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Xi Jinping a Palermo a fine marzo

Xi Jinping con la bella moglie Peng Liyuan

Xi Jinping, presidente cinese, l’uomo più potente del mondo verrà a Palermo. In altre città d’Italia “l’incazzatura” è forte e manifesta… Il “capolavoro” è dovuto all’opera di Michele Geraci. Carneade, chi era costui? Ebbene, un palermitano internazionalizzatosi, addirittura mondializzatosi: una mosca bianca.Oggi sottosegretario allo Sviluppo nel governo Conte.

Mattarella ha visitato in Cina Xi Jinping. Non è l'unico: da Berlusconi a Renzi, a Gentiloni hanno tutti teso la mano a Pechino. Adesso "la Montagna viene a Maometto. Speriamo bene. Secondo chi scrive lo sarà e grande.

Sergio Mattarella – il presidente palermitano doc –  ha visitato in Cina Xi Jinping. Non è l’unico: da Berlusconi a Renzi, a Gentiloni hanno tutti teso la mano a Pechino. Adesso “la Montagna viene a Maometto. Speriamo bene. Secondo chi scrive lo sarà e grande. I cinesi cercheranno sempre più il lusso e prediligono già l’Italia. La Cina è un mercato infinito e in crescita, sommato al Far East.

Tutto è pronto: la prima visita di Stato in Italia di Xi Jinping, da quando è presidente della Repubblica Popolare, Cinese si avvicina. Pechino, sempre molto riservata sui dettagli dell’agenda presidenziale, non ha ancora annunciato i dettagli della missione (anche in attesa della definitiva distensione politica sull’adesione dell’Italia alla Nuova Via della Seta), ma nel frattempo l’agenda si sta riempiendo di appuntamenti. Fra questi la visita a Palermo. Xi Jinping con la sua “corte” dovrebbe essere alloggiato a Villa Igiea. Al suo fianco anche l’amata moglie Peng Liyuan.

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Michele Geraci è un economista e politico italiano, dal 2018 sottosegretario allo Sviluppo economico nel Governo Conte. Laureatosi a Palermo in ingegneria elettronica, ha poi ottenuto, nel 1996, un master in business administration presso la Sloan School of Management del Massachusetts Institute of Technology di Boston e ha iniziato la carriera come banchiere d’affari, lavorando per 10 anni in diverse banche e società d’affari tra New York e Londra, come Merrill Lynch, Bank of America, Donaldson, Lufkin & Jenrette e Schroders.

Michele Geraci, palermitano, sottosegretario governo Conte.

Michele Geraci, palermitano, sottosegretario allo Sviluppo economico del governo Conte.

Dal 2008 si è trasferito in Cina, dove insegna finanza in tre università: University of Nottingham Ningbo China, New York University Shanghai e Università dello Zhejiang.

Nel 2015 ha ricevuto l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine della Stella d’Italia, per aver contribuito alla diffusione della conoscenza della Cina in Italia.

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Rapporti Cina Italia e visite dei Cinesi

Dieci anni fa la Cina inviò in Italia Hu Jintau (allora Segretario generale del Partito Comunista Cinese)

Il ministero degli Esteri cinese ha parlato diffusamente di viaggio “in Europa“, senza specificare la destinazione, che comunque si sa essere anzitutto l’Italia e poi la Francia. Xi Jinping è atteso a Roma nel pomeriggio di giovedì 21 marzo, due giorni dopo il discorso del premier italiano Giuseppe Conte in Parlamento sul memorandum of understanding che il governo firmerà con Pechino nell’ambito della Belt and Road Initiative. Saranno passati quasi dieci anni dalla precedente visita ufficiale di un capo di Stato cinese in Italia e dalla cena tra Hu Jintao e Silvio Berlusconi.

Venerdì 22 marzo è in programma un incontro con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che condivide il piano del governo in merito all’adesione alla Bri.  In serata è prevista la cena di benvenuto, con al seguito la moglie Peng Liyuan, insieme alla quale il presidente cinese si concederà qualche momento turistico, con visite al Colosseo e al Campidoglio. Tra il pomeriggio di venerdì e la mattinata di sabato 23 marzo il momento clou, l’incontro con il premier Giuseppe Conte durante il quale dovrebbero essere sottoscritti circa 50 accordi commerciali e soprattutto il memorandum of understanding che segnerà l’ingresso dell’Italia nella Nuova Via della Seta. Poi, Xi Jinping verrà in Sicilia.

