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Africa: Dove non giungono gli orsi giungono i pechinesi

Che amici questi africani! Mentre l'l'Europa, l'Italia e l'Onu si trastullano su come dividersi gli emigranti e su quale generale libico appoggiare, la Cina non porta chiacchiere in Africa, ma dollari... L'Italia e l'UE avrebbero tanto da dare: know how ed anche soldi... La montagna, però, partorisce il topolino...

Mentre in Europa continua a diffondersi l’idea di un “pericolo africano” ancorato ad uno stato di povertà e all’immigrazione e l’America continua nella sua politica quanto meno attendista, mirata a mantenere il Continente africano nel sottosviluppo massimo possibile, ma anche a tener lontane da esso “le mani” degli europei, è la Cina a far la parte dello “zio” che, in una popolare canzoncina siciliana, afferma: “…a sta picciotta ci penso io!”

E’ stato affermato in queste settimane come “prosegua senza freni” (così ne parlano) l’espansione della Cina in Africa. A Pechino il presidente Xi Jinping, aprendo il Forum sulla Cooperazione Cina-Africa, non ha parlato in termini di moneta cinese. Ha detto agli africani: “vi finanzierò in dollari“. Ha annunciato così  una manovra da 60 miliardi di dollari, che saranno stanziati nel corso di tre anni per lo sviluppo del continente africano. Investimenti, prestiti e finanziamenti a nove zeri in quello che è stato definito da Xi Jinping un progetto …dal destino condiviso e …senza fine politico collegato. Sarà…

In un precedente summit, qualche anno fa, la Cina aveva già parlato, per la verità, ai Paesi africani di analoghi 60 miliardi di dollari in finanziamenti. Inoltre, stando al China Africa Research Iniziative, tra il 2000 e il 2016 la Cina avrebbe già “prestato” all’Africa un totale di 125 miliardi di dollari.

Protagoniste, come la nostra sperduta rivista sottolinea da anni, sono sempre le vie di comunicazione: l’obiettivo dei cinesi sarebbe, anzitutto, quello di accelerare la costituzione della One Belt, One Road Initiative, una nuova via della Seta via mare e via terra annunciata 5 anni fa dallo stesso Xi Jinping. Tela “via” determinerebbe una connessione ravvicinata, in termini economici, fra il Far East, la stessa Asia, includendo il Medio Oriente, l’Europa e, ovviamente, l’Africa…

Per quel che ci risulta – e ne abbiamo tanto parlato – in tema di grandi vie di comunicazione, sono già in corso altri due programmi, questa volta europei e voluti, ovviamente, anche da quello che un tempo poteva considerarsi nitidamente il “blocco occidentale”: si tratta di altri due “corridoi”, uno dal Nord Europa, ma simbolicamente da Berlino, fino a Cape Town, l’altro da Lisbona alla stessa Pechino

Se fosse così – cioè come sembra – si tratterebbe anzitutto di una mega operazione di pace, pur restando in piedi la grande competizione economica che appare come ineliminabile dal mondo moderno…

Ciò tapperebbe la bocca ai grandi pessimisti della storia, molto presenti anch’essi al momento: ad esempio i catastrofisti che parlano di carenza di acqua e cibarie in un mondo che, invece, diviene ogni giorno più tecnologico e, come tale, anche più consapevole, più capace di programmare a medio e lungo termine. In questo mondo gli scambi faranno miracoli,sempre che la malignità umana non voglia destinare tale sistema di vie e di trasporti  (intermodali) per determinare grandi e assoluti monopoli dei beni e persino dei servizi di prima necessità…

Frattanto, resta fermo che, nel corso dei prossimi tre anni, la Cina porterebbe a termine un totale di 8 principali iniziative verso i paesi africani. In particolare, darebbe vita ad un collegamento permanente di libero scambio, offrirebbe pieno supporto al raggiungimento della sicurezza alimentare entro il 2030 e allo stanziamento di un miliardo di yuan (146,3 milioni di dollari) in aiuti umanitari d’emergenza per i Paesi afflitti da calamità naturali. Pechino promuoverebbe poi la costruzione di infrastrutture con focus nei settori di energia e trasporti (rieccoli…), avvierebbe 50 progetti per facilitare l’interscambi commerciali con i Paesi africani, altri 50 per lo sviluppo ecosostenibile e la protezione ambientale e ancora 50 dedicati all’assistenza e alla salute.

