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1992 – 1993 fra il pasticciaccio delle stragi e la Seconda Repubblica: la storia e il “cui prodest”

Un'immagine dell'attentato di via dei Georgofili a Firenze. Qualcuno aveva deciso di destabilizzare il sistema per ...cambiare l'Italia. Non erano vendette di mafiosi nati fra i monti di Corleone e Palermo... Di Camorra e 'Ndrangheta di taceva ancora, o quesi...

Si riparla di probabile strage di stato a proposito degli anni 1992 – 93 per tornare ad accusarne Berlusconi. E’ già il colmo, perchè del Berlusca al governo non se ne parlava ancora… Fra l’altro si parla di stragi del ’93. Forse perché suona meglio o per altro? 

Ma qualcosa si pensò subito a caldo, proprio allora a Palermo, sede della strage più famosa, perché coinvolse prima Falcone e fu poi doppiata dall’attentato a Borsellino. Si disse subito che, di fronte a “tanta artiglieria”, qualcuno lassù avesse dato il “fate pure” …quel che volete. Più dissero altri, persino una consulenza tecnica. Partì subito, dunque, l’epopea dell’attentatone e di quello che seguì: difficile dire non vi sia un legame, come quando Etna e Stromboli si rivoltano a pochi giorni l’uni dall’altro… Eppure lo dicono là dove tutto sanno… Una volta la scienza, una volta le indagini, la politica…

Ma che cosa si pensa e si fa in occasioni analoghe grandi e piccole?

Così scherzavano sereni Falcone e Borsellino assieme al collega Caponnetto. Tutti da Palermo i magistrati pericolosi per qualcuno "lassù"...

Così scherzavano sereni Falcone e Borsellino assieme al collega Caponnetto. Erano due uomini eccezionali, da primo gradino della scala di Sciascia… Tutti da Palermo, qualcuno lo dica, i magistrati pericolosi per qualcuno “lassù”. Ed anche i colpevoli finiti in prigione erano tutti siciliani? Non sembra, vero? Anche Caponnetto è un magistrato coraggioso. Forse Di Matteo…

Quando si indaga su un delitto – e questo fu un mega delitto orchestrato da un’unica …intelligenza – occorre focalizzare chi vi abbia interesse ed è probabile che vi aveva interesse chi poi se ne giovò. Se esaminiamo i fatti, col senno del poi, è più facile e  può darsi che la verità non sia così arcana come troppo la si descive. Ci si perde nei meandri di frasi contraddittorie è ammiccanti in pagine e pagine di articoli e letteratura varia.

Vediamo che cosa successe poco prima e poco dopo. Che cosa stava succedendo negli anni 1992 -1993? Niente di banale, infatti… Fu il passaggio dalla prima alla Seconda Repubblica, iniziato con Tangentopoli che fu, certamente, anche una “bella” caccia alle streghe… Degna dell’antiocomunismo americano ai tempi di Charlie Chaplin… Ma non precipitiamo: la strage – che dico, l’attentatone, ma sì che mattacchioni… – avvenne alla vigilia dell’elezione del nuovo presidente della Repubblica. A Cossiga, dimessosi, chi sa perché, con un mese (ma che significa?) di anticipo sul mandato – lui tutto Forlani, Craxi, Martelli – doveva succedere il nuovo Capo dello Stato. Uno stato ormai decisamente statalista, intendiamoci, per vocazione, convinzione e propenzione…

Ebbene, se fosse salito Forlani, come voluto da molti e nelle previsioni, …tutto come prima. Avrebbe nominato capo del governo Bettino Craxi. La mala Italia di Andreotti (che schifo!) cui venne ucciso dalla mafia il grande (per Palermo) Slavo Lima all’americabna (lui “mafioso” morto per mano mafiosa), di cui a in Sicilia si diceva: “non si muove foglia che lui non voglia”. Ma esiste la mafia o si divide in mafie?. Esiste la massoneria o si divide in massonerie? Non la salvezza del mondo che si vadano spesso in c. fra loro?