Sarà sabato 23 marzo che Xi Jinping si trasferirà, infatti, a Palermo, in quella che viene descritta come “forma privata”. Il soggiorno in Sicilia sarebbe una precisa decisione del presidente cinese, che ha preferito il capoluogo siciliano alle altre mete che gli erano state prospettate, vale a dire Venezia, Firenze e Milano. Sul passaggio in Sicilia regge il più stretto riserbo. La vicinanza col Porto è un motivo in più per risiedere a Villa Igiea, ma nulla è ancora sicuro… Quanto agli italiani,si può dire che tutti i recenti capi d politici sono andati da Roma a Pechino…

Proprio il tema dei porti – cioè comunque quello degli approdi in Sicilia – è uno dei probabili di interesse della visita di Xi Jinping. Nei giorni scorsi rappresentanti di un fondo d’investimento di Shanghai hanno incontrato i vertici di Eurispes, che di recente hanno presentato un progetto per la realizzazione di una grande piattaforma marittima per il trasporto merci a Palermo. Un progetto che potrebbe interessare ai cinesi per creare un hub sulla rotta tra Asia, Mediterraneo e Africa settentrionale. Durante la permanenza a Palermo Xi Jinping potrebbe incontrare le associazioni degli industriali siciliane ma anche esponenti della numerosa comunità cinese presente nel capoluogo siciliano. Possibili passaggi al Teatro Massimo e a Palazzo dei Normanni.

Speriamo che il folle progetto di un “porto containers” a Palermo non torni d’attualità. Piuttosto si scelga Augusta che è già pronta all’uopo… Palermo è troppo antropizzata e ristretti sono gli spazi naturali della Conca d’Oro. Neanche volendo si potrebbe concentrare un volume di traffico come quello voluto dai cinesi a Palermo che ha già un importante. Ma le basta e le avanza… Ciò rispetto alla vocazione culturale e turistica della città, già appesantita dalla presenza dell’importante (e in crescita) Cantiere navale.

I cinesi potrebbero pensare alla costruzione di grandi sopraelevate e sottopassi che sono estranei alla volontà ed alle stesse capacità realizzative in Italia e soprattutto in Sicilia: si pensi a quando non si volle la sopraelevata sopra la circonvallazione, né – successivamente – la tangenziale pedemontana…

La Cina sarebbe capace di “voler” giungere con “armi e bagagli” e far tutto da sé, ma la gelosia del luogo si scatenerebbe a dismisura: nessuna offesa per i siciliani (come qui notiamo sempre) è maggiore di offrir loro ricette di guarigione

Uno scorcio dellomsconfinatoporto i Augusta, il più grande porto naturaled'Europa: 16 mt di fondo natuarale,adattoal gigantismo navale. SDa qui lo sviluppo del "petrolchimico" e l'arrivo di miriadi di gassiere e petroliere.

Uno scorcio dello sconfinato porto di Augusta, il più grande porto naturale d’Europa: 16 mt di fondo, senza bisogni di escavi, adatto al gigantismo navale. Di gran lungo il più “vocato” d’Italia. Da qui lo sviluppo del “petrolchimico” e l’arrivo da anni di miriadi di gassiere e petroliere. Gli augustani stanno cercano di accogliere il traffico dei container. Non sembra abbiano, però, neppure un piccolo santo in paradiso.

Se l’interesse cinese è – come logico – per uno o due porti in Sicilia, occorrerà costruire in fretta anche il Ponte sullo Stretto. Per questo, i cinesi si erano già offerti di regalare il ferro. Inoltre c’era stata una proposta di approdare nel sud est dell’Isola – la zona più adatta – ma occorreva costruire 200 km di ferrovia in 2 anni: follie per la burocrazia italiana…

E’ sempre per questo che Grecia, Spagna, Marocco stanno surclassando l’Italia. Molte compagnie ordinano ai comandanti di non scegliere mai Gioa Tauro: il motivo principale è il tempo che si “perde” per i controlli e le pratiche portuali. Lungaggini sulle quali la concorrenza straniera abbrevia se non – addirittura – sorvola. Sostare 1 giorno in più in porto costa ad una nave una cifra notevole, inclusa fra l’altro il costo dell’ormeggio da pagare al porto stesso…

Il porto Italiano di gran lunga più “vocato” è augusta (vedi foto e didascalia).

