Hot Topics

Il falso e il vero mondo in cui viviamo

La Terra in un'immagine simbolica elementare. Le tecnologia moderna consentirà senza dubbio di salvare la natura. Accusare il singolo cittadino di inquinare il mare è ridicolo: quante occasioni ha di gettare un sacchetto di plastica in mare? La maturtità civile diffusa è sempre sul banco degli imputati. Le colpe e le responsabilità sono altrove... Tante verità 'mediatiche' nascondono interessi privati e una facile demagogia, che serve spesso proprio a nascondere la verità. Nell'articolo esaminiamo i frequenti 'non sense' dell'informazione comune. I travisamenti sono tanti e molto gravi. L'ingiustizia è grande: è economica, sociale, civile, culturale e - ovviamente - politica...

Ci voleva Luigi Brugnaro, personaggio emergente della destra liberale, liberista e libertaria, per spiattellare in Tv un bel po’ di verità sulla ‘realtà che ci circonda’, con l’Italia e l’Europa in prospettiva mondiale fra il bene e il male che si contrastano, spesso nella inconsapevolezza dei più, in mano ad una corrente mediatica incolta e distratta, quando non corrotta…

Lo squarcio nel velo delle ‘falsità correnti’ aperto da Bugnaro apre a tante altre che si riferiscono alla realtà mondiale… 

Ci proviamo noi a fare una carrellata sulla contraddittoria situazione attuale, d’accordo con molte tesi di Brugnaro, detto il ‘nuovo doge’ di Venezia, di cui è sindaco, fondatore, assieme a Giovanni Toti di un partito che si chiama ‘Coraggio Italia’. Il Primo principio (ma c’è ben altro) è quello di mostrare tutti gli elementi di forza della realtà italiana, tutti i primati, che esulano da quelli scontati – turismo, moda, cucina… – e spaziano dall’industria pesante (navale, bellica) a quella meccanica (automobili e mezzi pesanti), a quella metallurgica, alimentare etc.

Una prova della realtà della vita in Italia, del vero ‘tenore di vita, la ricaviamo – per confermare Brugnaro – dal continuo arrivo di giovani (anche) dal Sud America che cercano di ‘diventare Italiani‘ ed Europei (saltando gli Usa), pur provenienti da famiglie borghesi e non certo indigenti: il mondo – in altri termini – si accorge di quello che sfugge alla ‘nostra gente’. Alla maggior parte degli italiani, certamente con la complicità dei media e degli stessi politici. Non che in certi settori (ad es. parte della ricerca) manchi chi fa meglio all’estero, ma neppure sempre è così come si dice: il pessimismo è uno sport nazionale, sia spontaneo, sia coltivato per molti motivi, pubblicamente. I motivi per lamentarsi di certe manchevolezze nazionali non mancano: è un vecchio adagio e attira anche …i contributi pubblici. Il guaio è che tutto finisce in una bailamme da imputare con certezza alla quasi assoluta carenza di una programmazione gestita dal potere pubblico. C’erano, una volta, i piani quinquennali. Se ne sarebbero dovuti succedere, specie per il Sud: piani con un feed back dopo 5 anni. Non iniscriminate e vaghe iniziative concepite, magari, in UE a migliaia di chilometri di distanza…

Ma noi partiamo da più lontano: ‘when Good was a baby’, dicono gli inglesi…

Il primo aspetto della realtà che ci circonda è la guerra che la Finanza conduce contro l’economia a livello internazionale. Tale guerra pesa anche sull’Italia: c’è chi controlla somme enormi – nel grande delle banche americane e nel piccolo di quelle europee ed italiane – con il chiarissimo intento visibile di far soldi con altri soldi senza passare attraverso la produzione. Attraverso l’economia che, intendiamoci, è tutta reale, mentre chi fa dei ‘distinguo’ lo fa per confondere le idee.

L’economia è divenuta la nemica della finanza (da cui deve addirittura difendersi) mentre le due realtà – in condizioni fisiologiche – dovrebbero camminare ‘a braccetto’. Da tempo ‘è guerra’, anzi è la guerra più grave e cruenta – pur senza apparente versamento di sangue – che sia in atto nella realtà di oggi. Il peggio è che colpisce i piccoli: l’hums da cui nasce tutto, la sede dei consumi di massa. La macchina s’inceppa e cammina  a fatica…

Nel grande confronto internazionale si parla molto dello scontro Usa – Urss – Cina. E’ un modo ‘troppo tradizionale’ di interpretare la politica e, soprattutto, la storia…

La politica è certo importante, ma la logica intima della storia e della stessa geografia la sovrastano.

