Hot Topics

GB: Conservatori in testa, è brexit, diaspora di riflessioni

Boris Jhonson dopo la vittoria saluta i fotografi aprendo "la porta di casa" a Downing Street.

Schiacciante vittoria del Conservatori in Inghilterra sul Labour party. Hanno votato a destra anche i lavoratori …e la borsa di Londra sale e s’impenna assieme al valore della Sterlina…

Una vittoria che, per i suoi connotati, dice molto e invita a svariate riflessioni. Già: perché è andata così?

Unione Europea addio: è questa la prima parola d’ordine. Il riferimento è alla brexit… Le elezioni britanniche più importanti degli ultimi decenni hanno consegnato a Boris Johnson una larga maggioranza assoluta a Westminster con le chiavi di Downing Street per i prossimi 5 anni e il lasciapassare per una Brexit che, alla luce del referendum del 2016, diventa irreversibile. In attesa di assegnare gli ultimi otto seggi dei 650 totali del Parlamento britannico, i conservatori ne hanno conquistato 359, contro i 202 dei laburisti. Un risultato del genere non si vedeva dai tempi di Margaret Thatcher e segna invece la disfatta peggiore da oltre 30 anni per il Labour.

Get Brexit done” e “unificare il paese”: questi gli impegni ribaditi stanotte da Boris Johnson nel discorso di proclamazione a deputato rieletto nel collegio di Uxbridge, sia pure con un margine limitato a 7000 voti. Il premier dei Tories ringrazia il popolo britannico per aver votato a dicembre e per il risultato. Rilancia quindi le sue promesse elettorali su investimenti nella sanità etc.

La prima osservazione riguarda il no all’Unione Europea: ce ne voleva per fare andar via gli inglesi, che erano fra i privilegiati dell’Unione…

L’UE ha stancato, perché “è sbagliata” nell’impostazione, nella politica monetaria e in quella economica. L’UE passa da un cantonata all’altra e sembra costruita dai nemici dell’Europa: forse, lo è.

L’uscita “di brutto” della GB dovrebbe servire da lezione. Non è sbagliato “fare l’Europa”. Come diciamo da sempre, è sbagliato farla così. Occorrerebbero personalità forti non in grado di sciogliere l’UE, ma di riformarla integralmente. Per sapere “come” occorrerebbe disporre di un paio di “veri statisti”, ma non sembra se ne vedano all’orizzonte: la classe politica è fatta ovunque di “mezze figure” con l’aggravante che appartengono ad artificiosi “notabilati” ed hanno elaborato manovre tali da aggirare il funzionamento del sistema democratico: il criterio della nomina sta surclassando quello dell’elezione. E’ evidentissimo…

Tuttavia, sul piano obiettivo, la sorpresa non è che la Gran Bretagna sia fuggita dall’Unione europea, la vera sorpresa era che vi fosse entrata. Da sempre l’Inghilterra ha prediletto la politica atlantica e non è certo un caso, né un elemento secondario della storia del’900. Ha partecipato alle due guerre mondiali con gli Stati Uniti, rispettando il patto massonico che fu la condizione con cui G. Washington ottenne la effettiva libertà dalla cosiddetta “madrepatria”. Fu l’Inghilterra a sancire le sanzioni contro Italia e Germania, che certo accelerarono i tempi verso l’ultimo conflitto… E il centro della massoneria mondiale, pur tanto potente in Usa, resta a Londra. Per inciso, di tutto ciò la stessa Francia può definirsi “un ibrido lacchè”.

Se non i politici, il popolo inglese sente “forte” questo storico distacco dall’Europa ed è noto che tutto ciò che è “continental” non sia visto generalmente con simpatia dai britannici. Vogliamo dire che, seppure la scelta atlantica sia stata sempre “verticistica”, il popolo inglese è da tempo “ben avvezzo” a tale scelta. Il voto anti europeo  era, insomma, il minimo che ci si potesse aspettare… Così, però, la Gran Bretagna perpetua l’errore che l’ha vista combattere per due volte con l’America control’Europa. Ciò indipendentemente dalle assurdità della gestione dell’odierna UE.

Ossevando il risultato elettorale, è difficile non notare – inoltre – come esso segua anche l’andamento planetario verso destra e verso la predilezione per un’economia di pieno (o quasi) libero mercato e governi liberali. Ciò, dopo la deflagrazione del socialismo reale, prende sempre più corpo, non essendo sopravvissuti in genere i vecchi motivi ideali per apprezzarne eventuali valori… Per di più la sinistra si rende odiosa con il suo giustizialismo ed ha finito da tempo per assecondare, di fatto, più i poteri fortissimi – pronti a sostenerla materialmente per demagogia e per interessi di potere – che non il popolo. In un fuori scena è stata registrata da parte laburista la frase: “…non ci può vedere più nessuno”.  

Per converso, ovunque si plaude – ma forse non è il caso dell’Inghilterra – ai sovranisti” che, in sostanza, promettono una forma di governo che rivendichi la propria supremazia rispetto ad ogni altra forma di potere. Per esempio rispetto a quello delle (giustamente) temute oligarchie bancarie. Il sovranismo difende, sia pure in nome del governo, la voce del “popolo sovrano”. E non è cosa da poco.

I media – si sa – sono, da anni, smaccatamente con le sinistre e, quindi, in realtà con i poteri più forti. Questi si atteggiano: fanno …i socialisti. Oggi Tv e carta stampata “cercavano consolazione” esibendo alcuni dati “sparsi” e parlando della confitta dei laburisti prima che della vittoria di Jhonson. Citavano inoltre la voglia degli scozzesi di restare in UE, senza annotare, però, che l’avversione alla Brexit vi è sostenuta dal partito nazionalista che prevale al voto. Il dato significativo è, quindi, che non vince la destra ma quella estrema…

Germano Scargiali

Be the first to comment on "GB: Conservatori in testa, è brexit, diaspora di riflessioni"

Leave a comment

Your email address will not be published.


*