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Le canne fanno male: ora si sa

Cannabis matura con lunghe infiorescenze dove si annida la sostanza allucinogena. Si noti che il "giardiniere" porta la mascherina protettiva. Probabilmente non assume cannabis...
no alla cannabis coltivata liberamente proposta di legge Mantero (5St)

No alla cannabis coltivata liberamente: proposta di legge Mantero (5St).

L’atteggiamento dei media nei confronti delle “droghe leggere”, le cosiddette “canne”, si è fatto di recente più severo. Anche la stampa considerata “di sinistra” è diventata più “guardinga”, rispetto al permissivismo dei decenni passati, in cui la venialità dell’assunzione di droghe leggere veniva proclamata sull’ala di una richiesta di libertà individuale di scelta che secondo alcuni osservatori esonda nel “relativismo etico”, un atteggiamento morale diffuso certamente condannabile.

Nonostante questo, proprio mentre scriviamo, si discute nuovamente in parlamento sull’opportunità di liberalizzare proprio le droghe leggere.

Ciò che più dovrebbe preoccupare e, quindi, dissuadere da questa liberalizzazione, è la “deriva morale” dei soggetti – soprattutto giovani – che “si danno” alle canne dall’impegno psicologico e mentale verso la realtà dei problemi, a tutto favore dei momenti cosiddetti “di sballo” in cui i pensieri fuggono via come avviene per altri soggetti, con l’uso di alcol. Sappiamo come anche tale uso – propria volta – dia luogo a dipendenza…

Lo chiamano "il boschetto della droga". Molti di questi squallidi luoghi sono la conclusione di una storia iniziata con ...le canne.

Lo chiamano “il boschetto della droga“. Molti di questi squallidi luoghi sono la conclusione di una storia iniziata con …le canne. Chi cede alla droga  dimentica igiene e dignità.

Proprio questo è il punto più dolente: trascurando che l’atteggiamento di chi si dà a quelle che – in ogni caso – sono definite droghe dal costume corrente, ha un maggior contenuto antisociale, ci si chiede se l’uso di droghe leggere non sia in molti casi “la strada” verso l’uso di droghe pesanti.

Che cos’è un allucinogeno: i Cannabinoidi. 

Con il termine Cannabis o Cannabinoidi – apprendiamo da fonti mediche documentate – si comprendono tutte le sostanze psicoattive ottenute dalla Cannabis sativa o, meglio, dalle infiorescenze femminili di tale pianta. Rifuggiamo subito da chi ritiene sane per natura le sostanze naturali. Non è così, la natura abbonda anche di veleni…  

Così può sembrare una bella siepe dai germogli geometrici a stella.

Una bella siepe, ecco cosa sembra così, con i germogli geometrici a stella.

Il termine cannabinoidi di provenienza vegetale comprende circa 60 componenti attive, fra cui i più importanti sono: il tetraidrocannabinolo (THC), componente attivo primario il cannabidiolo (CBD) il cannabinolo (CBN).

I derivati della cannabis sono le più diffuse ed usate droghe illegali.

L’Hashish: consiste anzitutto nella resina prodotta dalle infiorescenze, sebbene anche altre parti dei fiori e delle foglie potrebbero essere incluse nella produzione.

La Marijuana: consiste nelle foglie seccate all’aria, nei fiori e parte del gambo.

L’Olio di hashish: è ottenuto per estrazione con solventi organici. E’ un liquido viscoso, simile a catrame, con un elevato contenuto in THC (circa 10-30% e, in taluni casi, fino al 60%).

 Il “gergo”: come definisce le droghe leggere.

I nomi impiegati sono moltissimi e spesso dipendono dalla localizzazione geografica. Di seguito si riporta una lista di nomi usati in varie parti del mondo: maria; erba; Hash; grass; shit; hemp; bhan; weed; Mary Jane; tea; Acapulco gold; pot; joint sticks; charas; ganja; kif; etc. etc.

