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L’Espresso contro Trump e contro la storia

Trump e la moglie Melania protagonisti di molte visite ufficiali: politica internazionale, dialogo e trattativa innanzi tutto. Ma la stampa avversa ignora... Melania ha appreso la sua splendida postura lavorando come modella in Italia e ha trasmesso a "The Donald" l'amore per l'italianità...

L’accanimento contro Donald Trump continua. Chi mai deve aver convinto Flinn ad abbandonarsi alle “ammissioni” che lo coinvolgono? Flinn come Sansone? Vuol dunque morire con tutti i filistei? Quali le promesse sottobanco che lo spingono a tanto? Promesse – intendiamoci , che non saranno mantenute, sia perché questo è il costume massonico dei nemici si Trump, sia perché dal tempo di Clelia (ricordate la storia di Roma?) i traditori vengono. poi, comunque immolati…

Ma quale sarebbe – lo ripetiamo – la colpa di Trump? Di essere amico di Putin e della Russia? Ma non è una grazia di Dio? Non è una cura mondiale contro la guerra? A chi nuoce? Solo ai fabbricanti e ai mercanti di armi? Sarebbe peggiore che si possa temere: quella fra le due maggiori potenze mondiali, Cina – l’outsider – a parte…

No, il Russiagate ha tutti i contorni del Watergate: una buccia di banana creata solo per far scivolare il presidente non voluto dai poteri forti per aver un torto: quello di governare. Essi, d’accordo con la mentalità “di sinistra” che finanziano sottobanco – ma evidentemente – da decenni, vogliono governi che non governino, politici mutuabili da corrompere di volta in volta sull’altare del più platonico (ci riferiamo proprio a Platone ed Hegel) statalismo possibile.

Tutto ciò con buona pace degli articoli farneticanti che appaiono in questi giorni sull’Espresso. A varie firme (Caracciolo…) vi si manifesta lo sfogo di chi ha perso l’orientamento fornito da una “cultura” che aveva una bussola in cui i punti cardinali non erano nord, sud, est, ovest, ma progressista, non progressista, rossi, neri… Amenità!

Questi “amabili columnist” parlano di TrumpPutin ed Erdogan come neo “surrogati” di Mussolini, dando sfogo alla loro personalità condizionata da decenni di educazione  nichilista… Si chiedono che cosa mai abbia condotto ai non meglio specificati …guai di oggi. Non esaminano la propria coscienza, per sapere quanto abbia collaborato ai guai odierni la loro mentalità. Ma quali sono – secondo loro – i guai di oggi? Non li specificano granché nei particolari. Alludono a guai, guai, guai… Ma sono, probabilmente, ben diversi da quelli che lettori come il sottoscritto ritengono tali…

Parlano di neo mercantilismo e, ovviamente, di populismo. Loro che – venendo dalla cosiddetta sinistra – il populismo l’avevano inventato e il popolo l’hanno vistosamente beffato e tradito. Parlano di democrazia loro che la democrazia l’avevano calpestata e, aspirando sostanzialmente ad ideali marxisti, non sarebbe potuto avvenire diversamente… Che cos’è, infatti, il marxismo se non la dittatura di una sola mera idea? Già, una come l’unità… Non perdiamoci, però, in sfoghi contro l’idiozia! Sempre sul terreno della mera “idea” sognano una democrazia quasi “asettica”, al punto che le cariche (chiamiamole anche poltrone) siano assolutamente “fungibili”, ovvero funzionino indipendentemente dal valore di chi le occupa. E’ l’errore della Repubblica di Platone: il sogno “poetico” di una repubblica immaginaria che mai era esistita e mai esisterà, neppure per caso. Occorre specificare che la fantasia serve certamente al servizio dell’ideazione ma poi è nulla senza la tecnica?

