarmente in quello che fu il “mondo occidentale“.

L’Occidente della Nato, tanto per capirci, si è sostanzialmente “disintegrato” nel momento un cui Usa, G.B. e Francia hanno deciso di far fuori Gheddafi con una operazione demagogica e con la guerra armata (esordirono i doni). La grande destabilizzazione (che seguì) ha danneggiato non solo l’Italia e il Mediterraneo, ma anche l’Inghilterra,la Francia e la stessa America. Soprattutto – certamente – l’Europa, che, a dispetto del progresso degli Usa rimane il punto di rifermento socio civile di “quell’occidente”. Adesso, l’adesione della Francia al regime neo liberistico di Macron – una finzione politica, un camuffamento – conferma i motivi della folle “politica atlantica“, anziché mediterranea dei francesi. La potente massoneria che corre da Washington, Manhattan e Londra “passa” anche pesantemente da Parigi. Sono questi i veri nemici del Mediterraneo e dell’Italia. Le speranze si spostano verso Russia, Cina, Africa e Medioriente.

La prima conclusione è questa: prendiamo in considerazione la realtà. Constatiamo che siamo sull’orlo di un burrone. Siamo a terra: noi cittadini non pagheremo le tasse perché non abbiamo i soldi….

Lo Stato, obbedendo a Maffeo Pantaleoni, il padre degli economisti italiani, deve rifarsi alla sua lezione del 1910: è da IDIOTI credere di rilancia l’economia imponendo nuove tasse. Ed è facile. Il compito dello stato è quello di favorire il rilancio dell’economia senza imporle.

Conclusione ultima: se lo Stato si illude di evitare il fallimento, mandando falliti i contribuenti, oltre che IDIOTA è un ILLUSO. Apra, inoltre, l’Italia immediatamente, per quanto può e quel che può, ad una politica filo orientale!

Germano Scargiali

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DALL’ESTERO ESEMPI GIUSTI E SBAGLIATI FRA CUI L’EURO PATACCA

Un occhio all’estero non guasta. Anzi, non guasterebbe. Perché l’Italia, rispetto ai suoi problemi e alle sue scelte, si pone spesso come fosse “sola al mondo”… I più informati ci risponderanno che delle commissioni governative si recano al’estero a studiare le legislazioni straniere… Un bel viaggetto interpartitico non guasta… E di solito tali “spedizioni” sono proprio mirate. Ovviamente, anche alle cenette insieme, quando di cenette si tratta, fascisti e comunisti tutti d’accordo sul programma, come diceva Trilussa…

Ma, di regola, non sembra proprio che si traggano i migliori “insegnamenti” dalle esperienze straniere… E questo nonostante che l’esterofilia sia un malattia cronica per gli italiani, con il generale “complesso d’inferiorità” e con il male peggiore: un provincialismo pernicioso. Spesso si finisce per dire che qualche soluzione “moderna” …non è cosa nostra. Il popolo stesso dubita che l’Italia possa gestire bene le centrali nucleari, nonostante sul tema l’Italia sia all’avanguardia nel mondo… Che possa costruire un buon ponte sullo Stretto, mentre Impregilo, incaricata di farlo, va a costruire il Canale di Panama e l’Enel realizza in Nevada la più grande centrale elettrica geotermica del mondo… Per inciso, c’è chi gira il dito nella piaga di questi complessi e …riesce a fare il proprio gioco. Ne parleremo altrove…

In fatto di norme, l’Italia – ex culla del diritto – non apprende molto e quando lo fa sbaglia. Ecco che copia da una parte l’Iva dalla Tva francese e poi l’Iva o Tva che sia invade l’Europa e il mondo. La malattia demagogica, qui, è mondiale, si chiama statalismo: fa dello stato la grande mamma da cui su pretende – cioè si pretenderebbe – l’infallibilità, l’onnipresenza, basata sull’onniscienza. L’altra sera in Tv un grande pensatore ateo diceva che Dio è un’invenzione per sconfiggere la “scomoda” idea della morte. Con logica ben più stringente si potrebbe dire che se Dio è ovunque l’Stato, neanche per la parola stessa, …c’è già stato. Siamo, se non ve ne siete accorti, in pieno materialismo storico. E’ un male che si accompagna al pensiero di Platone, alla Rivoluzione francese, all’Illuminismo, anche se molti non se ne accorgono…

Stiamo divagando? No, perché la giusta teoria è buona pratica. Il guaio che uno Stato grande mamma e onnisciente non esiste e non esisterà mai, così come la Repubblica di Platone è esistita solo nella sua mente. Ha la scientificità nuda e cruda della fantasia di Platone. Quelle che sono esistite ed esistono sono le repubbliche vere.

 è vero che “illuminando” al lume della nostra ragione la realtà circostante possiamo facilmente venire a capo dei nostri storici problemi umani e naturali… , come la storia ha dimostrato, abolendo la proprietà del capitale e mettendo di lato la morale tradizionale si risolvono i problemi sociali e civili di un popolo.