Pusher si scambiano la merce. Il commercio avviene nella clandestinità, in angoli degradati della città.

Pusher” si scambiano la merce. Il commercio avviene nella clandestinità, in angoli degradati della città.

Modi d’uso.

Hashish e marijuana sono generalmente fumati con tabacco in forma di sigarette rollate a mano (“joint”) o in pipe speciali (“chillums”).

Effetti voluti ed effetti collaterali.

Moderata euforia e senso di “pace” sono gli effetti principali di tali sostanze. Gli effetti collaterali possono consistere in sonnolenza, mancanza d’ascolto, modificazioni nella percezione spazio-temporale (guidare sotto gli effetti della cannabis è pericolosissimo), agitazione, irritazione, congiuntivite, midriasi (pupille dilatate).

Sono inoltre documentati effetti cardiovascolari quali tachicardia e variazioni della pressione sanguigna.

Stato fisico ed emozionale.

Lo stato indotto dalla cannabis varia notevolmente in accordo alla personalità dell’assuntore, allo stato psicologico, a condizioni esterne, al modo d’uso e alla quantità di THC assunto. A causa di tale variabilità la cannabis può provocare differenti effetti anche sullo stesso individuo e pertanto lo stato fisico/emozionale indotto non è mai prevedibile.

La tossicità.

La cannabis ha una “tossicità diretta” molto bassa. Non vi sono chiari casi documentati di morte per cannabis nell’uomo. Sono tuttavia documentati moltissimi incidenti (stradali, sul lavoro, etc.) mortali connessi all’abuso di cannabinoidi.

 Il meccanismo d’azione nei cannabinoidi.

Una volta assorbito, il THC si distribuisce ai vari organi dell’organismo, specialmente a quelli che hanno concentrazioni significative di grassi. Perciò, il THC penetra rapidamente nell’encefalo; la barriera emato-encefalica, a quanto pare, non ostacola il suo passaggio.

A causa della sua capacità di sciogliersi nei grassi, il THC si accumula nell’organismo e la sua presenza può essere rintracciata anche a mesi di distanza dall’ultima assunzione.

L’uso di cannabinoidi marcati con apposite sostanze radioattive ha consentito di scoprire l’esistenza di siti “selettivi” di legame ai cannabinoidi e si è dimostrato che questo recettore media tutti gli effetti farmacologici e comportamentali dei cannabinoidi. La massima densità di tali recettori è stata descritta nei gangli della base e nel cervelletto (responsabile della capacità di orientamento spazio-temporale dell’individuo). Livelli di minore densità sono stati rilevati nel tronco encefalico, nei nuclei talamici, nell’ipotalamo e nel corpo calloso. Esistono però recettori anche in altre strutture cerebrali.

La elevata densità nel sistema motorio extrapiramidale e nel cervelletto spiegherebbe gli effetti dei cannabinoidi sulle funzioni motorie. Gli effetti sui processi cognitivi e mnemonici potrebbero essere dovuti alla presenza di recettori nell’ippocampo e nella corteccia. La scoperta di recettori nello striato ventromediale e nel nucleo accumbens suggerisce invece l’esistenza di una relazione con i neuroni dopaminergici, e quindi con i processi di gratificazione cerebrale.

La farmacocinetica nei cannabinoidi.

Quando la droga è fumata, il livello di THC nel sangue raggiunge il suo picco nel giro di 15-20 minuti. Il massimo “high” si ottiene in circa 15-30 minuti. Successivamente il periodo di euforia decresce lentamente per un periodo di 3-4 ore, nonostante il livello di THC diminuisca molto più rapidamente. Generalmente, alla cessazione dell’effetto interviene un grande desiderio di assunzione di cibo altamente calorico.

Il THC viene metabolizzato quasi completamente in un prodotto attivo (11 – idrossi – delta – 9 – THC) che viene convertito in un metabolita inattivo e quindi eliminato dall’organismo.