Ma non soltanto Andreotti era stato fiaccato. Attorno a Craxi ronzava l’eco dei primi avvisi di garanzia, già piombati su qualche collaboratore. Lui che aveva Martelli all’antimafia con la benedizione di Forlani. E Martelli aveva fatto propria, assieme a Falcone, la battuta di Sciascia sui “professioniusti dell’antimafia”.

Bene, forse, adesso si vede più chiaro come stessero andando le cose ai tempi delle stragi del 92 – 93… Bisognava dare una bella stretta all’Italia da parte di questi “innovatori”: per esempio abolire il proporzioonale e fare un bel apasso indietro sul terreno della democrazia. Cosa che poi, come ben sappiamo, si fece, aprendo una querelle sul metodo elettorale, ancora aperta come una ferita in suppurazione.

Mentre i socialisti, cui risaputamente, era agganciato lo stesso Berlusca, comandavano “troppo”, c’era qualcuno per cui occorreva scompaginare quei piani. Non doveva andare così… Sarebbe stato troppo facile per l’Italia e gli Italiani… E il bandolo della matassa?

Tangentopoli colpiva allora soprattutto il Psi, l’omicidio Lima aveva toccato Andreotti ed ecco che anche le elezioni ridimensionarono puntualmente la maggioranza uscente.

Cominciano gli scrutini a Camere riunite per eleggere il nuovo Capo dello Stato, ma si susseguono uno dopo l’altro senza arrivare a un risultato concreto. Il 23 maggio si tiene il quindicesimo scrutinio, a prendere più voti (235) è Giovanni Conso, già presidente della Corte Costituzionale (e futuro ministro della Giustizia del governo Amato). Troppo tecnico, troppo competente, troppo apolitico…

Ma ecco, invece, che in poche ore l’Italia cambia. Quella mezza tonnellata di tritolo che ammazza Giovanni Falcone contribuisce a terremotare il mondo politico ben più di quanto i materiali attentatori si sarebbero aspettati. E a loro stesso, i mafiosi contadini di Corleone e Palermo, l’arma usata gli si ritorce contro inopinatamente: sarà il Berlusca ad irrigidire la cosa più temuta: la 141 bis, detenzione di rigore per colpevoli di mafia. Quale mafia? Quella che spara. E quella che non spara? Che ci sia ciascun lo sa dove sia nessun lo dice… Ah già, i politici…

Giovanni Falcone era stato sostenuto da Craxi (mentre sorgevano delle accuse contro il pool antimafia cui si era unito anche Leoluca Orlando). Stanco di tanti scontri e dissidi, il magistrato palermitano accettò l’incarico a Roma e andò (promoveatur ut amoveatur), si dice a denti stretti, per dirigere la sezione affari penali del ministero della Giustizia, retto comunque, come ricordato, dal delfino di Craxi, Claudio Martelli. La morte del magistrato si ripercosse inevitabilmente contro alcuni dei suoi detrattori. Ma non fu sufficiente (c’è chi attraversa il fuoco senza bruciarsi) e lo vediamo tutt’oggi…

Il giorno successivo alla strage di Capaci viene eletto il presidente della Repubblica: è Oscar Luigi Scalfaro, che pochi giorni prima, vedi caso, era salito su un bel trampolino, diventando presidente della Camera. La maggioranza è schiacciante: 672 voti (ne bastavano 508). Solo la Lega non si unisce al coro di consensi e vota il suo candidato di bandiera, Gianfranco Miglio.

Scalfaro – scomparso nel gennaio 2012 – era un politico di lunghissimo corso, considerato una figura politica integerrima. Tirato fuori, però, da un non del tutto inusitato “cappello a cilindro”. La sua intransigenza era proverbiale (nel 1950 invita con veemenza a ricoprirsi una signora che in un ristorante romano si era tolta un bolerino rimanendo a spalle scoperte). Sarà poi criticato dal punto di vista politico, odioso a molti, ma sulla sua personale onestà non ci saranno mai ombre…

Chi sarà il nuovo presidente del Consiglio? Ci si chiedeva. Craxi si aspetta di essere il prescelto, invece Scalfaro opta per Giuliano Amato. Il leader socialista al momento non è indagato, ma dopo l’arresto di Silvano Larini si capisce che gli inquirenti lo accerchiano già: Scalfaro è presidente, Amato premier (gli succederà Carlo Azeglio Ciampi), Forlani esce di scena, Craxi sta per farlo e Andreotti viene definitivamente messo all’angolo. Quel 23 maggio 1992 il tritolo non fa saltare solo un magistrato, sua moglie e la scorta…

A chi è giovato? Se fu una strage di stato, chi sarà mai stato? Accusare Berlusconi e Dell’Utri? Come accusare i cristiani dell’incendio di Roma…

Scaramacai

Gaspare Spatuzza: oggi a Palermo le chiamano "verità alla Spatuzza". I pentiti dicono i prevalenza ciò che ritengono possa più giovargli.

