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Il re è nudo: parola di Micciché

Assemblea, sala stampa: MIcciché fra due giornalisti parlamentari. A sinistra della foto il decano Giovanni Ciancimino cerca di arginare la foga del presidente.

Ci voleva Gianfranco Micciché per parlar chiaro su ciò che per tanta gente attiva è chiaro da sempre. La fonte politica, però, dà significato e indubbia autorità a tutto ciò, si possa o meno stimare questo personaggio politico in particolare…

Micciché ha parlato stamane in occasione degli auguri di Natale nella sala stampa di Palazzo dei Normanni, dove presiede l’assemblea della Regione siciliana.

Le ultime parole di un discorso chiaramente fuori dai denti sono state del tipo: “La Sicilia non esiste più, perché anche l’Italia è nelle stesse identiche condizioni…

Ma il presidente aveva iniziato affermando che …è giunta l’ora di metter da parte ogni contrasto partitico: “non c’è governo e opposizione, almeno non ci dovrebbero essere, quando ‘la nave sta affondando‘. La Sicilia è ad un passo dal default e sarebbe la fine…”. I passati Governi, nazionale e regionale (di centrosinistra) hanno, infatti, svuotato le casse della Regione siciliana lasciando un ‘buco’ di 2,1 miliardi di euro. Fra l’altro c’è da chiedersi – data la situazione che vediamo -che cosa mai ne abbiano fatto…

Prima delle apodittiche parole, sulla fine della Sicilia e di tutta Italia, Micciché ha avuto il modo e il tempo di spiegare i motivi di quanto vigorosamente affermava in linea generale… E – bisogna dirlo – lo ha fatto con estrema chiarezza.

Anzitutto la mancanza di “quadri” negli uffici amministrativi, la carenza di personale dovuta al blocco delle assunzioni… Un’assurdità, perché il problema di spendere più euro, ma dell’ordine di centinaia è un non è nulla rispetto ad un deficit di miliardi e ad una crescita ferma allo 0,1 o 0,2% della stessa Italia, per non parlare della Sicilia…

Micciché in proposito si è “scagliato” contro  Massimo Giletti che ha accusato in Tv la Sicilia di avere troppi dipendenti (tra l’altro è stato dimostrato che la Val d’Asta, impeccabile perfezionista, ne ha proporzionalmente di più, mentre quelli della Sicilia erano stati anche mal calcolati, ndr).

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L’antefatto è noto ma lo riassumiamo…

“Non è l’Arena”, la trasmissione di La7 che già in passato si è occupata di sprechi siciliani, anche stavolta non perdona. Tutto è cominciato da una lunga elucubrazione sui rapporti tra Massimo Giletti, il conduttore, e Gianfranco Micciché, il presidente dell’Assemblea regionale (che la trasmissione l’ha guardata da casa, immaginiamo). Tra i contributi mandati in onda dal giornalista, ce n’è uno che risale a gennaio 2018, quando – uno in studio e l’altro in collegamento – ebbero modo di confrontarsi sul tetto agli stipendi degli onorevoli, ospiti di Myrta Merlino a “L’aria che tira”. In quell’occasione Miccichè provò a parlare, ma si scontrò col vocione di Giletti che da studio montava imperioso, per sostenere le solite questioni. Tanto grandi quanto stantie. E vergogna di qua, e vergogna di là…

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Sì, stantie, come si trova affermato in scritti obiettivi, perché l’assemblea regionale ha di recente diminuito anche il numero dei parlamentari ed esibisce dati complessivi al risparmio relativi a tutte le spese…

“Il paradosso – ha affermato Micciché – è che un paio di concorsi sono stati annullati per …far contento Giletti. Mentre riguardavano assunzioni ormai indispensabili per il funzionamento degli uffici, causa i pensionamenti e l’età avanzata di dipendenti rimasti.

Un altro fattore sono i “bassi stipendi” dovuti alla demagogia che impone compensi al ribasso…

“Volete che un giovane valido, di quelli laureati con 110 e lode – ha quasi urlato Micciché – si accontenti di mille euro al mese o poco più? I miei figli per primi sono partiti per terre lontane dove guadagnano sei volte tanto… Io non mi metto in gioco,non aspetto che la pensione, ma per fare politica ho lasciato uno stipendio di gran lunga maggiore di quello che prendo qui… ”

Volgendo al termine il suo intervento – nel corso del quale ha chiesto ripetutamente di non aprire più la porta della sala stampa, dicendo a gran voce: ‘questa è un’udienza delicata e da questo momento è riservata a chi è dentro!’- Micciché è andato dritto verso la pesante conclusione. Ha espresso, quindi, un ultimo concetto, spiegando coloritamente il perché del pessimo funzionamento della burocrazia.

“A parte la ristrettezza del personale e la tarda età di impiegati e funzionari, ditemi perché dovrebbero passare la pratiche. Se pongono la loro firma rischiano, spesso addirittura l’incriminazione e il sospetto di corruzione. Preferiscono non firmare, tenere le carte nel cassetto tranne che non si lascino, effettivamente, corrompere”.

Insomma, più fuori dai denti di così…

Il presidente dell’Assemblea regionale ha anche trovato il modo di accusare la demagogia imperante a proposito della pretesa di abolire la prescrizione nei processi…

“La prescrizione – ha spiegato Micciché – è destinata di regola agli innocenti. Perché contro i colpevoli si trovano le prove stringenti, mentre contro gli innocenti la pubblica accusa tiene ferma l’incriminazione contando su …nuove prove che, di solito,non arrivano più. Non si può continuare così all’infinito!”

Germano Scargiali

Nota

E’ anche emerso che per uscire dal rischio di default, dovuto risaputamente a passate amministrazioni e segnatamente alla “gestione Crocetta”, una delle strada è ancora una volta puntare su Roma, ma con una delegazione coesa e decisa a reclamare i diritti ad una assistenza dovuta e al ripianamento di passate insolvenze nei confronti della Regione ad autonomia speciale…

In ogni caso, come dice bene Micciché, non si può risparmiare pedissequamente su tutte le voci, incluse – paragonando la pubblica aduna azienda – quelle che producono reddito. In questo caso, anzitutto, efficienza nei confronti della Nazione. (G.S.)

 

 

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