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Leoluca Orlando ultimo della classe!

La Vucciria cara a Guttuso, uno dei simboli di Palermo è oggi priva di vita, svuotata dal folklore e dal suo contenuto etnico: Non ci sono più i tradizionali negozi e tantomeno i negozianti, né i loro eredi. Strade chiuse, mancanza di pargheggi limitrofi  ne hanno decretato la morte. La zona, da tempo, è quasi irragiunbile ai più.La Vucciria cara a Guttuso, uno dei simboli di Palermo è oggi priva di vita, svuotata dal folklore e dal suo contenuto etnico: Non ci sono più i tradizionali negozi e tantomeno i negozianti, né i loro eredi. Strade chiuse, mancanza di pargheggi limitrofi ne hanno decretato la morte. La zona, da tempo, è quasi irragiunbile ai più.

Suona profetico il nostro articolo sulla distruzione di Palermo intesa come realtà realtà socio civile e culturale da parte delle lunghe ‘gestioni Orlando’.  Adesso, con Orlando all’ultimo posto come indice di gradimento in Italia (IlSole24Ore), a poche ore da quell’articolo, la conferma appare evidente: i palermitani hanno capito. E’ chiaro. Sul loro supposto ‘consenso elettorale’ parleremo a fine articolo…

Vogliamo adesso precisare che l’opera di distruzione di Palermo iniziò già nel corso della cosiddetta ‘primavera‘ in cui – in realtà – vennero  già colpite ‘a morte’ le attività commerciali e artigiane, alcune delle quali erano un vanto e un punto di forza della realtà cittadina, il risultato di un ‘portato’ di anni di storia

Provvedimenti come il rincaro dell’imposta sulle insegne luminose e non, per le insegne ‘a bandiera’ all’angolo della strada, per la politica di ‘tolleranza zero’ nei confronti di ogni errore nella gestione. Il tutto, sommato certamente ai provvedimenti governativi contro la circolazione (la girata) dei titoli di credito (assegni), all’obbligo dei registratori di cassa, sostenuto da controlli selvaggi, erano quanto di più intempestivo. Anzi, quei provvedimenti sembravano ‘mirati‘ alla distruzione del piccolo commercio, del negozio d’angolo – anche di pregio – ma soprattutto dell’artiginato. E forse – al vertice – lo erano e  Palermo non faceva che ‘interpretare al meglio il peggio di quel momento storico’.

Era – com’è appena il caso di ricordare – il momento dell’arrivo della GDO, la Grande distribuzione organizzata con i suoi Store ‘mangiatutto’. Era il tempo in cui la produzione in serie affondava la sua stoccata nel ventre di ogni attività imprenditoriale periferica. L’introduzione dell’Iva, dal 1974 in poi, rendeva del resto impossibile l’esistenza delle aziende da dieci o poche decine di dipendenti: imponeva, oltretutto le spese di un consulente in aggiunta a quello del lavoro. Figuriamoci le conseguenze per quelle con meno di dieci addetti…

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In concreto il regime dell’Iva, soppportabile per chi vende al minuto, è ‘pesantissimo’ per chi vende con rate a lunga scadenza. In caso di insolvenza del cliente, il venditore perde il capitale e ha già versato allo stato il 22% dell’intero. La cifra, nella sostanza, è legalmente irrecuperabile. Fare impresa in determinati settori – osservando le regole – è quasi matematicamente impossibile… Nel caso della vendita al minuto, infatti, l’Iva si riperquote sul consumatore finale e il commerciante può considerarla una ‘partita di giro’, cioè una ‘variabile del suo bilancio d’esercizio. In realtà, anche qui, è un gravame notevole che ostacola la crescita (sviluppo) dell’intera economia. Nel caso delle imprese che prestano opere complesse – simili all’edilizia – l’Iva può risolvelrsi in una vera e propria catastrofe aziendale. In cocncreto è un’imposta infame adottata dallo ‘Stato padrone’, superata in ingiustizia solo dall’Imu. L’economia sopravvive grazie alla sorprendente capacità produttiva del regime del ‘libero’ (?) mercato (come già accennato) e grazie al ‘sommerso’ che fa da ‘spalla’ al Pil. Si calcola che il Pil reale superi di circa il 40% ed oltre quello calcolato ‘in chiaro’.

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E’ successo dappertutto che le piccoleattività soffrissero o soccombessero, ma la ‘stolida’ e ideologica politica dell’ammistrazione locale ha portato definitivamente a quella morte civile di cui oggi Palermo è protagonista.

Insomma, il Comune ha fatto quanto di peggio si potesse fare. Anzi l’esatto contrario di quello che si sarebbe dovuto fare. La drammatica politica dell’UE a favore dell’alta finanza contro la cosiddetta economia reale (ma la dizione è riduttiva, si tratta di economia e basta) ha dato certamente il suo contributo al veleno letale che è stato distribuito in giro…

Ancora una volta va detto che …è un vero miracolo se siamo ancora fisicamente vivi. Ciò è dovuto a due fattori: sia la produttività esponenziale dell’economia di mercato, che fa rodere di rabbia, sia i contestatori marxisti e tardo marxisti, sia la molteplicità e il movimento che fanno parte delle ‘fisiologia del  – un fatto cosmologico, una verità di fede – la realtà, cioè del cosmo: questa è talmente frammentaria da risultare sorprendente per natura…

E’ per questo secondo principio cheil mondo liberoha resistito all’aggressione di dottrine atee per convinzione come il marxismo e sta resistendo al tentativo  altrettanto ateo della mondializzazione da parte dei colossi dell’alta finanza. Si tratta -comeabbiamo già scritto – di temntativi innaturali che ricordano da vicino il ‘peccato originale‘…

In tutto questo il sindaco Orlando non è che un piccolo diavolo‘, ma Palermo, pur essendo una metropoli, è piccola abbastanza per averne subito gli effetti negativi come dalla circolazione di un gas letale.

Infine, sul supposto assenso dell’elettorato, è chiaro che a Palermo – che è il ‘sublime’  della politica nazionale – i voti dell’uomo qualunque sono una cosa, quelli che ‘sanno dove andare’ sono un’altra.

Germano Scargiali

 

La cronaca

E’ l’utimo. Il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, secondo quanto riportato nella classifica pubblicata dal Sole 24 Ore sull’indice di gradimento dei sindaci di capoluogo di provincia in Italia, sprofonda in fondo alla graduatoria.

Il primo cittadino di Palermo si piazza alla posizione numero 105. Il quotidiano di Confindustria registra come Orlando, rispetto all’anno in cui è stato eletto (2017) sia passato da un 46,3% del gradimento al 38,1%, con un calo di 8,2 punti percentuali. Ma è in ‘buona compagnia’. Davanti a lui troviamo Virginia Raggi, il sindaco di Roma letta con il Movimento 5 Stelle, penultima, che scende da un gradimento del 67,2% a una percentuale del 38,2%. Un crollo di 29 punti percentuali. Poi Salvo Pogliese, il sindaco di Catania.

In cima alla classifica si piazza Antonio De Caro, sindaco di Bari al secondo mandato,che passa da un indice di gradimento del 66,3% del giorno dell’elezione al 69,4%. E al secondo posto troviamo un altro siciliano, il vulcanico primo cittadino di Messina Cateno De Luca, cersciuto in ambiente sovranista, che giova probabilmente dell’esposizione mediatica dovuta alla gestione del flusso degli arrivi in Sicilia durante l’emergenza coronavirus.

 

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