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I vaghi discorsi Tv sulle ‘monetine’ e gli anni dal 1960 al 1990: il ’68, le bombe, Craxi, Mani pulite (articolo completo)

La diceva chiara sulla globalizzazione cattiva, sulla nascente UE per come concepita a Mastricht e sullo strapotere della magistratura (verrà il giorno in cui i magistrati si condanneranno tra loro). Per essere 'tombati' basta molto meno...La diceva chiara sulla globalizzazione cattiva, sulla nascente UE per come concepita a Mastricht e sullo strapotere della magistratura (verrà il giorno in cui i magistrati si condanneranno tra loro). Per essere 'tombati' basta molto meno...

Si assiste in questi giorni a rievocazioni a catena del cosiddetto ’68, collegandolo all’episodio del lancio delle monetine a Bettino Craxi e sua successiva defenestrazione politica, che coincise – inutile dirlo – con il ‘clou’ dell’operazione ‘mani pulite’.

Moralmente – stando all’apparenza – s’era fatto tanto di ineccepibile: chi avrebbe potuto dire che una strigliata ai politici fosse un errore?  Di fatto si impose uno ‘stop’ alla crescita dell’economia italiana. Mentre anche all’estero non mancarono manovre similari

Fra esse, l’istituzione ‘frettolosa’ di una UE che, nei confronti degli stati europei non presenta nulla di certo, ma tanto di discutibile, se non di negativo. Questa ‘grossa operazione’ fu – comunque – solo il top di ciò che avvenne… 

Il modo di trattare la non lontana ‘storia’ di quegli anni – anche da parte dei cosiddetti esperti – preoccupa, così come molti ‘discorsi’ che caratterizzano la nostra televisione e i media in genere.

Ci sarebbe da chiedersi dove son finiti i bei giornalisti d’un tempo che ci stupivano e ci facevano pensare: “vorrei averlo detto io…”

Ebbene: sentiamo parlare di un’Italia – fuori dal mondo – come di una nazione le cui condizioni sociali, civili ed economiche dipenderebbero unicamente dal rapporto di fiducia – dal ‘patto’ – fra il popolo e la classe politica, dalla moralità di quest’ultima e dalle relative ‘reazioni’ che allora si sarebbero registrate ‘spontaneamente’ fra i giovani (e fra chi si sentiva tale): a quella che era una ‘reazione di popolo’, magari disordinata (il 68) e poi addirittura violenta (brigatismo) la magistratura di Milano avrebbe innescato l’operazione ‘Mani pulite’ . In tutto questo, il lancio delle monetine contro Bettino Craxi che usciva dall’hotel sarebbe stata un …mero, ‘condannabilissimo’ mal comportamento sotto il profilo democratico e politico.

Craxi e Berlusconi un'amicizia a doppio filo. L'alleanza fra politica e imprenditoria. Berlusconi non sarebbe entrato in politica senza la 'tombatura' di Craxi.

Craxi e Berlusconi un’amicizia a doppio filo: un’ alleanza fra politica e imprenditoria. Si deve notare come la finanza restasse terza. Berlusconi non sarebbe mai entrato in politica senza la ‘tombatura’ di Craxi. La statura di quest’ultimo è evidente: nessun politico oggi può fare il paio con un imprenditore ‘stella’ com’era il Cavaliere allora.

Dovrebbe essere ovvio, alla mente di un ‘critico vero e sincero’ che questa interpretazione, buonista e demagogica sia fuori dalla realtà e dal tempo.   

Non c’è altro dunque? Non avviene dell’altro nella vita di una Nazione? Non esiste una libera economia? Il mercato? L’industria? Il lavoro? L’arte?

Non so se chi legge si accorge come questo modo di parlare e ragionare, che sembra quasi ‘alla moda’, sia prettamente ideologico. Perché le condizioni socio civili ed economiche di un popolo e, pertanto, i suoi comportamenti – le sue ‘spontanee’ reazioni non dipendono solo dal rapporto di fiducia ed educazione civica nei confronti del governo, ma da altri fattori, prima fra tutti l’economia. Cioè, specie in quel periodo, le condizioni economiche, che erano assolutamente cambiate. Avevano appena compiuto un balzo in avanti come mai prima nella storia. Ma anche le obiettive condizioni di vita, la cultura diffusa e simili…

Quanto alle condizioni economiche, negli anni a partire dal 1960 – quindi quelli in questione – il tenore di vita degli italiani era migliorato così tanto che fosse impossibile non accorgersene.

