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Il verde in Europa: più 75 milioni di ettari in 25 anni. Ed anche l’Italia…

Non è la Foresta Nera ma il Bosco del Cansiglio, caro e utile alla Repubblica di Venezia. Può produrre un'alta percentuale di faggi l'anno senza impoverirsi. In questi anni si è reso necessarioilprelievo di querce in Italia meridionale. Il legno è stato sfruttato per mobili (rovere) e per fare calore.

L’Europa e l’Italia sono sempre più verdi… Emerge da un servizio pubblicato oggi (14 marzo 2019) sul Corriere della sera una verità la cui evidenza è sotto gli occhi di tutti noi. I dati sono intuitivi ed anche inconfutabili (diremo la fonte) ma è ovvio che anche in Sicilia vi sono oggi una ventina fra parchi e riserve.

Cento anni fa in Europa c’erano meno foreste di oggi. Il dato controintuitivo (secondo il corriere ndr) è (comunque) sorprendente. 

Dal 1990 ad oggi l’Italia dispone di un milione di ettari in più di foreste.

I cervi proliferano nel Bosco del Cansiglio.

I cervi proliferano nel Bosco del Cansiglio.

Ed ecco rassicuranti notizie sul fronte del CO2. Qualcuno afferma che sia “controintuitivo”, ma noi affermiamo che sia intuitiva la crescita del verde: oggi anche in Sicilia vi sono circa venti fra parchi e riserve naturali dichiarati tali.

In Europa, dunque, pochi anni or sono c’erano meno foreste di oggi. Sempre secondo il Corriere, però, in Italia con le tempeste in ottobre nelle Alpi orientali, l’equilibrio dei boschi è divenuto fragilissimo. Anche nei continenti lontani la tendenza si sta invertendo.

Ma, se la superficie ricoperta da boschi in Europa è pari a 215 milioni di ettari, ed è cresciuta di milioni di ettari, anche gli altri continenti non stanno fermi, rimboscano, piantumano, curano riserve naturali a non finire…

Anche l’Italia fa parte di questa tendenza. Le foreste infatti rappresentano il 40% del territorio nazionale, secondo dati del 2017 dell’Inventario dell’Uso delle Terre d’Italia. Dal 1990 a oggi le foreste in Italia sono cresciute di oltre un milione di ettari, fino ad arrivare a un totale di oltre 11 milioni.

Il fatto che ci siano più foreste di un secolo fa è una buona notizia. Tuttavia, la ragione principale dietro a questa tendenza è (secondo l’articolo del Corriere) l’abbandono legato a fattori socio-economici delle terre marginali – campagna, collina, montagna – e la migrazione verso le città delle popolazioni nei decenni recenti.

(Va notato che l’abbandono delle colture in terreni scoscesi e delle stesse colture a terrazze è dovuto alla crescita esponenziale della redditività per ettaro e ai sorprendenti risultati della coltura in serra, che è anche indipendente dai capricci del clima, ndr).

Boschi sugli Appennini a perdita d'occhio. Qui Passo dei Giovi (ligiuria).Manche la Silia,i Peloritani,i NebrodieleNadionie non schezano...(Genova, Liguria, Italy), mountain landscape at summer

Boschi sugli Appennini a perdita d’occhio. Qui Passo dei Giovi (Liguria). Manche la Sila, i Peloritani, i Nebrodi e le Madonie non scherzano…

Il ritorno dei boschi ha un potenziale che oggi “fa gioco alla società”, ci racconta Giorgio Vacchiano, ricercatore di Assestamento forestale e Selvicoltura presso il dipartimento di Scienze agrarie e ambientali dell’Università Statale di Milano, tra i migliori scienziati emergenti al mondo per Nature nel 2018.

È in questo quadro, in cui le foreste si sono riprese quelle terre che l’uomo aveva strappato al bosco per fare spazio a campi e pascoli, che si inserisce la necessità di quello che oggi la scienza chiama gestione forestale sostenibile.

