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Il voto segreto su norme finanziarie è un’impostura

Gaetano Armao: affiatato il tandem con il governatore Musumeci. Contano su una maggioranza risicata all'Ars e a volte della collaborazione dell'opposizione. Di recente sono stati oggetto di ostruzionismo proprio sul delicato tema della Finanziaria, un documento difficile che dopo anni arriva in tempo utile.

La scelta tra voto palese e segreto non può essere affidata a valutazioni di opportunità o peggio ancora di opportunismo. E in questo il Parlamento siciliano, se la si mantiene, rischia di essere una riserva di inciviltà politica e giuridica.
Sussistono buone ragioni, sia per l’uno che per l’altro dei tipi di voto, ma devono essere ancorati a presupposti effettivi, non al capriccio. Infatti, nel voto segreto è preponderante l’interesse del parlamentare ad esprimere liberamente il proprio voto per vicende attinenti la sfera personale ed i rapporti civili ed etico-sociali, le questioni di coscienza. Regolato in origine dallo statuto Albertino con l’obiettivo di scongiurare condizionamenti del Re o del Governo sui deputati (“isquittinio segreto”), oggi è limitato.
Mentre in quello palese prevale l’interesse del Parlamento alla propria legittima composizione e consente la leale espressione delle opinioni.

Chi dissente lo fa a schiena dritta e se ne assume la responsabilità, sopratutto quando decide delle finanze dei cittadini.
Nel Parlamento statale lo scrutinio palese è la regola, mentre quello segreto non è consentito nelle votazioni concernenti le leggi di bilancio e collegate, e tutte le deliberazioni su qualsiasi disegno di legge e relativi emendamenti che comportino aumenti di spesa o diminuzioni di entrate.
Che cosa c’è di personale in una decisione di finanza pubblica di cui non poter andare a testa alta?

Gaetano Armao

(Testo liberamente tratto da facebook)

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Solo dei sabotatori e degli incoscienti anti siciliani possono aver ritardato l’approvazione della Finanziaria, leggi bilancio di previsione. Finanziaria, in una Sicilia che, al tempo di Lombardo e Crocetta, ha tenuto l’intera regione in esercizio provvisorio come se fosse condizione eterna: gravissimo. 

Al tempo di Crocetta si sfiorava l’assurdo, perché da Roma in qualche modo veniva bocciata la finanziaria siciliana preparata da una sorta di “console” inviato da Roma stessa. Il ruolo che adesso è di G. Armao veniva coperto o da “tenici” romani o indicati “autorevolmente” da Roma.

Ma in Italia la mano destra non sa quel che fa la sinistra. Oppure lo sa? Questo – di volta in volta – il dilemma: amletico o pirandelliano che sia.

Incontriamo ancora chi parla male del governo e di questa finanziaria. Ma se un torto avesse, sarebbe per paradosso quello di “esistere”. L’essere venuta in luce, seppur migliorabile l’anno venturo, dati i trascorsi, non è poco. Ovviamente.

Germano Scargiali

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