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G20: Covid terza emergenza dopo ‘alimentare’ e ‘climatica’

Fra tutti i problemi bisogna privileggiare l'energia: ne serve tanta, tantissima, si trasforma in tutto... La fusione nucleare ha una resa molto più grande della fissione - finora in uso - ed è 'ancor meno inquinante e rischiosa'. L'energia è la colonna portante della produzione e della vita moderna, e questa è - finora - la soluzione definitiva. Gli studi avvengono a livello di collaborazione inernazionale e l'italia è fra i leader. La strada è in salita ma incoraggiano i recenti successi: si parla di passi decisivi... Sopra un'immagine simbolica della reazione (per chi ci capisce...). L'energia - sul piano materiale - è il vero problema: li racchiude e li risolve tutti. Nell'attesa sarà certamente incentivato l'uso dell'idrogeno che può essere prodotto persino con solare e vento, ma ne moltiplica enormemente la resa in termini di megawatt: ne servono con almeno uno zero in più rispetto a quelle di 'sole e vento'. Al posto delle rinnovabili si afferma oggi ilo concetto di 'energie alternative'.

Tutto scompare dalle cronache ma non il Covid. Mentre chiari interessi tendono a mantenere in vita il problema e il panico generale, l’epidemia – pur grave – d’influenza (in generale qualunque Corona virus disease non è che l’influenza) entra a far parte dei gravi problemi storici dei giorni nostri: il terzo, dopo il clima e la fame nel mondo… Non c’è da meravigliarsi: c’è chi lo considera un nuovo dio dell’odierno Olimpo pagano generato dal laicismo inteso come ideologia. E’ un dio minore rispetto al salutismo, assieme al ‘dio vaccino’ che ci domina tutti, condizione per un minimo di green pass. Tutti ‘deificati’ a dispetto di anni di cultura acquisita sulla natura del virus dell’influenza, il Corona, capace di mutare quanto meno ogni anno, per cui vaccinarsi …’sarebbe stato utile l’anno prima’. Ma è – ovviamente – impossibile.

A ‘sancire’ questo nuovo primato del Covid (sempre 19 anche se siamo nel 21)  è stato il G20 presieduto quest’anno dall’Italia. L’alto consesso delle principali nazioni del pianeta lo ha incluso nella triade delle grandi emergenze: ambientale (clima), alimentare e – appunto – sanitaria. Non è poco che un’influenza, come la Spagnola, l’Asiatica e la SARS, questa volta abbia fatto ‘tanto danno e scalpore’… Non è più il tempo della spagnola e la medicina dovrebbe ormai scongiurare il peggio. Tuttavia, il danno è fatto e, per qualcuno …bisogna continuare. Pochi dubbi

Un servizio di Focus del giugno scorso, più focalizzato sul problema della fame, della denutrizione e della malnutrizione, sottolinea quanto da noi assodato sui nostri scritti-Ecco le parole esatte: ‘oggi riusciamo a produrre ogni giorno più del doppio delle calorie necessarie per ciascuno degli abitanti della terra‘.

Dal modo in cui vengono affrontate le 3 grandi emergenze dentro e fuori il G20 – dai provvedimenti adottati fino alle riflessioni socio culturali – traiamo alcune osservazioni

Non ci può essere dubbio che attorno a tutte  tre le emergenze si ‘accanisca’ un enorme business che è la ormai la causa numero 1  del perdurare dei problemi e soprattutto è alla base del più grande scandalo dei tempi moderni: una macchina produttiva che produce di tutto e di più ed ha bisogno solo che qualcuno consumi non raggiunge con cibo e qualità della vita che una frazione della popolazione mondiale: secondo i dati di Focus (solitamente ben documentato) oltre 2 miliardi di persone non hanno accesso regolare al cibo e 690 milioni soffrono addirittura la fame.

Secondo calcoli attendibili (World Population Balance) giovedì 19 luglio di quest’anno 2021 sarà il giorno in cui il numero di abitanti del pianeta toccherà i 7 miliardi e mezzo, cioè pochi giorni dopo la celebrazione della giornata mondiale della popolazione, celebrata l’11 luglio.

