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SPECIALE #VENEZIA77 #2 – 2/12 SETTEMBRE 2020: Pillole dal Lido

(da Venezia Luigi Noera – Le foto sono pubblicate per gentile concessione della Biennale)

Gianfranco Rosi spiazza la platea con NOTTURNO, Amos GITAI convince con un film al femminile

Al giro di boa in #VE77 CONCORSO un film che dimostra come si può restare giovanili alla veneranda età del regista russo di DOROGIE TOVARISCHI! (DEAR COMRADES!) di ANDREI KONCHALOVSKY Siamo nella URSS nel lontano 1962. La protagonista membro del partito comunista Lyudmila che sacrificherebbe anche la propria figlia per il bene della “Patria”. Eppure succede qualcosa di sconvolgente che la pone in un ottica diversa. Il film è basato su un fatto realmente accaduto a Novocherkassk il 2 giugno del 1962 e secretato fino agli anni Novanta. L’inchiesta è stata avviata nel 1992. Le vittime del massacro erano state occultate in tumuli sotto falso nome perché non venissero mai ritrovate. I principali sospetti fra gli alti vertici governativi erano già morti. I responsabili non sono mai stati condannati. Il nostro eroe  è il regista che voleva fare un film sulla generazione dei  genitori, quella che ha combattuto ed è sopravvissuta alla Seconda guerra mondiale con la certezza che si potesse morire “per la Patria, per Stalin” e con una fiducia incondizionata negli ideali comunisti: milioni di persone che cercavano di fondare una nuova società..

Ma le sorprese non sono finite infatti con ŚNIEGU JUŻ NIGDY NIE BĘDZIE (NEVER GONNA SNOW AGAIN) di MAŁGORZATA SZUMOWSKA, coregia: MICHAŁ ENGLERT/ Polonia, Germania ci viene mostrata una città utopica dove i giardini sono ben curati, le strade sono linde e dove si aggira un uomo che entra nella vita dei facoltosi abitanti per fargli assaporare il gusto di un sano massaggio. Tutta la sua attrezzatura è contenuta in una miracolosa valigia compreso il lettino per le sedute. Le mani del misterioso nuovo arrivato hanno proprietà curative, i suoi occhi penetrano le loro anime. Zhenia, questo è il suo nome, cambierà le loro vite.  Nei ricordi del personaggio riecheggia la visione della madre che lo ha cresciuto tra stenti. E’ il contrasto che rende bello questo film ipnotico come lo è il suo personaggio.

Anche LAILA IN HAIFA di AMOS GITAI/ Israele, Francia è un film ipnotico che ci mostra la città portuale di Haifa attraverso incontri in un bar che è ritrovo di artisti. Lo stesso luogo fa arte in fondo dei personaggi che lo frequentano che con le loro diversità si compendiano. E’ l’ennesimo sforzo dell’artista regista verso una normalizzazione dei rapporti tra Israeliani e Palestinesi. Un’istantanea di vita contemporanea, in uno degli ultimi luoghi rimasti in cui israeliani e palestinesi si ritrovano per impegnarsi in relazioni faccia a faccia. Lo stesso club diventa di vitale importanza per la trama del film.

Ma veniamo al tanto atteso NOTTURNO di GIANFRANCO ROSI Italia, Francia, Germania girato nel corso di tre anni sui confini fra Iraq, Kurdistan, Siria e Libano. Sulla materia si sono cimentati tanti autori grandi e piccoli, ma come è nel suo stile Rosi va al nocciolo della questione con telecamera a braccio e con un girato infinito dal quale in sala di montaggio estrae le pillole del suo sguardo verso una umanità sperduta dalle violenze che nonostante tutto ogni giorno vive. E’ questo il segreto dell’essere umano il quale riesce a superare le tragedie di ieri ma anche quelle del nostro tempo. Una chicca nel marasma di notizie con i quali i media ci bombardano e stordiscono ogni giorno. Vogliamo riportare come presenta Rosi il suo lavoro: In Medio Oriente, durante le riprese del film, ho incontrato le persone che vivono nelle zone di guerra. Ho voluto raccontare le storie, i personaggi, oltre il conflitto. Sono rimasto lontano dalla linea del fronte, ma sono andato là dove le persone tentano di ricucire le loro esistenze. Nei luoghi in cui ho filmato giunge l’eco della guerra, se ne sente la presenza opprimente, quel peso tanto gravoso da impedire di proiettarsi nel futuro. Ho cercato di raccontare la quotidianità di chi vive lungo il confine che separa la vita dall’inferno.

