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Bret Easton Ellis voce della verità made in Usa

Bret Easton Ellis posa nel corso di una recente edizione del Festival del cinema di Venezia.

Il “totalitarismo dei buoni”, una nuova forma di “fascismo”, è il concetto che emerge dal pensiero di un noto scrittore, sceneggiatore e regista americano, espresso nel suo ultimo libro: è fascismo quel fenomeno che ebbe vita nel secolo scorso e che si teme riemerga in forme similari? Oppure è quell’atteggiamento sostanziale, costantemente presente fra noi, sotto altre spoglie e bandiere mistificatrici che dipingono tutto di “buonismo”, facendone un lasciapassare auto costruito strutturalmente e mediaticamente?

Bret Easton Ellis, lo scrittore di cui parliamo, parla del liberalismo autoritario e del “fascismo gay”, di superiorità morale e di distruzione dell’arte. Un regime ha preso il potere, dice, e non è quello dei populisti “cattivi”, ma dei millennial infantili.

Nel suo ultimo libro, che ha intitolato White, presto in uscita in Italia per Einaudi, Bret Easton Ellis parla di autoritarismo, di fascismo, di totalitarismo, di censura, di superiorità morale, di ossessione da controllo, di pressioni dirette e indirette per conformarsi al canone ideologico del momento. A volte sembra di avere fra le mani le pagine di un samizdat (opere edite in proprio per evitare la censura in Urss), sfuggito chissà come ai controlli della polizia politica, ma incastonato dentro un immaginario hollywoodiano e ultra-pop, più Tom Wolfe che Solzenicyn.  Il regime è fra noi…

Ce n’è quanto basta ed avanza per dar forza alla linea di Palermoparla ed alle recenti parole del giudice Carlo Palermo a Cefalù. Oltre che al suo libro, La bestia. Altro che mafia tradizionalmente intesa! Altro che neo fascismo! Altro che populismo!

Carlo Palermo e il suo libro, La Bestia.

Carlo Palermo e il suo libro, La Bestia. …E’ ridicolo pensare che i grandi interessi che ruotano dietro le nazioni e le oligarchie bancarie siano in mano ai Riina, ai Provenzano. E’ vero, però, il contrario.Che i grandi poteri sono coinvolti negli affari più lucrosi di quel “livello” malavitoso. C.Palermo parla apertamente di terzo e quarto livello…

La mafia non si limita alla Cosa nostra dei gangster, è qualcosa che sta dietro le quinte. Meno conoscibile, ma pesantemente attiva nella società contemporanea. Essa tiene in vita la “mafia che uccide con le armi in pugno” garantendone, però, la sopravvivenza…

Le “mafie” sono “altre” e si nascondono dietro il denaro (tanto), dietro costanti azioni mediatiche, tese a dar credito anche ad “una nuova morale”, inquadrata nel complesso e vago concetto di “progressismo” e nell’altro vago concetto di laicismo.

La nuova morale concede spazio al “relativismo etico” che il potere propone, anzi offre “nummo uno” alla comunità civile. Esso, cioè, non costa un bel nulla a chi detiene dietro le quinte o anche più palesemente le leve del comando. La società civile è un grande limone da spremere, della quale si limita la crescita al fine di mantenerne il controllo, fin nei particolari, fin nelle periferie. Ma soprattutto al centro con una visione che va ben oltre la durata di una vita, che non è tradizionalmente e soltanto “economica” e che non rinunzia neppure a simbolismi che contrastano con i valori della religione oltre che col buon senso. Giungono, anzi, fino al culto del Diavolo come antagonista di tutto ciò che “vale per gli altri”, cioè per dare una singolare copertura “morale” al tutto. Veramente singolare

Il relativismo etico sta danneggiando vistosamente la morale diffusa, ma alla grande mafia tutto ciò importa ben poco. Anzi, tanto peggio tanto meglio. Con riferimento, appunto, alla comunità civile, ai tanti, ai migliori, che appartengono da sempre alla “classe media”.

