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Con le ZES Sicilia più efficiente e attrattiva: il “la” di Musumeci

Un momento del tavolo di lavoro in cui si è dato il via ...operazione Zes.

ZES, araba fenice per i porti italiani. Le Zone economiche speciali sono state sperimentate – come abbiamo scritto altre volte – all’estero, a partire dal Far East, dimostrandosi uno strumento efficiente di sviluppo. Esse sono annesse ai porti per favorire le operazioni commerciali e gli scambi a mezzo di servizi e privilegi fiscali…

“…Le Zone economiche speciali rappresentano una straordinaria opportunità di crescita per la nostra Isola e dobbiamo impegnarci al massimo per raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati. Abbiamo il dovere di valutare tutte le proposte che possano imprimere uno slancio concreto al territorio e rendere la Sicilia più competitiva sui mercati internazionali, ovvero in grado di attrarre investimenti e nuovi insediamenti industriali”.

Sono le parole pronunziate dal Presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci, nell’aprire i lavori della riunione della Cabina di regia sulle Zes, che dovrà elaborare il Piano di sviluppo strategico propedeutico teso alla richiesta da avanzare al Consiglio dei ministri. Al tavolo, presieduto dal governatore, hanno partecipato, tra gli altri, gli assessori all’Economia Gaetano Armao e alle Attività produttive Mimmo Turano, i rappresentanti delle Autorità di sistema portuale del mare di Sicilia occidentale e Sicilia orientale e dell’Autorità portuale di Messina e Milazzo, oltre al consulente esperto del settore, Aldo Berlinguer.

Musumeci con Armao: presidente e vicepresidente sono al centro di questa operazione. L'efficienza dei porti, data la posizione della Sicilia in Mediterraneo può essere "tutto" per lo sviluppo.

Musumeci con Armao: presidente e vicepresidente sono al centro di questa operazione. L’efficienza dei porti, data la posizione della Sicilia in Mediterraneo può essere “tutto” per lo sviluppo della regione.

Nel corso della riunione, è stato deciso un crono-programma, con le caratteristiche di una vera tabella di marcia per le attività da realizzare…  Entro il 10 settembre, le Autorità portuali di Palermo e di Augusta (Sicilia occidentale e Sicilia Orientale, ndr) si sono impegnate a fornire la sintesi dei loro Piani operativi triennali, immaginando lo sviluppo del traffico marittimo, anche grazie alle aree retroportuali che esse ritengono strategiche per lo sviluppo delle Zes. Analogo lavoro farà il Porto di Messina, avendo già manifestato il proprio interesse a partecipare a una delle due Zone economiche istituite in Sicilia. In particolare, Messina, pur dipendendo dall’Autority che da poco è stata istituita ad Augusta, si sta battendo, frattanto, per essere considerata dall’UE “Porto Core”, come è già avvenuto per Palermo e poi per Augusta.

A partire dal 20 settembre, invece, sarà la Regione a fare sintesi, avviando la consultazione con le Città metropolitane, i Comuni, gli stakeholders e le parti datoriali e sindacali, in un processo di individuazione delle aree condiviso e partecipato con i territori. Un’attività che dovrà essere terminata entro metà ottobre.

“La Sicilia – ha affermato il presidente Musumeci a chiusura lavori – sta risalendo, con fatica, le classifiche nazionali su settori chiave come sanità e scuola e altrettanto deve fare sulle Zone economiche speciali, con determinazione e visione strategica. La Regione, al contempo, sta lavorando su una messa a sistema complessiva delle varie politiche infrastrutturali, logistiche, economiche e fiscali per lo sviluppo delle Zes. Avanzando con massima celerità nel percorso condiviso con le Autorità di Sistema portuale. Dobbiamo completare le procedure per la delimitazione delle Zes entro metà ottobre, dopo aver ascoltato gli enti locali, le categorie produttive e gli attori sociali”.

Pasqualino Monti presidente dell'Autorità portuale di sistema della Sicilia occidentale con sede a Palermo.

Pasqualino Monti giovane presidente dell’Autorità portuale di sistema della Sicilia occidentale con sede a Palermo.  I porti di rilevanza nazionale dipendono dal Ministro dei Trasporti che ha da tempo inglobato quello della Marina. 

Con decreto del presidente del Consiglio dei ministri del 25 gennaio, è stato previsto che la superficie massima da destinare a Zes nell’Isola sia di quasi 56 chilometri quadrati, sui 240 in totale delle otto regioni coinvolte: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia. L’istituzione delle Zone economiche speciali punta a ‘favorire la creazione di condizioni favorevoli in termini economici, finanziari e amministrativi, che consentano lo sviluppo, in alcune aree del Paese, delle imprese già operanti, nonché l’insediamento di nuove imprese in dette aree’. In particolare tale istituzione riguarda le regioni in ritardo economico rispetto al resto del paese e, segnatamente, quelle del Sud. Ad esse si accompagna la creazione – in corrispondenza dei porti – di “free zone”, che godano di sgravi ed esenzioni fiscali…

(Tratto da un comunicato ufficiale commentato e impaginato da Germano Scargiali)

 

Nota. Anche il progetto di un mega porto, mirato al grande trasporto intermodale (container) a Palermo – da chi scrive definito “folle”, sproporzionato ai luoghi, male ubicato, contro ogni memoria storica e in concorrenza con Augusta (porto naturale nato per assolvere a questa funzione) – è nato, in realtà dalla prospettiva di ottenere una Zes. Essa, però, è già prevista a Palermo nel porto, che è stato definito, già in partenza, Core dall’Ue. Si pensi che Augusta ha dovuto, paradossalmente, brigare. Né vale la semplice osservazione – sacrosanta in assoluto, ma ormai risaputa – dei nuovi arrivi dovuti al raddoppio di Suez. Perché questa prospettiva valorizza l’intero Mediterraneo. Ciò che occorrerà sarà sempre di “vincere la concorrenza”, eterno traguardo per i porti. Posizione geografica, efficienza dei servizi, superficie a terra, vie di comunicazione, vicine e dirette alle mete europee faranno la differenza: Augusta con il suo porto naturale, posto vicino alle rotte che contano è in grande vantaggio ed ha iniziato una vera attività intermodale quasi senza volerlo. All’intera sicilia occorrerebbe, inoltre, il “famoso” Ponte sullo Stretto, in assenza del quale sarebbe svantaggiata rispetto ai porti del Continente, inclusi Gioia Tauro, Livorno – ma pesino Genova e Trieste – e si troverebbe nelle condizioni di Malta, che lavora solo con il transhipment (trasbordo da nave a nave per il cabotaggio). Ma che dire di Tangeri, Algesiras, Valencia e del Pireo, già amministrato dai …cinesi? A tali porti correrebbe opporre “qualcosa di serio“. Il che – diciamolo – non sarebbe estraneo alla marineria italiana, purché si ragioni in modo moderno e si snelliscano le norme burocratiche. Attualmente controlli e sdoganamenti durano in Italia circa tre volte di più che in Marocco: si tratta di giorni…  (Germano Scargiali)

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