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A un passo dalla America’s cup sulle ali di barche da sogno ci sono Palermo e la Sicilia

Un'incredibile planata di Luna Rossa... Un'impennata? Occorre coniare un termine nuovo - ricorrendo, oddio, al vocabolario comune - per questa performance non prevista dal comune andare a vela. Non è 'voluta', ma esprime la potenza di queste imbarcazioni che aprono una nuova pagina nella storia dell'andare a vela. In barca si impiegano fibre 'esotiche' come il carbonio e metalli leggeri e durissimi come il vanadio. Il confronto è tecnologico oltre che tecnico. Luna Rossa conduce per 4-0 la Finale della Prada Cup contro Ineos Uk. L’imbarcazione italiana ha vinto le quattro regate disputate nel weekend ad Auckland, surclassando i britannici sotto ogni punto di vista: tecnico, tattico, psicologico, tecnologico. I ragazzi dello skipper Max Sirena si sono dimostrati compatti, decisi, concentrati in ogni frangente, riuscendo ad avere la meglio su Ben Ainslie e compagni. Sono stati decisamente più bravi in partenza, più tonici e precisi nelle virate, più veloci sia in bolina che in poppa.

Sette a uno: con questo punteggio che non ha bisogno di commenti, Luna Rossa, la barca italiana, si è selezionata nel golfo di Auraki. Gli sconfitti sono i britannnici che schieravano al timone Sir Ben Ainsle, il ‘baronetto’ divenuto tale grazie alle quattro medaglie d’oro olimpiche ed una d’argento. Adesso Luna Rossa, con a bordo il marchio della moda italiana ‘Prada’ e il gagliardetto del Circolo della Vela di Palermo, affronteranno New Zealand per la America’s Cup.

Una barca veloce, ben attrezzata e con un equipaggio esperto. Fabrizio Bertelli mira all’en plein. Sarebbe la prima volta. Finora il top era stato raggiunto prima dal Moro di Venezia (1992) e poi dalla stessa Luna Rossa (2000)…

Per prima nella storia della vela, la famosa barca del compianto Raul Gardini aveva avuto la chance di sfidare gli americani, detentori imbattuti da 150 anni con una parentesi nel 1983 (Australia, dopo aver superato laboriosamente i coriacei neozelandesi. Questi, infrangendo la formula di stazza (a restrizione) avevano ‘sfoggiato’ in gara un bompresso retrattile non consentito, ma utilissimo alle andature portanti e di poppa (il percorso della America’s Cup è ‘a bastone ‘(bolina, poppa). New Zealand vinse di misura: 5 – 4.

Nel 2ooo Luna Rossa, dopo aver battuto svariati sfidanti, vinse la finale della Louis Vuitton Cup, selettiva, conquistando contro America One la possibilità di partecipare alla vera Coppa America: l’Unica regata in cui il challenger, qualificatosi, affronta il defender, il detentore della magica Coppa. Perse poi la sfida confrontandosi in match race con New Zealand.

Ed eccoci con un sonoro sette a uno, che ha mozzato il fiato allo spocchioso baronetto Ben Ainsle, un campionissimo, non c’è che dire… Però, avrebbe potuto evitare, alle prime sconfitte, di affermare che aveva regalato un paio di vittorie agli italiani. Puntuale l’accusa di ‘mafia’, rafforzata dal fatto che l’Italia è il ‘Challenger of record’, la prima a laciare la sfida (dal Circolo della Vela Sicilia di Palermo). Adesso agli inglesi e al baronetto non resta che l’amaro in bocca: da sempre il challenger of record acquista il diritto di organizzare la selezione, da qui il nome di Prada Cup e di stabilire le regole nel rispetto – s’intende ‘ del regolamento internazionale Isaf o World sailing (la sede centrale è proprio a Londra). 

All'ormeggio dopo la vittoria.

All’ormeggio dopo la vittoria.

