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A Berlino sconfitte la Libia e l’Europa

E’ disarmante, se non triste, assistere all “balletto” delle “potenze” europee sulla – infuocata – situazione in Libia.

Svariate considerazioni – ma nessuna positiva – emergono dal “quadretto” del summit di Berlino. Per esempio che l’UE di Bruxelles brilla sempre per “non esistere”: nessuna vera decisione internazionale viene assunta nelle sedi “europee”.

Non soffermiamoci su quel rappresentante di chi sa dove che, in secondo piano, gustava di grande appetito le …stuzzicanti specialità servite dalla cucina dell’organizzazione. La Tv ripete il filmato sera e mattina…  Ma si può ben avere un buon appetito in qualunque momento. All’ignoto dignitario non si può dire altro che …buon pro gli faccia.

Un discorso più serio emerge a proposito della squallida realtà morale dei presenti: le “potenze” industriali si contendono la Libia (lo scatolone di sabbia, così ironicamente chiamato negli anni 30 dagli antifascisti). Si dice lo facciano per le sue risorse. Si ignora (proprio per ignoranza) l’importanza strategica del territorio che sta in mezzo all’Africa occidentale e da quella orientale, ma soprattutto giunge fino all’Africa sub sahariana. A parte il valore strategico. Sono nazioni da cui ancora si emigra, forse, ma il cui dato saliente è la crescita ad oltre il 10% annuo. Ciò significa che tutto ciò che circonda la Libia diverrà un grande mercato per gli stati europei, che producono “letteralmente di tutto” in quantità esuberanti. Quanto detto, con buona pace della cultura che teorizza la scarsità (V. Pareto) come condizione saliente del futuro prossimo venturo…

Le “potenze europee”, non l’Europa (che non esiste) predicano niente meno che la pace, tacendo che la guerra è più insanabile che mai proprio per motivo della loro stessa litigiosità, più quella della Russia e della Turchia. Per”fortuna” che siano assenti gli americani, responsabili fondamentali del sottosviluppo dell’Africa con tutte le relative conseguenze.

Le suddette potenze si battono per la pace e, frattanto, lucrano sulla guerra: tema dell’incontro al vertice è non vendere più armi ai due contendenti, Al Serraj e Haftar sembrano, a questo punto, quasi i due “poaretti” della situazione, protagonisti di uno scontro fra galli o fra cani con gli scommettitori attorno. I giocatori d’azzardo son lì per dire dieci volte a testa “non lo faccio più” e rispettare l’embargo di armi metodicamente trasgredito.

Si fa avanti la teoria – forse risibile – di trovare un “capo” comune per Tripolitania e Cirenaica, accettato e rispettato da tutti i libici: ve lo dicevamo che Al Serraj e Haftar era i due poaretti? Esiliati tutti e due! Faranno bene, secondo la migliore tradizione, a mettere da parte alle Bahamas e in Lussemburgo quanto possono.

A Berlino, frattanto, dove essenzialmente – ancora una volta – non si è deciso nulla; dove i due generali rivali non hanno firmato alcuna pacificazione né accordo, si è visto e detto che Conte sia stato trattato come un “animale da compagnia”: cercava pateticamente (lo testimonia un triste filmato) dimettersi in prima fila, ma – oltre ad esservi giunto in colpevole ritardo, si è visto indicare la seconda fila. Lì era rimasto un posto e non volevano neppure farlo passare. Altro che “posizione centrale” dell’Italia nell’accodo!

Scusate se è troppo, ma ci vien da pensare ad altri colpi di cannone. I tanti e più sonori che scoppiarono ad El Alamein. La battaglia decisiva dell’ultimo conflitto si combatté quasi dove sparano Haftar e Al Serraj. Forse valeva la pena di provarci – allora – a non ceder terreno.

Gli italiani si batterono fino alla morte. In tutto ad El Alamein morirono circa 13.500 Inglesi, 17.000 Italiani, 9.000 Tedeschi. Ma dal conto mancano le forze del Commonwealth che furono decisive, con uomini e soprattutto carri armati (che nel deserto si dimostrarono più efficaci dei cannoni italiani e tedeschi). Erano Australiani, Neozelandesi e Canadesi. In realtà italiani e tedeschi uccisero – per quanto sia triste – moli più nemici. Il nemico era superiore, in modo schiacciante, per numero di uomini e di mezzi corazzati. Magli italiani erano capaci di far saltare un carro con una molotov… Si batterono con pochissime possibilità di vittoria che pur li lasciò sperare in qualche giornata… Il vincitore Generale Montgomery fu inviperito del numero dei morti far le forze “alleate” e lo manifestò chiaramente a fine battaglia. Aveva schierato sul campo gran parte del mondo, grazie al forte legame atlantico ed oceanico avverso all’Europa e di stampo massonico. Rommel pronunziò la famosa frase: “il soldato tedesco ha stupito il mondo, quello italiano ha stupito il soldato tedesco”. La battaglia di El Alamein è passata alla storia come …quella che gli italiani sono fieri di aver perduto.

Forse, dico forse, valse la pena di …tentare di vincerla. Italiani e Tedeschi, in Africa, avrebbero fatto “scoppiare la pace” fino ai giorni nostri.

Gesse

Nota

Le idee ben poco chiare, la vera e propria ignoranza della classe politica, anche internazionale,la malafede e la corruzione fanno sì che summit come quello sul clima e questo sulla Libia si risolvano in un nulla di fatto. Ricordano la miriade di convegni – ad esempio sul Mediterraneo – che si concludono da anni con una lettera propositiva finale piena di “sancisce” e “propone” senza alcun  -cioè nessun – risultato concreto. (D.

 

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