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Roma: niente contante e niente mafia, tra favole e sogni

Da una telefonata di Salvatore Buzzi: in carcere ma non per mafia

L’Italia crede ormai alle fiabe? Siamo diventati un popolo di bambini? …Da ragazzini, di fronte alla schiavitù dal denaro,  progettavamo un mondo senza moneta contante, in cui le persone si scambiassero merci e prestazioni “in natura”, senza passare attraverso i maleodoranti …soldi contanti. Adesso il governo in carica prova a fare qualcosa del genere. O meglio, lo sogna: stop alla possibilità di comprare un pane o un chilo di patate, proprio ciò che rischia di mancare in tavola, con l’ultima moneta rimasta in tasca. I poverelli  si scriveranno alla disoccupazione e da lì a salire: per ogni piccola prestazione, meglio la carta di credito, il pagamento magnetico. Quante persone dovranno girare con il pos (Point of sale, lett. punto di vendita). Dovrà farlo la collaboratrice domestica o aspettarsi il bonifico nel suo personale “conto corrente”. Tutti dovranno avere un cc, a partire dall’età della ragione.

Da maneggiare con cura, anzi non toccarli è meglio. Non olent? Vespasiano? Non aveva capito niente...

Da maneggiare con cura, anzi non toccarli è meglio. Non olent? Vespasiano? Non aveva capito niente…

Quali mutamenti di costume porterà il non vedere più i soldi materialmente: numeri, numeri, numeri. Con il segno più o il segno meno. Il nonno vorrà regalare una moneta al nipotino? “Ma ce l’hai il pos? Troppo piccolo, bimbo mio, ti darò tutto insieme quando avrai il pos”.

Tutta questa premessa per passare al …modo in cui si parla di mafia. La si definisce, la si afferma, la si nega… Ma c’è veramente qualcuno che abbia stabilito il confine fra criminalità organizzata e mafia? Qualcuno che sappia individuare il …guado? Di qua la riva bianca, di là la riva nera. Perché la legge non può essere vaga in partenza: al momento di applicarla ai fatti, volubili e sfuggenti per natura, succederanno confusioni incredibili, inevitabili. Già è difficile attagliare una qualsiasi regola al caso concreto: questo è sempre differente, cangiante… Altrimenti basterebbero le regole da sole e i tribunali sarebbero gestiti dai notai.  Siamo – intendiamoci –  all’abc del diritto!

A Roma non erano mafiosi“. E perché? Forse perché non erano siciliani, pugliesi, calabresi? Formavano un giro perfetto fra gangster veri e propri, politici e amministratori. Non mancavano i colletti bianchi. Ma non era mafia.Vai a capirci qualcosa.

In realtà neppure la criminalità organizzata, solitamente spacciata come”la mafia” lo è. Come disse a chi scrive il sindaco di un paese definibile “ad alta densità mafiosa”: “…ma questa la non è la mafia. La mafia è un’altra cosa”. Era esattamente ciò che da sempre pensavamo. Anche nella realtà di un territorio hanno insegnato a noi siciliani che di regola chi muove i fili – il puparo – è ignoto. Magari è l’ultimo di cui sospetteresti…

Cerchiamo sempre di spiegarlo: la mafia è una realtà superiore, che decide tutto e in particolare influenza pesantemente la politica e tutte le fonti note di denaro. Essa si fa garante della sopravvivenza della criminalità organizzata di cui si serve. Ha – soprattutto – presenze ovunque, dall’ufficialità al “privato”, fino alla stessa criminalità organizzata, che protegge nel suo stesso organigramma. Il punto debole del tutto potrebbe essere che gli adepti”, prima o poi, si vantano apertamente di tutto ciò: succede,succede… Ma ciò avviene perché hanno ragione nel ritenere che nessuno potrà mai sconfiggere un’organizzazione “così”. Tale descrizione è – più o meno – confermata pubblicamente dall’ex magistrato Carlo Palermo (vedi qui nel motore di ricerca) e messo nero su bianco sul suo volume: La bestia.