La borghesia – come insegna la storia – aveva vinto, fino ad ieri, nella sostanza, tutte le rivoluzioni. Ben diverse  sono le mire e i nuovi disegni di questo più recente potere. Esso intende andare “oltre la storia”.  Vuole strozzare la borghesia tradizionale, al fine di ridurre al minimo il numero di coloro che conoscono il vero funzionamento della grande “macchina”. Essa diviene tale da amministrare un popolo di uguali, destinati solo a consumare ciò che viene prodotto in modo standardizzato da fonti molto accentrate al vertice della globalizzazione, intesa come mondializzazione: la sua forma più deleteria. Meglio se tale massa sia anche in “calo demografico”: sì a infanticidio, eutanasia, unioni omosessuali… Tanto farà sempre “i grandi numeri”, a fronte dei grandi approvvigionamenti a carattere planetario… Renderà comunque grandi cifre a chi le fornisce energia, acqua, cereali e cibo in genere, medicine ma persino un “religione unica” che parla di “pace universale” sotto la bandiera di un “nuovo ordine” o, più esattamente di un “nuovo ordine mondiale”. Renderà grandi cifre e lo farà sempre, perché sarà ben difficile che una iniziativa isolata ne venga fuori. Ma anche che questo popolo dominato protesti di fronte alla strozzatura, anche vistosa, dei principi della autodeterminazione democratica.

Tutto ciò è stato giudicato da tempo “conveniente” che avvenga poggiando su forme di governo che si auto etichettano come “di sinistra“. Addirittura apertamente “socialiste”. Del socialismo, però, non hanno più nulla, tanto meno i sentimenti…

La soluzione sarebbe, quindi, quella che “il potere” governi la società, oltre che tramite le istituzioni, anche politiche, soprattutto tramite alcune élite sopravvissute, che rappresentino il potere sul territorio dietro varie ricompense, alcune delle quali a poco o nessun prezzo, come il riconoscimento della loro presenza come categoria,comunità,club… Ad esse si concede un potere anche “locale” con la possibilità di poter operare persino nell’ambito delle spontanee scelte: sono le nuove e vecchie “mafie” che interagiscono nelle più svariate forme…

Fra le categorie privilegiate vi sono di certo i manager a contatto con le oligarchie bancarie, che cono sono “le segrete cose”, le vere e proprie “porcherie”, che avvengono a quel livello. Ma beato chi entra comunque nelle alte sfere del grande management. Ovunque. E’ l’uomo libero che verrà a mancare, quello che si vuol colpire.

I nazionalismi sono deprecati aspramente assieme alla indipendenza reale degli stati nazionali che contino su un’etnia “affiatata”. Così, al primo tentativo del potere politico, unico rappresentante dei cives, di rivendicare la la propria supremazia (su ogni altro potere), parte immediata l’accusa di neofascismo, ribattezzato – magari – come populismo o sovranismo. Quest’ultimo rivendica, ovviamente, la superiorità sovrana della politica come rappresentante della sovranità popolare. Diventeranno sogni? Perché additare il sovranismo come fosse il morbillo o la scarlattina? Già molto meglio il socialismo nostalgico del marxismo, a dispetto delle sue fragorose debalcle…

E’ stata concepita una (pseudo) Europa unita, un traguardo cui i più aspirano con slancio iniziale, anche e soprattutto “da destra”, ma non si alimenta la “comune civiltà europea“, ma si lavora – e male – alla comune vile moneta. La forte Europa in politica estera, a livello mondiale, non è nessuno. E’ meno dei singoli stati che la compongono…

I rischi dell’escalation di un nuovo potere planetario, nascosto anche dietro la dizione di nuovo ordine mondiale,  sono ben più gravi di quelli strombazzati ed agitati giorno e notte dai media grandi e piccoli, relativi al clima, alla deforestazione, alla salute del mare, alla necessità del riciclo (ah,ah), a quella di ricorrere alle cosiddette energie alternative (sole e – peggio – vento, ma scherziamo?), alla raccolta differenziata dei rifiuti… Tutte destinate o a giustificare nuovi stanziamenti (meglio se a fronte di problemi inesistenti) o ad alzare i prezzi delle forniture, a vendere tutto più caro: dall’acqua ai prodotti agricoli, alle preparazioni alimentari, a carburanti ed energia elettrica più altro ancora. Tutto ciò che possa essere venduto alle masse, tutto ciò che faccia business per pochi (apparentemente distribuisce anche lavoro, ma il cuore della produzione è in mano a pochi) e tutto ciò che possa richiedere stanziamenti di denaro pubblico.

