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La Terza via: Jazz a Roma con Cecilia Sanchietti

La Sanchietti alla batteria

Bonaventura Zumbini, grosso critico letterario del 1800, scriveva di Vincenzo Monti:

<<…E’ bello veder tanta potenza d’arte congiunta a tanto di cuore…>>

Io, che scrivo questo articolo, a corto di così efficaci parole, rubo ad altri.

Potrei terminare così questo articolo sul trio Cecilia Sanchietti, Pierpaolo Principato, Marco Siniscalco e forse sarebbe la maniera più semplice per telegrafare il messaggio d’apprezzamento ed incuriosire il pubblico.

Ma, per essere stato così folgorato dalle parole dello Zumbini a tal punto da utilizzarle come commento principe alla “La terza via”, c’è una ragione.

Questa ragione io voglio spiegare.

Vidi ed ascoltai per la prima volta la Sanchietti batterista, quando era parte dell’orchestra “41° parallelo”. Ne ebbi l’impressione come di una musicista, direi soffocata; naturale potrebbe dirsi, l’orchestra non lascia spazio al valore del singolo ma ne esalta semplicemente la adattabilità al complesso. Vero! Ma…

Una seconda volta la ascoltai nel maggio 2017 in “Trio in unum” ove, assieme a Flavia Ostini (contrabbasso) e Katia Fiorentino (piano), offrivano al pubblico una composizione di loro mano.

Anche qui la batterista, riconfermava la sua dote di “parte di un complesso” esibendosi però in un batterismo che convalidava la mia intuizione: la Sanchietti sa amalgamarsi e sa distaccarsi dal complesso con grande abilità, pronta a ritornarvi senza interruzione di tessuto e… possiede una sua personale specificità musicale!

Arriviamo quindi all’album: “LA TERZA VIA”.

Interamente composto dalla Sanchietti, esplode, l’album, della potenza razionale compositiva e del grande dinamismo affidato al basso (Marco Siniscalco) ed al piano (Pierpaolo Principato), i quali strumenti marcano, con i loro timbri musicali, l’itera composizione e la colorano vivissimamente delle altezze della loro sonorità, necessarie a parlare “in singolo” verso l’altro!

Come è a tutti noto, un repertorio operistico mozartiano come pure wagneriano esigono cantanti specifici; non tutti i soprani, tenori, baritoni, contralti, controtenori, bassi possono interpretare Mozart e Wagner!

Bene, questa regola che quasi parrebbe non applicarsi al genere “jazz”, normalmente percepito come complesso guidato dal solo impeto vitale scaturente dall’esplosivo ritmo che tutti gli elementi unisce, non può fare eccezione appunto nel settore jazz.

La Sanchietti lo sa.

Una potenza compositiva ove la razionalità dello spartito e la “tenuta di scena” è il fondamento per un ottimo risultato (La Terza Via) non poteva ricorrere se non a musicisti vibranti sì, ma nello stesso tempo, perfettamente proprietari della tecnica esecutiva.

Il suolo comune le viene offerto da Principato e Siniscalco; dei due basti dire che insegnano al “Saint Louis Jazz Shcool” di Roma un centro di educazione al jazz conosciutissimo.

Il piano cristallino quasi ferente di Principato viene retto e stemperato dai gravi del basso di Siniscalco che, con la sonorità simile ad un contrabbasso, lo fa viaggiare ricordandogli il tessuto di fondo della composizione; la morbida cavernosità aerea del basso fa venire alla mente Bruckner.

Se volessi tentare di immaginare un quarto elemento adatto ai tre, non potrei che pensare al celeberrimo trombettista Fabrizio Bosso, l’unico a poter tenere il loro “pathos” tecnico.

Fabio Massimo Tombolini – testo e foto

(corrispondenza romana per Palermoparla)

LA TERZA VIA

Concerto jazz di:

Cecilia Sanchietti, batteria

Pierpaolo Principato, pianoforte

Marco Siniscalco, basso elettrico

Elegance Cafe 5 maggio 2018 ROMA

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