Questo, anche se qualcuno prevede che, superati gli 8 miliardi si verificherà il ‘declino inevitabile’, dovuto a urbanizzazione, tasso d’invecchiamento, calo di natalità…

Di pessimisti è piena la storia. Di ‘intellettuali’ che non considerano i fenomeni umani e storici nella loro grande complessità pure. Ma si pensi che c’è persino qualcuno che sostiene che ‘sarebbe il momento’ di accelerare in qualche modo (?) questo calo della popolazione. Come questo debba avvenire è un mistero, se non altro sul piano morale. E ancora, come questo si accordi con le grandi capacità produttive del mondo di oggi (di cui parlavamo a proposito di una produzione doppia rispetto al necessario), con le nuove tecnologie, con i grandi spazi ancora liberi, con le culture super-intensive (e sicure) come la serricoltura, con il moltiplicarsi di parchi e riserve (27 solo in Sicilia) perché la terra abbonda, non sappiamo proprio. Ma i timori ottocenteschi del vecchio Malthus non muoiono. Né valgono- come per il marxismo- le lezioni della storia seguente…
Ma c’è quasi giornalmente chi parla della carenza di acqua, quando con l’energia (specie con l’utilizzo dell’idrogeno) l’acqua si può attingere ovunque (anche nel deserto) dal sottosuolo e mentre le nuove tecniche hanno da tempo messo KO il ricorso a lunghi acquedotti proporzionali a quelli che costruivano i Romani. Ne vedete in giro per il mondo? No, perhé nel mondo moderno non ce n’è più bisogno!

Il solo problema è l’energia: li riassume tutti, ne serve tanta, tantissima ed è già in corso l’utilizzo dell’Idrogeno, memtre avanzano decisamente gli studi per la fusione nucleare (l’Italia è fra i leader dlla materia) in collaborazione internazional. Idrogeno e nucleare non emettono CO2: non sono basate sulla combustione. La fusione nucleare sarà una svolta storica problematica perché affrancherà il mondo dal costo dell’energhia, creando un iniziale scompenso economico dalla gestione i cui contorni sono tutti da  scoprire…

Oggi idrogeno e nucleare vengono – abbatanza concordemente – considerate energie verdi o alternative, un tempo confuse con le ‘rinnovabili’ che – nella nozione più recente – rappresentano una sottoclasse. In ogni caso ‘vento, sole e simili’ non producono che quantità irrisorie in termini di megawatt: centinaia invece di migliaia, quelli che servono per risolvere il problema dell’acqua e della fame e per portare più in alto il tenore e la qualità della vita dei paesi già sviluppati.

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Quanto ai business legati alle 3 grandi emergenze, emergono svariate evidenze…

IL MEGA BUSINESS DELLA PANDEMIA

Il Coronavirus è stato pressoché ‘istituzionalizzato’: è un ennesimo gravame contro il libero mercato e la capacità di crescita dimostrata negli anni di boom. Si parla del Miracolo economico degli anni dal 1960 al 1980 ed oltre. In realtà non fu il primo boom: furono più d’uno dal tempo della rivoluzione industriale. I più ‘vicini’ prima della prima guerra mondiale e prima della seconda. Nel romanzo di F. Scott Fitzgerald Il Grande Gatsby, ambientato a N.Y. e a Long Island durante l’estate 1922, il protagonista parla di tempi in cui la ricchezza era così diffusa che anche chi fosse sena soldi, inserito in un ambiente di benestanti, viveva da ricco…

Un altro boom fu nel decennio 193o, anche questo prima di una guerra (la seconda), e culminò nel 1936 e evidenziato dalle olimpiadi di Berlino: nacque fra l’altro il mito dell’atleta nutrito medicalmente con uso di quelli che oggi chiamiamo integratori e simili.

