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Dante dopo 700 anni dalla morte (1321) resta il il primo dei grandi italiani

Dante Alighieri, figlio di Alighiero: è lui, fra tutti i grandi d'Italia, il simbolo del 'nostro paese nel mondo'. In molte rappresentazioni appare associato al tricolore. Assieme a Francesco Petrarca (Canzone all'Italia) concepi con 'tanto anticipo' l'unità della Penisola realizzata solo dopo mezzo millennio. Gli spunti patriottici di Dante e Petrarca trovano riscontrro mnella canzone 'All'Italia' in cui G. Leopardi, alla vigiliadell'unità dimostra per una volta di ìnon essere certamente 'sordo' alla volontà della Penisola di essere Una e Indipendente.

Dai grandi intellettuali fino ai semplici ‘ciabattini’, dai ferventi cristiani agli apostati, dai cultori della lingua a quelli della storia lo apprezzano e talvolta lo avversano. Dante Alighieri, di cui ricorre il 700° anniversario della morte (tra maggio e giugno del 1321), è molto di più: è un vero teologo ed anche uno scienziato. Traccia, infatti, ciò che si definisce ‘una summa’ di tutta la scienza antica fino al termine del Medio Evo. Ciò significa fino alla vigilia del Rinascimento e dell’Età moderna, di cui sicuramente il secolo che culmina con la scoperta dell’America nel 1492, che segna l’inizio della nuova età (o evo), aveva già gettato vistosamente le basi con novità che iniziarono nella poesia con lo ‘stil novo’ e proseguirono, poi, con l’Umanesimo.

Dante mette un punto fermo sul Medio Evo, messaggero – anche – della grande eredità del mondo antico, ma la novità è la sua evidente passione. Scrive e si esprime senza remore nella nuova lingua, la lingua della gente, intuendo come il linguaggio siaun corpo vivo‘ in continua evoluzione (cui è vano opporsi), un concetto assodato dai linguistti solo nel 900. Si esercita nello Stil novo (il nuovo stile poetico) e dà soprattutto uno sguardo al mondo classico comprendendo come questo possa servire da guida – per assimilazione o per contrasto – ad una realtà storica che lui ancora non conosce, ma che potrà essere sorprendente. Fede cristiana e scienza telogica sono fuori discussione: sono centrale il tema della Commedia.

Come poeta, Petrarca lo supera nei versi d’amore. Di questi è lui – ben più di Dante – ad aver gettato le basi e addirittura le regole a tutti quelli che seguirono.

Leggendo la sua Commedia’, che i critici ben presto definirono ‘Divina’ (il primo pare sia stao G. Boccaccio) ci si accorge che in Dante c’è tanto di moderno. Quanto, indubbiamente, c’è di antico. Ma piuttosto di ‘classico’. Laddove ‘classico’ non è parola generica (chi ha studiato lo sa), ma indica una profonda conoscenza del mondo e dell’arte classica, nonché della sua ‘forma’. La Commedia divenne Divina‘ per la sua grandezza e perché di alto contenuto teologico. 

A questo punto bisogna affermare uno dei suoi meriti più noti, che divide con Petrarca e Boccaccio: l’affermazione della lingua italiana: da grandi artisti e uomini di pensiero, presero atto che ormai ‘il parlato corrente’, la lingua della gente, del volgo, di tutti – detta ‘volgare’, ma non per disprezzo – non era più il latino, che continuava ad usarsi, e neppure sempre, nei documenti ufficiali e nel linguaggio letterario e ‘scientifico’, ma quello che questi tre grandi della letteratura italiana decisero di adottare, contribuendo – anche – a crearlo.

Altre forme di italiano si erano affermate in Sicilia alla corte di Federico II proprio perché i tempi erano comunque maturi. Ma non al livello di Firenze e forse a ciò influì, oltre a quella ventata di grande genialità che soffiò sulla Toscana (si pensi a Leonardo e Galileo), alla disposizione geografica più vicina al cuore di un’Europa che cresceva certamente e nella quale, poi, nel 1400 sarebbero nate le Università (per mano della Chiesa di Roma) e sarebbero partite le Tre Caravelle. 

Dante all'Inferno con Federico II, epicureo e ma degno di gran rispetto per intellignza e catatere.

Dante all’Inferno con Federico II, epicureo ed eretico. Era stato educato dal Papa per volere della mamma, la grande Costanza d’Altavilla, normanna di Sicilia sposata ad Enrico VII di Svevia, Imperatore (figlio del Barbarossa di cui Federico II prese il nome), che Dante odiava. Federico era fra i dannati, ma Dante gli dimostra rispetto per l’intelligenza e il carattere. Costanza partorì Federico in piazza a Jesi per dimostrare che – nonostante l’età – fosse proprio suo. Quindi erede dell’Impero. (Il disegno è del Dorè, n primo piano, Satana).

