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Conte e i suoi cento racconti…

Conte presentato dal suo sponsor politico: Luigi Di Maio. Questi non ha voluto o potuto fare il capo del governo italiano...

Tutto secondo copione. In perfetto stile di marca massonica, uno sconosciuto (ai più) viene posto a capo di una “pira” rovente. Chi ci sarebbe mai salito? Ed ecco la “lieta” sorpresa: trattasi di persona inattesa quanto – si può affermare – di cristallina personalità. Per prendere una qualsivoglia decisione politica o amministrativa dovrà chiedere a qualcuno: “come si fa?” Già, perché non è né un politico, né un amministratore! Non lo è mai stato. E’ l’ideale: una  persona della società civile. Il Presidente …può! Può sceglierlo, ciò fa parte della “santa Costituzione”, qualcosa di giusto la santa inquisizione, quella che lo Stato (insaziabile) si mette sotto i piedi in fatto di fisco, diritto del lavoro ed altro ancora… Ma che cale? Quando serve, che serva pure! Abbiamo ripassato la lezione nel “felice” caso di Mario Monti. Che scialo quel Monti…

Esattamente come Monti, anche Conte si brucerà politicamente? E che cosa importa mai? Non è mai stato un politico! Non si brucerà neppure: è’ come se non bruciasse nulla. L’Italia inventa il moto perpetuo: alimentare la fiamma senza combustibile. Niente male, non c’è che dire…

Questo Conte non sa nulla di politica? Lo guideremo noi! L’abbiamo sentito dire altre volte, l’abbiamo sentito… Lo constatiamo a più basso livello, nei club, ad esempio, nelle federazioni… Lo constatiamo a più alto livello: chi era mai Barack Obama se non un pupo? Aveva una preparazione politica o di vita atta a guidare la maggior potenza mondiale e tutto l’Occidente? Gli diedero subito un Nobel per la pace quando per la pace aveva detto solo parole. Fece più guerre di qualunque altro. Ma le decise lui?  ..Ma non facciamo ridere.

Così fa ridere anche questa che abbiamo definito una mera pantomima. Con la complicità della main stream mediatica si recita il copione – in parte a soggetto e ciò lo rende più verosimile – della politica vera, cioè quella che deve apparire, dietro la quale stanno i mastri pupari a noi “men noti di colore e di figura” per dirla con le parole con cui Leonardo descriveva il suo sfumato nei lontani paesaggi.

Può mai essere che decisioni di grande portata su quello che è comunque “un grande paese” come l’Italia venga affidato a persone come Di Maio e Salvini? Non ci accorgiamo che critiche, notizie e descrizioni sui maggiori problemi italiani (e di politica estera) sono regolarmente monche e spesso manca l’esame dell’aspetto principale? Ci informano male e poco…

Per fare appena un esempio: l’aspetto principale della chiusura dell’Ilva è a chi andranno le commesse (forniture, clienti) in caso di chiusura temporanea o – peggio – definitiva dello stabilimento, l’acciaieria più grande d’Europa. Chi ne ha parlato? E c’è voluto il problema dell’inquinamento per sapere che l’acciaieria più grande d’Europa fosse nell’Italietta? Quella che …può vivere solo di turismo? Quella che ha acquistato prima la Magirus Deutz tedesca e poi la Chrysler inclusa la Jeep? Oh povera Italia, il cui governo ha eterno bisogno del denaro da togliere agli italiani! Fisco,fisco, fisco…

E che dire del debito che l’Europa ci rimprovera, come se l’avessimo fatto veramente noi cittadini, che siamo famosi – in Italia – per essere “fomichine”, che abbiamo comprato case e terreni, che abbiamo cercato, invece i mettere da parte soldini, ma ce l’anno impedito, ci hanno derubato e se abbiamo comprato il mattone ce lo stanno rubando…

E, invece, ci rimproverano che in qurgli anni avremmo mangiato i polli di oggi e di domani e carne di tante vacche che, nel frattempo, bevevano acqua e pisciavano a dismisura, depauperando irrimediabilmente le riserve del pianeta e inquinnando le falde rimanenti…

Già, ma perché non ci pubblicano un esame dettagliato ella “composizione” di questo debito: ma, insomma, sti soldi lo Stato a chi li deve? In gran parte a noi, tanti altri alla Cina… Ma tutti questi occchiali da 3 euro abbiamo comprato? Siamo in tanti i presbiti in Italia? E’ vero. Lo confessiamo: teniamo uno di qusto occhiali in ogni stanza. Abbiamo cissuto troppo da ricchi quando c’era il boom. Non era il  boom, era tutta apparenza: avremmo dovuto bere meno wisky. Bourbon o scotch? Ah, gli spreconi… E così, poveri figli – e i nipotini? – non avranno latte, pane, pasta, benzina… E che farne, visto che non potranno permettrsi l’automobile? Soluzione? Tasse, tase, tasse… Imposte, imposte, imposte… Sul reddito? No, anche sul patrimonio. Nono puoi? Vieni quello che hai e dallo allo Stato!