Dopo il più recente ‘miracolo economico’, quello cui proprio l’Italia (pur sconfitta da poco) diede il via nel mondo, coniando la parola boom, si scatenarono forze avverse al fiorire dal basso del libero mercato, della libera ‘iniziativa, che disperde ‘il potere’ fra mille ‘rivoli’. L’episodio storico più eclatante fu il cosiddetto ’68, una rivendicazione in gran parte economica (certamente indotta) assolutamente fori luogo in anni che avevano quasi cancellato il proletariato, assorbendolo nella borghesia e avevano condotto questa ad un benessere impensabile appena pochi anni prima, quelli del decollo del dopoguerra e relativa ‘ricostruzione’. Ma ci fu di peggio: fenomeni di violenza, gli anni di piombo, del terrore diffuso (buie di notte le brillanti vetrine di Roma dove prima si facevano le ore piccole passeggiando). E poi Lotta continua  le Brigate Rosse, movimenti certamente sostenuti da agitatori (e denari) esterni. A quei tempi dietro tutto ciò c’erano i tentativi i capovolgimento dell’ordine a parte dell’Unione Sovietica, sostenuta dai partiti che essa appoggiava in Italia e altrove (Francia). Ma dopo il deflagrare dell’Urss, l’egida è stata presa da forze interne al capitalismo, certamente al vertice del potere, la cui mira è costituita dai grandi monopoli di generi e servizi di largo consumo mondiale, ma – ed è il peggio – di creare un’umanità fatta di eterni debitori a front di pochi eterni creditori. Questo avviene – come molti sanno – mettendo inter nazioni d individui in cognizione di non poter riscattare il debito ma di pagare soltanto gli interessi.

Rispetto a questo il business della produzione e vendita dei vaccini ad alto livello e quello ‘miserabile’ di tutti coloro che vi hanno un interesse diventa poca cosa. Anche se vaccinare tutto il mondo a 18 euro a dose resta finora il maggior business del nuovo millennio. E figuriamoci ‘farlo ad oltranza’ come si paventa…

IL MEGA BUSINESS DELLA FAME NEL MO=NDO

Tenendo ‘alla fame’ tanti popoli dell’Africa, dell’Asia e dell’America del Sud, chi sta dietro le grandi potenze – soprattutto l’ottusa élite statunitense – si riservano di assicurarsi stabilmente i loro territori e attendono come farlo. Ciò vale anche per certe zone importanti come la Sicilia (per posizione) che è tenuta in stand by in attesa di essere ‘concessa’al migliore offerente nel momento più opportuno…

Non basta: attualmente ai grandi produttori di cereali costa poco prendere in concessione vasti territori del terzo mondo (Africa) per coltivarli: ciò comprova la fertilità di quelle terre, quindi non è dal suo contrario che dipende la fame africana…

IL MEGA BUSINESS DEL CLIMA

Valga solo una chiara osservazione: ambientalisti e verdi (ricordate Greta Thumberg?) sostengono che a ritardare i provvedimenti per il clima sia la classe politica. Niente di più errato: politici e amministratori sono i primi asd avere interesse ed a soffiare sul fuoco (anche nediatico be relativo scandalismo) perché vengano adottati provvedimenti di ‘dismissione‘ dell’esistente, di conseguenziale ‘ricostruzione‘ e di ‘cambiamento‘ delle abitudini di vita (architettura e simili). Tutto ciò comporta lo stanziamento di continua e ingenti somme di denaro. E su tali ‘fenomeni’ la tangente è una regola. Ma di più: investire denaro pubblico dà potere a chi lo investe. 

Al riguardo bisogna tener conto di due aspetti: il primo è che dove c’è lo sviluppo, esistono enormi somme da spendere. Cone afferma (finalmente) anche l’articolo di Focus, oggi il vero problema ‘economico’ è la sovrapproduzione: si produce di tutto e di più. Per inciso, il problema del ‘debito pubblico‘ è assolutamente relativo: che cosa importa che un uomo, una ditta o uno stato sia affllitto da un gran debito, se la sua capacità produttiva è tale che a nessuno conviene dichiararne il default. Per questo le grandi banche cercano di riscuotere in eterno gli interessi ed evitare che il debito venga riscattato. Sembrerebbe il colmo: einunciano al capitale per averne costantemente glim interessi…

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La fine di Nicolae Ceausescu, fatta passare come la conseguenza di una rivolta dei rumeni, fu dovuta al fatto che il dittatore di Bucarest era ad un passo da riscattare l’intero debito del proprio paese. La maggior parte del popolo lo stimavca, lo ringraziava di aver sconfitto la fame, spesso lo amava. Ovviamentge, come in ogni paese esisteva un’opposizione non priva di frange disposte alla violenza. Ma questo è vero quasi ovunque.