Nella sezione#VENEZIA77 –ORIZZONTI troviamo tre film di valore ma tra loro così diversi: il primo è una piece teatrale che si svolge in un carcere in Costa d’Avorio con più piani narrativi; si tratta di LA NUIT DES ROIS di PHILIPPE LACÔTE/ Costa d’Avorio, Francia, Canada che descrive “La Maca” che è una prigione nel cuore della foresta ivoriana controllata dai prigionieri stessi. Allo spuntare della luna rossa, il Boss designa il protagonista come il nuovo “Roman” a cui spetta il compito di raccontare una storia agli altri prigionieri. e non ha altra scelta se non protrarre il suo racconto fino all’alba. Una commovente storia di un microcosmo con i suoi ritmi e sue regole dai toni quasi Shakesperiani e con un omaggio inaspettato alla regina del male Maleficient. Il secondo è un documentario in quattro parti GUERRA E PACE  di MARTINA PARENTI, MASSIMO D’ANOLFI Italia, Svizzera che  racconta l’ultracentenaria relazione tra cinema e guerra, dal loro primo incontro, nel lontano 1911, in occasione dell’invasione italiana in Libia, fino ai giorni nostri. Dalle sequenze filmate dai pionieri del cinema alle odierne riprese girate con gli smartphone dai cittadini del mondo, il passo appare brevissimo e la relazione tra cinema e guerra solidissima. Quattro importanti istituzioni europee ospitano la narrazione del nostro film e ne costituiscono la solida impalcatura spazio-temporale. La coppia di registi così spiega: La prima intuizione di Guerra e pace è nata un giorno di fronte un’ambasciata italiana in una capitale straniera. Ci siamo domandati che funzione e che valore potessero avere ancora questi palazzi privilegiati e, più genericamente, quale fosse il senso dell’attività diplomatica in un mondo in cui la comunicazione e le notizie viaggiano a una velocità fuori da ogni controllo. Infine non poteva mancare dall’Iran un noir intriso di questioni politiche. JENAYAT-E BI DEGHAT (CARELESS CRIME) di SHAHRAM MOKRI/ Iran – Quarant’anni fa, durante la rivolta per rovesciare il regime dello Scià in Iran, i dimostranti diedero fuoco alle sale cinematografiche in segno di protesta contro la cultura occidentale. Il tema della libertà di espressione in un mezzo di comunicazione potente come il Cinema è ancora una nota dolente dell’Iran di oggi sebbene siano passati quarant’anni e, nell’Iran dei nostri giorni, quattro individui decidono a loro volta di dar fuoco a un cinema. Con una sceneggiatura complicata tre storie si intrecciano fra loro: i fondamentalisti piromani, la giovane cinefila e il colonello che impersona il potere. Come detto dal regista il film non tenta di rievocare la storia: piuttosto è un film sul Cinema stesso. Fuori concorso una pellicola aggiunta all’ultimo momento ci parla della questione razziale in America. A #VENEZIA77FUORI CONCORSO – FICTION Si tratta di ONE NIGHT IN MIAMI di REGINA KING/ USA – All’indomani della sconfitta inferta da Cassius Clay nei confronti di Sonny Liston nel 1964, il giovane boxeur si incontra con gli amici Malcolm X, Sam Cooke e JimBrown per decidere le sorti future della sua vita e, possibilmente, quelle della storia dei diritti civili. Peccato che come accade spesso per queste produzioni il tema è offuscato dallo stile edulcorato del linguaggio cinematografico. Veramente una occasione perduta.

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