Ciò che è certo ‘in divenire’ è un sicuro ‘Neo Rinascimento del Mediterraneo’. Per certi veri è già in atto, ma è un fenomeno che viene nascosto al punto da aver creato una edulcorata espressione senza senso come ‘Neo Umanesimo del Mediterraneo’. Questo è un mito, un falso mito…

Ma quale Umanesimo? E’ forse mai ‘fuggito via’ l’Umanesimo dal Mediterraneo, culla della mentalità religiosa cristiana, figlio del mondo classico, fucina di idee mai separate da una visione ‘morale’ dei problemi? L’uomo, in Mediterrano, è sempre stato al centro della natura. Il concetto è stato invece svilito dagli atteggiamenti pesimistici ottovcenteschi, sfociati nel marxismo e non ancora sopiti. Il pericolo c’è ed è psicologico: l’uomo moderno si accorge di godere di beni e servizi che non produce e teme di non meritarli. Quindi di perdere quella ‘aurea mediocritas’ che tanto ‘ama’… 

Quel che era fuggito dal Mediterraneo era lo scettro dell’economia, mentre persino la ‘ricerca’ vera e propria restò sempre all’avanguardia. …Dalla realtà mediterranea partirono le 3 Caravelle che dimostrarono a tutto il pianeta …come fosse fatto. In Mediterraneo nacquero le banche e la partita doppia. Archimede, Galileo (Copernico s’era laureato a Ferrara), ma poi Enrico Fermi, per non dire Marconi e tanti altri… Ma sono solo degli esempi ‘a braccio’.

Umanesimo, fra l’altro, è diventata una parola ‘pericolosa’: si parla di un ritorno all’uomo per riportarlo al suo interesse materiale (al ‘particulare’, avrebbe detto Guicciardini), a dispetto di una visione morale avanzata, che viene dalla tradizione e che non può escludere finalità più alte, morali. Anhe escatologiche, trascendenti… 

Ciò che sta avvenendo – e niente potrà fermare – è il ritorno dell’asse della politica mondiale nel continente antico, la più grande massa di terre emerse del mondo: Europa, Asia e Africa. Lo si voglia o no, l’Europa non ha mai cessato di essere il faro della civiltà del mondo. Tutti – in questa realtà e sul pianeta intero – vogliono sembrare europei. Lo fanno per dimostrare di essersi …evoluti.  Anche nella vita d’ogni giorno, persino nella musica leggera (sembra una battuta ma non lo è). Se veramente non avesse ‘niente da vendere al mondo’ (e non è così), l’Europa venderebbe se stessa, la propria immagine, la cultura, lo stile di vita…

Lo stesso Italian Style, la stessa moda di Roma, Milano, Parigi ‘trasudano’ di tutto ciò. Come la linea maschile di Londra. Che però Milano, Roma, Napoli, Palermo, Catania interpretano al meglio: più inglesi degli inglesi…

Ora il primato del Meditrraneo ‘in divenire’ ha motivi precisi e forti fondamenta: è effettivamente dovuto ad cicostanze materiali. Come detto, alla geografia, all’evolversi della storia… Ma anche morali e di costume. Tanto che – come abbiamo detto altre volte – il simbolico inizio di questo Neo Rinasimento è considerato il giorno in cui la dieta mediterranea è divenuta Patrimonio dell’Umanità16 novembre 2010, l’Unesco a Nairobi in Kenya.

Ma non è questo ciò che più conta: sul piatto della bilancia sta la posizione baricentrica del Mediterraneo, che sta per tornare un ‘crocicchio fra l’est e l’ovest‘, fra i traffici provenienti dall’Asia e dalla stessa Africa, diretti verso l’Occidente e viceversa. Ma anche fra i traffici interni, nell’enorme triangolo di terra Europa – Asia – Africa, che cresceranno in un futuro già iniziato. L’Africa si svilupperà. Gli stati (ex URSS) che si affacciano sul Mar Nero sono già al top dell’economia, rilanciati dal petrolio…

Avere un ‘caposaldo’ nel Mediterraneo diviene quanto di più prezioso. Da qui l’interesse per la Crimea e il tentativo degli Usa di salvarsi dalla pesante ‘deminutio’ che li attende, mettendo le mani sulla Siria di Assad che, oltre ad una lunga civiltà nella storia, ‘vanta’ adesso alcune centinaia di Km di coste sul Mediterraneo a poca distanza dal Bosforo.

