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Tantissimo denaro in cerca d’un …serio padrone

La cassaforte di una grande banca. Sono i favolosi caveau...

Perché, visto che il suo panificio è così ben avviato, non apre qualcosa di simile ai suoi figli?” Con il “panificatore” palermitano, da due “sfornate” al giorno, più la sera pizza, sfincione, arancine, più gli immancabili biscotti ed anche crostate con marmellata o ricotta, ci conosciamo da anni Possiamo, dunque, parlare a ruota libera…

“Non lo faccio – ci risponde – perché deve sapere che Palermo è zeppa di soldi in attesa di essere investiti in modi come questo. Non posso sapere, se, aprendo un nuovo esercizio che sia azzeccato, non ne aprano uno accanto – magari più grande e più fornito di tutto – e mi schiaccino…”

Palermo piena di denaro? E chi lo immagina? Non chiediamo all’amico panettiere da dove provengano… Certo, il pensiero corre ai tanti Suv che sfrecciano per le strade ed altri “sfoggi” di ricchezza ancora. Tante volte ci siamo chiesti: “ma come fanno?”, vista anche la grama situazione cittadina, i negozi abbandonati da anni, le attività commerciali d’ogni livello che muoiono,  ben più numerose di quelle che esordiscono…

Invece il denaro “c’è, in attesa di una “lavatrice” che lo ripulisca. Il nome dell’elettrodomestico – in effetti – circola per la città in senso figurato…

Ma non è questo che contaLa sorpresa è come la “micro realtà cittadina” si specchi nella maxi realtà economico finanziaria. Ad alto livello il fenomeno ha un’altra genesi, ma è ben più grave. Il problema è complesso. La realtà – forse – lo è anche di più.

In Italia si parla tanto del “debito” e l’Europa la rimprovera come se il Bel paese fosse uno scolaretto, assegnandogli i “famosi” compiti a casa.

La realtà è che l’Italia è molto ricca. Non solo perché conta su una grande ricchezza privata (prevalentemente immobiliare), ma perché esistono fondi “sommersi” e nascosti, inutilizzati. Il motivo è di tener “vivo il mercato finanziario”. L’Italia non è ricca solo perché …gli italiani hanno la casa di proprietà, come dice sarcasticamente qualcuno. Il patrimonio privato in Italia è ricco anche perché molti sono i beni destinati alla produzione (industria di trasformazione) e i beni strumentali. D’altronde, sarebbe singolare che fosse povera la nazione che contende alla Germania il primo posto nel Continente per l’attività manifatturiera.

Guardando l’economia italiana nel suo insieme, non si può non constatare che dalle Alpi a Lampedusa si produca di tutto e di più: il problema non è produrre, ma consumare, vendere all’estero il grande surplus. Questo è vero tanto in agricoltura che nell’artigianato e nell’industria. Infine, c’è il turismo (poco più del 10% del Pil). Ma non è vero che l’Italia potrebbe vivere di solo turismo. Per il semplice fatto che vive già di ben altro e paesi come la Grecia e l’Egitto che non sono secondi in fatto di vestigia, cucina etc, sono molto poveri. Nelle isole dell’Egeo (Mikonos, Skyathos etc.) il pienone dura da aprile ad ottobre come in Italia ad agosto. Questo (assieme al Partenone etc) non risolleva affatto la Grecia da un sottosviluppo peggiore di quello del Sud Italia… 

“Tener vivo – abbiamo detto – il mercato finanziario”. Siamo in grado di fornire una parte (ma saliente) della spiegazione. Per mantenere alto il valore del denaro – considerato, purtroppo, un bene in sé – non conviene a chi lo detiene metterlo troppo in circolo. Per la prima regola dell’economia, la quantità complessiva fa diminuire il valore unitario, della “merce”.

