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The day after: l’Italia dopo il voto

Meloni Berlusconi e Salvini hanno fatto di 3 un partito unico. Di fatto lo è: la legge consente loro di vincere così. Ma gli elettori hanno votato spesso ricorrendo a una trottola... Governeranno come un margine superiore a quello che aveva Renzi. Ma avranno vita difficile se non saranno accettati dai poteri men noti...

Una regola ferma era chiara alla vigilia delle elezioni: che la coalizione vale un partito. E per coalizione non poteva intendersi che quella di destra, formata da Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d’Italia. Questa coalizione ha vinto le elezioni appena concluse. La coalizione è tutto , il partito è poca cosa. La vittoria di un partito, in questo caso del M5Stelle è platonica… La medesima cosa, non identica, ma equivalente, è avvenuta da poco in Sicilia…

La stessa cosa – però – non traspare che fra i denti dei commentatori nella “Notte delle Stelle”, la stessa – insonne per altri motivi – che, oltre Oceano stava assegnando le “statuette” ambitissime che rappresentano – come si disse da subito  –  lo Zio Oscar: uno scherzo che diventò storia…

C’è anche un Oscar da assegnare per queste elezioni italiane? La risposta – purtroppo – è no. Questo evento elettorale scrive un’altra pagina, dopo quelle di Francia, Inghilterra e la recente della Germania che dipinge il quadro di un’Europa caleidoscopica e bizantina in cui la trattativa, il corridoio, la “politica” è protagonista quanto il vento di perturbazione lo è sull’andamento di una regata velica.

Forze “men note di colore  e di misura”, come i colori delle sfumato leonardesco, ovvero come quelle che giocano sul mare durante la regata (il vento, le correnti, la deriva, lo scarroccio…) sono certamente “sul campo”. Da più parti e con ogni mezzo si cerca di “drogare” la competizione. Una delle ultime armi – come un colpo d’artiglieria –  è stato il proporsi di un …partito del non voto.

La maggiore “sorpresa”, che tale non è, perché molto prevista, quella del M5Stelle – primo partito, come già in Sicilia, ma, come nell’Isola, il fatto non è decisivo – prova epidermicamente che “il movimento” ha ancora i suoi potenti sostenitori “dietro le quinte”. I media cercano sfacciatamente di tirargli la volata prima, durante e dopo quella che resta una sostanziale sconfitta. Se avesse fornito ai “grillini” le leve per governare non sarebbe neppure la prima volta che un partito neofita lo faccia a sorpresa nella storia della Repubblica. Lo ha già fatto Berlusconi. Con la differenza, però, che Forza Italia si mosse contro i poteri fortissimi che, poi, col tempo, ne logorarono a più riprese il potere, fino ad escludere (meriti e colpe compresi) il partito – fra aggressioni, manovre e mobbing – dal governo.

Ebbene, se si procedesse con una stretta tassonomia da quello che “s’era detto” prima delle elezioni a ciò che abbiamo in mano all’indomani, Berlusconi – sia pur di misura – ha rivinto. La sua coalizione ha primeggiato con un margine superiore a quello con cui il PD negli ultimi anni ha governato – o sgovernato – l’Italia. Non solo: sarà il partito dei tre della coalizione da lui creato che ha avuto soprattutto seggi, si chiama Forza Italia – sempre così, ancora così – e dovrebbe essere lui, il Berlusca ad indicare il premier, non potendolo fare di persona per l’ennesimo provvedimento emesso contro di lui: non una sentenza, ma una legge – la Severino – che lo incastra con valenza retroattiva…

Se rispettiamo la logica che ci guida da anni, le elezioni hanno più vincitori e più sconfitti. I vincitori sono quei premier di partito che hanno portato “il loro” ad una “crescita”, mentre gli sconfitti sono quelli che lo hanno portato “giù”. In questo senso c’è anzitutto un grande sconfitto: è Matteo Renzi con tutti i suoi “seguaci”, ministri, anche, dalla gran prosopopea come Franceschini ed altri, come Minniti, che avevano avuto persino una logica che …piaceva alla destra. Ma anche le “regioni rosse” abbandonano il PD. E c’era da aspettarselo, anche se sul tema …si glissa.

E’ – nessuno osa annotarlo – un ennesimo fremito di morte del “vecchio” partito comunista italiano. Lo sottolineano, anche, Pietro Grasso e la Boldrini che, fondando un partito, pur marginale, come Liberi e uguali, strillano in faccia a Renzi che il socialismo “non si fa così”. Noi diremmo, piuttosto, che non si può rinnovare così. I motivi sono due: Renzi (a parte le sue colpe specifiche commesse da governante) non ha il coraggio di dir chiaro che occorre seppellire il marxismo e  la gente comune non ammette – per ignoranza – che si confessino pubblicamente errori (così grossi) e si voglia ripararli. Le sconfitte non ammettono scuse agli occhi dei popoli…

Occorre – piuttosto – ripartire da zero, scrivendo qualcosa su un foglio bianco. La verità è che i tardo marxisti non hanno più dove trovar riparo. La politica sociale deve percorrere altre strade, sbarcare su nuovi lidi.

