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Otto Bitjoka, manager a Milano, ci spiega l’Africa e l’Europa

Otto Bitjoka "Tra 15 anni sarà già l’Africa a dare le carte dello sviluppo. Per gli africani emigrati, per quelli che saranno rimasti e per il mondo”

Ci voleva Otto Bitjoka per confermare quanto su Palermoparla diciamo da alcuni anni. L’Africa è una grande riserva di terra da coltivare. Può divenire in breve il granaio del mondo, ma anche molto altro…

Questo concetto l’imprenditore camerunense trapiantato a Milano, dove si è anche laureato anni addietro, lo afferma anche nei confronti dei migranti per dissuaderli dal migrare e convincerli a restare a casa. Ma lo dice anche all’Europa perché si adoperi concretamente e realmente per lo sviluppo in quei vastissimi territori praticamente vergini.

Siamo noi che qui aggiungiamo da tempo che l’Europa avrebbe grande interesse allo sviluppo dell’Africa, che costituirà comunque – prima o poi – un immenso mercato oltre che un’articolata serie di interlocutori politici. Tutto ciò oggi vale ancor più di quanto l’Africa potrà dare all’Europa in fatto di materie prime.

Otto Bitjoka, che ha cercato anche la via della politica, prima con il PD e – deluso – adesso con la Lega di Salvini, ama definirsi negro.

“Il concetto di negritudine – afferma – è quanto ho di più chiaro da quando sono nato. Non è vergogna La storia è ad un giro di boa. Tra 15 anni sarà già l’Africa a dare le carte dello sviluppo. Per gli africani emigrati, per quelli che saranno rimasti e per il mondo”.

E’ qualcosa che chi ha la bontà di leggere le nostre righe sa bene: questi concetti sull’Africa, legati anche al “Neo Rinascimento” del Mediterraneo, anch’esso lentamente in corso, li sosteniamo da sempre.

Otto Bitjoka è uno che le cose non le manda a dire. E spesso i suoi giudizi sono contrari a quelli prevalenti, quelli del “giornale unico” che influenzano, spesso fuorviandola, la pubblica opinione.  Ma le sue opinioni sono documentate e supportate di dati e conoscenze tecniche specifiche…

Bitjoka è un uomo afro-lombardo, sposato con una milanese e da trent’anni vive a Milano, città dove è cresciuto e dove si è anche laureato, alla Cattolica, in Scienze Economiche e Bancarie.

Seguiamolo in questa intervista in cui spiega argomenti che, di solito, dalla bocca degli altri politici sono difficili da capire.

Qual è il suo profilo?

Anzitutto sono consulente di importanti aziende italiane e istituzioni governative africane. Nel 1999 ho creato una società che offre servizi telematici e Imprendim, associazione degli imprenditori immigrati per stimolare un confronto con il mondo dell’imprenditoria. Nel 2004 invece ho creato Ethnoland e per garantire l’accesso al credito agli imprenditori immigrati, ho istituito il Fondo PR.IM.I. e ho promosso una serie di convegni presso l’ABI e AssoFIN.

L’Africa è al centro dei suoi interessi. Ci parli ancora di come la vede…

“Il continente africano non ha nessun vantaggio competitivo nella catena del valore della globalizzazione. Quello che i nostri governi non fanno per i popoli, il popolo lo farà per se stesso”.

Il popolo vincerà contro l’oppressione, i poteri fortissimi, le manovre dei grandi monopolisti?

Ne sono convinto. Una comunità popolare a così vasto raggio non si può coartare. Alla fine la sua volontà, che è fondamentalmente sana, emergerà e vincerà…

Nel 2004 lei ha fondato Ethnoland. Successivamente è stato il turno di Talea. Di che si tratta? Il suo impegno è sempre stato di aiuto agli immigrati anche per investire in Italia e quindi arricchire il Paese?

La mia Fondazione ha l’obiettivo di radicare la cultura del confronto, consentendo ai neo cittadini di realizzare la propria diversità e affermare la propria identità facendone fattore di ricchezza. La Fondazione Ethnoland nasce anche con lo scopo di promuovere progetti di sviluppo e co-sviluppo in Italia e nei paesi di provenienza degli immigrati. L’attività di Ethnoland si concretizza con lo sviluppo di una dialettica a livello nazionale per un pluralismo culturale, che passa attraverso azioni e progetti sviluppati sul campo e attraverso l’organizzazione di dibattiti generali, corsi, studi sui target emergenti e sulle loro abitudini, convenzioni con altre Fondazioni in Italia e all’estero, promozione della pace e di una vita pacifica.

