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Italia e Mes: siamo al redde rationem?

Giuseppe Conte è un personaggio raccolto nel "vivaio" del Vaticano. Purtroppo questo non è più sinonimo di indipendenza dai "men noti" poteri internazionali.. Quelli che storicamente sono i nemici per eccellenza di Roma e della fede cristiana...

Sembra una “marachella” da ragazzini, ma rischia di ledere gravemente gli interessi dell’Italia e degli italiani nell’imminente futuro. Si parla del Mes, il fondo salvastati cui l’Italia dovrebbe contribuire, anche se ben difficilmente potrebbe mai fruirne. Perché – come altre prestazioni da parte dell’Unione Europea – le condizioni imposte sono tali da non poter essere soddisfatte. In sostanza, con la logica bancaria “dell’ombrello”, gli aiuti (denaro) andrebbero soltanto a chi già sta bene…

Il premier Giuseppe Conte si è evidentemente montato la testa: da portavoce di Di Maio e Salvini com’era in partenza – e come tale era stato pubblicamente additato da Junker – aveva deciso da solo un tanto grave sì all’Ue guidata da Germania e Francia. In pratica, stava, ancora una volta, vendendo l’Italia a Bruxelles. Tutto sarebbe passato alla svelta, come tanti altri cedimenti in precedenza…

Conte si è – allora – affrettato a recitare il “mea culpa”…

“In vista della prossima riunione dell’Eurogruppo del 4 dicembre 2019 – precisano adesso fonti della presidenza del Consiglio – il Governo affronterà il negoziato riguardante l’Unione Economica e Monetaria (completamento della riforma del Mes, strumento di bilancio per la competitività e la convergenza e definizione della roadmap sull’unione bancaria, ndr) seguendo una logica di …pacchetto”.

“Ogni decisione – viene inoltre precisato – diverrebbe in ogni caso definitiva soltanto dopo che il Parlamento si sarà pronunciato, a partire dalle risoluzioni che saranno approvate l’11 dicembre in occasione delle comunicazioni che il Presidente del Consiglio renderà in vista del prossimo Consiglio Europeo. Tutto ciò in linea con i punti 12 e 13 della risoluzione del Parlamento approvata il 12 giugno 2019″.

Troppo tardi, il sì di Conte, in realtà, c’è già stato e difficilmente l’Italia potrà fare marcia indietro, a meno che non “punti i piedi” come non è mai stata avvezza a fare…

“Il Parlamento – sottolineano fonti M5S, subito dopo il vertice di governo a Palazzo Chigi sul Mes – è sovrano ed è un bene che si sia deciso di non dare nessuna luce verde fino a quando a Montecitorio non ne discuterà. È il parlamento che parla per primo. Per noi tante cose nell’Unione Economica e Monetaria vanno riviste”.

La realtà è, invece, che erano già pronti ad approvare tutto in silenzio. Poi è scoppiato il caso. E ora hanno deciso di non decidere. Se dovessero decidere, il governo di certo finirebbe per cadere.

Già Conte annuncia le proprie dimissioni come possibili. Ma potrebbe trattarsi della solita manovra di palazzo, per lasciare tutto come sta. Per assecondare, ancora una volta, i pupari che sul fronte internazionale manovrano le fila ormai da anni…

diverrà in ogni caso definitiva – viene inoltre precisato – solo dopo che il Parlamento si sarà pronunciato a partire dalle risoluzioni che saranno approvate l’11 dicembre, in occasione delle comunicazioni che il Presidente del Consiglio renderà in vista del prossimo Consiglio Europeo. Tutto questo in linea con i punti 12 e 13 della risoluzione del Parlamento approvata il 12 giugno 2019″.

Troppo tardi, il sì di Conte, in realtà, c’è già stato e difficilmente l’Italia potrà fare marcia indietro, a meno che non “punti i piedi” come non è mai stata avvezza a fare…

“Il Parlamento – sottolineano fonti M5S, subito dopo il vertice di governo a Palazzo Chigi sul Mes – è sovrano ed è un bene che si sia deciso di non dare nessuna luce verde fino a quando a Montecitorio non ne discuterà. È il parlamento che parla per primo. Per noi tante cose nell’Unione Economica e Monetaria vanno riviste”.

La realtà è, invece, che erano già pronti ad approvare tutto in silenzio. Poi è scoppiato il caso. E ora hanno deciso di non decidere. Se dovessero decidere, il governo di certo finirebbe per cadere.

Già Conte annuncia le proprie dimissioni come possibili. Ma potrebbe trattarsi della solita manovra di palazzo, per lasciare tutto come sta. Per assecondare, ancora una volta, i pupari che sul fronte internazionale manovrano le fila ormai da anni…

Tutto avviene in linea con quanto cade ormai sotto i nostri occhi almeno in tutto l’occidente: la volontà popolare (voto) viene rispettata solo quando coincide con i maggiori interessi trans nazionali. Viceversa i governi legittimi vengono deposti e con vari sistemi e sostituiti con governatori e governi che poco o nulla hanno a che fare con la volontà nazionale.

Scaramacai

Nota

Persone o pedine, quelle che escono da alcune scuole di “alta specializzazione politica”. Si vanta il fatto che siano giovani reclutati senza distinzione di classe sociale e disponibilità economiche. Tutto bello? Non sempre: si creano debiti di riconoscenza, rassicurazioni di asservimento che aprono …importanti imprevedibili carriere. (L.G.)

Aggiornamento

Giuseppe Conte a un passo dalle dimissioni: ha mentito

(Da Vox, notiziario online)

LE IENE” HANNO LA PROVA CHE IL PREMIER CONTE ABBIA MENTITO: LUI E IL SUO MAESTRO GUIDO ALPA LAVORAVANO INSIEME. PRIMA DEL CONCORSO IN CUI, CON ALPA IN COMMISSIONE, GIUSEPPI DIVENNE PROFESSORE ORDINARIO A 38 ANNI – DOMANI IN TV MOSTRERANNO VARI DOCUMENTI INEDITI, TRA CUI L’INCARICO DEL GARANTE PER LA PRIVACY (CON PROTOCOLLO UNICO!) CHE AFFIDA A CONTE E ALPA IL COMPITO DI PORTARE IN GIUDIZIO LA RAI. È DEL GENNAIO 2002, E CONTE 6 MESI DOPO VINCE IL CONCORSO CHE GLI CONFERISCE LA CATTEDRA A VITA. INCARICO CHE ORA SI PUÒ CONSIDERARE NULLO: NON PUOI ESSERE GIUDICATO DAL TUO SOCIO.

“Non mi sono opposto, sono trasparente. Ma è una partita che dovete giocare con il Garante”. Il premier Giuseppe Conte risponde così in un servizio de Le Iene in cui gli viene chiesto di mostrare una fattura del 2002 quando il presidente del Consiglio e l’avvocato Guido Alpa vennero incaricati di difendere l’Autorità garante della Privacy in una causa con la Rai. La vicenda venne sollevata dal quotidiano La Repubblica in merito ai rapporti tra Conte e Alpa. Anche perché fu proprio Alpa nel 2002 uno dei commissari d’esame al concorso, vinto da Conte, per una cattedra all’Università di Caserta.

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