A questo punto non è difficile capire che, come ‘caposaldo’ nel Mediterraneo, l’Italia – con la stessa Sicilia – sia la numero uno, la più desiderabile per i transiti d’ogni tipo. Ben altro che attraversare le impervie e poco ospitali vie della Macedonia e della ex Jugoslavia… 

 Assumono il valore di una profezia le parole di Federico II: “lascio tanto all’amata Sicilia, ma il più è ciò che ha da sempre, la propria posizione in Mediterraneo”. L’Imperatore tedesco divenuto palermitano era un uomo moderno ‘catapultato’ nel Medio Evo che da lì a poco si sarebbe concluso … proprio a favore dell’Umanesimo e del Rinascimento. Da lì ‘decollò’ il mondo in cui viviamo, capace di operare fra l’800 e soprattutto il ‘900 una trasformazione tecnologica pari a migliaia di volte quella delle migliaia di anni precedenti.

Quanto alla Sicilia – purtroppo – viene mantenuta, con artificio, in sottosviluppo per poterne cedere il valore a caro prezzo al momento opportuno. O poterla ‘prendere’ con un solo gesto quando …lo si vorrà: non si paga molto qualcosa dove la ricchezza ‘non si vede’! Anche qui gli aspetti positivi – il vino, gli ortaggi, la stessa frutta, la biodiversità, le potenziali miniere di sale, zolfo, sali potassici – vengono taciuti. Il principio è sempre lo stesso. Risulta vincente la ‘catena di santantonio’ di chi gioca al ribasso. Per un motivo o per un altro… 

In tutta la generale realtà che ci circonda i ‘piagnistei’ sulla crescita compatibile, su un pianeta ‘avaro’, a fronte di una tecnologia che invece – di giorno in giorno – può tutto e in cui l’Europa non è sostanzialmente indietro. Con gli sconfinati territori della vicina Africa e dell’Asia (gli stessi deserti) da sfruttare, tutti quei timori e relativi patemi suonano ridicoli.

L’altro grande scandalo – moralmente il maggiore – è che si tiene nascosto come oggi si produca ‘di tutto e di più’ in fatto di beni d’ogni genere ed anche di servizi. Il problema vero è …di consumarli. Ma c’è un grande ‘cartello’ informale che tiene nascosta questa realtà. Svariati i motivi. Anzitutto, questi beni, immessi in massa sul mercato farebbero crollare i prezzi. Ma il potere politico – corrotto da quello finanziario, che simula un falso regime socialdemocrtatico – fa poco, pochissimo per mettere le masse, laddove albergano i poveri, in condizione di consumare ciò di cui hanno bisogno.

Le dosi marginali di ogni bene dovrebbero essere – comunque – svendute. Ma ciò non avviene. Subentra come correttivo – in moltio paesi moderni – il reddito di cittadinanza, pur con gli errori che comporta in Italia (occorre correggere la formula…). Un gran male è che il know how non venga trasmesso al terzo mondo e neppure ai tgerritoriin parziale sottosviluppo o ‘in ritardo’: il terzo mondo si trasformerebbe rapidamente in un grande interlocutore, politico ed economico… L’Africa, l’Asia, enormi mercati per i manufatti europei! Sia pure – in certi casi – solo ‘griffati‘ come europei e prodotti –  a questo punto – nello stesso terzo mondo o nell’ex terzo mondo (in vari casi già avviene). Ma che male c’è? Quei territori dovrebbero diventare meta stabile di ‘tecnici‘ di ogni livello che – magari – non trovano occupazione adeguata a casa propria. In Africa ce n’è un bisogno assoluto! Saremmo davanti alla ‘globalizzazione buona‘, ad una integrazione internazionale che è quella che attende di essere costruita.

La realtà da tener presente è, infine, un’altra: occorrono strutture, vie di comunicazione per accorciare le distanze. Quanbto all’Italia il Ponte sullo Stretto è fra le opere con priorità assoluta, così come la Tav, ovunque, ovunque, a partire ovvioamente dalla Torino – Lione. La possibilità di incontgrtarsi fra gli uomini e di trasportare le merci in import export è …tutto. Opere come il Ponte e la Tav creano le altre infrastruttura come logica e immediata consguenza: è la grande opera che sblocca le piccole, rendendole indispensabili e dimotstrando quanto sia facile, oggi, realizzarle.

Grandissime opere sono in cantiere, sia pure (chi sa perché) in sordina: gli assi viari dal Nord Europa a Città del Capo e da Lisbona a Pechino (di cui è parte la Torino Lione). Sonoi grandi opere di pace oltgre che di benessere internazionale. ‘Far tutto con gli aerei’ è una mera illusione: occorrono navi, treni, tir, attrezzati per container pieni di pallet.