Dico sorridendo: non bevevamo che gazzosa, un po’ di vino e di birra. Diventammo in 2 o 3 anni i più grandi consumatori di Scotch whisky del mondo e sceglievamo le marche. Passavamo le serate correndo in auto, già a 19 o 20 anni, da un ‘dancing’ all’altro. Cinque anni prima l’automobile l’aveva con difficoltà il papà, quando l’aveva. Eravamo stati felici quando erano giunti a casa il primo piccolo frigo e la prima tv: 17 pollici in bn. Ma era solo l’inizio: la vigilia del boom. Scotch e Bourbon a parte, seguì una gradevole ubriacatura: per le persone ragionevoli… Ed è inutile rinnegarlo: ne fruiamo tutt’oggi e fu proprio la piccola ‘Italietta’ a comunicare quel termine (boom) a tutto il mondo che lo condivise: era la vittoria della tecnologia e del ‘mercato’ sui patemi di Malthus, Marx, Falan, Proudhom…

Perché, soprattutto, i piccoli borghesi erano divenuti borghesi e viaggiavano su una buona automobile, ‘tutti’ i borghesi avevano acquistato ‘la casa’ e molti anche la seconda. I bimbi poveri, cenciosi, seminudi erano scomparsi dai vicoli anche delle città del Mediterraneo (Napoli, Genova, Marsiglia, Atene, Palermo, persino Barcellona) più povere e problematiche. Erano arrivati gli elettrodomestici. Ma anche i viaggi. Migliorò di molto (moltissimo) l’igiene personale. Con la scuola dell’obbligo – lo si voglia o meno – aveva fatto un passo avanti anche la cultura di base generalizzata. L’analfabetismo divenne un fenomeno assolutamente marginale. E -diciamolo – non si è più tornati indietro. Quindi ‘quegli anni’ vanno soltanto ‘ringraziati’!

In una cosa Marx aveva ragione. Estrapoliamola dai suoi errori di base: un popolo con la pancia piena ragiona in altro nodo rispetto ad uno con la pancia vuota. E ciò vale per la libertà individuale e il cittadino. Perché gli italiani, i francesi e qualche altro popolo (inglesi e persino americani) in quegli anni ragionavano ‘al contrario’?

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Mentre è una orrenda finzione …populistica, demagogica e tendebnzuisa, che quel progresso sia avvenuto ai danni d’un qualsiasi futuro. Perché si dovrebbe dimostrare che l’economia nazionale, basata sulla bilancia commerciale e quella dei pagamenti fosse avvenuto a spesso del bilancio dello Stato. E qui è l’equivoco, qui è la menzogna: non è così, non è tecnicamente possibile che sia avvenuto così! Sul mercato la posizione dell’Italia non ha mai cessato di essere attiva: non è che l’Italia sia ‘ricca’ solo perché gli italiani – a differenza di tanti stranieri – hanno la casa e spesso la seconda. E’ lo Stato che fa Acqua:un pozzo senza fondo che non riesce a venire a capo delle sue spese.

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In tutto questo, ci chiediamo chi possa affermare che la ‘rivoluzione’ che andò dalle chiassate dei sessantottini ai danni dei bombaroli ai delitti delle Brigate rosse non fosse stata provocata da elementi esterni disturbatori (Urss prima di Berlino ed altre forze), che avevano tutte le intenzioni, anzi la finalità di danneggiare la crescita dell’economia italiana ed anche (specie in seguito) quella mediterranea e internazionale (sia pure senza confini individuabili con chiarezza).

Un movimento eversivo che, sotto altre forme, non si è mai arrestato e che – nonostante le crisi, le congiunture e nuove aggressioni – continua tutt’oggi per mano di ‘altri’ e per motivi differenti da quelli dell’Urss. Questa – secondo il parere di chi scrive – avrebbe dato il cattivo esempio a chi oggi vuole costruire un popolo di meri consumatori di beni indispensabili prodotti centralmente a livello globalizzato. C’è persino chi suppone: creare un mondo di continui debitori e di continui creditori. 