Dopo il periodo iniziale di intossicazione, i livelli di THC diminuiscono rapidamente in circa 1 ora ad un livello basso, a causa dell’elevata solubilità del THC nei grassi dell’organismo, che persiste per giorni. Il metabolismo del THC è abbastanza lento; generalmente si considera un’emivita di eliminazione di circa 30 giorni, sebbene alcune fonti indichino un periodo più ridotto (circa 4 giorni).

Il THC, quindi, persiste nell’organismo per svariati giorni o addirittura per settimane. Questa eliminazione lenta tende ad intensificare l’effetto dei cannabinoidi successivamente fumata e perciò può, parzialmente, spiegare perché coloro che fanno uso regolare di marijuana raggiungono lo stato di ebrezza più rapidamente, più facilmente e con un quantitativo del farmaco inferiore rispetto a coloro che ne fanno un uso intermittente.

Quel che conta sapere, per concludere il discorso sulle “canne“, è quanto segue.

Complicazioni e pericoli.

Recenti studi hanno dimostrato come la Cannabis non sia pressoché innocua come precedentemente creduto.

 Dipendenza psicologica.

L’abuso di cannabis conduce ad una dipendenza psicologica accompagnata dal rischio di un “cambio” di personalità, di perdita di contatto con la realtà e di auto negazione.

Danni fisici e mentali.

Diversi studi americani ed europei hanno mostrato vari pericoli: danno cromosomico, disturbo del bilancio ormonale (possibilità di impotenza, sterilità temporanea e sviluppo di seno nell’uomo) e del metabolismo ormonale, danni ai polmoni e alle vie respiratorie.

Concludendo, c’è la possibilità di danni cerebrali a lungo termine in quanto tracce di THC rimangono a lungo in quest’organo. L’uso di droghe leggere rappresenta in molti – come accennato –  casi un primo passo, come detta la stessa esperienza, verso l’uso di droghe pesanti: cocaina, eroina, morfina.

Una maggiore consapevolezza dei media e una cultura diffusa diversa da quella recente, cioè “più informata” può rivelarsi decisiva – come quella relativa alluso del tabacco – per diminuire drasticamente la consistenza del fenomeno a livello sociale.

“Storia e …filosofia” del fenomeno

Le sostanze stupefacenti sono conosciute ed usate dall’uomo fin dall’antichità, quando erano considerate magiche ed erano impiegate nei riti religiosi. Oggi vengono assunte per migliorare l’attenzione e la concentrazione, così come possono essere utilizzate per scopi curativi, e solo da qualche decennio il loro abuso ha trasformato il fenomeno in un grave problema sociale.

Le stesse sostanze (principi attivi) sono quasi in ogni caso adoperate per uso farmacologico.

Per abuso s’intende, invece, l’assunzione di queste sostanze per scopi voluttuari e senza prescrizione medica. Esse, infatti, producono tolleranza, in quanto per ottenere lo stesso effetto provato la prima volta occorre assumere dosi sempre più abbondanti, fino a raggiungere e superare una soglia oltre la quale i soggetti non sono più in grado di vivere senza ricorrere alla sostanza (dipendenza).
La dipendenza può essere fisica (quando l’organismo è incapace di funzionare senza la sostanza esterna alla quale si è adattato modificandosi; se questa gli viene a mancare si scatena la cosiddetta ‘crisi di astinenza’, che si manifesta in genere con effetti opposti a quelli prodotti dalla droga) o psichica (è il desiderio spasmodico della droga, accompagnato dalla convinzione di non potere più andare avanti senza assumere quella determinata sostanza).

Tratto fondamentale, come abbiamo accennato all’inizio, è l’assunzione di un comportamento antisociale, quasi sempre “voluto” in partenza – com’era un tempo il caso delle sigarette, ma qui addirittura con sentimenti di ribellione a quello che l’individuo ritiene essere …il sistema – insieme alla convinzione di non cadere vittima della dipendenza. 

(Testi e foto raccolti e impaginati da Germano Scargiali)

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