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Sanremo è tutta Benigni ma senza stand by e il sesso fa paura

Benigni sprizza felicità. Per divertirsi anche lui, gli hanno dato 300 mila euro. Ha attaccato, secondo copione, Salvini ma ha parlato di sesso in senso più biblico che mai. Buona e originale, per la verità, la sua lectio magistralis. Tale, a ragione, è stata definita. La platea si è sentita, però, offesa dalla franchezza del comico. Molto imbarazzate per lo più le ...signore. Contrariamente a quanto dicono i media, non c'è stato neppure un accenno di stand by! Ciò conferma il senso della lectio: il sesso, contrariamente a quel che si dice, è mediamente una sorta di sconosciuto... Anche il concetto tradizionale di peccato di sesso, come "fonte immediata e certa del massimo piacere" è imperfetto.

Sanremo 2020 come Nostro Signore: Al terzo giorno è resuscitato. Scusate la piccola blasfemia – Gesù ci ha insegnato, del resto, anche a scherzare – e la resurrezione è il momento più felice nella storia dell’umanità…

Torniamo seri, se ci riusciamo. Del resto l’imprevedibile clou della serata ci confermerà che dal grande bagaglio della nostra religione si può cogliere di tutto. Anche una lezione profonda di educazione sessuale. Ci ha insegnato che il sesso è un termine ineliminabile del binomio amoroso, il supporto che fa dell’amore di coppia il vero amore. Ma non abbiamo capito quanto debba essere totale, donazione piena dal risultato in qualche modo “preteso”. Anche se su tutto si può e si debba glissare, esser anche “accomodanti”, con evangelica indulgenza, con la sublime tolleranza… Ma su questo, in serata si …sorvolerà. Del resto, non si può dir tutto in una volta.

Ma vediamo. Riprendiamo con ordine, dall’inizio… Anche le luci meno cupe migliorano sin dalle prime battute nella terza giornata, meglio, tranne la giacca dello smoking di Amadeus, che resta triste, mortuaria, l’imbottitura di’una cassa da morto: è un ricordo, come un necessario testimone, delle due giornate d’esordio in cui i colori erano il il nero e il giallo vivo, quelli della carrozza e del suo mitico cocchiere con la feluca…

Per fortuna hanno riportato in scena i classici fiori della Riviera: tanti, bellissimi come sempre: sono belli persino ai funerali. Chi li ama li ammira: le rose, i garofani, le tuberose, i gladioli e persino gli inodori crisantemi e le variopinte gerbere. Tutti bellissimi, sempre. Sempre. E’ Sanremo è fiori, Riviera. Per qualche anno all’Ariston avevano perfino risparmiato …sul fioraio. I difetti, se sono tali, sono quelli …recenti Non c’erano – forse – nel primo decennio. più o meno, quando i cantanti sul palco erano veramente “i migliori” e non quelli di serie B. I big non si tenevano ancora lontani dalla tenzone, allora veramente al top, dell’Ariston…

Migliori sembrano le canzoni e ci si accorge come sia stato un bene far cantare ai giovani, cioè ai nuovi cantanti, almeno le vecchie buone canzoni, che tutti abbiamo già orecchiato: piacciono…

Ma il clou della serata è certamente il monologo di Roberto Benigni. Dopo aver ricordato malamente il suo momento peggiore di otto anni or sono ed oltre, quando afferrò al volo i cosiddetti a Pippo Baudo, dando un pessimo esempio ai “comici” alla Fiorello, che ieri, provvidamente era in stand by… Dopo aver attaccato Salvini, perfettamente di maniera, perfettamente “da sardina”, prendendosela – cioè – con l’opposizione non col governo (che, fra l’altro gli avrebbe fornito tanta materia viva), è passato all’azione.

Roberto! – Roberto!” dimostra che quello dell’Oscar, pur propiziato dall’inno “super dejà vu” alle nefandezze naziste, ha certamente la sua…marcia in più. Nel suo spirito poetico e religioso, che aveva già celebrato leggendo Dante, teologo per eccellenza, ritrova quella buona vena pescando nientemeno nel Cantico dei Cantici, un “pezzo” della Bibbia famoso solo di nome e come spunto per frasi dall’aria proverbiale…

Pesca nel “Cantico” quella lezione di sesso che non è stata mai tenuta ai giorni nostri. Mai certamente in Italia: sempre lezioni su anatomia e malattie veneree: Dio ce ne scampi….