Ciò comporterebbe una mastodontica marcia indietro rispetto a quel che stava avvenendo dopo il 1960: invece di assorbire il proletariato nella borghesia, la manovra ‘tentata’ è quella di comprimere di nuovo la borghesia nel ‘popolo’: questo – almeno – non potrà più essere cencioso come prima. Perché – per molti versi- indietro non si torna.

Se questi abnormi programmi eversivi trovano un ostacolo proprio nel fatto d’essere concretamente innaturali (sono opera, ha detto qualcuno, di miliardari psicopatici), è il caso di tornare sul penoso livello di certi commentatori televisivi:li ascoltiamo chiamati come esperti di storia, di politica, di epidemia. Vien da chiedersi (scusate il linguaggio pedestre): “ci sono o ci fanno?

Invece di parlare di errori formali in un contesto – che tutto sommato – avrebbe protestato ‘giustamente’ per la immoralità dei politici, si potrebbe notare come, da allora, a partire da Bettino Craxi, vengano avversati o decisamente colpiti tutti quei ‘capi’ di stato che intendono governare una nazione nell’interesse di questa, sottomettendosi alla libera approvazione dei cittadini. Reclamando – per questo – la supremazia del potere politico su ogni altro potere. Ma in particolare quello finanziario delle banche e di coloro che tentano – spesso riuscendovi – di occupare posizioni di assoluto monopolio (cereali, farmaceutica, energia…)

Occorre recuperare il senso della cultura che, a questo punto, coincide con il senso della realtà. Ci sentiamo di affermare che più reale dei discorsi che sentiamo in Tv c’è persino la filosofia. Ascoltiamo non discorsi, ma sogni: Vaghe stelle dell’Orsa… Per dirla con Luchino Visconti che così intitolò una sua nota pellicola.

Germano Scargiali

 

E venne il giorno delle monetine: quando mani pulite face piazza pulita della politica italiana.

La vera storia delle monetine… (Il testo sarà disponibile la settimana entrante).  Nel complesso è evidentissimo ormai che un uomo come Craxi, decisionista e votato a reclamare tutta la supremazia del potere politico – per investitura civica – su ogni altro potere presente sul territorio nazionale e sulla scena dei grandi interessi in generale, stesse sullo stomaco a chi – oggi è indubbio – vuol comandare da dietro le quinte una ‘politica’ basata sul denaro a propri fini. Lo fa inequivocabilmente – in Italia e all’estero – vestendosi dei panni del pavone di un apparente socialismo. 

Frattanto chiediamoci: …se fosse vero che un popolo offeso si indigna con il governo e si scatena spontaneamente sulla piazza, che cosa dovrebbe avvenire oggi in italia dopo anni i governi chiaramente golpisti, riconosciuti come tali da così gran parte della stampa estera?

E venne il giorno delle monetine…

La degenerazione di Mani Pulite fece piazza pulita. Non tanto della corruzione, che è rimasta endemica, quanto della politica quella vera.

Lo spettacolo miserabile e suicida, per la politica – l’oggi famoso, a ma a lungo trascurato lancio delle monetine – oggi riconosciuto evento stiorico, all’uscita di Bettino Craxi dall’Hotel Raphael di Roma il 30 aprile del 1992 – è una bagianata divenuta, però, un fatto storico: sfaccendati della politica che lanciarono, su ordine dei Partiti ‘moralizzatori’ di destra e di sinistra, monetine che più tardi, sotto altra forma, sarebbero state scagliate su di loro…

Come diceva Pietro Nenni, i puri muoiono sempre per mano di altri …più puri di loro.

Fu così pure per quei Partiti d’allora che per trovare una giustificazione alla loro esistenza, indifferente dal punto di vista programmatico. Bettino Craxi era il solo uomo politico che avrebbe potuto trattare l’entrata nell’Unione Europea in modo differente, certo più vantaggioso per l’Italia.