E ‘rieccola’, dunque: Luna Rossa è riuscita oggi a sconfiggere i britannici: si troverà nuovamente di fronte i fatidici Kiwi. Velisti e rugbisti d’eccezione, all’altro capo del mondo, abitanti di due isole che ruotano attorno allo stretto di Cook, assieme ad un nugolo di isolette. I neozelandesi fanno il paio con gli americani: sono il meglio del meglio in materia dei due sport nazionali, hanno i campioni, hanno le barche, producono i migliori materiali, le vele e le ferramenta di bordo.

Affrontare americani e Neozelandesi, ma anche inglesi e danesi nella vela è quasi un’impudenza, cioè quasi un oltraggio ai riconosciuti ‘signori’ delle regate veliche…

L’Italia, però, sembra ricordarsi di tanto in tanto di essere circondata in gran parte dal mare, una penisola che è quasi un’isola, che ospitò le 4 repubbliche marinare e diede i natali a grandi navigatori. Questi, al pari degli astronauti di oggi, spiegarono al mondo la realtà fisica che ci ospita, allora era il pianeta, in ogni caso quel cosmo che ci è dato di conoscere…

Altra pasta d’uomo Raul Gardini, bello, mondano, per nulla presago della sua triste fine, finché fu – è proprio il caso di dirlo – sulla cresta dell’onda con il suo indimenticabile Moro

Per superarlo i Kiwi non ricorsero né a materiali, né a scafi perfetti, né ai loro eccellenti velisti: dovettero ricorrere alle astuzie, perchè lo sport della vela, fra i meandri di regolamenti puntualmente difficili, a volte arcani, finisce per premiare oltre che il più forte, anhe il più astuto e persino il più prepotente. E così fu.

Luna Rossa in regata da prua. La barca provede ad un'incredibile andatura di bolina. Non presenta sbadamento, sembra andare dritta contro il vento.Qualcosa di incocepibile al tempo delle 3 Caravelle, che recavano ancheuna vela triangolare. Tuttavia Colombo le rese ancor meno boliniere: sapeva quale vento avrebbe incontrato nell'oceano.

Luna Rossa in regata da prua. La barca procede ad un’incredibile andatura di bolina. Non presenta sbandamento, sembra andare dritta contro il vento. Qualcosa di inconcepibile al tempo delle 3 Caravelle, che recavano anche una vela triangolare sulla mezzana. Tuttavia Colombo le rese ancor meno boliniere: sapeva quale vento avrebbe incontrato nell’oceano. Partì con ‘venti portanti’, né sarebbe diversamente giunto nel Nuovo mondo in tempo senza soccombere per fame con l’equipaggio. La Goletta America, prima vincitrice, che diede il nome alla Carraffa, giunse nelle acque inglesi attraversando l’Atlantico e poi affrontò in unica rtegata gli avversari: era iniziata la più grande competizione velica del mondo…

Adesso Bertelli ci riprova. Rispetto a Gardini, nonostante la indubbia raffinatezza attribuita alla griffe di Prada, sembra il titolare d’un negozio d’angolo, possibilmente di generi alimentari. Ma possiede quel senso pratico, portato all’estremo, di quella categoria, oggi in via d’estinzione, tipico di un lombardo-veneto contadino che diviene ‘zona industriale’: pratica campagnola, astuzia, coraggio, impresa. Gente da scarpe grosse e cervello fino…

A bordo di Luna Rossa ci sono, da un paio di edizioni e più, anche Palermo e la Sicilia. Incredibile? Niente affatto. Anzi tutt’altro… La Sicilia è lo ‘spauracchio’ della vela lungo tutto lo Stivale… A bordo di Prada risulta vincente la vela di Mondello, valida da sempre, ma protagonista di una escalation guidata dai surfisti Paco Wirz e Riccardo Giordano (sei olimpiadi in due) e da una flotta di ‘velisti puri’ guidati proprio dai fratelli Bruni, che hanno fatto della vela la loro vita: una decisione presa – da figli d’arte – sin da bambini al circolo Canottieri Roggero Lauria. Un sogno sempre coltivato, un programma mai perso di vista, mai mollato… Oggi Francesco si ao James Spithill – ingaggato in Australia – al timone di Luna Rossa: il sogno di un giovane timoniere palermitano, non subito il primo neppure in Sicilia, ma divenuto poi il maestro di tutti, anche degli indomiti marsalesi del ventoso Capo Lilibeo, si realizza al meglio.

