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Euro: fuggire si può?

L'avvocato Francesca Donato di Palermo fondatrice e presidente di Progetto Eurexit con sede anche a Milano da noi intervistata presso l'Assessorato Economia e finanza.

Euro no, euro sì. Di certo la protesta dei gilet gialli, che testimoniano come anche i francesi – teoricamente privilegiati – siano ridotti in condizioni di sostanziale povertà generalizzata dopo l’arrivo dell’euro, non giova ai sostenitori della moneta unica (così com’è).

Nonostante questo, libri di fuoco difendono l’euro, fino ad affermare che questo abbia semmai “evitato una profonda crisi”, ben più profonda di quella cui si assiste negli stati coinvolti fra cui in particolare l’Italia.

Vien da ridere? Non per tutti. I primi a difendere l’euro sono di certo i dirigenti (anche italiani) coinvolti nell’UE, ma vi sono economisti e teorici di vario genere… Essi contraddicono anzitutto i premi nobel (Krugman, Senn…)  i quali hanno definito sin dall’inizio l’euro come …una patacca. Ma non corriamo troppo…

Per Giampaolo Galli …uscire dall’euro sarebbe un suicidio, per Il Sole 24Ore un disastro. Ma per Leonardo Mazzei uscire si può e una sua guida pratica spiega i perché e i come si possa e si debba uscire dalla gabbia della moneta unica e riconquistare la perduta sovranità monetaria. Per l’uscita dall’euro, Paolo Savona rilancia il suo Piano B. Persino per Romano Prodi, uscire dall’euro si potrebbe. E’ lo stesso trattato di Lisbona, istituivo dell’UE, del resto, a prevederne le modalità. Insomma la proposta iniziale era del tipo “soddisfatti o rimborsati”…

Anche Gaetano Armao, un tecnico, prima che assessore regionale alle finanze e vice presidente della Regione ammette che “…l’euro non sta funzionando come si sperava”, ma – forse soprattutto con realismo – afferma che occorre lavorare su altri punti, soprattutto l’efficienza produttiva che occorre stimolare con appropriati interventi… Tali mancati interventi – non per inefficienza dell’euro – sarebbero stati carenti e sarebbero la causa delle attuali difficoltà…

E’ comunque una realtà che l’entrata nell’euro, le cessioni di sovranità, gli obblighi di rispettare i vincoli al bilancio pubblico imposti dalla UE, la dipendenza dalla BCE, siano state tutte decisioni di grande portata e drastiche per l’economia italiana (con i risultati che vediamo), ma spesso in contrasto anche con la Costituzione… Esse hanno in pratica privato l’Italia, ma anche la Francia, la Grecia e gli altri stati dell’Unione, della propria sovranità monetaria, della possibilità di stampare la propria moneta… Tramite tale possibilità è certo che gli stati – secondo la propria volontà – si auto finanziavano. Con il limite che non dovevano produrre “troppo denaro” ed eventualmente dovevano ritirarne una parte dalla circolazione tramite il fisco ed altri strumenti finanziari…

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Da “Progetto Eurexit”, presieduto dall’avvocatessa palermitana Francesca Donato, traiamo adeso liberamente questo brano pubblicato on line.

….Più o meno consapevolmente viviamo le nostre vite in una sorta di stato di assedio, costretti dentro un sistema che potremmo definire ordoliberista, in quanto è in grado di approntare tutti gli strumenti per mantenimento dell’unico modello possibile, il neoliberismo. Uno di questi strumenti è il ricatto dello spread. Ma sarà poi vero che sono i mercati a minacciarci? La domanda è lecita, perché lo spread, in quanto riguarda i rendimenti e le quotazioni dei titoli, ha molto a che fare con la BCE e con il suo programma di acquisto dei titoli sovrani dei Paesi europei. In poche parole: basterebbe che la BCE comprasse in misura maggiore i nostri titoli di Stato per risolvere immediatamente il problema dello spread (da qui anche l’artificialità del concetto di spread, ndr).