Invece l’accordo con l’Europa fu consegnato ai nuovi politici prestati dalle banche proprio per questo servizio.

Quando la magistratura accusò Craxi, questio pagò lo scotto della disistima cui era allora soggetta la classe politica. Oggi l'inganno politico è maggiore, ma la gente sopporta...

Quando la magistratura accusò Craxi, questo pagò lo scotto della disistima cui era allora soggetta la classe politica nella pubblica opinione.I suoi avversari per lo più ‘andartono sul velluto’. Oggi l’inganno politico è di gran lunga maggiore, ma la gente sopporta…

Craxi fu colpito non certo per caso. Per la sua capacità di non mandare a dire le cose in modo criptico. Come quando si alzò in Parlamento e chiese a un’aula, che rimase silenziosa, chi non avesse mai preso un finanziamento per il proprio Partito. A iniziare proprio dall’ex Pci, all’epoca Pds.

Fu cosi che Craxi rappresentò il capro espiatorio di un sistema che credeva di salvarsi sacrificando il più scomodo sei suoi esponenti. Fu la vendetta giustizialista di chi non tollerava la riscoperta di un socialismo ‘patriottico’ che correva (e corre) come un fiume carsico nella storia politica italiana e che non si riconosce nelle sue deformazioni ideologiche fasciste, comuniste e socialdemocratiche .

Per questo tipo di socialismo Craxi polemizzò duramente proprio sul settimanale l’Espresso contro la rigidità dell’interpretazione marxista da parte del bolscevismo e dei suoi accoliti.

Gli anni Ottanta craxiani rappresentarono una forma di ‘sovranismo’ reale, ma anche democratico che niente ha a che fare con le parodie contemporanee. Basti ricordare l’episodio di Sigonella per capire quanta indipendenza c’era nella politica italiana di allora rispetto alla usuale subordinazione nei confronti degli Usa.

La vicenda politica di Craxi si concluse di fatto quel giorno. Anche i suoi compagni di partito lo abbandonarono, salvo alcuni, e alle elezioni del 1994, quelle vinte da Silvio Berlusconi, Craxi non fu ricandidato. Poco prima che si insediassero le nuove camere, quando sarebbe decaduta la sua immunità parlamentare e sarebbe stato vulnerabile all’arresto, sappiamo che Craxi fuggì in Tunisia dove sarebbe rimasto fino alla morte, il 19 gennaio del 2000.

Manon fu soltanto la ‘defenestrazione’ di Craxi a sancire quello che è stato pomposamnente indicato come  il passaggio alla Seconda Repubblica. Il biennio 1992-93 fu particolarmente traumatico per l’Italia, sotto molti punti di vista: dalle stragi di Capaci e via d’Amelio, in cui la mafia aveva ucciso i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino (e altri attentati contro civili e monumenti sarebbero stati compiuti nell’estate del 1993), passando per la crisi economica e monetaria che costrinse il governo di allora a compiere il famoso “prelievo notturno” dai conti correnti di tutto il paese. Altrettanto dirompente fu l’inchiesta Mani Pulite della magistratura di Milano, che seguita da molte altre procure indagò su un vasto sistema di finanziamento illecito dei partiti a cui si accompagnavano gli episodi di corruzione più o meno piccola da parte di decine di esponenti politici.

Il sistema, comunque, tentava un cambiamento epocale: in ogni aso è ben difficile ritenere che ciò ia avvenuto ‘in meglio’.

Oscar Luigi Scalfaro divenne presidente scalzando l’uomo sostenuto da Craxi – ormai all’angolo per una serie di incvhieste più che annuncoate ‘ e indirettante da Silvio Berlusconi: il DC Arnaldo Forlani. Per il cavaliere il craxismo andava bene, anzi benissimo. il progetto di Craxi era la conclusione naturale di un processo storico innescato – simbolicamente – con il garfano al posto della falce e martello. Il nuovo socialismo era dalla parte di tutti e …metteva dei fioi al posto dei cannoni…

Dopo gli anni in cui la borghesia aveva positivamente assorbito – quasi del tutto – l’ex proletariato e non si pensava all’inizio della pernioziosa crisi che scattò dopo, a partire dal 1990, non è difficile dimoatrare e capire che la posiione di Craxi fosse quella ‘giusta’.