Vincente è la scelta di due timonieri a bordo, uno a destra, uno a sinistra, senza necessità di cambiare lato, quando la barca cambia le mura offrendo alternativamente l’uno e l’altro fianco al vento. Ciò avviene sia di bolina, sia di poppa, le due ‘andature’ naturali in un percorso ‘a bastone’… Di poppa la tecnica di regata spinge ‘timoniere e tattico’ in posizione tale da scegliere l’andatura portante (al lasco e persino al traverso o quasi ): nella dizione ‘classica’ il vento è ‘al giardinetto o a mezza barca: si preferisce allungare il percorso, ma la velocità ‘cresce’, per farlo occorre canbiare mura e il singolo timoniere (nondue) perde tempo prezioso nel cambiare ‘lato’. Allora le correnti possono aiutare ‘questo si spera’ – mentre il ritorno ‘sulla giusta rotta’, stringendo il vento, può essere la carta vincente: la velocità aumenterà ancora. Si potrà ‘passare di prua l’avversario e …lasciarselo dietro.  A vela, fra cielo e mare, fra i capricci del vento, la deriva, lo scarroccccio e la barche rivali,protea soverchiarti, quasi mai due più due fanno quattro. Il velista tiene il timone con la leggerezza di un fiorettista: sceglie, non sempre può poensare esattamente al perchè… In tant rgate ha memorizzato l combinazioni. E’ come giocasse a scacchi… Se haascoltato bene il suo angelo buono, si troverà davanti, lanciato verso l’allinemento d’arrivo, fra la barca Jury e un’agognata boa,  baciato – come voleva – dall’alata vittoria.

Per la Sicilia non finisce qui: se da Palermo, da Mondello, dal Circolo della Vela Sicilia, blasonato circolo dei fratelli Ducrot, (velisti azzurri e mobilieri d’eccezione  da interni del Rex, eliche lignee dei dirigibili), dei Tasca d’Almerita, dei Randazzo che ‘parte la sfida per eccellenza‘ (la prima), altri velisti sono nel team: Michele Bella come velaio e Agostino Randazzo. E’ il presidente del Circolo della Vela Sicilia, che ha lanciato la sfida in qualità di ‘Challenfer of record‘. 

Infine ecco un agrigentino, un ingegnere fra i progettisti: è Gabriele Di Trapani, 37 anni, laureato in architettura e yacht design all’Università di Genova

Felici nella foto ricordo. C'è tanta Sicilia a Bordo, a partire dal Gegliardetto del Circolo Della Vela di Palermo, che ha lanciato la sfida per tutti (Challenger of

Felici nella foto ricordo. C’è tanta Sicilia a Bordo, a partire dal Gagliardetto del Circolo Della Vela di Palermo, che ha lanciato pr primo la sfida, che sinapre per per tutti (è quindi il ‘Challenger of record’). Un onore per la città e l’Isola che si ripete per la terza volta.

Di Trapani è specializzato nella progettazione di scafi, appendici e piani di coperta di yacht a vela. E’ entrato nel team di Luna Rossa nel 2014 e per lui è infatti la seconda campagna di Coppa America…

Nel 2018ha spiegato a ‘Grandangolo Agrigento’ – è arrivata la chiamata dal capo spedizione di Prada per collaborare alla realizzazione dell’AC75 che avrebbe partecipato alla 36ma edizione dell’America’s Cup. Un’emozione indescrivibile un turbinio di stati d’animo che alternavano la felicità di trovarmi in un sogno, sapendo che si trattava di un punto da cui ripartire, e le mille difficoltà affrontate per crescere, senza mai sprecare energie, senza mai lamentarmi, senza assecondare emozioni negative che riempiono i vuoti, perché sarebbero state solo una perdita di tempo nel rispetto di me stesso e del tempo trascorso lontano dagli affetti familiari“.

