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Roma senz’acqua una blasfemìa

Quando il Tevere esonda...
Fontana di Trevi notturno: un fiume la alimenta, appunto il Trevi.

Fontana di Trevi, notturno, è parte del mito romano. Ma un fiume la alimenta, appunto il Trevi.

E’ il colmo – anche se non è il solo – Roma senz’acqua. La città del Tevere, dell’Aniene, degli antichi acquedotti più lunghi e famosi che portavano l’acqua nelle provincie dell’Impero… La città in cui un papa costruì un acquedotto dal fiume Trevi per condurre un’acqua speciale, prelibata, che alimentasse l’omonima fontana. Quella in cui nelle notti brave della dolce vita, reinventata da Fellini, la Eckberg lancia quel suo famoso sensuale, irresistibile invito: “Marcello, Marcello…”.

Due soldi nella fontana, una delle più decantate e cantate nella città delle fontane, la Roma della Barcaccia di Piazza di Spagna, dell’acqua Marcia e delle cento acque minerali nei dintorni…

Egeria, Claudia. A Nemi corre l’acqua frizzante dalle fontanelle. Ah, già, Roma è anche la città dei castelli con i laghi vulcanici. Beve anche da lì…

Marcello bacia Anitona nella Fontana,dopo il famoso: "Marcello, Marcello!": è La Dolce Vita secondo F.Fellini al tempo del Boom, parola coniata per la ripresa italiana post bellica, famosa e adottata nel mondo.

Marcello bacia Anitona nella Fontana, dopo il famoso: “Marcello, Marcello!”: è La Dolce Vita secondo F.Fellini al tempo del Boom, parola coniata per la ripresa italiana post bellica, famosa e adottata nel mondo.

A Caput Mundi, però, i rubinetti sono a secco! Roma senz’acqua è una blasfemia!

Usque tandem” iniziava Cicerone molti secoli fa le sue catilinarie. “Fino a qual punto” il malgoverno di oltre 70 anni di Repubblica ha potuto ridurre la Capitale d’Italia, diciamo noi: è troppo facile, va detto… E l’intera Penisola con le sue grandi e piccole Isole? Se fosse per il governo sarebbe fra le ultime della classe al mondo.

Eppure il governo – anzi lo Stato – chiede tasse, imposte, soldi, soldi, soldi. Solo i privati “si aiutano e aiutano l’Italia”, facendo impresa, inventando, lavorando, risparmiando, esportando… Anche se fare impresa in Italia è una forma di masochismo se non di follia…

L’antica Roma costruiva acquedotti da centinaia di chilometri per sé e per gli altri. La Roma moderna non riesce a provvedere neppure a se stessa.

Oggi circolano molte menzogne sull’acqua. L’abbiamo già detto in altri articoli: l’errore è anche a livello mondiale. I massimi speculatori se ne giovano e cercano di convincere l’opinione pubblica che ci sia una sorta di esaurimento delle risorse idriche: menzogna pura e semplice! Si vuole, invece, monopolizzare a lunga scadenza il bene acqua e venderlo a caro prezzo.

Per errore e per dolo si è affidato l’approvvigionamento idrico soprattutto agli invasi e, in certi casi, ai laghi. Come avviene per l’energia elettrica – se gestita correttamente – occorre differenziare le fonti. Gli invasi dipendono dalle precipitazioni, così i laghi. Si è ricorso poco sia alle sorgenti, sia alle acque profonde. Partiamo da queste ultime: non c’è – quasi – parte del mondo dove non si trovi acqua in abbondanza scavando pozzi oltre 800 o mille metri: E’ acqua che si ricambia in tempi lunghi, non dipende dalle precipitazioni. Ovvero è anche acqua di origine tellurica, che – cioè – esiste sin dalla nascita della terra in quantità massicce.

A Palermo abbiamo sentito parlare della perdurante presenza degli antichi qanat. Vi si adotta una tecnica usata anche nei deserti da misteriosi predecessori. E’ un segreto di Pulcinella: vuoi che l’uomo moderno non possa prelevare acqua di quel genere con mezzi meccanici aggiornati? Ma la sola Palermo, nata nella Conca d’Oro anche perché ricca di acqua, avrebbe oggi acqua – inutilizzata – per alimentare il consumo familiare dell’intera Sicilia. Tutto Monte Cuccio è un gran recipiente che si autoalimenta non utilizzato… La provincia di Trapani è ricca di sorgenti. Lo sono la Calabria, l’Umbria, la Toscana, la Liguria…

Le navi fiume e simili che approvvigionano e le isolette turistiche possono riempire la cisterna ovunque…

L’acquedotto di Palermo, perdite a parte, venne costruito in modo lungimirante in modo da potersi alimentare di acqua dal mare, ma anche di fornire navi grandi come petroliere. Occorrerebbe sfruttare le acque del sottosuolo!

Eppure anche a Palermo è mancata per anni l’acqua e oggi la Città viene approvvigionata con il contributo decisivo dell’acquedotto di Rosamarina, che discende da un invaso sui monti di Caccamo sopra Termini Imerese.

Il completamento di quell’opera fu dovuto all’alacre opera di Salvatore Cuffaro ai tempi di Silvio Berlusconi, così come l’apertura della Palermo Messina (ultimi 72 Km). Di fatto nel mondo si dà tanto spazio agli invasi montani probabilmente perché rendono all’amministrazione in termini di spesa: paradossalmente perché costano di più e creano possibilità di mazzette più grosse e clientelismi in occasione della manutenzione…

Più acqua si potrebbe avere disponendo di più energia.

Ma ecco che cosa avviene. In modo similare procede il culto disonesto per le cosiddette fonti alternative, che – producendo solo centinaia e non migliaia di mega-watt, per di più ad orario incerto – di fatto valgono solo a garantire come indispensabile l’impiego massiccio di petrolio e metano, sui quali guadagnano tutti: speculatori e governi!

Però, l’affaccendarsi politico e amministrativo, garantito dalle cosiddette alternative, con le false dismissioni, i nuovi impianti etc, consentono stanziamenti, spartizioni, creazione di stipendifici e simili… Se ne vantano anche: “daremo la possibilità di ‘creare’ tanti posti d lavoro”. Come se pagare dei lavoratori per produrre l’inutile possa mai essere un affare per la società di cui essi stessi fanno anche parte…

La controprova di questa strana, anzi fasulla, “politica” sta in decisioni come la rinunzia al nucleare – che è una follia, perché il nucleare è anche ecologico, sia direttamente, sia perché riduce la navigazione di petroliere e gasiere – ma soprattutto il mancato o raro ricorso all’energia geotermica, alle maree e alla stessa idroelettrica: queste tre fonti non vengono neppur incluse dalla cultura imposta dall’establishment neppure fra le rinnovabili. Chiaramente, lo sono. Ma avrebbero il “difetto” gravissimo di risolvere il problema dell’energia. Ma c’è solo l’imbarazzo della scelta: basti pensare all’apporto immediato che potrebbe fornire l’utilizzo dell’idrogeno, sempre ad uso della produzione di energia elettrica: enorme e già perfettamente disponibile!

Germano Scargiali

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