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Religione e socialismo conflitto inevitabile

Gentile, Croce, Gramsci, Gobetti: quattro intellettuali, tutti idealisti, anche se contapposti nelle scelte e nella politica, dettano ancora "il pensiero corrente" agli italiani. Ma nelle altre parti del mondo le cose non vanno, poi, tanto meglio. Anche nell'Est, altre forme "superstiziose" di intendere il pensiero condizionano l'azione umana.

All’indomani della pubblicazione dell’articolo sul socialismo, cui chi scrive tiene particolarmente, notiamo che esso registra pochi “ingressi” rispetto alla media. Ciò è la conferma – probabilmente – che il socialismo non interessi più molto, che abbia annoiato i più… Colpa – facile deduzione, in linea con lo stesso contenuto di quanto da noi scritto – di chi lo ha mal rappresentato.

Nella realtà ben pochi di noi possono dirsi assolutamente “non socialisti“. Se è vero come è vero che, mutuando Benedetto Croce, “…Non posiamo non dircicristiani”, così non possiamo non aver “bevuto al calice” del concetto di egalité della Rivoluzione francese e dalla dettagliata lezione di uguaglianza del socialismo ottocentesco (socialisti utopistici e Marx), del celebrato Gramsci e dei suoi parzialmente apparenti opposti nazifascisti. Maturati anch’essi dal socialismo. Se è vero che il fascismo istituì la previdenza sociale,la cassa malattie e la “buona uscita”, leggi oggi il tfr,trattamento di fine rapporto o liquidazione…

Né si obietti che il concetto di uguaglianza sia innaturale, perché, se è innegabile che l’uguaglianza fra individui non sia in natura, dovrebbe essere altrettanto chiaro come il concetto di uguaglianza sociale si riferisca non alle qualità dell’individuo, bensì al suo diritto ad una uguale dignità rispetto al…vicino, non a caso etimologicamente il prossimo, the next, colui che rappresenta …tutti gli altri. Siamo al “famoso” saper contare “fino a due” che, per quanto banale, non è conquista “di tutti”: troppi non escono dal proprio egocentrismo…

La parola socialismo è stata travisata fino a spaccare il mondo in due posizioni ideologiche all’eccesso. Due campi, la riva bianca e la riva nera… Questa è una vera peste per la società civile. La realtà viva del mondo “come volontà e come rappresentazione”, direbbe Nietzsche, non è questa. Il contrasto non è assoluto, ma relativo, si potrebbe dire – infierendo – …come tutto il resto della realtà che ci circonda. O Einstein sarebbe vissuto invano…

Tanto è vero che esiste moralmente “il centro”, che intende accettare un po’le ragioni degli uni, un po’ degli altri…

Lasciateci dire ancora una volta che tutto risale alla scuola platonica, all’abitudine trasmessa alla storia, di esaltare una forma di pensiero, una scelta, sul piano di un’idea suprema per la quale anche …combattere e morire. Del resto “combatter e morir” sono parole d’un inno fascista (perché si porta la camicia nera se non per esser pronti a…).

Con un volo pindarico ricordiamo appena che il Gesù dei Vangeli, morendo sulla croce, insegna – fra le tante cose –  all’individuo che, per un grande fine, si debba esser pronti a dare anche la vita. Tuttavia, ciò avviene sulla croce per motivi altamente umani e  ideali in quanto diretti senza alternative al …bene di tutta l’umanità. Il che non significa affatto – come qualcuno afferma – che il messaggio di Cristo sia uguale, ma neppure simile, a quello socialista…

Gesù si rivolge alla morale individuale, promette il premio o il castigo solo all’individuo. Parla all’interiorità della singola persona, non concepisce “il sociale”, il bene comune, se non come diretta allusione, quale conseguenza mai espressa, eppure intrinseca della morale intima di ciascuno.

Al contrario il socialismo, creazione umana,  è ancorato – per necessità – alla legge scritta, alle regole, osservate e garantite da un’autorità terrena, lo Stato, con l’uso di uno strumento poliziesco che non può non basarsi sull’esteriorità, anziché sulla interiorità che è scelta intima, superiore, ma – nei fatti – può esser nota solo a Dio.

Val la pena di rimarcare, infine, che tutta la “nostra” cultura è idealista. La scuola italiana è malata di idealismo, perché – lo si voglia o no – è tutt’oggi permeata dal pensiero di due “tardo idealisti di maniera – quali erano CroceGentile. Si dice che almeno Gentile, chiuso nelle stanze dell’idealismo avesse almeno “aperto le finestre”. Ma sappiamo come venisse accusato di fascismo e trucidato per questo, a fine guerra, davanti alla porta di casa. Ciononostante la sua riforma della scuola – certamente illuminata peri suoi tempi – rimase viva fino alla soglia degli anni 1970…  Tutti gli idealisti sono “fecondi scrittori“, verbosi quanto allettanti, addirittura affascinanti, quanto avvezzi ad affrontare tutti i possibili argomenti dello scibile, della morale e del sociale, divisi nelle tre grandi categorie filosofiche e del pensiero: teoretica, etica ed estetica. Sostanzialmente l’idealismo sostiene – in breve – che l’idea sia la base della realtà, la più certa. Per cui l’idea finisce per prevalere sull’osservazione. Per certi versi i veri oppositori degli idealisti non sono tanto gli “anti idealisti” quanto gli empiristi. La scienza galileiana è empirica. Sull’empirismo si fonda anche la Rivoluzione industriale. Ma è chiaro come anche l’empirismo sia solo una sorta di metodo. Einstein ha dimostrato che è ben lungi dal descrivere la realtà, anche sul piano scientifico.