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Da Palermo, dunque – dal Circolo della Vela Sicilia di Mondello –  è stato gettato il ‘guanto’ del primo sfidante, attorno al quale si raccolgono gli altri aspirantiallaCoppa America. Inizia così ‘il torneo’, quello appena concluso col nome di Prada Cup, proprio perchè ‘la sfida’ è partita dall’Italia (Challenge of record). Si è appena concluso, dunque, il Round Robin, la ‘giostra’ di chi aspira a giungere al clou: la vera Sfida di Coppa America, la vera America’s Cup in cui il challenger può affrotare il detentore, il defender, e cerca di strappargli la storica carraffa, messa in palio dalla regina Vittoria e ceduta agli yankees della Goletta America. Da allora la carraffa di Vittoria non è più tornatain Gran Bretagna. Quella prima regata fu su un percorso atlantico in linea. E’ noto che Vittoria, grande sportiova da buona inglese, stava sul terrazzo per corgere le prime vele. Nulla si sapeva dell’andamento della gara. Più d’uno i parteciopanti. “Chi è il primo?”, chiese Vittoria. “La Goletta America, Maestà“. “E chi è il secondo?” “Non ci sono secondi, Maestà!” Il lapidario humor inglese si fece amaro…

La goletta America aveva delle inovazioni che poi diventarono definitive: aveva le bugne rinforzate per la prima volta e si era decisa a tagliare e cucire vele in cotone anziché in lino come le avversarie. La prima competizione fu già anche tecnologica. In campo industriale l’America compiuto quei passi avanti (specie nella produzione) che determinarono poi il suo strapotere nei due conflitti bellici. La vecchia Europa – come ancor oggi – sperimentava anche di più, ma non aveva, allora, quella capacità di mettere in atto le ‘manifatture’ industriali avanzate… Trascurava il marketing e ciò che in industria si chiama ‘organizzazione’, ovviamente della produzione. In fase produttiva icompiti erano ben delineati edivisi fra più responsabili specifici…

Sottolineiamo: Ulisse sarebbe svenuto se avesse visto le Caravelle affrontare l’oceano, altrettanto Colombo vedendo bolinare la goletta America. Ma se i vincitori di quella prima compteizione vedessero Luna Rossa e le sue avversarie resterebbero ‘stecchiti’… L’uomo progredisce, la tecnologia avanzA anche in un’arte antica come procedere per mare studiando il meteo e le correnti, con la sola spinta naturale del …vento.

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A UN PASSO DALLA CONCLUSIONE

L’America’s Cup è la sfida che deve ancora iniziare. Sta per scoccare l’ora ics:  A sfidare la munitissima macchina da guerra preparata in segreto dai Kiwi per volare sui Foils e far impazzire davanti alle Tv gli spettatori di tutto il mondo sarà Luna Rossa con a bordo il pregiato marchio Prada, re delle griffes.  

Questa è vela! Questa è una affermazione del genio e dell’industria italiana che, sul mare, a ben diritto tutt’oggi detta lgge in ogni settore della cantieristica. Domina per qualità il mercato dello yachting, quello delle navi crocira ed hauna forte opzione internazionale per e navi da gurra e i nuovi sommergibili ad idrogeno. Per non parlar dell’aronautica dove produce i più efficinti ‘droni bombardieri‘ del mondo: Progetto Leonardo.

La America’s Cup è nella Vela il non plus ultra in fatto di ‘complicazione e tecnologia’, velocità e ardimento, per quanto il top, nel segreto del cuore dei ‘velisti veri’ resti la vela olimpica. Prova ne sia che a bordo di questi quasi inediti velieri, simili ad aliscafi, solo tre sono i velisti, tutti ex olimpici. Gli altri sono atleti provenienti dal rugbby, dal canottaggio e simili: gente dai polsi d’acciaio, perchè – come diceva Cino Ricci – “a tirar corde (orrore, a mare si chiamano cime) son bravi tutti”. Purché – intediamoci – siano …forzuti.

