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Il Mose è OK: i critici hanno fatto solo danno

Il Mose funziona: è considerato un'opera ciclopica. Oggi, un capolavoro dell'ingegneria italiana, apprezzata ovunque per le 'grandi opere'.

Il Mosefunziona’ e Venezia tira un sospiro di sollievo. Le ‘paratoie’ si sono sollevate in un’ora e 17 minuti alle bocche di Porto della Laguna di Venezia. Piazza San Marco resta asciutta e e la cattedrale non subisce l’ennesimo affronto dell’acqua alta.  Smentiti tutti coloro che hanno alimentato anni di dubbi, finendo per allungare i tempi dell’entrata in funzione del complesso apparato. Adesso il Mose svolge anche lasua funzione di opera unica al mondo, un precedente da studiare e imitare, un biglietto  da visita per la tecnologia italiana, particolare proprio in materia di ‘grandi opere‘…

In una magica mattina la città si è svegliata con la sirena e tutti i cittadini erano già pronti a infilare gli stivali. Invece, in televisione hanno visto le paratie alzarsi e proteggere la laguna: un’opera unica per una città unica al mondo.

“È un momento storico per Venezia. La giornata di oggi – ha commentato a caldo Claudio Vernier, presidente dell’Associazione Piazza San Marco – ci rende ottimisti per la nostra Piazza, per la nostra città e per tutti i cittadini”.

Alcune delle opere complementari devono essere realizzate, come ad esempio la perfetta messa in asciutto dall’isola della piazza con al suo interno la basilica.

Dopo quasi 40 anni di attesa dalla sua ideazione, dunque, il Mose è entrato in funzione e ha protetto per la prima volta la laguna di Venezia dall’acqua alta. Nel momento del picco massimo della marea, prevista a 135 centimetri alle 12.05 dal Centro maree del Comune, a Punta della Salute il livello è rimasto intorno ai 70 centimetri. Una differenza di quasi mezzo metro che ha permesso a Piazza San Marco di rimanere asciutta, nonostante fossero in tanti i turisti e i veneziani che si erano già muniti di stivali nel timore che la splendida piazza famosa nel mondo potesse essere inondata ancora una volta.

“Si apprezza – ha annunciato la provveditrice alle opere pubbliche Cinzia Zincone – una consistente differenza di altezza dell’acqua tra la parte difesa dal Mose e quella che non lo è. Non filtra acqua”.

Nel corso della mattinata sono state rese note le misurazioni esatte registrate dalle apparecchiature: in mare siamo arrivati a 129 centimetri e in città a 73. Il test è andato bene. Si stanno  raccogliendo tutti i dati, maggiori rispetto al previsto, per la messa a punto del sistema…

“La Basilica è asciutta. È la prima volta ed è un dato importantissimo. Abbiamo azionato le pompe – ha affermato soddisfatto anche il Primo Procuratore di San Marco a Venezia, Carlo Alberto Tesserin – per evitare le infiltrazioni che arrivano da sotto nel nartece, e hanno funzionato in sicurezza. A 90 centimetri di marea avremmo dovuto affrontare l’acqua che arriva dalla piazza, ma non è arrivata perché esclusa dal Mose”.

“Oggi – ha commentato prevedibilmente il governatore Luca Zaia – è una giornata storica perché siamo davanti ad un’opera per la quale abbiamo atteso veramente decenni e oggi abbiamo avuto la certezza che funziona. Si tratta di un’opera che è costata molto dal punto di vista finanziario, giudiziario e non solo, oggi abbiamo almeno la rassicurazione che tutto ciò è estremamente utile a Venezia”.

“L’inizio delle operazioni – secondo quanto riferito dal Consorzio Venezia Nuova e dal Comune – è avvenuto alle ore 8.35 e si è completato alle 9.52. Le 78 paratoie mobili si sono sollevate in un’ora e 17 minuti, separando così le tre bocche di porto della laguna dal mare. Alle 10 sono stati misurati 119 centimetri alla Diga Sud del Lido, mentre a Punta Salute, dove si registra il ‘medio mare’, solo 69”.

Su Venezia in mattinata ha iniziato a piovere e si è abbattuto un vento di scirocco a poco meno di 40 chilometri orari. Il picco della marea era atteso per mezzogiorno.

