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Nuovo governo nuovo golpe: tutti insieme appassionatamente guidati da un… ‘mai votato’

Come son belli, come son belli! Come son buoni, come son buoni!

Mario Draghi ha scelto la squadra di governo. Sono 23 i ministri nominati dal nuovo premier. Nonostante i pronostici più ottimisti sulla parità di genere, l’esecutivo conta solo 8 donne e quasi il doppio degli uomini, cioè 15. Stesse proporzioni per la provenienza curriculare dei nuovi capi dicastero: 15 di loro arrivano dalla politica e avevano già ricoperto ruoli simili in passato, mentre 8 sono ‘tecnici’, proprio come il presidente del Consiglio.

Il serafico Mario Draghi: celo aspettavamo da anni coe una mazzata. Gradito ai massimi poteri mondiali, al Bilderbegrgh, al Vaticano, alla Cina, certificato e garantito quota Goldman Sachs! Vuole il bene dell'Italia? C'è da dubitarne! Molto...

Eccolo, serafico, Mario Draghi: ce lo aspettavamo da anni come una mazzata. Esattamente come Monti. Tanto tuonò che piovve: Gradito ai massimi poteri mondiali, al Bilderbegrgh, al Vaticano, alla Cina, certificato e garantito Goldman Sachs! Vuole il bene dell’Italia? C’è da dubitarne! Molto…

Tra ministri confermati e/o trasferiti ad altri incarichi, più politici scelti da Conte sono adesso ‘saltati’ dal Governo Draghi.

Eccoci alla fine del ‘toto ministri’, una ‘telenovela’ ricca di dejà vu che gli italiani speravano veder sepolti. Succede di tutto: persino Matteo Salvini fa ‘il doroteo’. Eccolo al governo con i nemici che lo hanno sbattuto sul banco degli imputati del tribunale penale di Catania con un’accusa che ha precedenti giuridici analoghi solo al Processo di Norimberga (reati compiuti assumendo decisioni criminali nell’esercitare il proprio dovere pubblico). Ma, come le monetine di vespasiano, questi ‘amici’ dell’ultim’ora ‘non olent’, non puzzano. Per lui – tuttavia – non per …noi!

E adesso? Tutti insieme appassionatamente: gli altri lo vogliono, lui …ci sta.

Continua la serie di episodi che o sono idilliaci o sono prossimi alla peggior politica immaginabile. Lo abbiamo già scritto: dovranno renderne conto agli elettori. …E chi sono …ormai? Ma prima opoi torneranno avotrare e..saranno dolori

Tentiamo un bilancio fra morti e feriti, risuscitati e colti al volo come …un fiore di primavera.

Draghi lo aveva detto: il suo Governo sarebbe stato frutto di un compromesso, fatto di ministri “politici” (ovvero rappresentanti dei partiti di maggioranza) e “tecnici” (nomi estranei alla militanza politica e messi a ricoprire ruoli chiave all’interno della sua squadra). Il bizantinismo italiano, del resto, è maestro nel riformare senza riformare, abolire senza abolire, scegliere fra carne e pesce, servendole a tavola tutt’e due. Sempre sul filo del rasoio: da una parte la sventagliata perfezione, dall’altra il reale abominio.

Così, al Mef e al ministero di Grazia Giustizia, sono stati chiamati rispettivamente l’economista Daniele Franco e la presidente emerita della Corte Costituzionale Marta Cartabia, mentre il neo ministero per la Transizione Ecologica è stato affidato a un accademico, il fisico Roberto Cingolani. E’ appna il caso di notare che parlare con tanta intenzione di transazione ecologica in un momento in cui si mira alla ‘ripartenza’ (orribile termine della neo lingua, non lingua) è follia. L’economia verde sarà forse utile, ma solo a lunghissimo termine. In realtà è una mera finzione demagogica. Ma soprattutto rappresenta un lusso che il mondo moderno si permette perché ‘a regime’ produce di tutto e di più. Il vero problema è …consumare: che qualcuno consumi beni e servizi prodotti.