Francesco Bruni è cresciuto a al Cicrcolo Canottieri Roggero di Laura. Figlio d'arte - padre, madre e zii (i Guccione Alù) velisti - ha 'creduto' sin da bambino nei massimi traguardi.

Francesco Bruni è cresciuto al Cicrcolo Canottieri Roggero di Lauria. Figlio d’arte – padre, madre e zii (i Guccione Alù) velisti – ha ‘creduto’ sin da bambino nei massimi traguardi. Ha partecipatoa piùolimpiadi, primeggiando nel Laser, in Star e in 49er. E’ generoso: lo ricordiamo lasciare un attimo la gara – in delicato momento della regata – per consigliare ad un ‘doppiato’ come salvarsi dagli scogli…

Già, ‘la vela’: qualcosa che, se tornassero Ulisse ed Enea stenterebbero a riconoscere. Si è evoluta nel Rinascimento con l’uso della vela triangolare, quasi certamente una scoperta dovuta al caso. Un triangolo al posto di un trapezio o un rettangolo ha il vantaggio di ‘spaccare il vento in due’: l’aria impiega due tempi differenti per percorrere la parte concava e quella convessa. Lungo questa sfugge e crea una rarefazione, mentre da dietro tarda a passare e …spinge. La barca viene ‘risucchiata’ verso il vento e, nei casi limite, sui foils, quest’ultima ‘diavoleria’, finisce per superare la velocità stessa del vento. Non servirà ad andare sulla Luna, ma a stupire quell’ardimentoso animale che per primo passò l’acqua alta a cavallo ad un tronco d’albero certamente sì.

Germano Scargiali

 

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I FATTI: ECCO COM’E’ ANDATA – COME PRADA HA ‘ASFALTATO’ L’INGHILTERRA

Letteralmente ‘a pezzi’: Sette vittorie ad una della squadra di Patrizio Bertelli, che adesso si trova di fronte alla fatidica sfida di Coppa America. In serata il governo proclama il lockdown per 3 giorni. Mercoledì non si gareggia. Vedremoquando. Nel frattempo, gli uomini di Luna Rossa – Parada – Pirelli, la barca ‘tutta itlaiana’ certamente non fanno che concentrarsi, con un vantaggio che logora i Kiwi. Almeno cosìsi spera nella lontana Italia, cioè agli antipodi: New Zealand ha tutto da perdere, una grande tradizione di imbattibilità da difendere. L’Italia si presenta da outsider. Ha nel cuore e nella mente millenni di storia, di navigazione a remi, a vela, a motore, di grande cantieristica in ogni settore: navi da guerra, da crociera, grandi traghetti. I migliori del mondo! Una regina – certemnte – dell’andar per mare. Erede delle indimenticate Quattro repubbliche marinare che, nella bandiera della sua marina porta riunite in un unico stemma: Amalfi, Pisa, Genova, Venezia. Questa decollò per ultima e divenne la più importante. Ma che dire di Napoli, Trieste e Palermo? Già: a Palermo si costruirono gli ‘Sciabecchi‘, già a vele triangolari (latine) che, stringendo meglioi il vento, diedero – manovrando agilmente – un contributo decisivo alla vittoria di Lepanto: i turchi musulmani furono umiliati almeno quanto ‘moralmente’ è avvenuto adesso,per fortuna solo nella realtà sportiva, si ‘fanatici’ inglesi, anch’essi storici ‘signori dei mari’. Un confronto fra giganti, se vogliamo.

A ripensare a quello che aveva detto Ben Aislie alla fine della prima giornata della finale della Prada Cup, “Luna Rossa non ha punti deboli”, forse il baronetto inglese aveva già capito tutto. Infatti la seconda giornata non ha fatto altro che confermare la superiorità schiacciante della barca italiana che si è trovata presto a 4-0, in un contesto  in cui servono 7 vittorie per conquistare il trofeo, ma – quel che è più importante – il diritto di andare a sfidare i padroni di casa neozelandesi a partire dal dal 6 marzo.

