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Palermo continua a ‘chiudere i battenti’

Palermo splendida anche quando è nuvolo. Gli ospiti se ne innamorano. Ci sforziamo di tacerne le 'magagne'. La bonifica dell'acqua delle Cala cittadina e la sistemazione'a giardino' dell'emiciclo è ...un ricordo della sindacatura CammarataPalermo splendida anche quando è nuvolo. Gli ospiti se ne innamorano. Ci sforziamo di tacerne le 'magagne'. La bonifica dell'acqua delle Cala cittadina e la sistemazione'a giardino' dell'emiciclo è ...un ricordo della sindacatura Cammarata

Il ‘festival satanico’ delle ‘chiusure’ a Palermo continua. ‘Palermo chiude’ è il titolo di un articolo apparso sempre su questo palermoparla.news qualche anno fa. Chi sperava in un’inversione di tendenza si rassegni.

Chiudono i negozi ‘dentro le mostruose Ztl‘ ma chiudono anche i supermarket in tutta la città dopo aver contribuito alla chiusura dei ‘negozi d’angolo‘, i cari negozi rionali, quelli ‘sotto casa’. Adesso si chiude ‘a tutti i livelli’: chiudono i battenti i piccoli ed anche i grandi.

Un fatto epocale? Molto relativamente. Alle saracinesche abbandonate con le erbacce che ‘culminano’ per numero in via Roma vecchia, fino a pochi anni fa piena di vita, fa riscontro l’abbandono di ville e cancelli in piena via Libertà, da piazza Alberico Gentili alla Statua. Vedere per credere…

In poche settimane sta chiudendo un supermarket dopo l’altro. La più eclatante ‘chiusura‘ è quella del ‘tutto palermitano’ Colleverde, un tempo gettonatissimo e ‘dispensatore’ di prodotti che …non si trovano altrove. A tenerlo aperto – anche per orgoglio – non è riuscita neppure la grande famiglia Colantoni, grossisti di cereali da più generazioni. La loro attività commerciale – come informano -prosegue in via Autonomia  Siciliana presso il noto ‘Cash & Carry‘. Esattamente in Via Salvatore Puglisi, 33.

Ma, al contempo, chiude o cambia tristemente gestione un Forté presso via Empedocle Restivo e nella stessa via il supermarket dai mille nomi (cambiati negli anni) nell’ex Pescheria Impero di infausta memoria.

Palermo città aperta al crimine scrissero, negli anni …più tristi,  i giornali di tutto il mondo. Ma oggi aggiungiamo: Palermo città chiusa. E’, appunto, la città dove chi lavora ha poche chance di successo. La cosa più facile è che debba chiudere i battenti. E magari fosse per il pizzo, simbolo oleografico dei guai della città!

Il vero guaio è un altro. Certamente la prima componente è la politica del Comune, governato dalla classica …gente che non ha mai lavorato. Che non ha mai appreso che cosa siano il commercio e l’impresa, che considera il business un’ignominia, l’utile d’azienda qualcosa da criminalizzare.

La seconda componente è lo stato fiscale che ‘ci vuole poveri‘, eleva continuamente la pressione fiscale, che ignora la svalutazione negandola con la complicità l’UE, …il drammatico governo – non governo della matrigna Bruxelles.

Ma c’è una terza componente: l’ignoranza di chi “fa la spesa”: la cultura merceologica è ‘sotto i tacchi’ come tutta la cultura cittadina (fra le peggiori della stessa sottocultura nazionale).

E’ facile ‘parlare di cultura’ senza dire neppure che cosa essa sia. Proviamo a chiederne in giro una definizione! Che cos’è la cultura antropologica? E quella …non nozionistica?  Basterebbe andare in giro e porre un paio di domande alla gente. Per esempio, nella città dell’invidiato Teatro Massimo e del Politeama, chiedere quale sia la più bella romanza scritta in Sicilia. Quanti, specie tra i giovani, direbbero Casta diva di Vincenzo Bellini? Oppure vedere quanti sappiano che il Figaro di Rossini è un baritono e non un tenore. Nel capoluogo della regione più ‘vitata’ del mondo quanti conoscono la differenza fra un monovitigno e un ‘taglio’? Qui non sappiamo neppure ‘chi siamo’. Altro che cultura! Tutto il mondo ci invidia la musica, tutti i musicisti e persino i non musicisti sanno per questo sanno un po’ d’italiano…

Palermo muore di consunzione. Si finge, si parla, ci si ‘papparia‘… Si passa dallo scoramento più totale all’esaltazione più assoluta: ‘per un qualcosa’ Palermo è, ad un tratto, la prima del mondo: provincialismo nero! Persino la Piazza Alcide De Gasperi  ‘sarebbe’ la …più grande d’Europa! Ah, ha, ah…

Monnezza all'Albergheria: donna (dietro a sx) fruga tra i rifiuti

Monnezza all’Albergheria: donna (dietro a sx) fruga tra i rifiuti

In tali condizioni quanti anno fare acquisti con competenza? Era, già anni fa, la disperazione ella giovane Signora Colantoni,che conoscevamo per altro verso: girava per i corridoi e vedeva la nostra ‘spesa’: “Mi creda – ci diceva di cuore – mi dispero. Quando vedo come acquistano, come scelgono, mi …giro la faccia!”

Del resto, è facile incontrare la signora X che afferma: “No,io non compro più il pesce fresco. I miei figli li ho abituati ‘coi Findus…” E brava l’asina!

Anche la Vucciria è morta. Ci trovi le 'nuove' spezie orientali. Sgomenti i turisti: Povero Guttuso! La Città murata ha perso l'anima: la presenza el a personalità di chi l'abitava...

Anche la Vucciria è morta. Ci trovi le ‘nuove’ spezie orientali. Sgomenti i turisti: Povero Guttuso! La Città murata ha perso l’anima: modificando radicalmente, in tempi brevissimi, le attività commerciali e artigianali, la presenza e la personalità di chi l’abitava (la realtà umana e civile) è stata in massima parte annientata

Un ultimo aneddoto significativo. Nel corso di una piccola conferenza che si svolgeva in questi anni nella deliziosa chiesetta sconsacrata di Santa Cristina la Vetere presso la Cattedrale, fu detto aduna ‘signora assessore’del Comune se non si ‘preoccupassero’ per la penalizzazione ai negozi palermitani che aveva visto chiudere autentici “marchi” come Spadafora, Miraglia, Ferrari borse, Vitale borse, Pustorino e mille altri semplici negozi…

“Che vuole fare – rispose l’assessore, una graziosa donnina – oggi si compra via internet… I miei figli non hanno mai comprato in negozio. Tutto su Amazon!”

Tutto lì? Evviva la Palermo orlandiana!

Scaramacai

(Amo in questi casi firmare Scaramacai ma tutti sanno chi sono. Se non altro con l’assonanza con il mio cognome.Ma certe storie è meglio prenderle …a ridere e magari affidarsi all’ultima dea, la speranza, la consolatrice virtù teologale).

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