Hot Topics

Ma sono leggi o lotterie? Parliamo di vita, impresa, scuola, lavoro o del gioco dell’oca?

Mario Sironi dedicò varie opere alla giustizia. Gli si riconoscono grandi doti di innovatore e sperimentatore. Lo si condanna per la sua adesione al fascismo.
Marco Minghetti giovane deputato al parlamento del Regno

Marco Minghetti ancora giovane deputato al parlamento del Regno

Se sbagli paghi pegno”. Peggio: sei cascato nella casella sbagliata, torni alla partenza, oggi è il tuo giorno fortunato, no quello sfortunato…” Detta questo la legge in vigore con i suoi codici? E’ questa la vita civile con le regole che dovrebbero, appunto, regolarla? Spesso i codici – soprattutto in burocrazia – sono visti come una sorta di “patto con le regole”. E queste sono “tiranne” nei confronti del cittadino che “deve” accettarle. Al contrario, è vero che le regole nascono al servizio della società civile e, in generale – cioè quasi sempre – sono sostanzialmente “giuste”, come risultato di centinaia di anni di esperienze…

Si ricorda che Marco Minghetti, in un discorso alla Camera nel 1874 abbia affermato che la logica non sempre trionfa nel mondo e rare volte nelle assemblee politiche. Val la pena di ricordare che fu Capo del governo italiano, apparteneva alla destra storica e sotto il suo secondo incarico l’Italia raggiunse, nel 1876, per la prima volta dall’unità, il pareggio di bilancio, oggi una sorta di chimera, l’araba fenice…

Ma, se i politici fanno male il loro mestiere nel fare le leggi, peggio “sanno fare” spesso i sudditi nell’applicarle e interpretarle, convinti – magari – di far bene. E questo è il peggio: hanno per modello Dracone e scambiano, forse, i Quattro codici per un’enciclopedia dei divieti… Già, gli italiani e i mediterranei in genere: popoli di poeti e canzonettisti, gelatai e venditori d’elisir d’amore, ma paralizzati davanti a un foglio di carta “uso bollo”…

L’Italia sarebbe l’erede del Diritto romano, ma spesso sembra che ne ricordi solo quello arcaico, legato alla forma (ciò dipendeva, probabilmente, mezzo millennio aC, da arcaiche superstizioni), non quello dell’età matura della romanità, in cui la scioltezza dell’opera del pretore, il concetto di equità (la giustizia del caso concreto), il favor rei, lo ius loci o soli (che comportava ben altre conseguenze che non la naturalizzazione tout court di chiunque nasca sul suolo patrio, cioè il rispetto delle leggi locali) ne fecero il faro incancellabile del diritto mondiale…

Occorrerebbe – però – assolutamente tener presente che le leggi difficilmente sono “ingiuste” e che il legislatore, comunque, è di regola persona competente e saggia. Occorre, quindi, essere attenti e addirittura guardinghi quando la mera applicazione di una legge conduca ad una visibile ingiustizia… Ribadiamo, quindi, che peggiore dei codici vi è, spesso, chi li applica.

La scuola, fucina – così dovrebbe essere – della cultura nazionale, non infonde certo agli italiani una visione colta del diritto. Accresce la inevitabile tendenza che la legge umana ha per la …cartolarità. Per chiarire, noi abbiamo dei diritti perché li abbiamo, non perché stiano scritti su di un particolare pezzo di carta. Invece… Di tutte le leggi la più nota è la norma non scritta che …la legge non ammette ignoranza. Non c’è ignorante che non la conosca, ma non è vera, non è sancita da nessuna parte, non è certamente così assoluta come si ritiene in giro. “Dura lex sed lex” disse per primo Socrate. Ma il grande pensatore si riferiva al fatto che la legge procede come tale indipendentemente dalla giustizia. per legge venne condannato a morte senza causa… Il diritto romano prese il principio “sul serio” e si dice i grandi di Roma di fronte alle sentenze più dure, ma tuttavia “giuste”. Oggi “la morale delle regole“, a dispetto di chi sbandiera il “rispetto delle regole” tout court viene aspramente criticata a favore di un’aspirazione verso “la morale della coscienza“. La cultura generalizzata, come sempre, viaggia in ritardo…