Ci parli di Talea…

Talea (scuola di leadership degli immigrati qualificati) è un’iniziativa della Fondazione Ethnoland che nasce dalla consapevolezza di come i giovani stranieri più preparati siano ben poco visibili agli occhi del mercato del lavoro italiano. E, allo stesso tempo, di quanto siano importanti una cultura plurale e un orientamento al diversity management. Talea è rivolta agli immigrati con percorsi di eccellenza durante gli studi universitari, dottorandi con il massimo dei voti e un interessante curriculum di studi, giovani talenti, professionisti iscritti agli albi e aperti all’innovazione e alla ricerca…

Altre sue cariche?

“E’ importante che io sia anche presidente dell’Ucai, Unione Comunità Africane d’Italia…”

Che cosa pensa dei Nuovi italiani, delle cosiddette seconde generazioni?

L’Italia sarebbe matura per concedere il diritto di voto agli immigrati regolari, così come la cittadinanza applicando lo jus loci… Ma ciò dovrebbe restar fuori dal dibattito politico. E’ un ‘patto di civiltà’ e non deve essere strumentalizzato politicamente…

Qual’è, secondo lei, il significato dell’espressione diversity Management?

La diversità, qui ‘il diversity management’ è cultura della diversità nell’impresa. è un arricchimento, una ricchezza… Dalle diversità cogliamo il meglio. Sono contrario ad ogni discriminazione, su disabilità, età, nazionalità e origine etnica, religione e credenze personali. Il concetto di talento straniero sembra quasi un’astrazione, invece i suoi risultati sono certamente concreti…

L’accusano di pensare solo agli immigrati…

Io sono un italiano,Mi considero ‘uno di noi’… Vorrei restituire la dignità alla persona umana senza tener conto delle differenze. E se qualcuno pensa che io voglia solo tutelare un certa categoria di persone, è probabilmente in mala fede. Sono italiano e amo questo paese a prescindere dalle mie origini. Ho sudato e investito tutto in Italia e la   sento mia. Chi più di me può capirlo? Se un immigrato di colore venisse eletto sarebbe il simbolo che la Lombardia è una società civile plurale. Non è bella una società “dell’uno contro l’altro”. Oggi la Lombardia deve essere una società aperta al multiculturalismo, tenendo conto e guardando verso l’Europa e con la ricchezza “dell’esperienza del diverso”.

Il Cardinale Robert Sarah ricopre un'importante carica a Roma. E' fra i pochi personaggi a parlare di Africa nei "giusti termini.

Il Cardinale Robert Sarah ricopre una importante carica a Roma. E’ fra i pochi personaggi a parlare di Africa nei “giusti termini.

Sembra proprio che debba venire dalla stessa Africa quel lievito di riscatto di cui l’Europa non conosce l’uso, anche se avrebbe tutto l’interesse ad usare. Bitjoca sembra fare il paio con il cardinale africano Robert Sarah che giganteggia nella Chiesa attuale per la sua autorevolezza, la sua spiritualità, per il suo distacco dalle lotte curiali e per la sua coraggiosa voce di verità. Sarah non ha esitato a schierarsi in modo critico rispetto a Papa Francesco, sia in dottrina, sia sui problemi dell’emigrazione e dell’atteso sviluppo dell’Africa.

Aldo Brandini

(Corrispondenza da Roma)

Nota

Bitjoka e Sarah sono due testimoni dell’Africa che cresce. Comunque e… a dispetto di tanti. Un altro è certamente il giovane primo ministro etiope Abyi Ahmed Ali cui è andato il premio Nobel per la Pace 2019 per aver ristabilito la pace nei confronti dell’Eritrea e l’ordine in tutta l’Africa Orientale. A sorpresa è stato preferito a Greta Thumberg.  Ahmed Ali  è di etnia oromo, il gruppo etnico maggioritario del Paese, ma anche il più marginalizzato. In altri termini si tratta di un self made mano… Anche nel 2018 il Nobel per la pace era stato destinato in Africa: vincitore Denis Mukwege, un un medico e attivista della Repubblica democratica del Congo. Specializzato in ginecologia e ostetricia, ha fondato nel 1998 il Panzi Hospital, ospedale in cui è diventato il massimo esperto mondiale nella cura di danni fisici interni causati da stupro. L’Africa cresce, prende coscienza di sé e vien fuori – anche –  dalla povertà: in vari paesi il Pil cresce a due cifre.

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