Su un foglio bianco scrivono i grillini e raccolgono, al Sud, i sì dei sostenitori del “non voto”. Tale è nel meridione, stressato, ma non morto, il voto ai 5Stelle. E’ il risultato del “tanto sono tutti la stessa cosa”. L’importante è “far sfregio” al “potere”: quello che il Meridione lo ha tradito per decenni con finte istituzioni, falsi aiuti, tanto paternalismo, poca seria considerazione…

Quello che non traspare è che non tanto la politica, quanto altri giochi di forza, hanno determinato, con interessi economici e di potere men noti, sommati al gap geografico, la marginalizzazione del Sud Italia, un “lembo” partito col piede sbagliato, lontano dalla Mitteleuropa e dall’Europa oceanica… Le relative sorti ricalcano per molti versi quelle dell’Africa. Fino alla Sicilia siamo certamente nell’Occidente evoluto e benestante, ma di sicuro in parziale sottosviluppo. In tale condizione “è tenuto” tutto il Mediterraneo Meridionale, come fosse una zona del mondo colto e  civile cui la storia ha tolto, ad un certo punto, lo scettro del potere e cui “forze preponderanti” non vogliono assolutamente restituirlo.

Il Sud mediterraneo ha un nemico, l’Oceano. Ha meno del 5% della superficie dei mari del mondo e il 40% dei traffici lo percorrono. Tutti lo temono. Persino il Nord Italia teme di restare escluso da un suo, eventuale, boom. Che, comunque, incombe…

Questi ed altri grandi fatti stanno dietro lo scenario sul quale si muovono, ora, attori di provincia, come Grillo, Di Maio, Salvini stesso… Ma, per la verità, nessuno è stato – finora – in grado di “cavalcare la tigre”, tranne – diciamolo – un po’ Craxi e poi certamente Berlusconi, per la sua statura economica e imprenditoriale che – per pittoresco che sia – lo pongono ad un livello che non è quello di tanti ambasciatori in mezze maniche e mezze calzette che hanno rappresentato l’Italia nel dopoguerra. Ad alzare la cresta, del resto, l’Italia ci aveva provato prima, ma era andata disastrosamente fuori tempo e fuori misura, compiendo un salto che la vide cadere nel burrone.

Che cosa succederà? In un’Europa fatta di stati tutti alla ricerca di se stessi, l’Italia non sarà da meno. Anzi potrà fare anche più e meglio degli altri… Se sarà governata in modo competente e capirà che la partita si gioca fuori dai confini, potrebbe – paradossalmente – essere alla vigilia di un salto di qualità e assumere in Europa quel ruolo che renderebbe possibile sia la propria statura economica (i manufatti, la sperimentazione, le grandi opere nel mondo, la cantieristica navale, la stessa industria in genere prima che il turismo incoming e la inestimabile immagine culturale).

Ci riuscirà se saprà lasciare a casa le mezze calzette e i politici – come ne ha avuto persino alla presidenza – da …mezzo litro e una gazzosa.

Germano Scargiali

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Ciò che c’è da chiedersi che cosa si aspetti mai il Sud dai 5Stelle. Far capire ai partiti una voglia matta di scaricarli, votando un …movimento, certo. Che cosa sono i 5Stelle? Non lo sanno né loro, né glia altri: populisti, sovranisti? Che cosa vogliono? Certamente stanno giocando come non mai la partita per rompere i giochi e rendere l’Italia difficilmente governabile. Ciò che qui notiamo da sempre…

O anche l’elettorato sudista è attirato dal reddito di cittadinanza? Si dice che questa “trovata” abbia …fatto la differenza. Sarebbe la prova che bisogna parlare alla gente in modo semplice e chiaro: “reddito“, una parola comprensibile, dolce, diretta. I commentatori non annotano due aspetti sostanziali, e lo fanno per carenza di cultura specifica e di base. Per ignoranza specifica non “ricordano” che trattasi di un provvedimento già adottato nel resto d’Europa (paesi più progrediti). Per ignoranza di base non sottolineano che è una conseguenza prevedibile dell’evoluzione del processo economico: in un mondo in cui pochi producono quanto e più di quel che serve, i meno abili non trovano occupazione, ma c’è la disponibilità dei beni di sussistenza: non resta che distribuire loro il denaro necessario per acquistare il necessario. Occorre farlo nei “giusti” modi. I punti su cui intervenire sono molti: le varie condizioni di disagio. E non bisognerebbe trascurarne nessuna. Sarà un ambito che andrà anche crescendo col tempo per capillarità, qualità, quantità… (Gesse)

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Una volontà internazionale, che ha una visibile presenza in Italia – ma ancor più in Europa – non vuole un mondo governabile. Più governabilità significa più potere alla classe politica: per biasimata che essa sia essa rappresenta “il popolo”, cioè “la comunità sociale.     Questa non ha altra presenza, a livello di potere, che non sia l’azione di governo. Le lobby – invece – hanno la forza concessa loro anzitutto dal denaro (il potere bancario è il più malefico), successivamente dal potere in sé (associazioni varie di stampo massonico).

Un commentatore si ostina a dire che “…mai l’Italia è stata così ingovernabile“. Non è vero. Siamo all’orgia del servilismo giornalistico, allo smaccato ossequio verso ciò che “possa piacere” ai …poteri meno noti. Essi preferiscono quei governi deboli, quelle false democrazie buoniste che conosciamo, ormai, bene. Quanto ai 5Stelle, ereditano – come abbiamo altrove notato – l’abitudine a confrontare l’azione – le decisioni specifiche, i sì e i no – con le statuizioni ideologiche. Per il marxismo era l’ideologia unitaria legata all’abolizione della proprietà privata (soprattutto del capitale). Adesso,   dopo l’implosione del socialismo reale, le statuizioni ideologiche sono disgregate: ecologismo ideologico, salutismo, timori planetari legati ad energia, acqua, esaurimento delle risorse… In realtà sono tutti concetti legati alla genesi della stessa ideologia marxista, dei timori coltivati nell’800 da Malthus Falan… o “scienze non scienza” come quella di Darwin, sopravvisute alla morte del corpo centrale del socialismo reale.

 

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