Abbiamo detto scuola ed è lì che volevamo arrivare. Molti pensatori ritengono che diseduchi, anziché educare. Il peggior giudizio è dell’americano Saki (al secolo H.H. Munro) che nei primi del ‘900 affermava: “…non potete aspettarvi che un ragazzo sia depravato finché non abbia frequentato una buona scuola”.

In Italia il settore scuola è sfortunato: pochi ministri in questo dopoguerra sono stati così poco stimati come quelli alla P.I. Al limite si rise per anni dei decreti Malfatti, che prendevano il nome dal ministro che ne fu l’autore, il cui cognome sembrava anche una chiara allusione e un brutto presagio…

Male stanno gli alunni e gli studenti, peggio i professori. Dei piccoli alunni delle elementari sappiamo da poco che chi non ha i soldi per il pranzo scolastico, mangia il panino portato da casa in …un tavolo a parte con gli altri compagnucci “poveri”.

Di quelli delle superiori sappiamo che non dispongono di computer a scuola, non fanno quasi mai ginnastica e quella che fu l’educazione fisica è oggi ineducazione pura e semplice: progresso!

Gli insegnanti sono tartassati, trasferiti, tenuti sul chi vive per quanto riguarda le destinazioni “dalle Alpi a Lampedusa, passando anche per la Sardegna”, non in regola fino a 40 anni e oltre… Eppure le cattedre restano vuote. Nel Meridione persino più che nel Settentrione. Lo Stato per non pagare i docenti di ruolo paga i supplenti e …i supplenti dei supplenti, sprecando più denaro di quanto ne risparmi comportandosi come i più cialtroni fra i datori di lavoro.

Si è ritenuto che aumentare le incombenze burocratiche, la compilazione di registri e simili, le riunioni pomeridiane etc potesse giovare all’insegnamento. Si effettuano corsi abilitanti (spesso a pagamento) e tirocini d’ogni genere. Però, se si sottoponessero i docenti ad un tema sull’apprendimento mnemonico opposto a quello assimilativo o creativo, oltre la metà ne uscirebbero bocciati. Tutta la vita italiana procede, del resto, così. La pratica operativa è un optional. La vera cultura è latitante: manca di informazione, prima che di formazione.

Se i docenti non sono – del resto – dei frustrati è un miracolo o, piuttosto, è un’eccezione

Può capitare – anzi è capitato – che un docente che aspiri ad insegnare al “superiore” tenti frattanto la carriera di ricercatore universitario: se già non aveva “il posto”, questo lavoro, per quanto più qualificato, non gli frutterà mai né punti, né vantaggi pensionistici. Il compenso (stipendio?) è una miseria e alle soglie dei 40 anni si troverà quasi sempre in mezzo ad una strada… Stiamo parlando – per esser chiari – anche di un Regeni che non muoia al Cairo…

Sentiamo, ora, il caso avvenuto di fresco: un docente di oltre 35 anni supera l’anno di prova “al superiore”, dove ha insegnato da più anni. L’anno seguente lo “utilizzano” alla media inferiore e il preside gli riconosce “quell’anno” di prova già effettuato al superiore. L’anno dopo presenta domanda al superiore – dove ambisce insegnare ed ha insegnato di prevalenza – e trova posto. Il nuovo preside, però, vuole che ripeta l’anno di prova, perché, ormai, il preside precedente glielo aveva convalidato per la media inferiore. Si tenga conto che anche ha superato anni di specializzazione all’Isis e di tirocinio, dove ha “ripetuto gli studi universitari”, sia al superiore che alla media inferiore…

Che “diritto” è questo? Romano? Bizantino? Da folli? Da Italia 2017! I latini dicevano Jus: è l’etimo di giustizia! Ma resta un altro dubbio: è scema la legge o è scemo il burocrate che la applica?