Non tutti ebbero la visione del grande Federico II di Svevia, definito un uomo moderno ‘catapultato sul finire nel Medio Evo’. L’imperatore del Sacro Romano Impero, in pratica di tutta l’Europa, detto anche ‘Lo Stupor mundi’ non conosceva – naturalmente il ‘nuovo mondo’, oltre oceano, ma credeva certamente in una centralità del Mediterraneo che il ‘Mare Nostrum’ potrebbe adesso, nel XXI secolo, recuperare sorprendentemente, al centro dell’Eurasia e dell’Africa: c’è chi parla infatti di Eurafrasia. Questa con i nuovi mezzi di comunicazione può sviluppare un’ineguagliabile mole di commerci. Quindi di produzione e crescita….

Il grande Federico – nipote del Barbarossa, che si era comportato in ben altro modo – trasferì la capitale dell’Impero a Palermo e morì dicendo: “lascio tanto ai siciliani, ma soprattutto ciò che avevano già ed avranno, la loro posizione nel Mediterraneo”.

Ne è passato di tempo senza far molto se ancora la Sicilia non ha iniziato a fruirne. Appena la settimana scorsa il presidente Musumeci ha parlato chiaramente di Mediterraneo e con una certa ‘concretezza’, non facendo – questa volta – poesia. Come sempre. Perché non sarebbe proprio il caso…

Per Dante Federico era un personaggio della storia recentissima: lo pone all’inferno perché eretico epicureo, ma dimostra rispetto e stima per la sua intelligenza e personalità.

L’Italia – comunque – è nata anche grazie a una vera e propria “Dantemania” che ha infiammato la mente e l’animo di tanti giovani tra il Settecento e l’Ottocento, tanto da fare di Dante un vero Padre della Patria, anche in senso politico.

Delle treCantiche’, Inferno, Purgatorio e Paradiso, il primo è di gran lunga il più popolare, quello che tanti sanno a memoria, almeno a brani o a ‘canti’ interi.

Tanti i personaggi famosi che morti o ancora vivi Dante spedisce all’Inferno: Papa Bonifacio VIII, Ugolino della Gherardesca e il suo nemico, l’arcivescovo Ruggeri, Ulisse, i dolci amanti Paolo e Francesca per i quali ha un evidente riguardo, un soffio di pietà e concede – comunque – un’eternità insieme, pur nella ‘ruina’ cui son dannati i ‘peccator carnali’, dove’ la bufera infernal che mai non resta’ voltando e percuotendo li molesta. Insieme ‘volan per l’aere’, portate ‘da la detta briga’ Semiramide, Cleopatra, Didone, Paride, Tristano…

Germano Scargiali

 

UN LUNGO FILM CELEBRA ADESSO IL SOMMO POETA

 

Articolato in cento episodi di circa dodici minuti l’uno, il film di Lamberto LambertiniIn viaggio con Dante’ vede la luce dopo ben sette anni di lavoro. Una produzione della Società Dante Alighieri.

Così spiega il regista Lambertini

Nel 750° anniversario dantesco completeremo il grande film-viaggio con la terza cantica (Il Paradiso, ndr), certamente la più difficile, al vertice mondiale della poesia filosofica…

Pensate che sia stato facile fare un film di 21 ore sul nostro poema fondativo, identitario, con un linguaggio contemporaneo, un linguaggio di verità anche nelle immagini dove il bello, il brutto, maestà e squallore, operosità e rassegnazione, meraviglia e mistero convivono, s’intrecciano, si confondono?

Adesso che siamo in vista del traguardo, penseremo finalmente a portare questo film nelle sale cinematografiche e nelle scuole. Quale altra casa editrice ha avuto il coraggio di affrontare una simile produzione? Con orgoglio apriamo dunque la stagione di nuove avventure intellettuali, anche cinematografiche, dedicate alla poesia e alla prosa in lingua italiana, la nostra amata lingua per cui tutti nella Società Dante Alighieri cooperiamo al fine di tenerla viva e farla crescere.

Nota

Per capire la grandezza di Dante si noti che supera tutti gli altri ‘grandi italiani’. E ce ne vuole… Persino nell’URSS comunista, ogni anno si dedicava una giornata a Dante Alighieri.

1 Comment on "Dante dopo 700 anni dalla morte (1321) resta il il primo dei grandi italiani"

  1. salvatore scargiali | 25 Marzo 2021 at 9:04 | Rispondi

    Bello ma stai attento agli errori di stampa

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