Ma, tant’è, abbiamo anche un ministero mirato non già, nello specifico, alla secolare incompiuta della rinascita del Sud, ma teso a trasformare l’economia in verde in un paese, l’Italia, che è il maggior produttore di ortaggi e vino del mondo, che ha regioni come la Sicilia già ai vertici per la biodiversità

Tutti gli altri ministeri sono stati ‘spartiti’ tra Forza Italia, Lega, Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Italia Viva: tutti insieme appassionatamente, una splendida accozzaglia, non c’è che dire!

Il vanto del momento è: no al Manuale Cencelli. Ma si è visto di peggio: mercato delle vacche e divisione della torta per la maggior parte dei ministeri: magari lo avessero fatto proprio alla Cencelli! Lo hanno fatto attraverso le più buie trattative all’insegna del …“tu che mi dai?”

Personaggi come il sorprendente (in negativo) Salvini (viva la Meloni!) sono stati stentorei: “…adesso pancia in terra per salvare il Paese!”

Che sacrificio tonare a disporre di ministri sottosegretari, cariche di sottogoverno: la immancabile contropartita…

Ma, accanto ai ministri prescelti, adesso partecipi del Governo Draghi, risuona l’ eco oggi i nomi dei rimasti esclusi, i protagonisti politici del Conte bis ora rimasti fuori dall’Esecutivo. Vediamo chi sono.

Tutti i ministri Cinquestelle “saltati” con il Governo Draghi

Se la conferma dei ministri fosse una partita a ca

rte, sicuramente quelli a uscirne maggiormente sconfitti sarebbero i Cinquestelle.

Il Movimento guidato da Beppe Grillo, infatti, da maggior rappresentanza politica in Parlamento, perde ben cinque “poltrone”. Nello specifico, i ministri pentastellati “saltati” sono:

Alfonso Bonafede, prima al ministero della Giustizia, affidato adesso alla tecnica Marta Cartabia;

    Nunzia Catalfo, prima al ministero del Lavoro, affidato ad Andrea Orlando del Pd;

    Lucia Azzolina, prima al ministero dell’Istruzione, affidato al tecnico Patrizio Bianchi;

    Paola Pisano, prima al ministro dell’Innovazione tecnologica, affidato al tecnico Vittorio Colao;

    Riccardo Fraccaro, prima sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ruolo ricoperto da Roberto Garofoli.

Confermati invece dal Governo Draghi: Federico D’Incà ai Rapporti con il Parlamento e Luigi Di Maio agli Affari Esteri.

Ma perché? L’Italia ha una politica estera? Ciò che si fa lo fanno i privati da cani sciolti. L’Europa sul tavolo delle tratative internazionali non esiste, ma ostacola lo …spontaneismo. Fra cui gli accordi interfrontalieri per la salute del Mediterraneo. Evviva! Il solito capolavoro UE…

Restano, ma vengono spostati ad altri ministeri: Fabiana Dadone (che passa dall’essere ministra Pubblica amministrazione a ministra per le Politiche Giovanili, lasciando il posto a Brunetta e prendendo quello di Vincenzo Spadafora) e Stefano Patuanelli, che da ministro dello Sviluppo economico (affidato a Giancarlo Giorgetti) prende l’Agricoltura.

Ecco invece tutti i ministri PD “saltati” con il Governo Draghi.

Il Partito Democratico perde quattro ministri, anche se resta in forse il ruolo di Amendola come ministero per gli Affari Europei. È ancora da chiarire l’assenza di questo ministero tra quelli citati e assegnati da venerdì 12 febbraio, vi sono probabilità che il Premier incaricato terrà la delega o forse il ruolo verrà assegnato ad un sottosegretario, magari della Presidenza del Consiglio.

Lasciano invece l’incarico di ministri rappresentanti del PD:

Roberto Gualtieri, prima al ministero dell’Economia, affidato al braccio destro di Draghi, Daniele Franco;

Francesco Boccia, prima al ministero degli Affari Regionali e Autonomie, affidato a Mariastella Gelmini;

Giuseppe Provenzano, prima al ministero per il Sud, affidato ora alla berlusconiana Mara Carfagna;

Paola De Micheli, prima al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, ora affidato a Enrico Giovannini.