Ma lo sanno, questi commentatori, che cosa “fu” il mercantilismo? Appena per inciso, NON si può ritenere  questo termine nel significato di “mero ossequio al mercato“. Così, infatti, lo usano… Invece il MERCANTILISMO (delle monarchie europee), figlio di una mentalità tardo medievale, legato alla ricchezza come mero possesso della terra, dell’oro e dell’argento (l’Europa gioiva perché i due metalli erano arrivati in quantità dal nuovo mondo) venne avversato dal LIBERISMO (Adamo Smith etc), vera dottrina fondante della scienza economica ( o economia politica). Ritenere che il liberismo – nemico del mercantilismo – non ossequi il mercato è, peraltro, una vera bestialità. Per non dire che anche il liberismo viene visto da questi “colti critici”  come la peste bubbonica ignorando un semplice dato: tutti i premi Nobel dell’economia sono stati e sono liberisti. Il vero problema è che – a partire da Giorgio Bocca o anche Gianni Brera nello sport – il nostro giornalismo ha fatto appena “le superiori”. Perché non mandiamo qualche columnist italiano all’università?

Non sarà certo Trump che ha fatto fortuna con gli affari in questo secolo a non capire che cosa sia oggi l’economia. Questa non è certo più, da tempo, figlia di mentalità fisiocratiche e, poi, appunto, mercantilistiche, tipiche della vigilia e dell’alba dell’era industriale – quando i pensatori, fra cui Malthus e Marx – restarono anche sgomenti, vedendo funzionare le prime macchine a motore… Per di più, il tanto amato statalismo ripropone il dirigismo economico delle monarchie europee contro cui il liberismo reagì con successo…

Oggi l’economia è più che mai eraclitea: nulla è fermo, come nell’universo intuito ancor meglio da Archimede (datemi un punto fermo e vi solleverò il mondo) e codificato dalla scienza moderna. Nell’economia reale il denaro (e lo stesso oro) ha una funzione meramente strumentale. L’economia è basata sulla produzione, sullo scambio sostanziale di merce contro merce (al limite vero e proprio import – export) e sull’efficienza dei trasporti, con l’assistenza delle nuoce vie per mare e per terra (assi viari) e dei nuovi mezzi velocissimi di trasmissione (web). Con ogni probabilità siamo davanti ad una nuova vigilia, simile a quella a cavallo fra il 700 e l’800, che ebbe radici già XVI secolo dopo le scoperte geografiche e le circumnavigazioni. Ma ben maggiore: invece delle rotaie, l’etere e la fibra ottica, invece del mare, lo spazio…

Non c’è risposta possibile a questi commentatori! Viceversa occorrerebbe iniziare con il fatidico inglesismo: “When God was a baby…” Cioè, per i meno anglofoni: “Quando Dio era un bambino…”

Germano Scargiali

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Gli articoli “contro” la stampa non sono certo la nostra passione,. Ma una stroncatura “quando ci vuole, ci vuole”. L’accanimento di testate come l’Espresso contro Trump mostra l’allineamento – pernicioso stato di fatto – con la grossa stampa americana che è anti Trump così come è favorevole ai massimi poteri (finanza) e come si schiera “a sinistra“. Siamo in pieno “giornale unico” dove progressista significa socialcomunista, dove ci si crogiola sugli atteggiamenti radical chic , bourgeois bohemiens o bobos, come li chiamano in Francia. Culturalmente questo coro mediatico è la negazione perfetta del corretto atteggiamento, che dev’essere “di apertura”.

Quando, poi, degli italiani, uomini mediterranei giungono a plaudire alla politica di Barack Obama e ad esaltare la sua figura, dopo i danni che ha fatto all’Africa e al Mare Nostrum, siamo alla pura follia. Ora Trump si trova a gestire l’amara sconfitta di Obama nello scacchiere che coglie fra il Nord Africa e la Siria. Gli Usa vi hanno perduto la guerra e l’onore. Ma attendersi che un presidente degli States, chiunque esso sia,  possa assistere passivamente all’ascesa autonoma dell’Africa e del Medioriente attorno al Mediterraneo, è illusione. Trump sembra aver capito che la sola scelta è quella di trattare. E’ per questo che si stringe a Putin. Sempre che glielo lascino fare gli ottusi “pupari” che manovravano male la marionetta Obama: essi, corrotti dalla logica della mano ebraica cattiva (l’ebraismo ha certamente due volti, due veri e propri partiti in lotta), finanzieri puri (far denaro con denaro) o in alternativa aspiranti monopolisti di un’auspicata (da loro) mondializzazione, hanno una sola logica: non conoscere arretramenti, trattative, passi indietro, ma ammettere solo extra guadagni fruendo di rendite leonine di posizione. Tale mentalità si può incontrare a livelli minori in giro per il mondo… (G.S.)

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