Del programma fa parte la creazione di un “Fondo China-Africa” per la pace, la cooperazione, la sicurezza e il mantenimento nel tempo della pace stessa. La collaborazione si estenderebbe in tutti i campi e, in particolare, in quello medico e dell’istruzione e formazione professionale…

I sessanta miliardi promessi da Xi Jinping si dividerebbero più o meno in 15 miliardi di aiuti, ai prestiti senza interessi e ai finanziamenti agevolati. Infine, in una linea di credito da 20 miliardi: 10 miliardi di fondi speciali del fondo per lo sviluppo China-Africa; 5 miliardi di fondi speciali, ancora, per l’import dall’Africa. Le compagnie cinesi saranno incoraggiate a investire non meno di 10 miliardi nel triennio. Ai Paesi pesantemente indebitati, senza sbocchi sul mare ed alle piccole isole-stato in via di sviluppo, in relazioni diplomatiche con la Cina, Pechino ha offerto l’esenzione eccezionale dagli interessi sui debiti a partire dalla fine dell’anno in corso…

Non è difficile prevedere che, di fronte ad una così massiccia intromissione finanziaria – vedi settore bancario – la reazione di Wall Street e della stessa Washington, cioè del famoso (o famigerato) settore bancario legato alle banche Rothschild, abbiano motivo di reagire con il massimo vigore…

Quando si parla di un “fondo” a disposizione dell’Africa, si tocca comunque un tasto che vale quanto un missile con testata di grosso calibro… A Gheddafi bastò meno perché, dopo essersela cavata più volte ed aver mantenuto la stima del suo popolo, giungesse alla sua ultima tragica ora:progettava una banca africana indipendente dal sistema bancario “occidentale”…

Niente sorprese – conoscendo i retroscena minimi del tradizionale blocco occidentale – che lo stesso Fondo monetario internazionale (Fmi) abbia espresso “preoccupazione” già per il caso del Gibuti: il debito pubblico estero del piccolo Paese sul Corno d’Africa è cresciuto dal 50% all’85% del Pil in due anni a causa dei debiti dovuti a Exim Bank, banca statale cinese…

I cinesi, insomma, sbarcherebbero in Africa – secondo questa teoria – con i loro bagagli, ma soprattutto le loro “armi” finanziarie, con l’intento di rovinare, uno ad uno, i poveri stati di quello che potrebbe tornare a chiamarsi più che mai – per nuovi motivi – Continente Nero…

(Testi raccolti e commentati da Scaramacai)

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L’Africa è una grande riserva di ricchezza. Se l’Europa avesse disposto negli ultimi 100 anni delle ricchezze dell’Africa e ne avesse fruito, sarebbe di gran lunga la massima potenza mondiale, anche se fosse – men che adesso – unita soltanto virtualmente dalla comune radice e da interessi paralleli. Ciò è stato chiarissimo agli americani, che hanno varcato due volte l’Oceano per impedirlo, vincendo ambedue le guerre mondiali. Li hanno collaborati per vari motivi due stati europei come Inghilterra e Francia: hanno sbagliato anche loro. Da tempo hanno iniziato a pagarne il conto. Adesso in Africa arriva la Cina e ne trarrà indubbi benefici. La storia e la geografia vogliono adesso che l’Europa e, soprattutto, il Mediterraneo si buttino prima possibile verso oriente. Avverrà, lo si voglia o no… (Sc)

 

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