La Riserva Naturale di Bosco della Favara e Bosco Granza si estende in provincia di Palermo nei comuni di Aliminusa, Cerda, Sclafani Bagni e Montemaggiore Belsito.

La Riserva Naturale di Bosco della Favara e Bosco Granza si estende in provincia di Palermo nei comuni di Aliminusa, Cerda, Sclafani Bagni e Montemaggiore Belsito. In sicilia abbondano lecci, querce da sughero, castagni ed anche conifere. Uniche al mondo quelle dei peloritani con la pigna all’insù.

E’ possibile prelevare fino al 40% di legname prodotta (alberi) provvedendo a continue nuove piantagioni: è come lasciare fermo il capitale o anche aumentarlo di poco riscuotendo gli interessi…

Precisiamo che, come accennavamo, da notizie e  calcoli autentici sono moltissime le opere di rimboscamento sia in Amazzonia che negli altri continenti. In Asia la protezione del Teck esiste da anni. In Africa non mancano le riserve naturali come quelle del Kenya e del Sud Africa, nelle quali il prelievo di legname è certamente regolamentato…

Noi rimarchiamo che i contadini d’un tempo vivono oggi nelle città e nei centri abitati, ma la loro nutrizione, per quantità, qualità e varietà è di gran lunga superiore a quella dei loro avi. Inoltre, non è praticamente soggetta alla quantità dei raccolti, né al tipo (monocolture come mais o patate…). Le nozioni dietetiche compensano di gran lunga la supposta diminuzione di certe qualità dei cibi…

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E’ significativo che in Italia è la natura più dell’uomo ad ever operato bene: le foreste, si è detto, si sono spesso “riperse” il loro territorio. Occorrerebbe – neanche a dirlo –  più pianificazione…

Fu la Repubblica di Venezia, nel momento del massimo splendore a pianificare la cura di una foresta per scopi industriali e militare…

I faggi e gli abeti del Cansiglio furono “riservati” all’Arsenale di Venezia nel 1548.  Cioè al grande cantiere navale…

La Repubblica di Venezia, impegnata in un susseguirsi di guerre con gli ottomani, in quel tempo rafforzava la propria flotta. È la necessità di molti remi a imporre l’interesse di Venezia per il bosco del Cansiglio e la sua gestione, ci spiega Antonio Lazzarini, studioso dell’Università di Padova, autore di La trasformazione di un bosco. Il Cansiglio, Venezia e i nuovi usi del legno (secoli XVIII e XIX) [Isbrec], che ci accompagna in un viaggio storico attraverso il rapporto tra la Serenissima e il Cansiglio. I boscaioli tagliavano i faggi della lunghezza dei remi delle galee, le navi da guerra veneziane: da 10 a 15 metri per le galee più lunghe. Da un tronco di faggio si ricavavano da quattro a sei “stele da remi“, trasportate in Arsenale per la lavorazione definitiva.

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L’Arsenale veneziano è una delle “mille” belle cose meno note dell’Italia. Vi si svolse per qualche anno una fiera delle barche in legno tradizionali. Vi portai personalmente per 2 anni una sezione di gozzo siciliano in scala sul tetto di una vecchia Citroen GS (pazzie…). Lo avevano costruito per me i maestri d’ascia Lo Coco dopo i miei articoli si Yacht Digest: allora splendida rivista milanese edita dal palermitano Riccardo Notarbartolo di Villarosa. I costruttori di gondole si incuriosivano delle “ammecciature”. A parte questo particolare, fu una mostra bellissima con galà serale in un palazzo sul Canal Grande (alla prima delle 2 edizioni). La fiera non giunse al terzo anno perché l’ideatore finì preporre l’interesse al cuore. Partecipare ad una fiera è duro e la prima dote dell’organizzatore è di “amare gli espositori”. Sono il capitale d’una fiera, ma non limoni da spremere.(Germano Scargiali)

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