La Bibbia, come nello stra famoso “conobbe e nacque…” parla chiaro. Come anche in occasione delle condanne inflitte a Sodoma e Gomorra. Così Benigni tira fuori un brano in cui il sesso è visto come coronamento e al contempo fondamento di tutto il rapporto amorosa uomo – donna. Ma il caro Roberto è costretto a dire anche uomo-uomo e donna – donna. Non è certo così: le sacre scritture parlano chiaro,molto chiaro. La condanna è ferma

Rubiamo una frase al Risorgimento: “tirem’innanz!“…

Sì è vero che “in giro” si parla tanto di educazione sessuale. Ma anziché – intendiamoci – di educazione all’amore, come si dovrebbe! E’ ben più vero, inoltre, che se ne parli con una pruderie, una reticenza – forse anche per lacune personali di chi è in cattedra – tali da tradire la verità e lasciare tutti nell’ignoranza generale. Perché l’amore e il sesso come pratiche comuni non si passano da una persona all’altra come il latino e la matematica. Non si insegnano facilmente. Passano – scusate la battutaccia – durante il rapporto fisico come l’Aids e tanti sono i naturali tranelli… Tutto ciò non si studia, piuttosto si sperimenta. E non è cosa facile come bere una coca cola… E le pastoie del contesto socio civile non aiutano, ma danneggiano. Di sesso si parlaper miti“, come nella “storia leggendaria” della scuola elementare…

Il punto g, la contemporaneità, il “ti è piaciuto”, il piacere che è massimo se si ama… Vero e giusto è solo che l’unione sessuale debba essere perché sia …sana – il clou di un rapporto di reciproca conoscenza e, possibilmente,  di apprezzamento.

Ignoranza? …Per l’atto più frequente e “naturale” di questo mondo? Quello che tutti, in qualche modo si crede sappiano fare? Quello legato alla procreazione, che tutti – stavolta sì – persino i più disadattati della società, i più poveri (meglio), i delusi (anche) fanno addirittura senza volerlo? Ceeerrrto!

La realtà è che oltre la metà della popolazione conosce il sesso poco e male. R queste è certamente una grande iattura, uno dei motivi del mal funzionamento della società civile

Roberto Benigni, dopo aver avvisato il pubblico d’aspettarsi “il peggio”, inizia il suo coraggioso monologo, prendendo come copione di scena …la Bibbia. E’ vero. Essa parla di “cose incredibili“, per …una Bibbia. Oppure credibilissime, perché assolutamente “naturali”: i corpi uno sull’altro, le pratiche più intime del piacere reciproco, ma – infine – parla chiaramente dell’estasi sessuale e amorosa e allude chiaramente al traguardo finale: l’amore perfetto. Un traguardo raro!

Volete che tutto ciò sia di pubblico e comune “dominio”? Ma …manco per sogno! Purtroppo non lo è. Anzioffende“. E questo è, forse, un cardine brutto , il “pasticciaccio” numero uno – come già accennato –  dell’infelicità sociale o della poca felicità

Già, la felicità. Qualcosa che, quando si vede, è spesso in movimento, è sfuggevole, è sottratta dalla incombenza del Male intorno a noi, è inafferrabile. La piena felicità amoroso sessuale? Sì, per “qualcuno” certamente. Ma con quanta frequenza?

La verità nuda e cruda di Benigni e del Cantico colpisce forte le orecchie del pubblico. Di chi è mai facile “dominio” quell’unione fisica, e ovviamente psichica, “totale“, come quella del brano letto con enfasi su quel palcoscenico che non era pronto, davanti ad una platea che non se l’aspettava di certo? Non aveva per questo pagato il biglietto! Per sentirsi dire in faccia di essere out of order di fronte all’estasi sessuale? …Quella che il consumismo moderno imporrebbe – invece – come un must?

Grande quanto vana la lezione di Benigni. Certe cose chi ce l’ha ce l’ha, chi le ha conosciute le conosce. Se non le conosce, è vano che gliele insegni. E’ vano in una breve lezione. Allora, però, questa “lezione”, perché è tale, cresce di grandezza. Va riferita alla società intera. Una società certamente di puritani vocazionali, di giansenisti mancati, di testimoni reticenti e spaventati, come se una mafia misteriosa li minacciasse, affinché sorvolassero sulla “verità”, sui loro problemi come sulle loro conquiste personali. Che restano nel segreto “pudico, troppo pudico” di ciascuno. Poche allusioni, ogni tanto. Finalmente. Uno sguardo alla volta, per carità, di reciproca intesa. E’ già molto.

Il pubblico applaude. Ma in tono interlocutorio, rispetto al solito. Non fragorosamente. Le cronache mattutine già parlano di “ovazione“. Un modo – molto usuale – per coprire la realtà del ‘necessario’ e solito manto pudico…

Benigni non ha avuto lo stand by. Invece dicono addirittura che …lo abbia avuto. No. Le signore “perbene” si sono sentire offese nella forma, gli uomini meno “efficienti”, di più, nella sostanza. Ma anche per le donne – in verità – ce n’era di sostanza! Insomma, ce n’era e ne avanzava avanzava per tutti.

La verità non provoca gli stand by. Chi graffia viene esiliato dalla scena. Benigni stavolta ha rischiato e certamente lo sa. Evidentemente è un artista: alla fine non crea per un motivo “differente” dalla propria volontà creativa. Non è andato sul velluto come fece con La vita è bella (3 oscar alla pellicola fra cui il suo). Non siamo mai stati fra i suoi accaniti fans, ma, per quanto avvenuto , “improvvisamente la sera scorsa” al Festival: “Bravo Benigni!” E’ la volta che siamo con te…

Germano Scargiali

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