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Torando nello specifico del clima, tema centrale, dovrebbe esser chiaro (e lo è) che non mesiste una sola vera prova scientifica che sia in atto una deriva climatica, non esiste una prova scientifica che non sia dovuta esclusivamente a cause naturali, come le tante del passato, non esiste una sola prova scientifica che le misure che sia possibile adottare sortiscano dei risultati concreti.

Ma per chi afferma di provvedere e stanzia miliardi di euro o di dollari c’è di meglio: non esiste la possibilità di misurare la ‘congruità’ dei provvedimenti adottati. nessuno potrà misurare – speie a brebe – i risultati. non esiste quello che, specie nel marketing, si nchiama un ‘feed back’, né la possibilità di calcolarlo neppure a grandi linee.

CONCLUSIONE: se il vero problema – come abbiamo chiarito – è l’energia, perché li riassume tutti (è acqua, è cibo, è movimento, è ‘opere’, è calore, è frescura…), è pur vero come sia ‘dubbio’ che governi e governanti, ma anche tutti ‘i potenti’, spesso più facoltosi di intere nazioni, vedano con grande preolccupoazione l’avvento di una energia a basso (minimo) costo. Anche perché ancora non sanno come realizzare i grandi profitti di sempre… Un povero, come un ignorane (citiamo ancora E. De Filippo) è una ‘cartella di rendita’. Un benestante, affrancato dalla necessità giornaliera, no: diviene persino un possibile concorrente. Una bomba innesacata… 

Germano Scargiali

Nota

I mezzi a trazione elettrica hanno certamente un grande futuro. Da tempo tram e treni si muovono elettricamente. Lo sapeva anche nonna Papera che scelse la sua ‘fida elettrica’. Occorre – PERO’ – che l’energia si produca adeguatamente da qualche parte. Oggi la stragrande maggior parte dell’energia si produce nelle ‘termoelettriche‘ che utilizzano olio combustibile, gas e carbone. Fino ad ora le auto elettriche inquinano indirettamente più di quelle a scoppio e Diesel. Ma si nota che le relative emissioni (maggiori per la disperione che avviene nel trasporto sui fili) sono concentrati nelle centrali termoelettriche.

Nota 2

Sfruttare la fusione nucleare, energia inesauribile e senza scorie, rappresenta il sacro Graal dell’energia a lungo vaneggiato dai fisici di tutto il mondo a partire dagli anni ’50. Una soluzione che potrebbe risolvere tutti i problemi energetici mondiali, visto che si calcola che un ipotetico reattore potrebbe generare 500 milioni di watt per ogni 50 MW di energia immessa—10 volte di più. Cifre che nessuna centrale potrebbe mai neppure sognare. Se ne è dibattuto a lungo a livello accademico, ma ora sembra che il sogno di sfruttare l’energia che alimenta il sole e le stelle inizi a muovere i primi passi verso una reale concretizzazione.

Nota 3

Il Covid può assurgere – ma è certamente eccessivo – a ‘terzo problema’ nella considerazione del G20 solo per i danni economici che ha provocato, soprattutto alla classe media e a quella piccola. Da qui l’evidenza di una volontarietà da parte di chi da molti decenni cerca di far arruginire gli ingranaggi del ‘libero mercato’, e dell’iniziativa spontanea, rinunziando ad una chiara quota di reddito a favore della possibilità di controllo sulla soceità civile. Per inciso, è eccessivo porlare di Covid come terzo problema perchè, rispetto a fame e clima, è un problema decisamente ‘a breve’

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