Ma chi è questo Giuseppe Conte? Il Carneade del momento, assurto ad improvvisa notorietà? Da Mr nessuno a “L’uomo del giorno” ha 54 anni ed è nato a Volturara Appulla, piccolo centro in provincia di Foggia. Parlerà con gente nata a Roma, parigi, Berlino, Londra, Mosca Washington, Pechino, Tokio… Sempre meglio di Di Maio e Salvini… Giunge in un momento di tale caos che, neppure se fosse un mago potebbe accontentare gli  italiani da una parte e la famelica UE dall’altra: un’Idra, questa, dalle sette teste con altrettante bocche che quelle di un pittbull con un morso da 150 libre cadauno smbra buonoo a schiacciare solo nocciolini…

Ecco un ennesimo meridionale chiamato nelle cariche che contano di quest’Italia che del Meridione continua, però, lo stesso a dimenticarsi…  Sposato e separato, ha un figlio di 10 anni. Avvocato e professore ordinario di diritto privato all’Università di Firenze, era già stato indicato dai grillini per ricoprire l’incarico di ministro della Pubblica amministrazione, deburocratizzazione e meritocrazia. Si è laureato in Giurisprudenza presso l’Università La Sapienza di Roma (1988) con 110 e lode. Tra il 1992 e il 1993 è stato borsista presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr). Ha proseguito poi gli studi a Yale, negli Stati Uniti, a Vienna, Parigi, Cambridge e New York.

Ma c’è già un giallo su questo ricchissimo corso di studi. Vedremo…

“Una persona con quel nome (Giuseppe Conte, ndr) non appare nei nostri registri, né come studente né come membro della facoltà”. A comunicarlo al quotidiano New York Times è una portavoce della New York University. L’università è tra quelle indicate nel curriculum dal professor Giuseppe Conte, il premier proposto da Lega e M5S al Colle.

Pare, addirittura, si possa assistere ad una frenata da parte del Presidente Sergio Mattarella… Mah!

Nel curriculum pubblicato dall’Associazione dei civilisti italiani si legge che Conte ha perfezionato i suoi studi giuridici anche alla New York University nel 2008 e nel 2009. Ma una portavoce dell’istituto, Michelle Tsai, ha detto che non c’è traccia del suo nome nei registri accademici, specificando che Conte “potrebbe aver frequentato dei corsi da uno-due giorni che non vengono registrati d’ufficio”.

Ma continuiamo a descrivere il personaggio, secondo l’ufficialità – un po’ frettolosa – del momento. A questo punto è un dovere…

Nel corso della carriera accademica Gisuppe Conte ha insegnato diritto civile e commerciale presso l’Università di Roma Tre, la Lumsa di Roma, l’Università di Malta e quella di Sassari. E’ condirettore della collana ‘Maestri del diritto’ per Laterza. Inoltre è membro del Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa e ha presieduto la commissione speciale del Consiglio di Stato che ha destituito Francesco Bellomo, il consigliere di Stato finito nella bufera per i corsi per aspiranti magistrati in cui le borsiste venivano obbligate a indossare minigonne. Un gran viatico far parte dei baroni ell’università? Sarà… Ma nonsarbbe meglio qualche “colonna”? C’è qualche evidente discrepanza: quelli con la licenza media non chiamano quelli con la laurea, ma un docnte. Questi deve chiamare un paio di esperti per prendere decsioni dinpolitica e amministrazione, perché, a propria volta, non ne capoisce niente. E tutti insieme appassionatamente dovrebbero risolvere i problemi dell’Italia e guidare il paese di Marchionne e dell’acciaieria più grande d’Europa – quello che becca i massimiappalti per le grandi opere, che costruisce i migliori elettrottreni del mondo – nel contesto internazionale…. C’è qualche discrepanza, C’è…

“Ho conosciuto Giuseppe Conte – rivela Antonio Placentino, il suo miglior amico che oggi è stato ospite di ‘Un Giorno da Pecora’, la trasmissione di Rai Radio1 – prima che iniziasse gli studi. Eravamo ragazzi, circa trent’anni fa, e siamo diventati amici  Io facevo il calciatore all’epoca e Giuseppe, di tanto in tanto, veniva a giocare a calcetto o calcio a 11 con noi. Io sono di San Giovanni Rotondo, dove ha vissuto a lungo anche lui”.