Soddisfazione per l’esito del test è stata espressa dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha telefonato al sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro

Dal via libera di Berlusconi, 18 anni sono trascorsi polemiche, lavori rinviati, qualche tangente e il timore della ruggine…

La realizzazione dell’opera è stata avviata materialmente nel 2003 e l’esecuzione dei lavori è affidata al Consorzio Venezia Nuova che opera per conto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, oltre che del Magistrato alle acque di Venezia.

Il 4 giugno 2014, nell’ambito di un’inchiesta anticorruzione da parte della magistratura italiana, sono scattati 35 arresti e 100 indagati eccellenti tra politici di primo piano e funzionari pubblici, per reati contestati quali creazione di fondi neri, tangenti e false fatturazioni.

A seguito delle vicende giudiziarie verificatesi tra il 2013 e il 2014, che hanno visto coinvolti parte degli organi dirigenziali del Consorzio Venezia Nuova e delle sue imprese, lo Stato è comunque intervenuto al fine di assicurare il proseguimento dei lavori e la conclusione dell’opera: a dicembre 2014 l’ANAC (Autorità nazionale anticorruzione) propose la straordinaria gestione del consorzio, cui seguì la nomina di tre amministratori straordinari.

Il Mose è stato attivato per la prima volta in condizioni marine di effettiva operatività è il 3 ottobre 2020 ha fornio risultati positivi.

La consegna dell’opera finita, testata e collaudata, deve ancora avvenire: è prevista per il 31 dicembre 2021.

Feroci – nel corso del tempo – le polemiche dell’opposizione e dei governi ‘di sinistra’, ma soprattutto degli organi di stampa, la main stream mediatica…

Si è parlato a fosche tinte di …bufala del 94% dei lavori completati, dell’assurda e costante pulizia dei fondali necessaria, della complicata manutenzione delle gigantesche paratoie che dovrebbero durare a lungo sotto al mare, del disastro ambientale, delle prove definite ‘fallimentari’…

E’ stato testualmente dichiarato: “…per tutte queste ragioni il Mose di Venezia non funziona e non potrà funzionare. Nel frattempo si sono spesi quasi 6 miliardi e la data di consegna del 2021 sembra un’utopia. In attesa di capire chi si prenderà la responsabilità di gestire un’opera monumentale della quale non si conoscono nemmeno i costi di manutenzione”.

Adesso ci si dovrebbe attendere che i menagrami e gli ‘invidiosi’ che hanno alimentato quelle dannosissime polemiche si esibiscano in un chiaro ‘mea culpa’!

Il successo del Mose rimanda a quello che – prima o poi – sarà quello del Ponte sullo Stretto e, perché no, quello della Tav Torino Lione

Di ottusi pareri da parte di coloro che per principio sono contrari alle grandi opere, al progresso e alla crescita son piene le fosse: non fanno che danneggiare la società civile e ritardare il cammino della storia.

(Testo raccolto e commentato da Germano Scargiali)

Nota

Anche il ponte sullo Stretto di Messina, di cui erano iniziate le primissime palificazioni, sarebbe oggi pronto se non fosse stoppato ‘stoppato’ da politici  dalla mentalità medievale e da un’opinione pubblica balorda e condizionata dai media. Il Ponte farebbe di Augusta – come il suo porto naturale – la ‘porta d’Europa‘ e della Sicilia un’enorme molo al centro del Mediterrneo in crescita, la prima ad intercettare edaccogliere i trasporti intermodali dal mare…

Quello di Augusta è il pporto naturle più grande d’Europa, con un fondale naturale di oltre e16metri. Ciò ha favorito negli anni l’arrivo delle petrioliere e gassiere. Attrezzato il porto di Augusta e costruito il Ponte, le grandi navi del traffico ‘intermodale‘ (Mare, ferreovia, gommato) prediligerebbero senz’altro (rispetto alla Grecia eall Spagna) l’Italia come punto di sbarco dei containers. Tale transito darebbe impulso ai commerci della produzione locale.

Vivo Gheddafi e al governo Silvio Berlusconi, l’Italia stava per costruire anche l’autostrada Tunisi – Cairo: sarebbe entrata di diritto fra le massime potenze mondiali…

Nota 2

Fra le grandi opere realizzate dall’Italia, la centrale geotermica del Nevada e la centrale ad idrogeno presso Venezia. Questa, però, è stata misteriosamente messa in disarmo. In Sicilia si potrebbe realizzare una geotermica sull’Etna. Essa affrancherebbe l’Isola dai problemi d’energia, ma non esiste un solo progetto in proposito.

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