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Musumeci e i sindaci a raccolta: arrivano “le nuove province”

Nello Musumeci: Diventerà Bellissima diventerà frattanto un partito che vuol spaziare lungo tutta la Penisola. Alessandro Aricò e Giusi Savarino sono i suoi "gioielli".

Sindaci  a raccolta sulle terrazze di Mondello nella improbabile bellezza di un tramonto di  fine estate, quasi troppo per un tema serio:  ricostruire dalle rovine ciò che resta delle provincie dopo “l’abolizione”. Erano per lo più, o quasi tutti, sindaci di centrodestra, oltre a qualche indipendente e qualcuno – pare – addirittura della parte avversa. Meno che mai, però, si parlava di princìpi: si parlava di salvare il salvabile nelle situazioni disastrate degli enti locali ed ancor prima nella realtà del fin troppo nominato …territorio.

Ma il tema era piuttosto quello degli “enti intermedi”, le Province appunto, che stanno per tornare sotto altro nome e con una strana struttura. Non si sa neppure bene dove saranno consorzi o città metropolitane, a quanto sembra. La prima parola porta male, perché ricorda i falliti consorzi agrari, la seconda non si sa – e questo è stato sottolineato da alcuni interventi – che cosa sia, visto che in Sicilia non vi sono “metropoli”, in grado di attrarre sotto di sé un’area talmente vasta e popolata da giustificare tanta enfasi. Né nelle parole, né nei fatti…

Ed ecco che il discorso cade su un altro punto dolens: la “famigerata” legge Delrio.

Approvato – per inciso – con un colpo di fiducia, il relativo decreto trasforma o trasformerebbe questi enti in organi non elettivi composti da consiglieri e sindaci con poteri ridotti. Per l’abolizione completa bisognerà cambiare, invece, la Costituzione italiana… E quanto risparmieremo? Finora, la cosiddetta abolizione delle provincie è costata un occhio e tutti univocamente ieri sera fornivano numeri e dati: stipendi da pagare, palazzi da mantenere e relativi fitti…  Benefici? Nessuno! Questo, almeno, si traeva dagli interventi succedutisi a microfono.

C’è di peggio, come sottolinea lo stesso presidente Musumeci, che ha parlato per ultimo, facendo un po’il Gigione, da semplice ospite e come protestavano gli altri politici intervenuti: la legge Delrio strozza un momento di democrazia, la decapita della presenza dei cittadini nel determinare chi queste provincie, leggi città metropolitane, dovrà governarle.

Il peggio, come è stato spiegato ieri sera, ma a quanto pare non era la prima volta, continuaConsiglieri e presidente, amministratori delle nuove realtà intermedie, verranno nominati dai sindaci, il cui voto peserà quanto il relativo numero di elettori. Altrettanto la rappresentanza ottenuta nei nuovi consigli. Niente di più giusto? Quando mai! Ciò toglierà voce ai centri più piccoli e – secondo la formula elettorale – farà sì che solo le grandi città abbiano il diritto di parola, la facoltà reale di decidere, scegliere e, quel che è peggio, assegnare stanziamenti, occuparsi dei “reali problemi”.  Di questi problemi, come hanno sottolineato i sindaci dei comuni agricoli, il fulcro della Sicilia – che racchiudono l’importantissimo “cuore ortofrutticolo”, la patria del “chilometro zero” e delle eccellenze agroalimentari – i piccoli centri ne hanno tanti, ma proprio tanti. A partire dalla viabilità che è ridotta a un livello men che terzomondista.

Chi, ormai, ha badato più alle “strade provinciali” da quando le provincie esistono solo come costosi stipendifici, ma non hanno più alcun ruolo, ma proprio nessuno?

In effetti a “volere” la serata, con tutta la presenza dei sindaci, era stato l’On.le Gino Ioppolo, che ha da un po’ rinunziato all’Ars per la carica di sindaco di Caltagirone… Logico che sia stato chiamato al microfono fra i protagonisti. A fare l’appello, invitandoli a parlare, era Alessandro Aricò che – visto che la gigioneria era di scena – si è auto definito la valletta della serata…

Giusy Savarino

Giusy Savarino

Quasi una primadonna, in prima fila e al microfono, Giusi Savarino, che raccoglie i frutti del successo di Diventerà Bellissima. La quale, come ci ha detto Aricò, altro artefice del movimento in un’intervista a Siciliauno, frattanto diventerà un partito…

 Fra i protagonisti assoluti, l’assessore competente Bernardette Grasso, che bella non è, ma è definita solitamente da Musumeci, piccola ma preziosa.

Il governatore Musumeci ha parlato anche in linea generale, di Sicilia, dei grandi problemi dell’Isola che ha trovato irrisolti, anzi apertissimi, per carenza vera e propria di istituzioni oltre che di strutture: “Sono almeno 40 anni di nulla di fatto – ha detto – per colpa di chiunque abbia governato, in proporzione ai tempi in cui lo ha fatto”.

Da consumato politico, gli è poi bastato ammiccare per far notare il dato di fatto che il centro sinistra abbia certamente governato ben più a lungo nel corso del dopoguerra. Questo, pur in una regione a forte vocazione di centrodestra…”

Poi Musumeci ha puntato il dito, ricorrendo ad un esempio, quasi da parabola, su coloro che accusano il suo governo di non aver fatto ancora abbastanza…

“Non si può – ha affermato il presidente – verniciare un ferro arrugginito. Occorre togliere prima la ruggine con varie operazioni. Per esempio, se è necessario, addirittura scrostarlo… Questo stiamo facendo, ma molto c’è in cantiere. Vedrete. Dopo un anno esatto di governo inizierete a vederci chiaro…”

Poi se l’è presa con coloro che …amano tagliare nastri e indossare fasce tricolori: “Non è cercando visibilità ad ogni costo – ha quasi strillato – che si fa buona politica. E’ meglio dedicare il proprio tempo all’amministrazione, ai provvedimenti politici, alla presenza ove occorra. Ha quindi promesso altre visite in loco, anche se era stato affermato che, per i sindaci, mai era stato tanto facile parlare con gli uffici della presidenza…”

Imprescindibile il tema dei rifiuti. Alle ATO non è succeduto nulla di buono. Musumeci ha sottolineato che, come per le acque, non si è potuto finora procedere perché in questo come in altri settori non sono stati mai creati uffici competenti.  Per cui manca la possibilità di avere i dati e redigere i relativi “piani”. Ecco, insomma, perché anche qui la strada è lunga. Si parla di una Sicilia che, dopo la sparizione delle province e dopo l’assenza di governi seri quasi non esisteva sul terreno amministrativo e politico… Ciò per tacere degli aspetti economico finanziari che sono disastrosi…

“Come farebbero i sindaci – ha ribadito Musumeci – ad occuparsi delle nuove provincie o chiamiamole come vogliamo, se hanno già tanti guai al Comune e tanto da fare? E lo stesso presidente? Quando io ero presidente a Catania pranzavo con un toast e mi portavo il lavoro a casa anche per la domenica. Avrei mai potuto essere anche sindaco di Catania?”

La serata, in cui molto altro si è detto non badando al tempo che passava, si è conclusa con la promessa del massimo impegno, nel nome della democrazia e della ragione, convinti che, anche a livello nazionale, sia l’una sia l’altra prevarranno sul “non sense”. Si è auspicata per le provincie il ritorno rapido all’elezione diretta e per il “centro destra” di cui poco si è accennato – in vista dei problemi più immediati – una presa di coscienza per un dichiarato e sostanziale ritorno all’assoluta compattezza…

Germano Scargiali

 

 

 

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