“In campo Conte – prosegue Placentino – era un regista alla Fabio Capello, se la cavava abbastanza bene. Conte tifa la squadra della Roma. Da giovane “studiava moltissimo ed era piuttosto riservato, di una riservatezza assoluta. Lo ha sempre contraddistinto una personale eleganza nel vestire. Se Conte è a digiuno di politica non è così in famiglia d’origine. Questa è entusiasta della possibilità che diventi premier e, in queste ore, racconta Antonio, l’ha raggiunto in massa a Roma. …Anche questo fa parte del copione: lui gongola. Finalmente riconosciute le doti segrete ma eccelse di una persona, chiamata dal nulla, perché “c’era bisogno” di un uomo nuovo e onesto che…

Ma attento Conte: “…la tua festa, c’anco tardi a venir, non ti si grave”. Già, Leopardi stesso ammonisce del temibile “apparir del vero”…

“Si, c’è entusiasmo”, ammette Giuseppa Conte . Il papà di Giuseppe è stato consigliere comunale (sic!) e lui segue le orme del padre, è di una bravura unica…” Conte è anche molto religioso. Andava spesso al santuario di Padre Pio” svela ancora l’amico….

Se, però, Conte venisse nominato premier, l’Italia – checché ne di ca Di Maio nelle varie dichiarazioni in proposito (faceva parte della mia  squadra) – tornerebbe ad avere un presidente del Consiglio non parlamentare: sarebbe la sesta volta, nella storia repubblicana, che a occupare Palazzo Chigi si ritroverebbe tecnico o un professore che non è stato eletto dai cittadini, cioè come deputato o senatore. Anzi, non è mai stato eletto per niente.

Il primo a diventare presidente del Consiglio (e poi Capo dello Stato), senza il titolo di onorevole, è stato nell’aprile del 1993 l’ex-governatore della Banca d’Italia Carlo Azeglio Ciampi: nominato dal presidente della Repubblica, così come prevede la Costituzione, in un periodo di delegittimazione della politica a seguito degli scandali di Tangentopoli, rimane in carica fino al 1994 quando si va a elezioni….

In quel momento arriva a Palazzo Chigi “inopinatamente per il …sistema” per la prima volta Silvio Berlusconi (1994). Non bisogna attendere però molto per avere di nuovo un “tecnico” alla guida del Paese: nel 1995 infatti tocca a Lamberto Dini. Anche il nuovo inquilino di Palazzo Chigi ha un passato in Bankitalia e, nel primo governo del Cavaliere, è stato ministro del Tesoro.

Incaricato dal presidente Scalfaro – salito alla presidenza dopo la defenestrazione di Craxi e del Craxismo che avrebbe portato al Quirinale Forlani – Lamberto Dini subentrò quando si attendeva desse vita addirittura ad un esecutivo composto esclusivamente da ministri e sottosegretari tecnici e non parlamentari…

Per inciso, Scalfaro stesso era persona così morale da rimproverare una signora troppo scollacciata al ristorante (era ad un tavolo accanto al suo) e Dini sembrava proprio un merluzzo bollito: le imprese più “eroiche” che aveva compiute erano le corse campestri al liceo. Ma, se c’è qualcuno che è uscito “formalmente” vincitore dopo le grandi stragi, accompagnate dalla contemporanea defenestrazione di Craxi, Martelli e di tutto il relativo entourage, di cui Berlusconi era il braccio imprenditoriale, sono proprio loro… La successiva vittoria elettorale di Forza Italia, movimento improvvisato dal famoso Cavaliere, fu lo smacco maggiore che “il sistema” abbia subito in tutto il dopoguerra…

Con le elezioni del 1996, a Palazzo Chigi si insedia Romano Prodi, poi arriva Massimo D’Alema seguito da Giuliano Amato che sarà a capo del governo dall’aprile del 2000 al giugno del 2001. Per quest’ultimo è la seconda volta da premier e in questa Legislatura e, a differenza della prima esperienza, non è né deputato né senatore.

Passano 10 anni e il capo dello Stato Giorgio Napolitano affida l’incarico di presidente del Consiglio a Mario Monti che, però, tecnicamente è parlamentare, visto che tre giorni prima della suo incarico Napolitano stesso lo aveva nominato senatore a vita. Ma non è neppure lui un eletto. Infine, nella scorsa Legislatura tocca a Matteo Renzi: è segretario del Pd ma non è eletto in Parlamento neppure lui: succede a Enrico Letta e resta a Palazzo Chigi dal 2014 al 2016, quando, a causa della sconfitta al referendum sulle riforme, si dimette e passa il comando a Paolo Gentiloni. Questo è quanto precede l’arrivo del nuovo premier nazionale italiano. Un passato a dir poco tumultuoso in cui sembra avvicendarsi – nella realtà tutt’altro che facile di una grane nazione – una serie di golpe più che delle vicende di natura politica e democratica…

Gesse

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