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Pescatori sequestrati: …e l’Italia sta a guardare

La protesta delle famiglie: passeranno il Natale da soli, non per il Covid. I loro cari sono in cella senza colpa in Libia!

Per le famiglie dei diciotto pescatori mazaresi sequestrati non sarà Natale. E non per il Covid… E’ noto che le motovedette libiche – in questo caso del Generale Haftar ‘ intervengono in acque internazionali e scortano sotto minaccia delle armi i pscatori italiani in porto. Per farli toirnre c’è bisoghno quanto meno di una riscatto. Ma il governo se ne tira fuori

Non vadano più ‘- scappa detto a Di Maio – a pescare in quelleeacque!” Un rimprovero, incredibile! 

Da bordo del cacciatorpendiniere Durand de la Penne – modernissimo, armato fino ai denti, primo di due ‘genelli’ (un vanto), col nome di un eroe dell’ultima guerra – assumono la responsabilità del mancato intervento: avrebbero porturo recuperare facilmente il peschereccio, entrando in azione ‘ a caldo’ perché incrociavano in zona. Sarebbe bastato inviare l’elicottero di bordo AB-212 Asw (Agusta-Bell), anche questo un mezzo modernissimo ed efficiente della marina italiana…

“Il Natale – affermano i parenti dei pescatori – passeremo in piazza a Montecitorio. I nostri uomini non possono urlare e a noi tocca essere la loro voce”. Chi parla di pesona è Cristina Amabilino: da oltre tre mesi attende di riabbracciare il marito, Bernardo Salvo, uno dei pescatori dei due sequestrati dalle milizie del generale Haftar, ormai due mesi fa  in acque internazionali. Altri pescherecci mazaresi  che pescavano nella stessa zonasono riusciti a sfuggire al blitz libico.

Il governo Conte riferisce la signora Cristina Amabilino all’Adnkronos  – si è rivelato debole, incompetente e incapace di far valere il proprio peso. E non è la prima volta…

“Da mesi – incalza la signora – ci ripetono che le trattative sono in corso. Ma per quanto complesse non si possono certo concludere con la pelle di 18 uomini. Facciano tutto quello che è necessario per riportarli indietro. Noi ci affidiamo ma non ci fidiamo. E’ stato detto persino che la colpa è dei 18 marinai, ma loro erano in acque internazionali…”

Il 24 e il 25 dicembre Cristina Amabilino sarà in piazza a Montecitorio.

“Se i nostri uomini nei prossimi giorni – precisa la Amabilino – non torneranno a casa saremo lì a protestare. E il 31, in occasione del discorso del capo dello Stato, ci sposteremo al Quirinale. Il tempo delle parole è finito. Non vogliamo più rassicurazioni, chiamate e foto. A tre mesi dal sequestro non ci bastano più. Il premier Conte e il ministro Di Maio vadano in Libia e riportino indietro i nostri padri, i nostri mariti e i nostri figli”.

A lenire il dolore delle famiglie, finalmente la citata telafonata diretta e due chiamate telefoniche, una da parte del presidente Sergio Mattarella un’altra da parte del sindaco mazarese Quindci…  Poco, veramente poco! Mentre a Bruxelles, parlando di pesca, si discute solo della ‘querelle’ fra pescatori francesi e scozzesi

Le marinerie (pescatori) di tutta Italia hanno organizzato manifestazioni di protesta per la liberazione dei mazaresi, ma anche per l’assenza del governo dal settore pesca.

La telefonata di Cristina Amabilino con il marito risale allo scorso 11 novembre, dopo 72 giorni di prigionia….

“Parole di conforto per me e per lui – ricorda Cristina – ma di brevissima durata… Abbiamo avuto a disposizione 2-3 minuti ciascuno. …Sono vivi ma non stanno bene. Ci hanno detto ‘fateci uscire da qui, non ce la facciamo più, ci sentiamo abbandonati.

Dopo quel giorno, il silenzio. Nei lunghi mesi di attesa tante le manifestazioni di solidarietà da parte del Comune e di semplici cittadini…

“Molte persone – conclude Cristina – hganno dimostrato di capire e ci hanno aiutato. Ma non abbiamo sentito il governo Conte. Viviamo un incubo da tre mesi. Non riusciamo a vedere la luce edesso  alla rabbia, si aggiungg dolore e …dolore”.

Frattanto a Bruxelles, parlando di pesca, si discute solo della ‘querelle’ fra pescatori francesi e scozzesi…

L’assenza di una qualsivoglia personalità internazionale dell’Italia è drammatica. Nessuna politica mediterranea in unomento magico per lo sviluppo dello storico mare che torna protagonista, fra l’altro con il raddoppio di Suez… Nobilmente,. l’equipaggio del Durand de La Penne si assume la responsabilità del mancato intervento. Ma è chiaro che un ordine di base imponeva loro l’assoluta inazione: subire e basta, le prepotenze e le estorsioni di uno stato da nulla, dilaniato dalle lotte interne come la Libia.

(Testo da varie fonti raccolto, ordinato e commetato da Germano Scargiali)

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La cronaca “secca” e un ovvio commento finale

Due soli miliziani libici armati si avvicinano ai pescherecci mazaresi. Si fanno consegnare, sotto la minaccia di potenti mitaraglitori, quattro comandanti. Sette pescherecci si danno alla fuga, ma due di essi, il Medinea e l’Antartide sono costretti a seguire i libici con 14 pescatori.

Definire allucinante l’accaduto, in tempi in cui l’Onu si fa vanto di asicurare la pace e il rispetto delle norme internazionali, è poco. Frattanto, se l’Italia è debolela politica internazionale europea non esiste, ma soprattutto evidenzia tutta l’intenzuione – assolutamante ottusa ed autolesionista –  di lasciare il Mediterraneo alla ‘deriva’. (G.S.)

 

 

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