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La bocciatura del referendum sull’eutanasia

La Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibile il Referendum sull’eutanasia. La sentenza sarà depositata nei prossimi giorni, ma quel che trapela è che, secondo i magistrati

della Consulta, l’eventuale approvazione di una legge eutanasica così concepita non tutelerebbe il soggetto più debole.

E’ l’uovo di Colombo. I promotori della legge, infatti, sembrano ignorare il grave rischio che corre il malato o il soggetto debole quando la sua vita è nelle mani di altri.

Altri che, nella migliore delle ipotesi, cioè quando non siano interessati in qualche modo a porre fine alla vita del soggetto aspirante al suicidio (ad esempio, eredità), potrebbero, però, essere portatori di ideologie avverse alla vita umana.

Certamente si tratta di una questione delicata, ma anche complessa.

I sostenitori della proposta eutanasica sostengono, infatti, che la loro è una battaglia di civiltà perché continuare a tenere in vita persone che non lo desiderano è una crudeltà.

Tale argomentazione sembra, a prima vista, molto convincente, per cui scatta in automatico la conseguenza: chi vuole tenere in vita qualcuno che, invece, vuole morire, è cattivo, mentre è buono chi lo vuole fare morire il più presto possibile.

Apparentemente, l’eutanasia sarebbe moralmente più accettabile dell’aborto, perché nel primo caso a chiedere la morte è il soggetto stesso, nel secondo no, perché il bambino nel seno materno non vuole morire, ma vivere.

Dobbiamo, però, chiederci: l’aspirante suicida è sempre pienamente consapevole del passo che vuole compiere?

E’ veramente libero nel fare questa scelta?

Essere liberi significa non essere vincolati o condizionati da nessuno, essere umano o ideologia che sia. Vedi concetti filosofici di libertà positiva e libertà negativa.

A parte, infatti, i condizionamenti diretti che qualcuno può esercitare su un’altra persona, situazione chiara che non ha bisogno di spiegazioni, esiste un altro tipo di condizionamento, che può essere positivo o negativo, ed è quello ideologico.

Un esempio: se in tanti mi dicono che la vita di un anziano non ha alcun valore, che il malato costituisce un peso per la società, che le vite da salvare sono solo quelle di persone giovani, sane, belle…è molto probabile che anch’io me ne convinca, anche in modo inconscio, e difronte al male che mi aggredisce scelga la via della rinuncia a combattere (infatti l’essere umano lotta per salvare la propria vita soprattutto quando la ritiene utile a qualcuno), il che – sappiamo bene – ci fa morire prima anche senza bisogno di suicidarci.  

Altro esempio, questa volta positivo. Il malato è sostenuto da persone che gli vogliono bene e lo incoraggiano ad affrontare ospedali e terapie. Questo soggetto, generalmente, lotta di più, guarisce più spesso, in ogni caso vive più a lungo.

Ma, per alcuni ciò è un male, per altri, invece, un bene.

Andiamo all’ideologia che sta a monte di questa seconda scelta, opposta a quella descritta prima: ogni vita umana merita di essere salvata, anche quelle di vecchi, brutti, poveri, non ci sono vite da scartare. Ricordiamoci che il diritto alla cura fa parte dei diritti fondamentali dell’uomo e non deve essere trasformato nel diritto maggiore di alcuni rispetto ad altri, come nella Fattoria degli animali di Orwell. I principi di uguaglianza di fronte alla legge risalgono all’età dell’Illuminismo e sono generalmente considerati una tappa importante nella storia dell’umanità, discostarsene, per la civiltà di un popolo, non potrebbe essere altro che un passo indietro.

Per i cristiani, poi, il valore della vita è ancora maggiore perché, ritenendo che ogni essere umano sia dotato di un’anima immortale data da Dio, ne deriva di conseguenza che nessuno abbia il diritto di uccidere qualcuno, neppure se consenziente.  

Le osservazioni al riguardo sarebbero numerose, ma, volendo sintetizzare, colpisce il fatto che, invece di invocare l’eutanasia, pericoloso piano inclinato verso l’omicidio autorizzato, non ci si dedichi molto di più e in maniera migliore alla cura e all’assistenza delle persone, si dovrebbero incentivare le cure palliative, la terapia del dolore ecc, insomma tutto quello che può migliorare la qualità della vita e che renderebbe il suicidio molto meno appetibile.

Lydia Gaziano Scargiali

 

 

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