Purtroppo invece non è così, anzi lo spread viene utilizzato dall’UE come mezzo per piegare a sé la volontà degli Stati europei. Se le cose stanno così, allora non sono i mercati a minacciarci, ma è questa Europa che impone delle regole che finiscono con il metterci nelle mani dei mercati. Questa è la ragione per cui possiamo dire che l’euro non è una semplice moneta, ma uno strumento di governo finanziario. 

Come è possibile, ci chiediamo, che vi sia una Commissione europea che, piuttosto che incoraggiare la crescita economica, continui ancora ad imporre austerità, cercando in tutti i modi possibili di penalizzare gli investimenti pubblici? L’imperativo indiscutibile è quello ridurre il debito. Solo che mentre l’Italia, sia pur timidamente, sta cercando di raggiungere l’obiettivo aumentando la spesa pubblica – a favore delle famiglie, delle imprese e creando opportunità di lavoro per i giovani – l’UE è arrivata al punto di bocciare la manovra economica, nonostante il deficit del 2,4 sia tra i più bassi della storia d’Italia e la Francia abbia da sempre un debito più alto.

Inutile dire come la bocciatura del DEF sia una decisione politica che, in realtà, ha ben poco a che fare con il deficit, ma certamente rappresenta un chiaro avvertimento ad un Governo che sta provando a rialzare la testa, cercando di recuperare almeno parte della sovranità perduta. L’Italia infatti, entrando a far parte dell’UE, ha rinunciato alla sua sovranità economica in quanto non conia più la sua moneta, ma la prende a prestito dalla BCE, la quale, con i suoi continui e pressanti diktat, vincola pesantemente le sue indipendenti politiche economiche.

Per uscire dalla crisi e creare lavoro servono investimenti pubblici: uscendo dall’euro e riprendendo la sovranità monetaria, l’Italia può emettere la moneta necessaria per finanziare questi investimenti, senza dover “trovare i soldi” prelevandoli dalle tasche dei cittadini…

Ma assistiamo anche ad un fallimento di carattere politico.

Ciò che l’euro ha prodotto è, in realtà, solo un aumento delle divisioni e dell’astio fra i Paesi europei, a causa degli squilibri economici che si sono creati e della conseguente sofferenza dei cittadini a causa delle politiche di austerità imposte dalle autorità europee a tutela dei crediti delle banche verso i governi…

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Ci sembra assurdo, se la scienza economica studia (come fa) i motivi della ricchezza o povertà selle nazioni, che tutto possa dipendere da quanti titoli di stato si vendano: basta che un mecenate (tanti uomini sono più ricchi delle nazioni) compri “per beneficenza” appena un po’di titoli di una nazione, quanto basti per rialzarne il valore, per determinarne anche la ripresa. Donald Trump ha anche promesso i farlo per l’Italia: un modo immediato per dimostrare la pochezza dell’intero impianto…

E’ significativo che il primo argomento di chi si oppone alla critica all’Euro riguardi l’impossibilità di uscirne fuori per motivi politici. In altri termini si temono la reazione dell’UE (Bruxelles) e le conseguenze economiche sui mercati europei in cui l’Italia esporta ed ha assoluta necessità di farlo. L’Italia sarebbe dunque prigioniera dell’Europa. Scusate : “l’Ue ci terrebbe ormai per i c.ni”. Un motivo in più per giocare al ribasso, ma da parte dell’Italia nei confronti dell’UE, mentre altri, a partire dal regno Unito, lo già lo fanno, fino a metterla in crisi in attesa che nasca “un’altra Europa“. Perché pochi dubbi sussistono che …un’Europa ci vorrebbe.

Torneremo, come abbiamo già fatto, sul nevralgico argomento. Pubblicheremo, anzitutto,l’intervista video con Francesca Donato. Vedi già l’intervista con il vice presidente della Regione Gaetano Armao, assessore Economia e Finanza. 

(Germano Scargiali)

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