Diceva Pascal che il massimo della ragione sta nel capire che un’infinità di cose la surclassano… E Leibniz, più volte accusato di ingenuità (il nostro è il migliore dei …mondi possibili), fu un precursore: aggirò il principio – o la trappola – dei rapporti fra la logica e la realtà riducendo questa in simboli, comprendendo che così si potesse elaborarli meglio… Fu filosofo e matematico: forse il più noto dei princìpi di Leibniz era che si possano usare simboli in maniera corretta, pur senza produrre frasi sensate. Su tale base si è giunti, poi, a formulare i linguaggi informatici.

Le leggi, lo ribadiamo, non vanno scambiate per qualcosa di simile ad una lotteria o al gioco dell’oca: la sorte delle persone non dipenda – speriamolo – dall’esser finita nella casella giusta o nella …casella sbagliata.

Matematica e fantasia alla base della nascita di calcolatrici meccaniche e computer. Leibniz viene messo in relazione con

Matematica e fantasia alla base della nascita di calcolatrici meccaniche e computer. Leibniz viene messo in relazione con  Stephen W. Hawking l’astrofisico e matematico britannico – fra gli eredi di Einstein –  afflitto dalla inguaribile malattia del motoneurone.

Scaramacai

______________________________

Ma la giustizia è un’ossessione?

Secondo il giornalista Piero Ostellino, l’ossessione per la giustizia finisce per uccidere la libertà e, quindi – aggiungiamo – la stessa giustizia. Fra i due valori – afferma Ostellino – c’è concettualmente e di fatto, frizione, se non una certa incompatibilità e l’imposizione di un tasso elevato di giustizia sociale provoca la fine della libertà e perciò del progresso, della crescita economica e persino sociale…

Il problema della giustizia resta di per sé insoluto: quante migliaia di parole Socrate ha dedicato alla giustizia, che definiva “ben più preziosa dell’oro”? Eppure, perfino lui si diceva (lo leggiamo ne La Repubblica di Platone) incapace di giungere ad afferrarla…

Secondo Gustave Zagrebelsky, la giustizia solo razionale può diventare un mostro assassino. Se vogliamo cercare punti di accordo, non dobbiamo mirare alle utopie, alle “città del sole”, alla giustizia con la G maiuscola. Dobbiamo accontentarci, nel tempo che viviamo, del rifiuto dell’ingiustizia radicale. Sarebbe già una rivoluzione.

I principi generali funzionano male. Prendiamo “a ciascuno il suo“: per il diritto romano “unicuique suum” o meglio ” suum cuique tribuere” era il riconoscimento all’individuo di tutti i diritti quesiti, uno dei precetti più famosi. Ma chi ci riconosce quali siano i nostri diritti e quali no? Un funzionario che finisce per assegnare lui un posto all’università o decide del superamento o meno dell’anno di prova non su base culturale, non entrando nel merito del problema, ma con dei pezzi ci carta in mano…

A ciascuno secondo il valore del suo lavoro”. Siamo al riconoscimento dei meriti personali. Giusto? Ma quali sono i meriti di ciascuno? Il libero mercato al riguardo può pensarsi funzioni da solo: nessuno mi riconoscerebbe meriti che non ho. Tuttavia, un compenso indiscriminato, altissimo, è corretto? Fino a che punto… “A ciascuno secondo i suoi bisogni“. Giusto? Ma senza lavorare? “A ciascuno in parti uguali“. Giusto? Ma non si rischia l’appiattimento? Già, da qualche parte è finita proprio così…

Be the first to comment on "Ma sono leggi o lotterie? Parliamo di vita, impresa, scuola, lavoro o del gioco dell’oca?"

Leave a comment

Your email address will not be published.


*