Ben Ainslie di bolina alle cinghie. Ecco una lassica manovra. L'asso inglese si sporge foruibordo, contrstando lo sbandamento dovuto alls forza del vento sulla vela (una sola sulLaser). Cazza la scotta, tiene la rabnda dentro l'imbarcazione con il boma il più possibile parallelo allo scafo. Compie unosforzo tecnico ma anche atletico. Illaser, nbonostnte leapparenz nonèuna barca 'facile'.

Ben Ainslie di bolina alle cinghie. Ecco una classica manovra: L’asso inglese si sporge foruibordo, contrastando lo sbandamento dovuto alla forza del vento sulla vela (una sola sul Laser). Cazza la scotta, tiene la randa dentro l’imbarcazione o quasi, con il boma il più possibile parallelo allo scafo. Compie uno sforzo tecnico ma anche atletico. Il laser, nonostnte le apparenze eunacerta sua fama  non è una barca ‘facile’. Non è ‘la barca per tutti’. E’ un monotipo fabbricato da un unico industriale, Chip Jones, nel New England (Usa). Sembra uno ‘sporposito’, ma la barca, così, è economica e perfettamente uguale per tutti (monotipia).

Due vittorie nettissime che dimostrano lo stato di grazia di Luna Rossa, che con questo successo arrivava già ad infilare 8 regate vinte consecutivamente dopo le 4 con gli americani, in semifinale. Non è finita, è certo, ma Ben Ainslie, per capovolgere la partita, avrebbe dovuto ribaltare il tavolo. Inventare un miracolo. Ne avrebbe avuto le capacità: è forte, foritiussimo, il mito di tutti i laseristi del pianeta.

La barca italiana non lascia nessuna possibilità al baronetto inglese che nella seconda prova rischia anche il ribaltamento: guarda gli highlight, guarda come ha messo all’angolo il Team Uk!

La terza regata arriva dal passato, ma si proietta nel futuro della Coppa America. Take in duel in termine tecnico, la vera battaglia del match race. Era possibile con le barche classiche, molto più lente. Nessuno credeva che fosse possibile con questi Ac75: invece con un vento crescente e in un tempo bigio come la canna di un fucile, Luna Rossa vince ancora una volta la partenza, controlla Ineos e non gli lascia spazio. Da quel momento inizia una battaglia di virate (cambi di direzione) continui che mette a dura prova i grinder di bordo, quegli omoni che ruotando sulle manovelle devono dare potenza alla barca per assicurargli tutte le manovre e le alzate dei foil. Ben Ainslie le prova tutte per liberarsi dal marcamento di Luna Rossa, ma la manovra non riesce. La barca italiana appare veloce, ma anche molto rapida nelle manovre. Sei lati del percorso con lo stesso schema, ma la porta per la vittoria degli inglesi è sempre chiusa. Fa 3-0.

Luna Rossa travolge ancora gli inglesi nella finale di Prada Cup: 4-0. Quarta regata…

Nella quarta regata ancora in controllo Luna Rossa, ma c’è un attimo di paura, Ben Aislie arriva molto veloce, ma per un attimo Britannia (detta Rita come tutte le barche del più decorato campione olimpico della vela) perde il controllo del timone, la barca inglese si impenna, rischia di capovolgersi e spancia sull’acqua come in un tuffo maldestro. Ci vuole qualche secondo perché Ben Ainslie riesca a farla rialzare sui foil, quanto basta perché Luna Rossa si vada a prendere comodamente il lato del percorso che preferisce. Ha 12” di vantaggio alla prima boa e nel terzo lato gli inglesi incassano anche una penalità che aumenta la frustrazione a bordo.

Nella serata neozelandese, le 7.30 del mattino in Italia, il governo causa allarme Covid porta a livello 3 l’emergenza e promulga 3 giorni di lockdown. Mercoledì quindi non si gareggia. Chiuso il Villaggio della Coppa America in attesa di nuove decisioni. Ma il fine settimana è ancora di Prada: inutile proseguire, gli Italiani hanno vintoin casa dei maestri. Luna Rossa Prada Pirelli batte Ineos 7 – I.