Ma stiamo divagando: godiamoci la visita del nuovo Gran Kan, felici per il momento della sua considerazione. Si verifica il disegno del grande Federico II: “non lascio alla Sicilia qualcosa di mio, ma qualcosa che possiede da sempre. La sua posizione nel Mediterraneo”.

Di quanti secoli un grand’uomo anticipa la storia di tanti piccoli ometti!

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Il presidente cinese avrà una “corte” di circa 200 persone al seguito, tra cui membri dello staff, sicurezza e soprattutto una settantina di capi di industria, pronti a firmare gli accordi commerciali con l’Italia. Tra di loro dovrebbero figurare i vertici di diverse compagnie di Stato come China Railway Construction (ferrovie), China Communications Construction Company (infrastrutture), Dongfang Electric (energia) e Sinosure (il braccio finanziario della Belt and Road Initiative). Sembra che la Cina viene per vendere.

Non dovrebbe mancare, però, agli italiani la capacità di trovare che cosa vendere – come vendono già – ai cinesi. Ma ciò che ci dovrebbe far sperare di più nel futuro è la possibilità di dipendere meno dall’Occidente e più dall’Oriente. Che torni, così, ad essere – insomma – l’Europa l’Occidente del mondo.

La rivalità con l’America – attualmente difesa da Trump – è chiarissima. Domenica 24 marzo Xi Jinping si trasferirà in Francia, dove dovrebbe fermarsi altri due giorni. Mete del suo viaggio dovrebbero essere Nizza e il Principato di Monaco, dove potrebbe incontrerebbe il presidente francese Emmanuel Macron e poi il principe Alberto II. Nell’agenda possibili accordi commerciali con Parigi, ma non la firma del memorandum della Belt and Road.

Saltato invece il successivo appuntamento negli Stati Uniti. Il ventilato incontro con Donald Trump a Mar-a-Lago in Florida, che avrebbe dovuto portare a un possibile accordo sui dazi, è stato quantomeno rimandato a presto, ma a breve è già in programma a Pechino lo storico appuntamento del secondo forum sulla Belt and Road.

Testo raccolto e commentato da Germano Scargiali

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I soliti pessimisti penseranno che la Cina visita l’Italia e la Francia come “punti deboli” dell’Europa. Sarebbero,dunque, due brecce? Noi, che parliamo di vie della seta e delle rotte delle antiche carovaniere sin dal 2000 o prima ancora, la pensiamo diversamente. Intensi rapporti con la Cina – sempre che saranno politicamente possibili, ma pensiamo di sì –  non potranno che giovare all’Europa. L’Occidente, come progettato dal piano Marshal o ancor prima, non esiste ormai più.E’ quello che fece dire a Churchill: “il nostro è il peggiore dei mondi possibili, tolti tutti gli altri”.Lo statista inglese si riferiva ai mali del mondo moderno che coincideva proprio con l’Occidente euro americano. Da allora la situazione è peggiorata:il tentativo di egemonizzare un mondo globalizzato da parte del grosso capitale americano induce un impasse alla crescita, fino a spacciarlo come necessità di “sviluppo compatibile” o – peggio – come “decrescita felice”.

L’apertura all’Oriente (Cina e far East) non solo è auspicabile per “sdoganare” l’Europa da questa panea, ma è insito nella prospettiva storica. Come scriviamo spesso: lo vogliono la storia e la geografia. L’America parte sconfitta. Noi siamo per Donald Trump. Il presidente americano è abile, ma vive – in posizione di debolezza –  l’alba di questa sconfitta. Si destreggia al meglio, ma potrà solo ritardarla. Dopodiché l’America verrà a patti – e già lo sta facendo – con la realtà euro afro asiatica. In essa, Europa e Asia mettono il know how e l’Africa ha iniziato a mettere le risorse finché non si porterà presso i livelli degli altri due continenti. E non mancano certo i segni… In “Euroafrasia” tutto cresce, tranne in uno stato come l’Italia che forse era cresciuto troppo in precedenza. Perché un fatto è “partire a dietro” come fece la stessa Italia nel dopoguerra (ma aveva le industrie impiantate prima e intorno alle due guerre), altra cosa è crescere quandosi è già ad alti livelli i tenore di vita. Altri problemi si pongono, altri uomini dovrebbero risolverli e non sempre sono all’altezza… (G.S.)

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