Le “oligarchie bancarie” sanno quello che fanno. Pubblicizzano che il tasso d’interesse è minimo. Dietro le quinte, grandi quantità di denaro vengono affidate alle grandi banche, addirittura a tasso negativo: in perdita, purché il denaro si conservi e non si perda. A tal fine, una politica finanziaria – che danneggia essa stessa la crescita – provvede a ridurre quasi a zero la svalutazione. Come se questa fosse una vittoria del… sistema. Non è vero: la svalutazione è il volano dell’economia e favorisce chi investe nella produzione (trasformazione), sfavorendo chi vuol fare denaro con altro denaro, senza passare attraverso l’economia reale. Ma soprattutto chi conserva il denaro, sottraendolo agli investimenti.

Il sistema bancario e gli stessi finanzieri affermano di voler dare impulso all’economia offrendo il denaro a tassi molto bassi. E’ una finzione! A chi, infatti, lo concedono? Grandi sono le difficoltà. Il denaro arriva a pochi (amici?). Negli anni della crescita (i deprecati decenni del secolo scorso…) il denaro era caro, ma tutti lo richiedevano e molti lo ottenevano. Lo Stato interveniva in conto interessi per aiutare le industrie di trasformazione. La crescita (anche del Pil) era assicurata…

Spieghiamo in altro modo. Molte volte abbiamo sentito parlare, a proposito dell’economia finanziaria, di “economia di carta”, di quella sfera separata dall’economia reale in cui il denaro si tira fuori dal denaro stesso… E di “cartolarizzazioni”? Un po’ meno… Invece la correlazione è stretta, assoluta. Essa consiste nel fatto che entrambe sottintendono concetti similari (carta, nel senso di moneta, titoli…). Cartolarizzazione  è solo un termine diversivo, col valore di un eufemismo…

Le “cartolarizzazioni” sono solo un pezzo di quella che chiamiamo “economia di carta”, ma il richiamo è molto utile per comprendere il livello di mistificazione del mercato finanziario globale. Ecco lo “sdoganamento”, anche sul piano lessicale, di attività speculative che stanno esercitando una grave influenza sulla vita di intere nazioni…

La chiamano “finanza creativa, ma è una dizione assolutamente negativa che indica il fenomeno di cui parliamo. In un momento non troppo lontano, una folle ebrezza ha colto le oligarchie bancarie e non solo: l’idea di fare soldi con altri soldi (per i Romani, intransigenti al riguardo, pecunia non facit pecuniam), fino ad indurli a trasformare i debiti in crediti, truccando i bilanci con crediti aleatori: era questa, dunque, la gallina dalle uova d’oro? No. Era, invece, un’operazione illusoria, un “tarocco” simile ad una catena di Sant’Antonio… 

Nel caso dell’Mps (Monte dei Paschi di Siena), la banca aveva accumulato troppi debiti. Ma che problema c’era? Bastavano i “derivati” per risolverlo! Domani qualche santo provvederà: guardiamo al presente, ripuliamo provvisoriamente il bilancio e spostiamo avanti le perdite. Il debito, però, è cresciuto ulteriormente… Purtroppo, il gioco non funziona e i fatidici nodi …vengono al pettine.  Il debito, infatti, cresce ancora. E’ proprio ciò che è avvenuto a più banche: il sostanziale fallimento.

A fronte di tutto ciò, in altre casse, i depositi traboccano. L’Italia non dovrebbe avere difficoltà a colmare il proprio”famoso” debito, ma dovrebbe mettere in giro tanta moneta che, da una parte rilancerebbe l’economia, dall’altra svaluterebbe la moneta stessa. Ciò non conviene alle oligarchie bancarie, che appartengono alla “razza” di coloro che conservano i soldi nel materasso. 

Chi conserva il denaro, nascondendolo, potrebbe essere “libero” di goderselo – come sembra volere – portandolo con sé nella tomba. Già, la libertà che oggi degenera in tanti modi: eutanasia, aborto, utero in affitto… Essa degenera nell’arbitrio, ma non mancano – a discapito di essa – pesanti limitazioni di altro tipo.  Il problema è che, stavolta, crea, specie da alto loco, un danno indubbio e immediato alla società civile. Non c’è dubbio, infatti, che …anche lassù qualcuno non ci ama!

Scaramacai

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