Confermati invece Lorenzo Guerini al ministero della Difesa, Dario Franceschini al ministero della Cultura e Roberto Speranza al ministero della Salute.

Ecco chi “salta” e chi resta di Italia Viva…

Uno a uno invece per Italia Viva: il partito di Renzi, dopo aver scatenato la crisi di Governo, ha perso un ministro alle politiche agricole alimentari e forestali e ne ha guadagnato uno alle Pari opportunità. Fuori la senatrice Teresa Bellanova, che ha lasciato il posto al ministero dell’Agricoltura a Stefano Patuanelli e dentro la ministra Elena Bonetti al ministero delle Pari opportunità e Famiglia. Contento il rottamatore? Chisas, chisas, chisas…

HA DA VENI' MELONI! La premier del tricolore prenderà voti da Salvini,Berlusconi e 5Stelle. Gli elettori di destra divisi prima in parti uguali e traditi dal 'glople' che cambiò le regole stabilite all'ultimo turno, non aspettano che la prossima tornata: prima o poisidovrà vortare. pochi saranno i dubbiosi. La romanina ch questa foto ritrae anche bella non avrà rivali e triplicherà l'attualeprevisione che è già senza precedenti per l'estrema destra post bellica.

HA DA VENI’ MELONI! La premier del tricolore prenderà voti da Salvini,Berlusconi e 5Stelle. Gli elettori di destra divisi prima in parti uguali e traditi dal ‘glople’ che cambiò le regole stabilite all’ultimo turno, non aspettano che la prossima tornata: prima o poisidovrà vortare. pochi saranno i dubbiosi. La romanina ch questa foto ritrae anche bella non avrà rivali e triplicherà l’attualeprevisione che è già senza precedenti per l’estrema destra post bellica.

Il senso profondo è che poco sia cambiato nelle  ‘direttive’ vere e proprie di governo: Sia il governo Conte che il governo Draghi sono ‘graditi’ alla stessa valva della preziosa conchiglia, un’ostrica dalle innumerevoli e prteziose perle. E’ la ‘diabolica alleanza Vaticano – Cina, che stranamente si trova – sempre diabolicamente – alleata al cosiddetto fango di Washington (parola di Donald Trump).

E l’Italia?

Citiamo Manzoni:

Negli atri muscosi, nei fori cadenti, nei boschi, nell’arse fucine stridenti un volgo disperso repente si desta, intende l’orecchio, soleva la testa percosso da un nuovo stridente rumor…”

Inutile ogni speranza: va via il re longobardo Desiderio col figlio Adelchi, arriva Carlo Magno. Gli italiani – accettando l’imbeccata dall’estero – la prendono regolarmente in c

Scaramacai

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L’elenco competo della nuova formazione governativa guidata da Mario Draghi

Federico D’Incà ai Rapporti con il Parlamento

Vittorio Colao all’Innovazione tecnologica

Renato Brunetta Pubblica amministrazione

Maria Stella Gelmini agli Affari regionali

Mara Carfagna al Sud

Elena Bonetti alle Pari opportunità

Erika Stefani alle Disabilità

Fabiana Dadone alle Politiche giovanili

Massimo Garavaglia al Turismo

Luigi Di Maio agli Esteri

Luciana Lamorgese all’Interno

Marta Cartabia alla Giustizia

Daniele Franco all’Economia

Lorenzo Guerini alla Difesa

Giancarlo Giorgetti allo Sviluppo economico

Stefano Patuanelli all’Agricoltura

Roberto Cingolani alla Transizione ecologica

Enrico Giovannini alle Infrastrutture

Andrea Orlando al Lavoro

Patrizio Bianchi all’Istruzione

Cristina Messa all’Università

Dario Franceschini alla Cultura

Roberto Speranza alla Salute

Roberto Garofoli Sottosegretario alla presidenza del Consiglio

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