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Il 67° Tao Film Festival tira le somme

Un moderno addobbo artistico si sviluppava lungo il centro abitato taorminese: una pioggia quasi carnevalesca di fesce metalliche sospese ad un filo. Beh: qualcosa si deve pensare e a voltye ci si azzecca...

Serata intensa quella della premiazione, che ha concluso, sabato 3 luglio, il 67° Tao Film Festival. Un’edizione controversa, che ha portato per la prima volta a Taormina,  non uno ma tre direttori artistici, Francesco Alò, Alessandra De Luca e Federico Pontiggia, nessuno di loro siciliano. E il teatro, solitamente poco frequentato, per una volta era affollatissimo, molto più della sera prima, in occasione del derby Italia – Belgio proiettato sul maxi schermo. Saliti sul palco a  salutare il pubblico e a ringraziarlo, i tre hanno poi lasciato spazio alla giuria, presieduta da Susanna Nicchiarelli, e formata inoltre dalla montatrice Francesca Calvelli, dall’attrice Lolita Chammah, dallo sceneggiatore Nicola Guaglianone e dall’attore Saleh Bakri, che ha lavorato bene, scegliendo il meglio e accontentando i più.

Il CARIDDI D’ORO AL MIGLIOR FILM è ANDATO A NEXT DOOR, diretto e interpretato da DANIEL BRUHL, che vince anche come MIGLIOR ATTORE.

Il CARIDDI D’ARGENTO PER LA MIGLIOR REGIA, l’hanno vinto i due registi ROBERTO DE FEO E PAOLO STRIPPOLI per A CLASSIC HORROR STORY.

 La MASCHERA DI POLIFEMO alla MIGLIOR ATTRICE è andata a MATILDA DE ANGELIS per il film ATLAS.

Tutte scelte ineccepibili.  Il primo film, di e con l’attore tedesco Daniel Bruhl, alla sua prima prova di regista, denso di temi e di significati, è quello che ha convinto di più.  Quanto alla coppia De Feo e Paolo Strippoli, autori di un horror molto innovativo, a parte l’indubbia qualità del prodotto, era una scelta quasi inevitabile. C‘era di mezzo Netflix, una vera potenza, a Taormina per la prima volta. Purtroppo il film non andrà nelle sale. Sarà visibile, solo sulla piattaforma, a partire dal 18 luglio. “Chapeau” infine a Matilda De Angelis, protagonista assoluta di Atlas. Attrice in crescita, che non finisce di stupirci,  il suo “one woman show” è straordinario.

E come accade nei Festival che si rispettano, si assegnano anche i premi minori. Il primo dei TAORMINA FILM AWARDS è  andato ad ANNA FERZETTI. FRANCESCA MICHIELIN, che ha aperto la serata con un tributo a FRANCO BATTIATO, cantando”Segnali di Vita” dall’album “La voce del padrone”, si è aggiudicata il secondo. Il terzo è andato a FERZAN OZPETEK, a vent’anni dall’uscita del suo  “Le fate ignoranti” che lo impose all’attenzione del pubblico e della critica, come regista originale e innovativo. Il premio ENIT – Agenzia Nazionale del Turismo –  è andato a GIANLUCA JODICE, per il film  IL CATTIVO POETA. Ed infine, è salito sul palco anche SALVATORE ESPOSITO, la star di Gomorra, che nel pomeriggio aveva presentato il suo primo romanzo “Lo sciamano”.

 Fra i tanti incontri annunciati e non tutti realizzati, interessante quello con Tornatore, anche se il regista, impegnato nel suo documentario su Morricone, era presente solo sullo schermo. L’occasione l’ha fornita la digitalizzazione del suo LO SCHERMO A TRE PUNTE, realizzata a cura della Sicilia Film Commission, diretta da Nicola Tarantino, molto attento a sostenere, se meritano, tutti i progetti siciliani. Presentato a Venezia nel 1994, il film mette insieme frammenti di film che raccontano la Sicilia o, in qualche modo legati alla sua immagine. Ne è scaturito un interessante dibattito.

Sento il dovere, a conclusione, forte della mia pluriennale presenza, in veste di giornalista e di critico, al TaoFilmFestival, di esprimere un giudizio su questa edizione

“Una sfida vinta – hanno detto i direttori artistici – insieme alla Sicilia e alla città da Taormina: riportare il cinema sul grande schermo condividendo la bellezza del Teatro Antico. E facendo del Festival il segno e il senso della ripartenza: esperienza cinematografica e umana, non solo consumo audiovisivo”. La retorica è bella e sempre di effetto. Dietro però c’è tanta improntitudine, la voglia di dare un colpo di spugna al passato, ignorando totalmente, magari per avere consigli, chi dei locali vi aveva lavorato ed anche bene. Il ritorno al grande schermo, in condizioni ancora peggiori, c’era stato già l’anno passato, almeno per la sezione “film in concorso” dove si erano visti ottimi film. E l’organizzazione funzionava alla grande. Chiedere a chi per anni vi lavorò, come Francesco Calogero per la scelta dei film, o come Milena Privitera, responsabile di tutta l’organizzazione,che funzionava sempre a meraviglia, avrebbe permesso ai “tre moschettieri” di non seminare scontento fra i taorminesi e non solo. La Sicilia, si sa, è “terra di conquista”. Ne son passati tanti di direttori artistici, venuti da fuori ad insegnarci come si fa un Festival, nel bene e nel male. Ora sono addirittura tre. Certo la pandemia li ha penalizzati, come ha fatto per il turismo,ed ancor più per il commercio. Tanti sono stati i difetti nell’organizzazione. E’ mancata ad esempio la carta stampata con la risibile scusa del contagio. Come mai, mi chiedo, abbiamo comprato per tutto il tempo libri e giornali? Quindi niente catalogo o, quanto meno dei fogli giornalieri che mettessero la stampa in condizione di svolgere bene il proprio lavoro. Fondamentale in tutti i festival, grandi o piccoli, poveri o ricchi, molti dei quali ho frequentato, li abbiamo avuti perfino l’anno scorso. Quest’anno invece solo qualcosa di scritto male, in caratteri quasi illeggibili, spesso soltanto in inglese, mandato on line agli accreditati. Un consiglio amichevole: l’errore non va ripetuto.

A proposito di turismo e commercio, apriamo una parentesi: i turisti ci sono, ma pochi di loro frequentano i negozi o i ristoranti. E d’altra parte i commercianti sono sforniti, dal momento che i loro fornitori hanno limitato, per prudenza, la produzione. In compenso Taormina ha provato a rinnovare la già splendida veste, indossando un nuovo vestito studiato da un bravo architetto e finanziato, ci è stato detto, con soldi della Comunità Europea che andrebbero altrimenti persi. Il serpentone che brilla sulle nostre teste percorrendo il corso da un capo all’altro, fatto con luccicanti strisce di alluminio che ondeggiano al vento, come il Festival ha avuto giudizi contrastanti. Il sindaco Bolognari ne va orgoglioso. Lo toglierà prima che arrivi l’inverno per rimetterlo in primavera. Chiudiamo augurandoci tempi migliori, nei quali la pandemia e le mascherine che tutt’ora si indossano, siano solo un brutto ricordo. E nell’attesa concediamo al “Festival della ripartenza” il diritto a una seconda prova, Qualche buon film, comunque, lo abbiamo visto.

Eliana L. Napoli

(Impaginazione, titolo e dida di G. Scargiali)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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