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L’aborto nella società e nella religione

Riproduce un feto di 10 settimane il gadget di plastica distribuito a Verona. Acri le polemiche, tanto più che ...ha funzionato. Di fronte ad una Boldrini "contro", la Meloni si è dichiarata pro vita, affermando di difendere, proprio così, la dignità della donna.

Non che si voglia negare che particolari (e neppure rare)  condizioni di disperazione possano spingere alla pratica dell’aborto. Indubbiamente, i “casi difficili” non mancano e non sono neppure difficili da capire e immaginare. Tuttavia, vi sono madri che hanno accettato i figli anche se frutto di stupro e vi son stati mariti disposti ad allevare i “figli di un tradimento”… Inoltre, il frequente caso di condizioni di difficoltà economica rappresentano un problema ben concreto…

Esaminiamo, però, l’aborto sotto il profilo religioso, ma anche socio-civile. Anche perché religione e morale laica spesso non divergono quanto si vuol sostenere da più parti.

Iniziamo, infatti, dall’aspetto civile. Abbiamo notato in altro articolo come certe scelte quali l’aborto,l’eutanasia e il divorzio siano un’ennesima manifestazione di consumismo. Il divorzio è il più “caro”. Gli altri due li abbiamo già paragonati a forme di “consumismo a buon mercato”. Si può anche supporre che quei governi che li hanno favoriti lo abbiano fatto per accattivarsi le simpatie popolari (si pensi alle campagne mediatiche che li hanno accompagnati) senza impegnarsi in opere serie come la costruzione di opere pubbliche, scuole, ospedali, impianti sportivi, opere di recupero del territorio…

Passiamo adesso all’aspetto religioso e osserviamo come il rifiuto della maternità abbia tutte le caratteristiche tipiche del “peccato in generale“. La porta d’ingresso di questo peccato si presenta “regolarmente” larga, esattamente colme si dipinge quella dell’inferno: avvicinarsi ad ogni peccato risulta “accattivante”. Come per Gesù-uomo poteva essere la sinuosa giovinetta nel deserto. Attenti che l’esempio è concreto: come Dio non era possibile tentarlo, ma come uomo sì e il diavolo “ci prova”.

La decisione per l’aborto è caratterizzata dalla pigrizia, che è un comun denominatore della maggior parte dei peccati. Il primo esempio è il peccato originale, il più ricco di indicazioni simboliche che, poi, divengono precetti: Adamo con un solo gesto, mangia la mela, per diventare simile al Signore. Con ciò si libererebbe dalla molteplicità, che persino il paradiso terrestre imponeva alla sua persona. Il cosmo, infatti, è caratterizzato dal movimento e dalla molteplicità: l’accettazione di tale caratteristica della Natura è una delle virtù fondamentali sul piano umano. Infatti, l’umanità è come immersa in tale realtà caleidoscopica e non può moralmente rifiutarla: non deve, perché è così grave che probabilmente “la pagherà” già su questa terra. Avviene così…

Teniamo conto che l’unità è solo in Dio. L’essere umano può solo intuirla, intravederla forse, ma non farla propria,se non chi sa, alla fine dei tempi o già in Paradiso. Consideriamo che religiosi “o lo si è  o non lo si è”. Si può dare prevalenza all’aspetto strettamente fideistico dei racconti biblici e dei Vangeli o considerarli come simboli, insegnamenti e chiarimenti morali: ma, chi ne sottovaluti, o peggio ne ignori, il contenuto, allora “non è religioso”…

L’aborto è un gesto unico, un’unica decisione che libera, chi la abbraccia, da incombenze ben più numerose e …pesanti.

Ci sembra siamo stati chiari e che non servano più parole. Tanto più che mancare al dovere della procreazione significa venir meno ad uno degli imperativi fondamentali che nascono nelle sacre scritture e che vengono confermati dai problemi di calo demografico dell’epoca recente.

L’umanità, con il dono della ragione, ha adottato tecnologie tali da creare l’abbondanza, ma l’individuo si ritira nel proprio egoismo, nel proprio io incontentabile. Vuol consumare di più, vuol consumare da solo, senza dividere neppure l’abbondanza… Così, perché non si “critichi” la pratica dell’aborto, hanno marciato i poveri ma anche i ricchi

Germano Scargiali

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Il gadget (vedi foto) veniva distribuito con una scritta: “L’aborto ferma un cuore che batte”. La protesta ha reso probabilmente, più incisivo il messaggio che ha profonde ragioni umane e religiose..

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Deve lasciarci di stucco  la notizia apparsa sui giornali e in Tv che “le principali associazioni cattoliche” abbiano disertato il Congresso di Verona. Lo stesso Papa Francesco ha avuto commenti pilateschi. Mah!

Realtà come Pro Vita e il Movimento per la Vita si fanno – a questo punto – un vanto di essersi proclamate laiche. Ma pare che molti aderenti sentano dentro di loro di essere sulla strada per divenire “i veri difensori delle verità religiose”. Spiegava B. Croce “Perché non possiamo non dirci cristiani”: la morale e i codici sono improntati da secoli al cristianesimo. La chiesa di Roma fu l’artefice della nascita delle università in Europa: prima materia, la Teologia. Poi si insegnò il Diritto romano, poi seguirono tutte le altre materie…

Il termine “laico” non viene identificato con “antireligioso”, come di solito – volgarmente – avviene. Il laicismo, inteso correttamente, è un atteggiamento – spesso momentaneo – che si adotta nell’affrontare la realtà – spesso la scienza – senza condizionamenti e preconcetti, ma solo in obbedienza ai dati scientifici, legati anche alla tecnica e all’osservazione.”Laico” significa questo, anche dal punto di vista linguistico: solo l’ignoranza …fa il resto.

(Vedi, se vuoi, anche altro articolo – un ‘fondo’ sul tema – alla voce Costume sotto Attualità)

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