Il vero punto debole di questa poco visibile organizzazione è costituito, invece, dai casi disaccordo interno. Questo – come avviene per altre realtà – rende la realtà mafiosa vulnerabile e apre spazi d’azione per il “resto del mondo”, gli “uomini liberi” diversamente tagliati fuori da ogni attività che faccia reddito, tanto più profitto. Da molti decenni questo livello della mafia si veste per questo e altri motivi dei… panni del socialismo e persino lo sostiene finanziandolo.

Qualunque spontanea iniziativa dal di fuori è resa obiettivamente difficile e macchinosa con ogni possibile arma contraria che è “già nel sistema”: burocrazia, mancata concessione di fidi bancari e di finanziamenti pubblici. Altro punto debole è la “mancanza di fantasia“, un male congenito nell’organizzazione, i cui adepti si attendono tutto da essa e smettono di pensare. Ma sono essi stessi l’organizzazione… L’invenzione è farraginosa. Al di fuori una realtà molteplice e sorprendente dà spazio a chi di fantasia ne ha e pensa da sé, lasciando stupita la vera “onorata società”, formata da gente che ti passa accanto salutandoti a stento o niente affatto (alla domanda su chi tu sia rispondono facilmente: nessuno) e che – a quel punto – si chiede: “ma di che si tratta?”

Ecco perché paradossalmente vien da “simpatizzare” persino per la “piccola mafia“, che si cerca spazio a danno di quella che “sta su” e sogna anche lei una vita “più per bene” investendo, appena può, il denaro illecito in attività lecite – cosa temutissima e pubblicamente additata – ma che fa concorrenza “definita sleale” nell’ambito di una realtà sociale in cui di leale c’è già ben poco o nulla. Il pizzo? Magari fosse solo quella “la mafia”…

Forse “un po’ della vera mafia” andrebbe cercata – ma non si fa – proprio partendo da quel “mondo di mezzo” nominato con insistenza Salvatore Buzzi. 

Ecco perché, se i magistrati di Roma si dicono addosso che quella della loro città non è mafia, o fanno ridere o fanno piangere. Tutto è talmente in aria da delineare una realtà civile simile all’Isola che non c’è.  Lo ripetiamo: siamo un popolo che crede alle favole? Un popolo di ragazzini? Tutto è campato in aria: “La mafia a Roma non esiste“, è cassazione! Ma se la mafia fosse quella che dicono – e non lo è – chi di noi direbbe che quella di Roma non lo sia? E “il funeralone”? L’abbiamo dimenticato? Ecco persino i riti grotteschi in cui quei capi di certo pericolosi, giocano a fare il Padrino alla Marlon Brando o alla Robert De Niro. Non manca niente, neppure la ciliegina sulla torta. Ma sì, è tutto un gioco sospeso fra sogno e realtà: continuiamo a giocare…

Scaramacai

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Non fu Mafia. E’ questo il verdetto emesso dalla IV sezione penale della Cassazione in merito al processo “Mondo di Mezzo. La Cassazione ha dichiarato esclusa l’associazione mafiosa nel processo Mondo di mezzo, ribattezzato Mafia capitale, annullando la sentenza di appello senza rinvio. La sentenza di secondo grado infatti aveva invece riconosciuto l’articolo 416 bis. Cadono anche molte delle accuse contestate a Salvatore Buzzi e Massimo Carminati. Per gli ermellini le associazioni di Buzzi e Carminati sarebbero due associazioni distinte. Il verdetto dei giudici della Suprema Corte è arrivato alle 20 dopo tre giorni di udienze fiume.

Così Nicola Morra, presidente della Commissione parlamentare antimafia…

“La Corte di Cassazione smentisce l’impianto della sentenza della Corte d’appello di Roma: Buzzi e Carminati nella capitale non avevano costituito un sodalizio di stampo mafioso che, mediante l’intimidazione solo paventata e la leva della corruzione, aveva in pugno tanti uffici dell’amministrazione comunale capitolina, ottenendo appalti ed affidamenti in maniera del tutto illecita. A Roma non c’era mafia. Secondo la Cassazione. Le sentenze si rispettano. Ma le perplessità, i dubbi, le ambiguità permangono tutte”.

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