Nella primavera del 1993 la situazione politica era questa: il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro aveva promosso la formazione di un governo ‘tecnico’, il primo presieduto da un non parlamentare, l’ex governatore della Banca d’Italia Carlo Azeglio Ciampi. Il governo si era presentato alla Camera il 29 aprile per ricevere la fiducia. In quello stesso giorno era arrivata al suo punto culminante un’altra vicenda fondamentale di quei mesi: la Camera doveva votare sulla richiesta di autorizzazione a procedere contro Bettino Craxi nell’ambito di sei inchieste diverse.

A portare al segretario del PSI erano tra i filoni più importanti dell’inchiesta Mani Pulite, cominciata dieci mesi prima a Milano con l’arresto per corruzione di un altro dirigente socialista, Mario Chiesa, presidente del Pio Albergo Trivulzio, un istituto di assistenza agli anziani. All’epoca, per poter procedere penalmente contro un parlamentare, i magistrati aveva bisogno di richiederne l’autorizzazione alla camera di appartenenza. Così il 29 aprile Craxi prese la parola per difendersi e convincere i suoi colleghi a respingere le richieste di procedere contro di lui. Fu probabilmente il suo discorso più famoso, quello in cui ammise il finanziamento illecito del Partito Socialista, in cui affermò che tutti i partiti avevano fatto la stessa cosa e negò ogni accusa di arricchimento personale.

Quando arrivò il momento di votare, quattro autorizzazioni su sei furono respinte: una mezza vittoria per Craxi, ma molto importante per lui nel clima di quei giorni. Quella sera Craxi tornò all’Hotel Raphael e ricevette un gruppo di amici venuti a congratularsi per il risultato della giornata. Tra loro c’era anche l’imprenditore Silvio Berlusconi, i cui giornali e televisioni erano – però – tra i principali sostenitori dell’inchiesta Mani Pulite, anche se lui personalmente rimaneva amico di Craxi. Misteri non estranei alla storia dell’editoria berlusconiana e della stessa Mediaset…

Ma la situazione aveva prese una brutta piega per il leader socialista. Dopo il voto contro le quattro autorizzazioni a procedere, il PDS, il partito erede del PCI allora guidato da Achille Occhetto, ritirò l’appoggio al governo tecnico e criticò pesantemente i parlamentari che avevano protetto Craxi. La mattina del 30 aprile i giornali in edicola erano altrettanto indignati.

La Repubblica titolò: “Vergogna, assolto Craxi”. Il suo direttore, Eugenio Scalfari, scrisse: “Dopo l’uccisione di Aldo Moro, è il giorno più grave della storia repubblicana“. Gli altri quotidiani non utilizzarono toni più morbidi.

Craxi pensava di aver segnato un punto a suo favore, ma si accorse che la situazione gli sfuggiva di mano già nel pomeriggio, quando, durante un’intervista al TG3 registrata per strada, da una motocicletta gli urlarono “ladro !”. Poche ore dopo il lancio delle monetine fu favorito da una coincidenza sfortunata. Intorno alle 20 Craxi stava uscendo per andare a registrare un’intervista con Giuliano Ferrara su Canale 5, ma il piccolo spiazzo di fronte all’albergo aveva iniziato a riempirsi… Era una goliardata – ma orchestrata dall’alto – ed era la fine.

Un’ultima nota. E’ evidente come lafinanza si riprese il potere dopo quella manovra di accerchiamento: con Scalfar, Ciampi divenne, da presidente della Banca d’Italia, primo minitro (governo tecnuco, mai visto prima) e successivamente presidente della repubblica. Lasciamo alal cultura di cvhi legge l’esame di che cosa avviene da allora in Italia e nel mondo cosiddetto occidentale. Ne resta fuori l’Inghilterra ma solo perché è l’occhio del ciclone. A Londra destea e sinistra suonano risaputamente la stessa musica. Quanto all’America, ne esistono due: guai quando si afferma quella buona, deve affermarsi quella ‘buonista’. Ma in linea con l’élite del denaro.

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