Queste verità – se sono tali – emergono sia dai pensieri di Carlo Palermo che di Bret E. Ellis. Sono – a ben vedere – pareri di prima mano. Perché si il giudice Palermo, che ha diretta esperienza di indagini in alto loco, sia Ellis, come gay dissidente dai movimenti organizzati oltre che come acuto osservatore (da lungo tempo) della realtà americana, la “sanno lunga”, ciascuno nel proprio campo. E’ singolare che varie loro interpretazioni portino a riflessioni parallele.

Le loro “battaglie” vanno di certo condivise e combattute…

Gesse

Nota. Se Bret Easton Ellis da americano e da omosessuale parla dei mali che vengono proprio dall’America (stavolta veri poteri deviati che sono nemici giurati anche del populista e sovranista D. Trump) c’è da credergli. Se, da omosessuale, biasima il potere delle organizzazioni arcobaleno, c’è da stimarlo e prenderlo sul serio…

Se Carlo Palermo, abbandonato anche dalla moglie per la sua cocciutaggine, continua a propugnare le sue verità e a mettere in guardia la società non solo italiana, c’è da prenderlo sul serio…

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Bret Easton Ellis (Los Angeles, 7 marzo 1964) è uno scrittore e sceneggiatore statunitense. Nel 1983, durante gli studi al Bennington College, nel Vermont, si iscrive a un corso di scrittura creativa: ne uscirà con il suo primo romanzo, pubblicato nel 1985, Meno di zero, che lo impone all’attenzione del grande pubblico. La sua carriera di scrittore prosegue con la pubblicazione di Le regole dell’attrazione del 1987, che diventa nel 2002 un film dall’omonimo titolo diretto da Roger Avary.

La sua opera più significativa, quella che lo porta al successo, è del 1991, American Psycho. Al centro della narrazione, le vicende del giovane yuppie newyorkese Patrick Bateman, che alla vita dissoluta e superficiale tra Wall Street e i ristoranti di lusso alterna le notti da sanguinario serial killer. La pubblicazione giunge solo dopo una lunga vertenza, a causa delle contestazioni da parte degli stessi editori per la violenza di numerose scene. Nel 1994 pubblica una raccolta di racconti scritta quasi interamente ai tempi del college, con il titolo di Acqua dal sole. Glamorama, romanzo covato per quasi dieci anni, esce nel 1999 e riporta lo scrittore ad un successo mondiale.

Lunar Park, uscito in Italia il 18 ottobre 2005, è una storia pseudo autobiografica declinante verso il genere horror che parla, in ultima analisi, del complicato rapporto fra padri e figli. Da segnalare, al suo interno, anche il ritorno in scena di Patrick Bateman. Il suo ultimo romanzo è Imperial Bedrooms, pubblicato nel 2010, seguito del suo primo romanzo Meno di zero, uscito nel 1985. Nel 2016 negli Stati Uniti è iniziata la trasmissione della serie tv The Deleted, che lo vede nel ruolo di regista.

Omosessuale dichiarato, critica duramente l’atteggiamento adulatorio tenuto dai media nei confronti dei gay successivamente al loro “coming out”, un “emergere” del quale ritiene principalmente responsabile la propaganda del movimento LGBT.

Il movimento LGBT, conosciuto anche come movimento di liberazione omosessuale, è il nome collettivo attribuito alla serie di gruppi, organizzazioni e associazioni accomunati dal progetto di cambiamento della condizione sociale, culturale, umana, giuridica e politica delle persone omosessuali, bisessuali e transessuali. Già alla fine del ‘900 esistevano forme più o meno ufficiali di associazionismo omosessuale, ma il movimento omosessuale contemporaneo nasce negli anni sessanta del XX secolo negli Stati Uniti d’America…

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