Grandi quantità di merci transitano su e giù dal Canale di Suez a ‘doppia corsia’, rinunciando ‘necessariamente’ alla rotta sugli Oceani che avevano prediletto dall’indomani della scoperta dell’America. Questa – fino a ieri – poteva sembrare paradossalmente (non lo è stata, comunque, per molti motivi) il peggiore affare che avesse fatto l’Europa. Almeno quella mediterranea.

Germano Scargiali

 

Nota

Non abbiamo parlato dell’UE. Siamo al classico ‘velo pietoso’… Questa Unione per molti versi sembra un altro degli espedienti da parte degli potentati americani di paralizzare la crescita dell’Europa. Folle è il regime monetario (che l’euro valga 2000 vecchie lire e conti come 1000 sarebbe niente), come improntato al ‘complesso della parità aurea’. Chi cita i recenti aiuti europei (recovery plan) ne ignora la triste natura paternalistica. Meglio l’indipendenza: ci prestano parte di soldi da ‘noi’ versati, li rivorranno indietro e pretendono di dirci come dobbiamo spenderli. Ma questo è solo l’ennesimo esempio: l’Italia è una nazione o una scolaretta?

Per non parlare dei ‘consigli’ sul terreno morale in fatto di politica familiare, nascite, eutanasia, gender… Le conquiste di millenni di civiltà dovrebbero ‘cedere’ al neo paganesimo ateo, spesso addirittura blasfemo. Già: il ‘neo umanesimo’. L’uomo al centro al posto della sua morale? L’uomo cui tutto è dovuto, tutto è possibile, ma che subisce visibili limitazioni sul piano della democrazia (golpe bianchi e brogli elettorali).

 Si ‘incolpa’ il cittadino – il singolo – di ogni male: inquinamento, mutamenti climatici… Ma la sua vera colpa è oggi quella di soggiacere ai soprusi del potere. Rischia di perdere, giorno dopo giorno, la propria capacità critica. (G.S.)

Nota 2

Anche nella religione circolano false interpretazioni. Non tanto che si debba ‘innovare’ qualcosa che è trascendente, quindi immutabile. La trasformazione è nella storia, lo è l’evoluzione, ma non lo è la verità di base. Questa è al di fuori delal storia: non si può ‘adeguare’ che nellamera forma.

Piuttosto circola la falsa idea platonica di un Dio assolutamente perfetto, che non può commettere errori, che – nella creazione – non avrebbe sbagliato niene. La realtà contraddice questa visione, che – in realtà – non è vermanete cristiana. Il sentimento del cristiano consiste in una continua aspirazione verso un Bene difficile da toccare con mano, un ‘bene assoluto’ che non è ‘vicino’. Folrse è il traguardo della storia. D’altra parte è tipica del cristiano l’avversione per il male e la lotta contro le sue manifestaziuon e la sua natura.

Il problema è quello del male: Dio è grandissimo, Dio è buono e generoso con l’umanità perché lotta anch’essa conrtroi il Male, il suo nemico. Il Male si manifesta già negli errori che compaiono contyinuamente ad ogni livello nella pur magnifica realtà della creazione. I limiti della perfezione creativa sono viibili nel cosmo, sul nostro pianeta e nllavita di ogni giorno:il male si manifesta nel peccato, nnell’errore, nell’iugbnoranza, ma anche nella malattia  nella ctstrof.Queste ultime colpiscvono visibilmente ‘alla cieca’. Non cè volontà di Dio nell’evento in cui compare il Male.çLa giustizia divina si manikfesta nellaldilà.  Dioo ha creatop il cosmo per migliorare ulteriormente se stesso. Il male è il margine di miglioramento che si propone. Deve sconfiggerlo con un’alleata che Lui ha gratificato dio oni edi doveri: l’umanità. 

 (L’esistenza del Male fuori da Dio non val la pena neppure di essere dimostrata. Gli angeli non avrebbero potuto dibellarsi aDio, né Adamo avrebbe morso la mela se il Male non fosse esistito. Anche il peccato può essere considerato un errore della creazione. In realtà è l’effetto continuo dellapresenza del male – obiettivamente – fuori dalla bontà divina. Il ‘concetto’ è chiarissimo a chi – ancor oggi fra noi – adora il diavolo e si abbandona ai riti satanici. Per tale follia pessimistica la creazione sarebbe stata un fallimento e Satana sarebbe più pèotente di Dio).

Be the first to comment on "Il falso e il vero mondo in cui viviamo"

Leave a comment

Your email address will not be published.


*