Gli inglesi hanno inventato lo sport moderno, anche la vela in particolare. Le loro federazioni non precisano di essere ‘britanniche’, sono federazioni, leghe sportive e basta, nate quando all’estero non c’era nulla di organizzato (vedi la Football leaugue). Già, lo sport: qualcuno ha …imparato ben quell’arte (parole di Dante). In Italia, dove in tanti hanno saputo navigare nella storia, c’è stato chi ha dato agli inglesi, navigatori anche loro  per antonomasia, una sonora storica lezione. E’ la legge dello sport, il bello è proprio questo: si riparte sempre alla pari… 

Ben Ainsle è al top dei velisti d'ogni tempo. Ha voluto star da solo al timone. Bruni e James Spit Hill hanno azzeccatola scelta: restavano ciascunodallastessa parte evitandodicambiare lato della barca inoccasionedel cambio di mura. (La barca procede con mure a dritta quando prende ilvento da destra, viceversa con mure a sinistra. La destra dell'imbarcazione si valuta guardando da poppa verso prua. Il cambiodi mure dipende dal vento, dalla rotta da seguire (Iin regata è segnata da una boa o dallalinea d'arrivo) e dalle decisioni tattiche.

Ben Ainsle è al top dei velisti d’ogni tempo. Ha voluto star da solo al timone. Bruni e James Spithill hanno, invece, azzeccato un’altra scelta: restavano ciascuno dalla stessa parte evitando di cambiare’ lato’ della barca inoccasione del cambio di ‘mura’. (La barca procede con mure a dritta quando prende il vento da destra, viceversa con mure a sinistra. La destra dell’imbarcazione si valuta guardando da poppa verso prua. Il cambio di mure dipende dal vento, dalla rotta da seguire (in regata è segnata da una boa o dalla linea d’arrivo) e dalle decisioni tattiche cui possono provvedere il timoniere, il tattico e lo skipper.

L’avversario il divo Ben Ainsle

 Sir Charles Benedict Ainslie (Macclesfield, 5/2/977) ha vinto 4 medaglie d’oro e una d’argento ai Giochi olimpici nelle classi di regata Laser e Finn. È, quindi, il velista più vincente della storia, il solo ad aver vinto medaglie in cinque edizioni consecutive dei Giochi olimpici, il terzo ad aver vinto cinque medaglie in questo sport (dopo i brasiliani Torben Grael e Robert Sheidt) e il secondo ad aver vinto quattro medaglie d’oro (dopo il mitico danese Paul Elvstrom). Ha anche partecipato a diverse edizioni della America’s Cup, vincendola nel 2013 con il team velico americano BMW Oracle Racing. Per i suoi meriti sportivi Elisabetta II lo ha nominato baronetto e si fregia dell’appellativo di Sir davanti a nome e cognome.

Così ha dichiarato il grande sconfitto.

Sportivo Ben Ainsle, un vero ‘divo’ per i velisti di tutto il mondo, dopo l’amara sconfitta. 

“Complimenti a Luna Rossa e complimenti all’Italia – ha dichiarato Sir Ben Ainsle, team principal and skipper di Ineos – è un grosso onore per l’Italia tornare in Coppa America. Quindi complimenti alla squadra, a Jimmy e Checco e a tutti i ragazzi, hanno regatato alla grande e meritano la finale. Tanto di cappello”. 

“Siamo ovviamente delusi di non essere riusciti a batterli – ha concluso Ainsle – ma dobbiamo tornare a casa, tornare al tavolo da disegno e vedere cosa possiamo fare. Jim Ratcliffe è stato fantastico così John Reece ed Andy Currie e l’intero gruppo INEOS e INEOS Sport. E’ stato affascinante per noi lavorare al fianco di squadre come quelle di calcio, il team F1 Mercedes e il team del ciclismo. Il loro non è stato solo il sostegno economico ma anche la loro conoscenza di come si arriva al successo. Sono stati fantastici come partner negli ultimi quattro anni”. (G.S.)

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