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UN PATRIOTA PER PRESIDENTE

Siamo ormai a ridosso della elezione del presidente della Repubblica e da tempo sistematicamente tutti i telegiornali, i talk show, i programmi di politica ne parlano, fanno pronostici, riferiscono dichiarazioni di leader o pseudo leader di partiti. Alcuni dei leader, addirittura, riescono a partorire affermazioni divulgate come se fossero di grande levatura morale e politica.

«Un uomo di alto profilo istituzionale, superpartes, che rappresenti tutti gli italiani» ha detto uno che va per la maggiore. Altri si attaccano ai telefoni per cercare il consenso, quel voto che potrebbe essere facilmente disatteso nel segreto dell’urna. Poiché la maggior parte dei nostri deputati e senatori per circa 4 anni titolari di grandi privilegi vogliono finire la legislatura e sanno che, nella maggioranza dei casi, non saranno rieletti. Gli italiani infatti da tempo si sono ravveduti e, nonostante alcune mancette, vorrebbero essere degnamente rappresentati. Scendono in campo i residuati della prima e seconda repubblica che, dall’alto della loro sapienza, fanno la cronistoria delle precedenti elezioni che hanno eletto chi era mantenuto nell’ombra. Presidenti eletti senza riflettere sull’onda dello sdegno nazionale o eletti per il rotto della cuffia con grande soddisfazione di brutali menzogneri pugnalatori e di leader di “correnti”. Storie non tanto edificanti, ma che compiacciono conduttori e senescenti opinion leader. Altri fino al giorno prima del voto, pensiamo sedotti dai loro colonnelli, debbono “sciogliere la riserva” e convertire chi, in tempi recenti, ha fatto la propria fortuna demonizzandoli e descrivendoli come ladri e corruttori. Ma come si sa si cerca di far passare per corretto che la politica è fluida, che cambiare opinione è normale e che non esiste alcun mandato elettorale.

Ma nessuno, tranne Giorgia Meloni, all’inizio delle danze, ha detto che gli italiani si aspettano come dovrebbe essere, soprattutto in questo triste momento pandemico, un patriota italiano. Si perché l’affermazione era stata quasi subito irrisa dicendo che chiunque sarebbe potuto essere un patriota derubricando il termine, in modo politicamente corretto, a patriota europeo, seguace della Ursula Von der Leyen e &. Ma chi è un patriota? È semplicemente colui i quale ha a cuore i destini della propria patria, di coloro i quali si pregiano di essere italiani. Non «60 milioni» come dovrebbe essere e come non è più da decenni. Ma come è stato Maurizio Quattrocchi che, pur da semplice lavoratore in terra straniera, nel momento della morte non si piegò e seppe trovare la forza di ricordare la sua appartenza.

Come chi «Andò per morire e non per uccidere» come ricorda in modo ineccepibile Giosuè Carducci riferendosi a Guglielmo Oberdan. Un patriota. Un patriota che il 20 dicembre del 1882 fu impiccato per Trieste italiana. Infatti nonostante, a quella data, non fossero nati nessuno dei grandi movimenti politici che avrebbero contrassegnato tutto il ‘900 era già ben chiaro a Guglielmo Oberdan il significato della parola “patriota”. Gli era estremamente chiaro cosa significasse dirsi Italiano, rivendicare il comune sentire ed il comune riconoscersi nella italica appartenenza. Una identità, una lingua, una radice italiana. Lui, che pur figlio della multietnicita’ triestina, era già capace di riconoscere, fin da allora, nei salotti e negli scranni romani tracce di corruzione e ipocrisia.

Oggi però, giunti all’elezione del presidente della Repubblica, certamente non è tempo e l’occasione per i martiri, ma di chi ha a cuore l’Italia, le sue tradizioni, la sua storia ed il benessere degli italiani in Italia ed all’estero. Ed allora, apprestandoci alla votazione, sappiano almeno coloro i quali ci rappresentano e tutto il circo mediatico che quotidianamente li celebra, ricordare e sfogliare un libro di storia per capire quale sia il loro dovere e cosa si aspettano gli italiani da loro in questo fatidico momento.

Guido Francesco Guida

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