I pochi filosofi che hanno finito per uscire – con un chiaro, ma poco riconosciuto successo – dalle trappole della tradizione filosofica classica, che parte dalla grande patria greca, sono i difficili Nietzsche, Shopenhauer e Kierkegaard. Troppo “all’indice” della morale – ma per un chiaro errore di valutazione – hanno ceduto il campo agli idealisti. La stessa religione, per quanto lo si neghi, viene interpretata come l’idealismo per eccellenza: di fronte ad essa anche gli idealisti …si spaccano. Né Kant, l’originale criticista, sostanzialmente un idealista prudente in cerca di vie di fuga, ha trovato successo al di sopra di Hegel, la trappola per eccellenza in cui è imprigionato il pensiero corrente, come in una tagliola.

Germano Scargiali

 

Come è andata storicamente

In Italia, tra le due guerre, il pensiero filosofico era dominato da Giovanni Gentile (1875- 1944) e Benedetto Croce (1886-1952). Entrambi reagirono al Positivismo e alla supremazia della scienza, contrapponendo ad essa l’aspirazione a valori «ideali» e spirituali, e insieme promossero la rinascita della filosofia idealistica italiana. Dopo l’iniziale sintonia, però, i due si separarono per le divergenze politiche seguite all’avvento del fascismo. Gentile divenne l’intellettuale più autorevole del regime, a sostegno del quale scrisse il Manifesto degli intellettuali fascisti, cui Croce rispose con un Manifesto degli intellettuali antifascisti, nel quale esponeva le ragioni del suo dissenso dal fascismo.

Ecco perché parliamo di “trappola“. Ciò per cui ci disperiamo è chiaro come la luce. E’ ovvio che il comnue errore di fascismo e comunismo – come sono stati intesi, ma la storia si studia, discuterla è relativo, imparare è possibile – stia nel fatto che nascono già radicati su una identica “base di partenza”.

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Luigi Sturzo è stato molto fotografato nel proprio studio, sepolto da libri e carte. Che certo voleva, forse idealmente, sempre a portata di mano.

Don Luigi Sturzo è stato molto fotografato nel proprio studio, sepolto da libri e carte. Che certo voleva, forse idealmente, sempre a portata di mano.

Luigi Sturzo

E’ certo di grande interesse il pensiero di Don Luigi Sturzo che si ritiene attuale ed è tenuto in considerazione anche all’estero. Se ne è riparlato non molto tempo fa anche in Vaticano ed all’UE

Nicola Antonetti (storico dell’Università di Parma e presidente dell’Istituto Sturzo di Roma) è entrato nelle cronache per averlo definito a Bruxelles un vero homo europeus”. Chi sa che cosa direbbe Sturzo se vivesse adesso in “questa Europa: non ci sono dubbi – per inciso – che sia stata già concepita, ma solo nel pensiero, un’Europa “ideale”, ma solo se intesa come la nuova “grande patria”  dei cittadini delle sue tante nazioni storiche. Non pare che lo sia, ma nemmeno che che l’UE “alluda” ad esserlo…

All’Unione europea mancano un pensiero unico, un sentimento di appartenenza e una personalità internazionale… 

Siciliano di Caltagirone, sacerdote salesiano, Luigi Sturzo era ben conscio delle difficoltà dei lavoratori della terra e degli operai della sua Regione, che non poche volte vivevano veri e propri drammi della disperazione a causa delle precarie condizioni economiche. L’impegno a realizzare i principi della Dottrina Sociale della Chiesa rimase il suo imperativo, aiutato anche dal fatto che da poco Leone XIII aveva promulgato l’Enciclica “Rerum Novarum” (Delle Cose Nuove, ndr).

Per Luigi Sturzo la politica va vissuta secondo l’ideale cristiano, che si manifestava come “alta forma di carità”, ovvero come servizio a favore del prossimo. L’appello “Ai Liberi e Forti” per la nascita del Partito Popolare Italiano è figlio di queste premesse. Egli, nonostante l’abito talare, tiene sempre separate religione e politica, secondo la miglior tradizione repubblicano liberale Italiana. Sturzo considera la Religione universale mentre la Politica appartiene a una parte della realtà, per cui è bene che la Chiesa non sia coinvolta nella sua iniziativa.

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