Attribuire allo Stato – ecco ciò che vogliamo dire – compiti che vanno al di là delle sue reali possibilità è da imbecilli (parola presa in prestito da Maffeo Pantaleoni) E’ stato da imbecilli introdurre l’Euro in un momento di gran crisi, come lo sarebbe stato per una famiglia ristrutturare la casa con l’agente di Equitalia alla porta… Tutto ciò è da imbecilli, almeno quanto imporre “quelle” tasse in più ad un popolo già stressato dalla crisi economica.

Esso avrebbe bisogno di “iniezioni” di denaro, persino solo formali, da investire, perché avrebbe bisogno di “iniezioni” incoraggianti e non di notizie di imminenti default… Sarebbero necessari provvedimenti che ristabilissero una garbata e costante inflazione, per aiutare chi investe e riparare, nel sociale, chi di certo ne soffrirebbe con meccanismi già usati in passato come la “scala mobile“.

Come dovrebbe fare lo Stato? Non può far altro che diminuire il numero dei suoi compiti, ridurre di entità quelli che non può abolire, affidare al “mercato” tante funzioni in  più che si è arrogato senza saperle assolvere. Lo stato ha finito . Per mera e riconoscibile demagogia – con il togliere servizi al mercato, laddove venivano ben forniti terminando con un attivo a favore di chi li forniva. Assumendo quei compiti, lo Stato sperava dei render pubblici persino quegli “utili d’azienda” legati a quei servizi, ma ha finito con grande rapidità, stavamo per dire alla velocità della luce, con il rendere pubbliche le perdite di bilancio.

L’economia di mercato, pur afflitta da enormi imposte e tasse da decenni, da gravami d’ogni genere – perché lo Stato non fornisce adeguati servizi e non garantisce la sicurezza –  ha dimostrato, comunque, una vitalità inaspettata, sopravvivendo ogni oltre previsione, essendo ancora “viva” e sostenendo fino ad oggi la società del benessere, con la gran maggior parte delle sue caratteristiche.

Si studi la realtà estera delle nazioni che fanno meno errori, individuandole. La Francia impone gravami persino più pesanti dell’Italia, ma è più elastica nelle riscossioni: la percentuali dell’evasione è minore…

Quanto all’Europa, noi non ripeteremo che per i Quattro premi Nobel dell’economia Paul Krugman, Milton Friedman, Joseph  Stigliz, Amartya Sen sostanzialmente l’Euro è una patacca. E’ ovvio, secondo noi, che una moneta che si compra come fosse oro, ma è di carta lo sia. Come è ovvio che imporre di comprarla a paesi che – per altyro verso – si additano come indebitati fino al colo sia letale. Può organizzare un “castello” simile solo chi vuole bloccare l’Europa, placcarla con mossa rugbystica.

Sentiamo che cosa ebbe modo di dirne il grande economista Federico Caffè. Perché, se M. Pantaleoni fu il più grande economista italiano dei primi del 1900, ecco un altro grande economista italiano, ma ben più moderno  con cui Mario Draghi diede la tesi di laurea…

Scrisse il Prof Federico Caffè: “…A questi esiti, d’altra parte, non è stata estranea l’incapacità dimostrata dalla Comunità Economica Europea a dare un contributo positivo alla creazione di un sistema operante di poteri bilancianti, destinati ad evitare un assoggettamento effettivo della disgregata area economica europea rispetto alle potenze mondiali egemoni. Non può sfuggire, al di là della retorica delle parole e dei messaggi, che il futuro europeo, come configurato dalla prevaricante ed economicamente obsoleta visione teutonica, non corrisponda agli ideali che mossero la costruzione comunitaria. Questa, negli auspici, avrebbe dovuto anch’essa basarsi su rapporti di effettiva parità tra i vari membri: sulla realistica comprensione che i dislivelli di partenza dei diversi paesi non potevano non ingenerare tensioni con il procedere dell’unificazione; sulla necessità di accorgimenti adeguati, per poter avanzare di conserva ed evitare l’instaurarsi di direttori”.

L’Italia dovrebbe, ma purtroppo non se ne intravedono le capacità, scrollarsi il provincialismo e lo spirito gregario che discende dai suoi storici complessi, dovuto forse all’essere “nata” politicamente in ritardo come nazione. L’Italia dovrebbe guardare con raziocinio all’estero nel bene, ma anche distinguere il male. Essere cosciente del fatto che può insegnare agli altri stati tanto il diritto, quanto – aggiungiamo fermamente – la morale. Anche perché è la sede della Cristianità cattolica e la sua lingua – l’Italiano – ha già sostituito il latino come mezzo comune d’espressione di Santa Romana Chiesa. Se questo non basta agli italiani e preferiscono “assecondare ” fra tute la politica di un’ex cittadina della Germania Est che si chiama Rebecca e si fa chiamare – ritenendolo lei,forse, un fatto di decenza – Angela, oppure preferiscono accogliere la morale familiare “moderna” dei discendenti dei Vichinghi,  facciano pure… (G.S.)

Nota: questo commento all’articolo ci sembra riuscito tanto bene che lo pubblichiamo anche “a parte”, sempre nella rubrica economica.

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