Gaspare Spatuzza: oggi a Palermo le chiamano “verità alla Spatuzza”. I pentiti dicono in gran prevalenza ciò che ritengono possa più giovargli.

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A buona memoria ecco che cosa avvenne dopo e quando giunse in scena Silvio Berlusconi, il capo del governo che l’Italia repubblicana abbia avuto più a lungo.

Venne modificata la legge elettorale dai governi di centro sinistra per rafforzare con il sistema maggioritario i poteri del governo: erano certi di vincere le successive elezioni… Parteciparono a grandi incontri internazionali – ricordiamo Parigi e Venezia – convinti di poter prendere impegni ed accettare promesse per molti a venire. Il voto e relativo sistema da loro coniato premiò, invece, per ironia della sorte, tal Silvio Berlusconi, miliardario, secondo contribuente d’Italia se non primo, dottore in giurisprudenza, nato a Milano, ma con cuore napoletano. Era lui il vero italiano che gli italiani avevano votato. Nonostante i tanti detrattori che non mancavano neppure….

Ma non mancano neanche un America per Trump, accusato, udite – udite, di “alto tradimento”, per voler …vendere – in sostanza – l’America alla Russia. Chi sa che cosa gli dà in permuta il suo amico Putin…

Oppure Trunp ha la lungimianza di capire che è meglio la pace con la Russia? Ma questa – l’agognata pace – ai banchieri di Wall Street e ai fabbricanti di armi non piace. Chi sa perché? C’è ancora chi non lo capisce chi siano i nemici dei Trump e dei Berlusca?

I veri cialtroni, insomma, sono proprio quelli che danno pubblicamente dei cialtroni agli altri, fruendo dell’appoggio mediatico quasi concorde. Ma questa è un’altra storia. O, forse, no?

La distruzione delle due telefonate Napolitano – Mancino è l’episodio a valle di tutto. E’ il più triste e grave evento della storia repubblicana italiana. Essa conteneva ovviamanete – e tutti lo sanno – la verità di cui sopra parliamo o qualcosa di molto, molto vicino ad essa: Giorgio Napolitano deve essere ancora impaurito – ma fu a lungo terrorizzato –  per il contenuto di quelle sue telefonate della vergogna con l’imputato Mancino Nicola, già ministro della Repubblica, delle quali pretese e ottenne la distruzione.  Le norme sul segreto, relative alle massime cariche dello Stato, cadono quando casualmente si viene ad avere un indizio di reato! (D.)

Per capire che cosa rimase in piedi alla morte di Paolo Borsellino, basta rileggere le parole di Rita Atria prima del suicidio riportate nel primo film di Marco Amenta sulla morte della ragazza di Partanna (TP) che voleva uscire dal vortice mafioso in cui era la sua famiglia. Queste parole sono considerato come il suo sintetico testamento spirituale: “Prima di combattere la mafia devi farti un auto-esame di coscienza e poi, dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combattere la mafia che c’è nel giro dei tuoi amici, la mafia siamo noi e il nostro modo sbagliato di comportarci. Borsellino sei morto per ciò in cui credevi, ma io senza di te sono morta”.

 

1 Comment on "1992 – 1993 fra il pasticciaccio delle stragi e la Seconda Repubblica: la storia e il “cui prodest”"

  1. Claudio Fogazza | 3 Novembre 2017 at 11:24 | Rispondi

    l’Italia è dominata da chi ha prestato giuramento alla Russia e da chi ha prestato giuramento agli USA, pertanto quando Craxi ha interferito su Sigonella è scattata la reazione USA attivando tutte le cellule

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